ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/04232

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 361 del 24/06/2020
Firmatari
Primo firmatario: BENAMATI GIANLUCA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 24/06/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NARDI MARTINA PARTITO DEMOCRATICO 24/06/2020
BONOMO FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 24/06/2020
LACARRA MARCO PARTITO DEMOCRATICO 24/06/2020
MANCA GAVINO PARTITO DEMOCRATICO 24/06/2020
ZARDINI DIEGO PARTITO DEMOCRATICO 24/06/2020


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 24/06/2020
Stato iter:
25/06/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 25/06/2020
Resoconto BENAMATI GIANLUCA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 25/06/2020
Resoconto MORANI ALESSIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 25/06/2020
Resoconto BENAMATI GIANLUCA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 25/06/2020

SVOLTO IL 25/06/2020

CONCLUSO IL 25/06/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-04232
presentato da
BENAMATI Gianluca
testo di
Mercoledì 24 giugno 2020, seduta n. 361

   BENAMATI, NARDI, BONOMO, LACARRA, GAVINO MANCA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con l'emergenza Coronavirus si sono fermate diverse aziende produttrici, soprattutto nel Nord, e molte delle grandi filiere di consumo dell'acciaio, dall'automotive alle costruzioni;

   oggi più che mai è necessario rilanciare il comparto dell'acciaio, anche per difendere questo settore strategico per la manifattura nazionale da quei Paesi che hanno continuato a lavorare durante il nostro arresto e che potrebbero sfruttare il vantaggio ottenuto;

   quella italiana è la seconda siderurgia europea, prima nell'uso del forno elettrico e nel recupero del rottame, con 200.000 dipendenti diretti e indiretti, 40 miliardi di fatturato di cui oltre un terzo diretto alle esportazioni, con imprese, tantissime italiane, che sostengono prodotto interno lordo e occupazione;

   è evidente che per l'Italia, l'impianto Ilva di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico d'Europa, rimane strategico; sin dal commissariamento ci si è battuti per far sì che la produzione rimanesse in loco, convinti che si può produrre rispettando l'ambiente e la salute delle persone;

   lo sforzo che Governo e Parlamento hanno posto in essere, sia prima dell'epidemia da Covid-19 sia adesso, con l'impegno di forti risorse per assicurare continuità a occupazione e produzione, e con una serie di provvedimenti, dalla disciplina sugli energivori (per la quale si auspica che venga presto portata a termine la procedura per l'attuazione delle misure per il gas), agli interconnettori, all'interrompibilità, senza dimenticarsi di tutto il tema degli ammortizzatori sociali, è risultato determinante ma ancora non risolutivo per il sostegno e rilancio del settore dell'acciaio;

   la nuova proposta inerente ad un ulteriore rallentamento della ripresa della produzione nello stabilimento di Taranto presentata da ArcelorMittal nei giorni scorsi ha messo in dubbio il rispetto degli accordi e si accompagna inoltre all'assenza di impegni concreti e misurabili, sia nella tempistica che nella disponibilità di risorse, relativamente agli investimenti per l'ammodernamento impiantistico e l'ambientalizzazione dello stabilimento;

   la produzione di acciaio sarà nei prossimi mesi uno dei settori che contribuirà maggiormente al rilancio della capacità produttiva nazionale, dopo la violenta crisi, un asset fondamentale a cui il sistema Italia non può rinunciare –:

   quale sia lo stato della situazione e quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende adottare per lo stabilimento ex-Ilva di Taranto, anche alla luce dei rapporti con ArcelorMittal, e come intenda nel dettaglio delineare una strategia complessiva per la siderurgia italiana, elemento portante della futura ripresa di questo Paese.
(5-04232)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 25 giugno 2020
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-04232

  Si vuole evidenziare preliminarmente che il settore siderurgico è considerato senz'altro strategico, in quanto costituisce un elemento imprescindibile delle attività produttive del nostro Paese, dando lavoro a circa 70 mila addetti diretti e a quasi il doppio in modo indiretto.
  Nel 2019, il fatturato dell'intero comparto è stato stimato in circa 40 miliardi di euro e un'importante quota è stata rappresentata dall'attività sui mercati esteri (attualmente il 34 per cento della quota di mercato). Al contempo è noto, purtroppo, che da anni è in corso una perdurante crisi della siderurgia (in Europa, prima ancora che in Italia); le cause di tale crisi risiedono in una molteplicità di fattori, ne cito alcuni: la concorrenza con altri Paesi, il cui basso costo della manodopera incide sul prezzo finale del prodotto siderurgico; gli standard e la regolamentazione in materia di emissioni, che essendo diversi tra l'Unione europea ed il resto del mondo, fanno sì che le imprese che producono all'interno dell'UE debbano scontano regole più rigide per la salvaguardia dell'ambiente e della salute pubblica.
  Come ha avuto modo di affermare il Ministro Patuanelli durante un'apposita informativa a riguardo, il rilancio del settore deve necessariamente passare da una profonda e radicale ristrutturazione, che ne aumenti la competitività, puntando su un acciaio di qualità e sulle filiere che ne fanno uso (come l'industria elettrotecnica, la meccanica di precisione e altre similari), al fine di garantire all'Italia una produzione siderurgica che non sia solo legata a prodotti di base, ma anche a quelli ad alto valore aggiunto.
  Nello specifico degli stabilimenti dell'ex Ilva, come è noto, lo scorso 4 marzo è stato perfezionato un accordo di modifica del contratto di affitto dei rami d'azienda, con obbligo di acquisto, originariamente stipulato il 28 giugno 2017 e già oggetto di precedenti modifiche. I punti qualificanti del nuovo assetto contrattuale sono i seguenti:
   l'anticipazione del termine entro cui dovrebbero verificarsi le condizioni a cui è subordinato l'obbligo di Arcelor Mittal di acquisire i complessi aziendali di Ilva (precisamente dall'agosto 2023 al maggio 2022);
   l'impegno ad attuare un piano industriale che sia improntato alla graduale decarbonizzazione dell'attività produttiva dello stabilimento di Taranto;
   l'adozione di un piano ambientale coerente con l'assetto produttivo previsto dal nuovo piano industriale;
   l'impegno delle parti a collaborare per la ricerca di soluzioni per la gestione del personale (fermi restando i risultati raggiunti su questo fronte con l'accordo sindacale sottoscritto nel settembre 2018);
   la previsione dell'ingresso di investitori terzi nel capitale della società Arcelor Mittal, con facoltà per quest'ultima di recedere dal contratto in caso in cui il relativo accordo di co-investimento non venga stipulato entro il 30 novembre 2020 e a condizione che in tale evenienza Arcelor Mittal versi una multa penitenziale di 500 milioni di euro.

  Ebbene, Arcelor Mittal ha comunicato ai commissari e ai rappresentanti delle istituzioni che il sopraggiungere della pandemia da COVID-19 e le misure di contenimento adottate dal Governo hanno fortemente inciso sull'attività produttiva dello stabilimento di Taranto e – di conseguenza – vi era la necessità di una rivisitazione del Piano industriale. Attualmente la trattativa sta proseguendo e Arcelor Mittal ha dichiarato che gli «accordi di Marzo» sono vincolanti e intende rispettarli, seppure il Governo abbia bocciato quanto presentato dalla stessa lo scorso 5 giugno. Com’è noto, si sta lavorando contemporaneamente alla nuova compagine societaria e si sta valutando anche un intervento pubblico, ove ne sussistano le condizioni.
  In conclusione, il Governo si aspettava un piano industriale che non rimettesse in discussione l'esito dei complessi negoziati culminati con gli accordi del 4 marzo scorso, con i quali erano stati prospettati grandi investimenti. È importante chiarire, infatti, che parlare di Ilva non è esclusivamente dibattere su uno stabilimento siderurgico, bensì è parlare di una visione industriale del nostro Paese, dove la siderurgia non può che essere al centro e vedere un grande atto di responsabilità da parte di tutte le forze politiche.