ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/02932

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 240 del 16/10/2019
Firmatari
Primo firmatario: DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 16/10/2019


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 16/10/2019
Stato iter:
17/10/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 17/10/2019
Resoconto DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
 
RISPOSTA GOVERNO 17/10/2019
Resoconto SCALFAROTTO IVAN SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
 
REPLICA 17/10/2019
Resoconto DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 17/10/2019
Resoconto FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 17/10/2019

SVOLTO IL 17/10/2019

CONCLUSO IL 17/10/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-02932
presentato da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
testo di
Mercoledì 16 ottobre 2019, seduta n. 240

   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Turchia di Erdogan ha assunto da tempo una pericolosa deriva islamista che nella politica estera si traduce nella costante eccitazione di una logica di scontro di civiltà in nome dell'islamismo politico ed in posizioni da potenza regionale egemone;

   il 9 ottobre 2019 la Turchia ha lanciato l'operazione «Sorgente di pace» nel nordest della Siria con l'ingresso di truppe e mezzi militari per occupare una fascia di circa 30 chilometri all'interno del territorio del Kurdistan siriano;

   in termini di tragedia umanitaria già oggi si contano più di 150 morti fra i militanti curdi e oltre 150.000 sfollati dall'inizio delle operazioni militari nei territori del Rojava, l'amministrazione curda nel nordest della Siria, oggetto delle brame del delirante sedicente sultano Erdogan;

   la soverchiante forza militare turca si manifesta con bombardamenti a tappeto; si profila una autentica tragedia umanitaria: secondo l'Onu prossimamente circa 400.000 persone potrebbero aver bisogno di assistenza e protezione;

   la tragedia si abbatterà ancora una volta sull'inerme popolazione fra cui moltissimi cristiani che potrebbero essere costretti ad abbandonare per sempre le terre della prima cristianità;

   mentre alcune città sono state occupate, la polizia curda siriana ha fatalmente abbandonato le attività volte a garantire la sicurezza attorno a diversi campi profughi da cui sono fuggiti diversi jihadisti dell'Isis;

   secondo fonti curde sarebbero addirittura 800 gli affiliati Daesh già scappati dai campi di detenzione e unitisi all'esercito turco;

   l'unilaterale aggressione della Turchia alla Siria e ai curdi potrebbe consentire a Daesh di riorganizzarsi vanificando gli sforzi della comunità internazionale, dei siriani e dei curdi;

   nel Consiglio europeo di ottobre era stata calendarizzata la questione delle posizioni internazionali della Turchia e segnatamente della violazione della sovranità marittima di Cipro nel cosiddetto blocco 7 estrattivo dato in concessione a Eni e Total, con l'ipotesi di applicare sanzioni alla Turchia;

   l'Europa ha condannato l'operazione turca in Siria, ma Erdogan ha sfacciatamente minacciato «Vi avverto, se cercherete di descrivere la nostra operazione come un'invasione, il nostro lavoro sarà facile: apriremo i confini e invieremo 3,6 milioni di rifugiati in Europa»;

   anche in considerazione della violenta risposta, è necessario rivedere la posizione nei confronti della Turchia che ostenta di allontanarsi politicamente dalla comunità internazionale, recitando la parte di una nazione ostile, contraddistinta dalla agitazione dell'islam politico –:

   se il Governo intenda porre in sede europea la questione della revoca dello status della Turchia di Paese candidato all'adesione.
(5-02932)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 17 ottobre 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-02932

  Malgrado il carattere strategico della partnership UE-Turchia a fronte delle complesse sfide globali (fenomeni migratori, contrasto al terrorismo, cooperazione economica e in campo energetico), è da constatare che i negoziati per l'adesione di Ankara, avviati nel 2005, sono al momento congelati.
  A seguito dei preoccupanti arretramenti sotto il profilo del rispetto dei diritti fondamentali e della libertà di espressione, accentuatasi dopo il fallito colpo di Stato del luglio 2016, il Parlamento europeo ha formalizzato già in una risoluzione del novembre successivo la richiesta di sospensione dei negoziati di adesione della Turchia all'UE.
  L’«allontanamento» della Turchia dai valori europei e dall’acquis comunitario è stato confermato da ultimo nel Rapporto Paese pubblicato il 29 maggio scorso, nel quadro del Pacchetto Allargamento 2019 stilato dalla Commissione.
  Le Conclusioni del Consiglio affari generali del giugno 2019, successivamente approvate, dal Consiglio Europeo, sempre a giugno, riflettono le notevoli preoccupazioni degli Stati membri e della Commissione rispetto al notevole deterioramento in materia di diritti umani, Stato di diritto, riforme (pubblica amministrazione e sistema giudiziario), sistema economico, lotta alla corruzione e al crimine organizzato. Le predette Conclusioni sanciscono che i negoziati di adesione della Turchia sono giunti di fatto a un punto morto, escludendo espressamente l'apertura o la chiusura di altri capitoli negoziali e le attività per la modernizzazione dell'Unione doganale UE-Turchia.
  Le iniziative turche nel Mediterraneo orientale e nel Mare Egeo hanno portato ad un ulteriore irrigidimento della posizione europea. Le Conclusioni del Consiglio affari esteri dello scorso 15 luglio hanno infatti sancito l'interruzione dei negoziati sull'Accordo di trasporto aereo, la sospensione delle riunioni dei Dialoghi di alto livello UE-Turchia e del Consiglio di associazione (l'ultima riunione si è tenuta nel marzo 2019) e la riduzione dei fondi di pre-adesione (IPA) destinati ad Ankara.
  Da ultimo, il Consiglio affari esteri di lunedì scorso ha adottato due Conclusioni dal tenore particolarmente fermo sulle attività militari nel Nord-Est della Siria e sulle perduranti iniziative turche nel Mediterraneo orientale. Da queste conclusioni stanno già ora discendendo una serie di effetti pratici, con la sospensione della vendita di armi alla Turchia da parte dei principali esportatori europei – tra cui anche l'Italia – e con la predisposizione di «misure mirate» nei confronti di soggetti turchi coinvolti in operazioni illegali nella Zona economica esclusiva di Cipro.
  L'Italia, insieme ai partner europei, guarda con grande preoccupazione ai rischi di involuzione dello Stato di diritto e alle limitazioni delle libertà fondamentali in Turchia, e nutre una profondissima inquietudine per i recenti sviluppi al confine con la Siria. Al tempo stesso, però, si ritiene opportuno mantenere aperti i canali di dialogo con Ankara, anche in considerazione delle complesse sfide comuni sullo scenario globale, ed in particolare riguardo alla questione migratoria, sulla quale la Turchia ha sinora collaborato, anche con il sostegno europeo. Resta, infine, – desidero sottolinearlo – l'esigenza di ispirare le misure verso Ankara al principio di gradualità e reversibilità, nel caso di sviluppi positivi, in modo da conservare importanti leve per i rapporti con la società civile turca, non sempre completamente rappresentata dalle posizioni del suo Governo.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

gruppo etnico

sanzione internazionale

Consiglio europeo