ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01934

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 162 del 12/04/2019
Firmatari
Primo firmatario: ROMANO ANDREA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 12/04/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 12/04/2019


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 12/04/2019
Stato iter:
01/08/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 01/08/2019
Resoconto DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 01/08/2019
Resoconto ROMANO ANDREA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 12/04/2019

DISCUSSIONE IL 01/08/2019

SVOLTO IL 01/08/2019

CONCLUSO IL 01/08/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01934
presentato da
ROMANO Andrea
testo di
Venerdì 12 aprile 2019, seduta n. 162

   ANDREA ROMANO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è stato arrestato all'ambasciata dell'Ecuador a Londra dopo che il Paese sudamericano gli ha revocato l'asilo politico che gli aveva concesso sette anni fa. È stato arrestato in base a un mandato del 2012, quando invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia ed essere interrogato in merito alle accuse di stupro, si è rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra e ha chiesto asilo: era il 19 giugno 2012, l'Ecuador allora guidato dal presidente Rafael Correa gli concesse protezione perché ritenne fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks che l'estradizione in Svezia lo esponesse al rischio gravissimo di estradizione negli Stati Uniti, dove dal 2010 è in corso un'inchiesta del Grand Jury di Alexandria, in Virginia, per la pubblicazione dei documenti segreti del governo americano;

   l'arresto di per sé espone ad una condanna minima il fondatore di WikiLeaks, perché tutto quello che gli viene imputato è la violazione del rilascio su cauzione; l'inchiesta svedese per stupro, infatti, è stata archiviata il 19 maggio 2017, e al momento, l'unica indagine aperta è quella del Grand Jury di Alexandria per la pubblicazione dei documenti segreti del Governo americano e per la quale Assange rischia di essere estradato negli Stati Uniti, dove subirebbe una gravissima condanna;

   tra le reazioni internazionali, destano preoccupazione le molteplici prese di posizione di esponenti del Governo russo – Paese che, ad avviso degli interroganti, non brilla certo per il rispetto dei diritti dei dissenzienti e per la libertà di stampa – tra cui il portavoce di Vladimir Putin, Dmitrij Peskov e Alexei Chepa, la vicepresidente della commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato, che ha sostenuto la protezione dei diritti di Assange. Konstantin Kosachev, presidente della commissione per gli affari esteri del Consiglio della Federazione, ha definito l'arresto «un atto di vendetta tanto atteso» da parte di coloro i cui errori sono stati denunciati dalla «risorsa rivelativa di Internet» di Assange. Il portavoce del Ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato su Facebook che «l'arresto a Londra del fondatore di Wikileaks è un duro colpo alla democrazia. La mano della democrazia strangola la gola della libertà»;

   il sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale del Governo italiano, Manlio Di Stefano, ha dichiarato che «l'arresto di Assange, dopo 7 anni di ingiusta privazione di libertà, è una inquietante manifestazione di insofferenza verso chi promuove trasparenza e libertà come WikiLeaks. Amici britannici, il mondo vi guarda, l'Italia vi guarda. Libertà per Assange»;

   i parlamentari del Movimento 5 stelle hanno diffuso una nota in cui condannano l'arresto del fondatore di Wikileaks e chiedono di tutelarne l'incolumità: «L'arresto di Julian Assange, il dissidente che ha segnato a livello planetario un'epoca nuova nella tensione fra lo scrutinio democratico delle decisioni dei poteri di governo e la ragion di Stato, pone un problema drammatico alla coscienza politica di tutto l'Occidente». E ancora, «per questo motivo, riteniamo che debbano essere fatti tutti i possibili passi affinché a Julian Assange sia riconosciuto il valore e il rango politico del suo attivismo, da sempre minacciato con ogni mezzo, che sia salvaguardata la sua incolumità, che non ci siano forzature politiche nelle procedure a cui sarà sottoposto» –:

   quali siano le posizioni del Ministro interrogato in merito all'arresto di Assange e se le dichiarazioni del sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Di Stefano debbano essere considerate espressione della posizione ufficiale del Governo italiano.
(5-01934)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 1 agosto 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-01934

  La revoca dell'asilo politico a Julian Assange da parte delle Autorità di Quito – e il suo successivo, immediato arresto l'11 aprile 2019 da parte del Regno Unito, sulla base di una richiesta di arresto formalizzata da parte svedese (per un procedimento relativo a due separate accuse di aggressione a sfondo sessuale e stupro) – ha posto fine al lungo periodo di stallo iniziato nel giugno 2012, quando l'interessato aveva avanzato richiesta di protezione internazionale – ottenendola – presso l'Ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove ha risieduto da quella data e fino ai più recenti sviluppi.
  La vicenda rileva in primo luogo da un punto di vista giudiziario e di cooperazione giudiziaria tra Stati. In particolare, gli ultimi passaggi giudiziari riguardano la condanna – pronunciata da una Corte londinese il 1o maggio – a 50 settimane di detenzione per aver violato i termini del rilascio su cauzione; la decisione della Procura svedese il 13 maggio di riaprire il caso per stupro; l'incriminazione da parte delle Autorità statunitensi in base all’Espionage Act, sulla base di 17 capi d'accusa che potrebbero portare a una condanna fino a 170 anni di detenzione. Lo scorso 13 giugno il Governo Britannico ha dato il nulla osta alla richiesta di estradizione statunitense, su cui adesso dovrà pronunciarsi, probabilmente non prima del febbraio del prossimo anno, un tribunale britannico (la richiesta di estradizione svedese è stata invece sospesa da una successiva pronuncia di secondo grado).
  La notorietà di Assange è naturalmente legata alla vicenda della piattaforma WikiLeaks, ma la sua figura resta controversa. I suoi sostenitori individuano nella sua attività un contributo alla libertà di informazione e alla trasparenza rispetto alle decisioni dei Governi: tra le altre cose, rivendicano il contributo che le rivelazioni del sito avrebbero fornito a movimenti democratici – inclusa l'originaria primavera araba tunisina – e la circostanza che documenti pubblicati sulla piattaforma siano stati utilizzati, con successo, a sostegno di cause per la difesa dei diritti umani in molti Paesi. Al contempo però la figura di Assange e la piattaforma WikiLeaks restano inestricabilmente legati alla pubblicazione di parte della mole di documenti forniti dall'ex militare e attivista Chelsea (Bradley) Manning, tra cui circa 500 mila documenti militari dai teatri iracheni e afgani; e circa 250 mila dispacci del Dipartimento di Stato statunitense. È sulla pubblicazione di questi documenti che si basa il procedimento giudiziario avviato dagli Stati Uniti nei suoi confronti.
  A questa attività di denuncia – o di mera pubblicazione, in omaggio al principio di trasparenza e diritto di informazione – i detrattori di Assange oppongono non solo, e non tanto, l'accusa di spionaggio, quanto soprattutto dubbi circa le motivazioni dello stesso Assange e in merito alla possibilità che egli possa essere stato strumentalizzato – e quanto inconsapevolmente – da alcuni Stati, in particolare la Russia. Quest'ultimo aspetto – al vaglio della magistratura americana – è prepotentemente emerso in occasione della campagna presidenziale USA 2016, quando WikiLeaks pubblicò decine di migliaia di messaggi mail sottratti agli account di dirigenti del Partito Democratico.
  Oltre alle accuse relative alla presunta matrice russa delle operazioni di hackeraggio ai danni del Partito Democratico USA nel 2016, anche la pubblicazione da parte della piattaforma WikiLeaks nel giugno 2015 di circa 500 mila dispacci del Ministero degli esteri saudita è stata ricondotta da alcuni analisti a un'operazione di intelligence iraniana.
  Rimangono dunque ancora diverse zone di ombra in merito all'effettiva provenienza e alle fonti delle informazioni pubblicate, tenuto anche conto che il software di WikiLeaks apparentemente non consentirebbe di verificare l'identità di chi abbia inteso caricare anonimamente dei contenuti. Si tratta peraltro di una mole cospicua di informazioni che nel corso degli anni ha riguardato anche grandi conglomerati finanziari (inclusi bilanci non ancora resi pubblici), bozze di accordi di commercio internazionale o documenti ufficiali di governo, senza possibilità materiale di selezione e finendo in molti casi per diffondere anche informazioni di carattere privato e personale, che in nessun modo potevano ritenersi avere un interesse pubblico.
  Tutto ciò premesso, lasciatemi concludere rilevando come anche alcuni analisti critici di Assange abbiano sollevato dubbi sulla legittimità della sua incriminazione, come complice di Chelsea Manning, sulla base della normativa denominata Espionage Act. Pur rimettendo ovviamente ogni valutazione alla competente magistratura statunitense, si segnala che si tratta della prima volta che l’Espionage Act viene utilizzato nei confronti di un editore, che sarebbe dunque protetto dalla libertà di stampa e – negli USA – dal Primo Emendamento. Peraltro, nessuno degli organi di informazione statunitensi che ha ripreso i contenuti di WikiLeaks è stato, del resto, incriminato.

  «Tengo a chiarire che il Ministro non ha alcuna necessità di approvare o non approvare le dichiarazioni di un sottosegretario, che riflettono la sua personale visione e quella del suo movimento di riferimento, ovvero il Movimento 5 stelle».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

asilo politico

arresto

politica estera