ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/01399

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 121 del 06/02/2019
Firmatari
Primo firmatario: RIZZETTO WALTER
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 06/02/2019


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO PER GLI AFFARI EUROPEI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 06/02/2019
Stato iter:
03/07/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 03/07/2019
Resoconto CRIPPA DAVIDE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 03/07/2019
Resoconto RIZZETTO WALTER FRATELLI D'ITALIA
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 06/02/2019

DISCUSSIONE IL 03/07/2019

SVOLTO IL 03/07/2019

CONCLUSO IL 03/07/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01399
presentato da
RIZZETTO Walter
testo di
Mercoledì 6 febbraio 2019, seduta n. 121

   RIZZETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   Sertubi è un'azienda produttrice di tubature in ghisa per il trasporto idrico con sede a Trieste, che rischia di chiudere. Nel mese di giugno 2019, infatti, è prevista la scadenza fissata dalla proprietà indiana Jindal per decidere se proseguire l'attività, così come comunicato dai vertici aziendali alle parti sociali, nel mese di gennaio 2019;

   il problema che mette a rischio la prosecuzione delle attività dell'azienda sorge dalle nuove regole doganali, che non consentono l'uso della denominazione made in Italy per la ghisa prodotta in India e rifinita in Italia e impediscono la partecipazione ai bandi per commesse europee;

   affinché l'azienda possa continuare la propria attività sarebbero necessarie delle iniziative a livello europeo, in particolare, per ottenere la creazione di una sottocategoria di codici doganali per la produzione di ghisa, così come è stato fatto per gli acciai, consentendo di fregiare le produzioni Sertubi del Made in Italy. In mancanza di ciò, la proprietà potrebbe decidere di non continuare la produzione in Italia, con conseguente perdita dei posti di lavoro per decine di dipendenti –:

   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati, per quanto di competenza;

   se e quali iniziative intendano assumere affinché non sia delocalizzata la produzione di Serturbi e siano salvaguardati i livelli occupazionali, nonché i diritti dei lavoratori.
(5-01399)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 3 luglio 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-01399

  La Jindal Saw Italia S.p.a., avente sede a Trieste, risulta essere l'unico produttore italiano di tubi di ghisa sferoidale per il trasporto dell'acqua e conta circa 70 dipendenti.
  Il 14 luglio 2017 l'Agenzia della Dogana di Trieste ha considerato illegittima l'apposizione del marchio « Made in Italy» sulle tubazioni prodotte dalla Jindal, sequestrando i beni e denunciando alla Procura della Repubblica la violazione dell'articolo 517 del codice penale (che punisce la vendita di prodotti industriali con segni mendaci).
  In particolare, l'Agenzia di Trieste ha sostenuto che l'informazione Vincolante in materia di Origine (d'ora innanzi IVO) è decaduta automaticamente a partire dal 1° giugno 2016, giorno di entrata in vigore del Regolamento europeo n. 2446/2015, secondo cui, al fine di ritenere come sostanziale la trasformazione di taluni prodotti (e, dunque, del rilascio dell'IVO) devono ricorrere le seguenti condizioni: il cambio della voce doganale e la prevalenza dei materiali unionali su quelli extra UE.
  Orbene, a tal proposito l'Agenzia di Trieste ha specificato che, nel caso di specie, non ricorreva nessuna delle summenzionate condizioni, posto che per la realizzazione dei prodotti venivano utilizzati materiali importati dall'India e solo rifiniti nel territorio triestino.
  Pertanto, si teneva un apposito incontro al MISE, che ha visto coinvolti la Società Jindal e la Dogana di Trieste.
  In seguito a tale incontro, si provvedeva a richiedere una nuova IVO all'Ufficio di Trieste dell'Agenzia delle Dogane. Quest'ultimo, il 22 febbraio 2018, comunicava l'avvio di un procedimento di diniego della richiesta (che sarebbe diventata definitiva dopo 30 giorni).
  A marzo 2018 c’è stato un nuovo incontro al MISE, cui ha fatto seguito una nuova decisione delle Dogane. Quest'ultima, successivamente, confermava la propria precedente determinazione.
  Il 25 giugno 2018, interveniva sul punto anche la Commissione europea, la quale sanciva che «in mancanza di norme di origine non preferenziale armonizzate a livello mondiale, la determinazione dell'origine ai fini dell'apposizione del marchio di origine è effettuata in conformità alle norme pertinenti applicate dal Paese importatore».
  Di conseguenza, le norme di origine non preferenziale applicabili nel caso di specie sono quelle in vigore nel Paese importatore, non essendo invece obbligatorie le disposizioni di cui all'allegato 22 01 del Regolamento 2015/2446/UE, come precedentemente sostenuto dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
  Inoltre, la Commissione ha osservato che l'apposizione del marchio sui prodotti subordinata ad un contratto privato è disciplinata dall'articolo 61, paragrafo 3, del Regolamento n. 952/2013/UE, ai sensi del quale, qualora lo richiedano le esigenze del commercio, un documento che prova l'origine può essere rilasciato in Italia conformemente alle norme di origine non preferenziale in vigore nel Paese importatore o ad altri metodi di individuazione del Paese in cui le merci hanno subito l'ultima trasformazione sostanziale.
  Alla luce di tali vicende, che potrebbero determinare una crisi del settore, i dipendenti dello stabilimento Sertubi di Trieste unitamente alle organizzazioni sindacali hanno chiesto l'intervento del Ministero dello sviluppo economico affinché intervenga nella vicenda.
  Il Ministero, nel rispondere all'appello dei lavoratori, ha convocato subito un tavolo di confronto e alla luce di quanto accennato sta valutando le possibili soluzioni al fine di risolvere la problematica evidenziata, rimettendo all'Agenzia delle Dogane l'assunzione di ogni iniziativa di propria specifica competenza, anche al fine di dare effettività alla pronuncia della Commissione europea, avente valore di interpretazione autentica della normativa europea in materia.
  L'obiettivo infatti è quello di individuare un percorso che consenta di superare gli attuali ostacoli che la società sta riscontrando alla Dogana, affinché questa realtà produttiva possa continuare ad operare nel territorio della provincia di Trieste.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

soppressione di posti di lavoro

diritto del lavoro

formalita' di dogana