ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00203

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 30 del 19/07/2018
Firmatari
Primo firmatario: ROSTAN MICHELA
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 19/07/2018


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 19/07/2018
Stato iter:
19/12/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 19/12/2018
Resoconto COLETTO LUCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 19/12/2018
Resoconto ROSTAN MICHELA LIBERI E UGUALI
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 19/07/2018

DISCUSSIONE IL 19/12/2018

SVOLTO IL 19/12/2018

CONCLUSO IL 19/12/2018

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00203
presentato da
ROSTAN Michela
testo di
Giovedì 19 luglio 2018, seduta n. 30

   ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il sito www.ilpost.it ed altri organi di informazione in data 13 luglio 2018 hanno pubblicato la notizia negli Stati Uniti la giuria del Tribunale di Saint Louis in Missouri ha condannato la Johnson & Johnson a pagare 4,7 miliardi di dollari di danni a 22 donne;

   il tribunale statunitense ha stabilito che le 22 donne hanno contratto il cancro alle ovaie a causa dell'asbesto (amianto) presente nei prodotti a base di talco, dopo un processo durato sei settimane, durante il quale sono state ascoltate decine di persone ed esperti;

   la giuria, composta da sei uomini e sei donne, ha stabilito prima i danni compensativi, fissandoli in 550 milioni di dollari, e dopo essersi riunita nuovamente ha deliberato i danni punitivi quantificandoli in 4,14 miliardi di dollari;

   gli avvocati delle 22 donne coinvolte, che hanno usato il talco per bambini della Johnson & Johnson per la loro igiene intima per decenni e alle quali è stato poi diagnosticato un tumore alle ovaie, hanno affermato che la società sapeva della contaminazione di alcuni dei suoi prodotti con l'amianto fin dagli anni Settanta, ma che non ha fatto nulla per avvisare i consumatori dei possibili rischi;

   Johnson & Johnson sta affrontando circa 9 mila casi legali che hanno a che fare con i suoi prodotti a base di talco;

   l’International Agency for Research on Cancer ha definito il prodotto come possibile cancerogeno;

   si tratta in ogni caso di una questione sulla quale è giusto che in Italia il Ministero della salute, si attivi, se a questo non si è ancora provveduto, al fine di verificare se le tracce di asbesto sono presenti nei prodotti a base di talco ed in particolare nei prodotti della Johnson & Johnson, venduti in Italia, al fine di garantire la salute alle persone che usano tali prodotti, ed eventualmente toglierli dalla commercializzazione ovvero procedere a fornire una esaustiva e ufficiale informazione ai cittadini –:

   quali iniziative intenda intraprendere o siano state già intraprese al fine di verificare la presenza di asbesto nel talco prodotto dall'azienda Johnson & Johnson commercializzato in Italia ed eventualmente procedere al ritiro dal commercio del prodotto, anche per dare una corretta ed esaustiva informazione ai cittadini sui rischi nell'uso dei prodotti a base di talco utilizzati, in particolare per l'igiene intima dalle donne.
(5-00203)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 19 dicembre 2018
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-00203

  L'interrogazione parlamentare è relativa al contenzioso dinanzi al Tribunale di Saint Louis, negli Stati Uniti, che ha riconosciuto indennizzi economici a favore di 22 donne alle quali è stato diagnosticato un tumore alle ovaie, riconducendo la relazione causa-effetto all'uso decennale di talco della Società Johnson & Johnson, contaminato dalla presenza di fibre di amianto.
  Prima di soffermarmi sulle eventuali implicazioni che la vicenda può determinare anche nel nostro Paese, si svolgono precisazioni in merito allo stato delle conoscenze scientifiche sul fenomeno.
  A differenza di quanto riferito nell'interrogazione – l’International Agency for Research on Cancer (IARC) non si è espressa sul «prodotto» come distribuito nel canale commerciale, bensì sulla «sostanza» amianto, che è stata ritenuta cancerogena «di prima classe 1A».
  Nel nostro Paese la funzione di vigilanza e di informazione sulle possibili patologie derivanti dal contatto con tale sostanza è esercitata dal Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM) istituito, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 308 del 2002, presso l'INAIL, ed alimentato dai Centri Operativi Regionali (COR), che raccolgono dati ed implementano le conoscenze sulle esposizioni, non solo professionali ma anche familiari ed ambientali.
  I tumori causati dall'amianto, in particolare il mesotelioma, derivano, infatti, essenzialmente da esposizione professionale, e all'interno di tali tumori, fortunatamente di per sé definiti rari, quelli «non mesotelioma», come per l'ovaio, vengono definiti a bassa frazione etiologica, quindi ancora più rari e di difficile dimostrazione espositiva e causale.
  In merito allo sviluppo delle patologie tumorali, il citato ReNaM nel 5o Rapporto 2015 riporta che l'estensione delle attività di sorveglianza epidemiologica da parte dei COR a tutti i tumori di sospetta origine professionale, ed in particolare ai tumori del polmone, della laringe e dell'ovaio, per i quali la IARC ha confermato l'evidenza di correlazione causale con l'inalazione di fibre aerodisperse di amianto, è la prossima sfida che il circuito del ReNaM deve affrontare, come riaffermato dal Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018.
  L'obiettivo è rendere disponibili informazioni preziose su tali malattie per la sanità pubblica, la prevenzione e l'efficienza del sistema di tutele, analogamente a quanto già realizzato per la sorveglianza epidemiologica dei casi di mesotelioma maligno.
  Inoltre, segnalo che l'Intesa del 22 febbraio 2018 in Conferenza Stato-regioni sull'adozione del protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex-esposti all'amianto, disciplina la raccolta dei dati a cura delle regioni per il Ministero della salute, proprio per un'attenta ricognizione dei casi e delle esposizioni che, ribadisco, al momento attuale sono sempre ricondotte, dalla letteratura e dal mondo scientifico, all'esposizione per via inalatoria.
  Indipendentemente dalle valutazioni svolte in ambito internazionale, in Italia l'Istituto Superiore di Sanità persegue da anni propri studi ed approfondimenti di cui in questa sede mi limiterò ad accennare alle conclusioni.
  Innanzitutto, occorre distinguere il talco dagli amianti, per quanto essi siano entrambi dei minerali, appartenenti alla famiglia dei silicati.
  Con riferimento al talco, invece, bisogna precisare che per la sua stessa morfologia, la presenza di amianto è solo eventuale.
  Molto diversa è la valutazione del rischio cancerogeno associato all'uso di talchi contenenti amianto.
  Già nel 1984, infatti, l'Istituto Superiore di Sanità ha condotto una serie di analisi, che hanno evidenziato in alcuni campioni una significativa contaminazione da amianto.
  Questo studio ha indotto la Farmacopea Italiana all'aggiornamento della monografia sul «Talco», integrandola con la nuova metodica analitica messa a punto dall'Istituto Superiore di Sanità.
  La IX edizione della Farmacopea Ufficiale, contiene, infatti, l'aggiornamento della monografia «Talco» con l'aggiunta dell'indicazione «Non deve contenere fibre microscopiche e submicroscopiche di asbesto».
  Successivamente allo studio italiano, nel 1987, la IARC ha pubblicato la Monografia «Talco contenente fibre asbestiformi» in cui ha riconosciuto la cancerogenicità dei talchi contenenti amianto.
  Bisogna peraltro ricordare che nel nostro Paese vige, dal 1992, la legge n. 257 con cui l'Italia ha messo al bando l'amianto.
  Per quanto, dunque, nel nostro ordinamento sia già ora improntato alla garanzia del principio di massima precauzione, informo che si intende proseguire gli studi dedicati a controllare il contenuto in particelle fibrose minerali nei talchi destinati sia al largo consumo sia alle attività industriali, in quanto, particolarmente nel primo caso, si tratta di esposizioni croniche, anche se a concentrazioni verosimilmente ridotte, che coinvolgono anche soggetti particolarmente suscettibili, come bambini, anziani e fumatori.
  Concludo rassicurando l'onorevole interrogante che la questione posta con l'odierna interrogazione ha già ricevuto – come si è brevemente accennato – una particolare e approfondita attenzione da parte, soprattutto, dell'Istituto Superiore di Sanità che ha consentito di tenere già alta la soglia di sicurezza per i nostri consumatori in merito all'utilizzo dei prodotti in parola.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

vendita

protezione del consumatore

commercializzazione