ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/00026

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 11 del 05/06/2018
Abbinamenti
Atto 5/00025 abbinato in data 01/08/2018
Firmatari
Primo firmatario: CARNEVALI ELENA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 25/05/2018


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 25/05/2018
Stato iter:
01/08/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 01/08/2018
Resoconto FUGATTI MAURIZIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SALUTE)
 
REPLICA 01/08/2018
Resoconto CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 05/06/2018

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 01/08/2018

DISCUSSIONE IL 01/08/2018

SVOLTO IL 01/08/2018

CONCLUSO IL 01/08/2018

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-00026
presentato da
CARNEVALI Elena
testo di
Martedì 5 giugno 2018, seduta n. 11

   CARNEVALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'acufene (tinnitus in lingua latina ed inglese) è una patologia dell'apparato uditivo vestibolare consistente nella percezione, da parte di chi ne soffre, di un costante suono che generalmente consiste in fischi, ronzii, fruscii crepitii o soffi, in un orecchio o in entrambi o nella testa;

   studi condotti negli ultimi due lustri in Paesi europei, quali la Germania e il Regno Unito, hanno dimostrato come, mediamente, circa il 10-20 per cento della popolazione del continente europeo abbia sofferto di acufene almeno una volta nella vita, mentre, per quanto riguarda l'Italia, a seguito di una serie di studi risulterebbe che vi sia una prevalenza di tale problema otologico pari a circa il 15 per cento della popolazione priva di difetti uditivi;

   varie sono le classificazioni degli acufeni proposte dagli studiosi nell'arco di mezzo secolo. Alcuni distinguono gli acufeni in oggettivi e soggettivi. Gli acufeni oggettivi sono molto rari e si presentano come suoni che si generano all'interno del corpo umano, come ad esempio quelli originati da un flusso vascolare particolare o da contrazioni muscolari, mentre gli acufeni soggettivi sono i più comuni e si individuano nei casi in cui il soggetto percepisce un suono che non è ascoltabile dall'esterno e che può essere provocato da farmaci, ma anche da alcool, caffeina e antidepressivi;

   tale patologia sottovalutata dal servizio sanitario nazionale provoca uno stato invalidante dell'assetto psicologico-emozionale e del ritmo sonno-veglia, del livello di attenzione, di concentrazione e della vita relazionale, fattori, questi, che possono causare uno stato depressivo con risvolti drammatici e con conseguenze estreme fino al suicidio:

   l'acufene, in altre parole, è una «patologia orfana» che può colpire tutti indistintamente per la quale sono necessari studi e ricerche e una rete di centri pubblici di riferimento per analizzare le sue molteplici origini e curare coloro, che ne soffrono;

   nella scorsa legislatura in sede di esame dello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea) (Atto n. 358), in 12° Commissione, di cui l'interrogante è stata relatrice, veniva inserito nel parere approvato dalla Commissione medesima in data 14 dicembre 2016, la seguente osservazione: «nell'ambito delle malattie croniche di cui all'articolo 53, che rinvia all'allegato 8, si valuti l'opportunità, sulla base delle migliori evidenze cliniche, di apportare le seguenti modificazioni: siano inserite tra le malattie croniche anche la cefalea primaria cronica e l'acufene» –:

   alla luce di quanto riportato in premessa e di quanto è stabilito dall'articolo 32 della Costituzione che tutela il diritto alla salute per tutti i cittadini, se il Ministro interrogato non ritenga urgente e doveroso, assumere iniziative per avviare un'adeguata ricerca su tale patologia in modo da individuare quanto prima strategie terapeutiche in grado di curare e/o alleviare gli effetti della stessa sui cittadini italiani che ne sono affetti;

   se non ritenga necessario assumere iniziative non solo per inserire l'acufene nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, così come definiti da ultimo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, ma anche per riconoscerlo come malattia cronica invalidante ai sensi del decreto ministeriale n. 329 del 1999 e tenuto conto di quanto stabilito dall'allegato 8 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
(5-00026)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 1 agosto 2018
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-00026

  Si risponde congiuntamente alle interrogazioni parlamentari in esame, stante l'analogia dei contenuti.
  Come noto, l'acufene è un disturbo otologico che consiste in sensazioni acustiche endogene, sotto forma di fischi, ronzii, fruscii o altro, percepiti in una o in entrambe le orecchie o nella testa.
  Il Ministero della salute è ben consapevole che tale disturbo può incidere sulla qualità della vita di chi ne soffre, soprattutto a livello psicologico e, nei casi più gravi, può arrivare a compromettere seriamente il benessere del paziente.
  La ricerca clinica ha, infatti, chiaramente dimostrato come, in una alta percentuale dei casi, questo disturbo debba essere affrontato mediante una strategia terapeutica di cui la psicoterapia sia parte integrante.
  L'acufene ha un'alta incidenza: studi condotti negli ultimi due lustri in diversi Paesi europei, quali la Germania e il Regno Unito, hanno dimostrato, infatti, come mediamente circa il 5-20 per cento della popolazione del nostro continente abbia sofferto di acufene almeno una volta nella vita.
  Per quanto riguarda l'Italia, una serie di studi dimostra che nel nostro Paese vi è una prevalenza analoga: tra la popolazione adulta, l'acufene colpisce più di tre milioni di persone ed è sentito come problema grave da oltre 600.000 italiani.
  La causa dell'acufene non è chiara nella maggioranza dei casi.
  Tuttavia, nuove tecniche e metodi di ricerca, come le tecniche di «neuroimaging», che permettono di osservare l'attivazione delle aree del cervello deputate all'elaborazione dei segnali acustici, sembrano promettere importanti passi in avanti per la comprensione dell'eziologia della patologia.
  In particolare, recenti studi suggeriscono come il disturbo sia accompagnato da anomalie cerebrali funzionali e strutturali.
  Per quanto riguarda i possibili interventi terapeutici per il trattamento dell'acufene, l'istituto Superiore di Sanità ha riferito che, recentemente, la neuromodulazione mediante stimolazione magnetica transcranica (TMS), una terapia indolore e non invasiva, ha avuto successo nel ridurre i sintomi del tinnito almeno in alcuni pazienti.
  Altri interventi considerati efficaci, in base alla letteratura scientifica degli ultimi anni, includono approcci quali il «cognitive training», eseguito anche grazie all'aiuto di specifici «software», che permette di modificare l'attenzione, la percezione e il ricordo del tinnito, portando a un significativo miglioramento della condizione medica dei pazienti.
  L'Istituto ha poi affermato che, allo scopo di identificare le iniziative da adottare per gestire i problemi sanitari legati all'acufene e per identificare quali siano le ricerche da finanziare per migliorare la comprensione delle basi eziopatologiche del disturbo e l'efficacia dei trattamenti, si potrà effettuare un attento studio dello stato dell'arte delle conoscenze di base e cliniche ottenute, tramite la revisione sistematica della letteratura scientifica disponibile e l'esame delle scoperte più recenti.
  Ciò permetterebbe anche di valutare se assumere iniziative mirate a «screening» preventivi, anche in base all'età, per evidenziare una possibile vulnerabilità all'acufene, o volte a informare sulle attività che possono generare la patologia.
  Inoltre, tale approccio permetterebbe di identificare le strategie migliori per il trattamento della patologia ed, eventualmente, di organizzare una rete di centri di eccellenza per la cura dell'acufene.
  Tali iniziative potrebbero anche essere mirate alla valutazione non solo dell'eventuale inserimento dell'acufene nei livelli essenziali di assistenza, ma anche al riconoscimento della patologia come malattia cronica invalidante, ai sensi del decreto ministeriale n. 329 del 1999, e tenuto conto di quanto stabilito dall'allegato 8 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Peraltro, va precisato che – considerato che gli acufeni sono un sintomo con diversi livelli di gravità, determinati da patologie vascolari del collo e della testa o associati a malattie audiologiche, vestibolari, neurologiche, autoimmuni, neoplastiche, dismetaboliche, ematologiche – l'accesso alle cure dei pazienti interessati da queste patologie è già garantito dai Livelli essenziali di assistenza (LEA), che consentono loro di usufruire delle prestazioni e dei servizi erogati a carico del Sistema Sanitario Nazionale, sia in fase diagnostica che di monitoraggio, nonché della connessa assistenza farmaceutica.
  Quanto al diritto all'esenzione, si informa che la Commissione per l'aggiornamento dei LEA non ha potuto accogliere l'osservazione di questa Commissione, inserita nel parere approvato il 14 dicembre 2016 in merito allo Schema di DPCM recante definizione e aggiornamento dei LEA, volta a valutare «l'opportunità, sulla base delle migliori evidenze cliniche, di apportare le seguenti modificazioni: siano inserite tra le malattie croniche anche la cefalea primaria cronica e l'acufene»: ciò è stato dovuto sia a causa della difficoltà di individuare un idoneo pacchetto di prestazioni di specialistica ambulatoriale da concedere in esenzione, sia per la mancanza di risorse.
  Prima di concludere, voglio tuttavia precisare che una parte delle condizioni che determinano gli acufeni è comunque già individuata fra le patologie croniche soggette a tutela, ove sussistano le condizioni di cronicità, gravità, invalidità ed onerosità previste dal decreto legislativo n. 124 del 1998: è questo il caso, ad esempio, degli acufeni secondari a malattie cerebrovascolari (aneurismi, patologie dei grossi vasi) o neurologiche (sclerosi multipla).
  Tale precisazione, tuttavia, non esclude affatto – e di ciò voglio rassicurare gli Onorevoli interroganti – che il Ministero della salute, anche sulla base della revisione sistematica della letteratura scientifica auspicata dall'Istituto Superiore di Sanità, seguirà con attenzione gli ulteriori aggiornamenti dei Livelli essenziali di Assistenza, in modo che, laddove ne emergano le condizioni, possa essere rivalutato l'inserimento delle prestazioni di specialistica ambulatoriale connesse all'acufene.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

malattia cronica

ricerca medica