ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11866

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 678 del 19/04/2022
Firmatari
Primo firmatario: EHM YANA CHIARA
Gruppo: MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA
Data firma: 19/04/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SURIANO SIMONA MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA 19/04/2022
SARLI DORIANA MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA 19/04/2022
BENEDETTI SILVIA MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA 19/04/2022


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 19/04/2022
Stato iter:
20/07/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 20/07/2022
DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 20/07/2022

CONCLUSO IL 20/07/2022

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11866
presentato da
EHM Yana Chiara
testo di
Martedì 19 aprile 2022, seduta n. 678

   EHM, SURIANO, SARLI e BENEDETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da anni i porti italiani accolgono navi con presunti armamenti a bordo, destinate ai territori di guerra;

   in particolare, negli ultimi giorni, scortata dalla Guardia di finanza, è arrivata al porto di Genova la nave saudita «Bahri Jeddah»;

   i lavoratori e gli osservatori indipendenti come «the Weapon Watch» hanno accumulato prove sulle navi saudite, che dimostrerebbero la presenza a bordo di armi e merci esplosive (munizioni e bombe);

   le autorità portuali, doganali e di polizia continuano a ignorare sia le proteste dei portuali genovesi contro le navi saudite, sia l'attenzione dei media internazionali, dei parlamentari europei e dei sindacati internazionali dei cosiddetti dockers;

   l'Osservatorio Weapon Watch sottolinea che gli ispettori dell'Autorità portuale non rispondono nemmeno alle istanze formali di accesso agli atti per conoscere il carico delle Bahri, e non interverranno in assenza di precise segnalazioni di pericolo procurato dalla vicinanza di materiali esplosivi: dovranno essere i lavoratori a dimostrarne l'esistenza;

   una nave della compagnia saudita ha già violato il blocco dell'embargo verso la Libia, come riferito da un panel di esperti Onu in un rapporto del giugno 2017;

   da essa, in più occasioni sono state caricate bombe fabbricate in Sardegna da RWM Italia e destinate all'Arabia Saudita, bombe di cui un rapporto Onu ha dimostrato l'impiego in bombardamenti in Yemen, contro le popolazioni locali;

   veicoli blindati di fabbricazione polacca, canadese, statunitense, francese, trasportati dalla compagnia «Bahri», sono stati più volte utilizzati in combattimento dalla coalizione saudita, durante la guerra yemenita;

   inoltre, secondo i report dei Lloyd's inglesi, le navi saudite avrebbero ripetutamente utilizzato la pratica illegale di spegnere i transponder in navigazione;

   per protestare contro l'arrivo di questa in porto, il sindacato Usb e il Calp (collettivo autonomo lavoratori portuali) hanno indetto, il 31 marzo, uno sciopero di 24 ore per tutti i lavoratori dello scalo genovese, con un presidio dalle 6 di mattina in prossimità del terminal in cui sarebbe dovuta attraccare la nave, ed a seguito di un altro presidio di fronte alla prefettura, una delegazione di Usb è stata ricevuta dall'autorità competente;

   tutti i principali porti italiani sono interessati al transito di armamenti destinati ad aree di conflitto: nel febbraio 2020, a Genova, fu ordinato il sequestro del cargo libanese «Bana» i cui ufficiali sono stati accusati di traffico d'armi dalla Turchia alla Libia; nel maggio e giugno 2021 sono transitati dai porti di Genova, Livorno, Napoli, Ravenna mezzi carichi di bombe destinati a Israele per il bombardamento di Gaza; mezzi contenenti armamenti ed esplosivi di fabbricazione francese sono stati trasportati in oltre 200 container dalle navi della compagnia Ignazio Messina da Marsiglia-Fos (passando per Genova) ai porti sauditi nel periodo 2017-2020; infine è stata sequestrata al largo di Dakar in Senegal la nave «Eolika» – sotto bandiera guyanese – partita dalla Spezia con un carico di munizioni Fiocchi destinato alla Repubblica Dominicana;

   i transiti descritti, se provati, contrasterebbero palesemente il valore costituzionale sancito dall'articolo 11, i principi sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato, al fine di assicurare l'applicazione della legge n. 185 del 1990, nonché il rispetto delle norme del Trattato internazionale sul commercio delle armi, firmato e ratificato dal Parlamento, ed in particolare degli articoli 6 e 7, che prescrivono il divieto in capo alle autorità di consentire il transito di armamenti di cui si possa presumere l'impiego in conflitti che violano gravemente i diritti umani, o in cui si possano commettere crimini di guerra e genocidi.
(4-11866)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 20 luglio 2022
nell'allegato B della seduta n. 728
4-11866
presentata da
EHM Yana Chiara

  Risposta. — La Bahri Jeddah è una delle navi della compagnia saudita «Bahri» che effettuano la rotta tra i Paesi nordamericani e quelli del Golfo Arabico, con scalo nel porto di Genova presso lo Steinweg Genoa Metal Terminal.
  Il transito di queste navi appartenenti alla flotta saudita è da sempre oggetto di forte dissenso da parte dei lavoratori portuali, appartenenti perlopiù al Collettivo autonomo lavoratori portuali (C.A.L.P.) e ai movimenti antagonisti-antimilitaristi-pacifisti, che in varie occasioni hanno ribadito la loro contrarietà al passaggio di navi contenenti materiale militare.
  Le contestazioni si sono manifestate principalmente attraverso attività di volantinaggio, presidi e blocchi ai varchi portuali per ostacolare le operazioni di carico e scarico, nonché, in taluni casi, attraverso lanci di razzi da segnalazione verso lo scafo, soprattutto durante le manovre di attracco o di uscita dal porto. Al riguardo, la locale Digos ha comunicato che i responsabili sono stati segnalati alla competente autorità giudiziaria, presso la quale i relativi procedimenti penali sono nella fase delle indagini preliminari.
  Con riferimento allo specifico episodio citato in questa interrogazione, si rappresenta che il 4 aprile 2022 è pervenuta alla prefettura di Genova una nota dell'Agenzia marittima Delta S.r.l., con cui è stato comunicato il transito nello scalo genovese di materiale militare collocato a bordo della nave «Bahri Jeddah», battente bandiera dell'Arabia Saudita, proveniente da Baltimora (USA) e diretta verso il porto di Alessandria (Egitto) e con destinazioni di sbarco a Jeddah e Damman (Arabia Saudita) e Jebel Ali (per Emirati Arabi Uniti e Bahrain).
  Con lo stesso documento sono state trasmesse le informazioni relative alle previste date di attracco e di ripartenza e ai materiali di armamento ed esplosivi trasportati.
  La prefettura di Genova, con nota dell'11 aprile 2022, ha preso atto del transito del materiale militare, anche pericoloso ed esplosivo, ma non radioattivo, specificando che sarebbe dovuto rimanere a bordo della nave senza alcuna movimentazione durante le operazioni di imbarco e sbarco e senza oltrepassare la linea doganale.
  Per i profili di rispettivo interesse, la prefettura di Genova ha informato la questura, la Capitaneria di porto, la Polizia di frontiera marittima e l'Agenzia delle dogane di Genova.
  Più nello specifico, la richiesta di transito di merci pericolose del raccomandatario marittimo è stata trasmessa alla capitaneria di porto di Genova competente per i profili inerenti alla sicurezza della navigazione tramite sistema PMIS2 (interfaccia unico nazionale per l'invio delle formalità di dichiarazione delle navi in arrivo e in partenza dai porti italiani). La richiesta era corredata dai seguenti, necessari allegati:

   autorizzazione/comunicazione al transito della merce, rilasciata dalla prefettura-UTG di Genova;

   dichiarazione dell'Agenzia marittima delta contenente il dettaglio della merce militare pericolosa in transito;

   dichiarazione dell'Agenzia marittima delta indirizzata alla prefettura di Genova sul transito della nave.

  In concomitanza con l'accosto della nave, il personale dipendente dalla locale capitaneria di porto ha provveduto a effettuare l'ordinaria attività di verifica e controllo del carico, prevista per il materiale classificato come merce pericolosa ai sensi del codice IMDG (International maritime dangerous goods code), recepito nell'ordinamento nazionale con il decreto del Presidente della Repubblica n. 134 del 2005.
  L'attività di controllo si è incentrata sulla verifica del documento di conformità per il trasporto di merci pericolose della nave e sull'adempimento delle prescrizioni contenute nell'ordinanza n. 123 del 28 maggio 2004 della capitaneria di porto di Genova e successive modifiche e integrazioni.
  Non risultano essere stati imbarcati o movimentati
container contenenti armi ed esplosivi durante lo scalo al porto di Genova, né risulta che materiale di armamento o esplosivi presenti a bordo della nave abbiano oltrepassato la linea doganale.
  L'autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale (AdSP) ha inoltre informato di aver eseguito nel periodo dicembre 2020-febbraio 2022 ben cinque sopralluoghi su navi della flotta saudita Bahri atti a verificare la sicurezza sul lavoro durante le attività di movimentazione di carico/scarico della merce. In nessuno dei casi il sopralluogo ha rilevato elementi di pericolosità conseguenti alla presenza di merci esplosive, talora presenti, ma non movimentate dalle maestranze portuali, in quanto già stoccate a bordo, in modo regolare.
  Con riferimento al passaggio dell'osservatorio
Weapon Watch, relativo al diniego di accesso ai documenti per conoscere il carico della Bahri, la stessa autorità di sistema portuale sottolinea di non essere destinataria di documenti di trasporto delle singole navi per ciò che concerne le merci pericolose non destinate ad essere sbarcate e stoccate in aree portuali, ma in transito.
  Si evidenzia, inoltre, che la legge n. 185 del 1990 relativa al controllo sulla movimentazione dei materiali d'armamento all'articolo 16 prevede che le disposizioni della legge non si applicano ai casi di attraversamento nel territorio dello Stato dei materiali di armamento oggetto di transazioni commerciali all'estero da parte di soggetti residenti in Stati terzi.
  In tali casi, nonché in ogni altro caso di introduzione nel territorio dello Stato dei materiali di armamento che non debbono varcare a qualsiasi titolo la linea doganale e che sono destinati ad altri Paesi, si applicano, sempreché i materiali stessi siano iscritti a manifesto, esclusivamente le disposizioni del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
  Si tratta evidentemente di una norma tesa ad assicurare il rispetto delle normative internazionali sui trasporti.
  Ove ne ricorrano i presupposti (motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza o di sicurezza dello Stato) è previsto che il prefetto competente sulla base delle leggi di pubblica sicurezza possa negare l'autorizzazione per l'introduzione nel territorio dello Stato.
  Analogamente, non sono applicabili gli articoli 6 e 7 del Trattato sul commercio delle armi, che presuppongono il rilascio di una autorizzazione da parte del Paese che concede il trasferimento o l'esportazione delle armi. L'autorizzazione, nel caso in esame, non ricade sull'Italia, ma sul Paese che ne ha autorizzato il trasferimento o l'esportazione.
  In conclusione, il trasporto effettuato dalla nave saudita Bahri Jeddah non è riconducibile alla disciplina della legge n. 185 del 1990, in quanto si tratta di materiali oggetto di transazioni commerciali operate da soggetti non residenti sul territorio nazionale che, per le ragioni indicate, non possono essere titolari di autorizzazione italiane. Inoltre, i materiali imbarcati sulla nave saudita non varcano la linea doganale e sono destinati ad altri Paesi.
  Gli altri casi citati nello stesso atto parlamentare sono ascrivibili a diverse fattispecie:

   il cargo libanese Bana avrebbe violato l'embargo disposto da ONU e UE e nei confronti della Libia, circostanza che è verosimilmente all'origine del provvedimento di sequestro disposto dalla magistratura;

   nel caso dell'Eolika, il materiale presente sulla nave, posta sotto sequestro dalle autorità del Senegal, risulta esportato da un'azienda italiana dietro regolari licenze concesse dall'Autorità nazionale – UAMA, aventi per destinatari le autorità della Repubblica dominicana. Il sequestro della nave da parte delle autorità del Senegal è attualmente oggetto di un procedimento giudiziario in quel Paese, che le autorità italiane stanno seguendo, ma che non risulta sinora evidenziare profili di illiceità per quanto attiene l'azienda italiana interessata;

   gli ulteriori attraversamenti di armi dirette verso Israele e verso i porti sauditi rientrano infine nella stessa casistica già evidenziata con riferimento alla Bahri Jeddah.

  Per le ragioni sopra indicate, non ravvisando violazioni della legge n. 185 del 1990, né delle altre disposizioni internazionali citate, non si ravvede la necessità di assumere specifiche iniziative in proposito.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

regolamentazione commerciale

diritti umani

sequestro di beni