ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11306

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 635 del 09/02/2022
Firmatari
Primo firmatario: EHM YANA CHIARA
Gruppo: MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA
Data firma: 06/02/2022
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SARLI DORIANA MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA 05/02/2022
SURIANO SIMONA MISTO-MANIFESTA, POTERE AL POPOLO, PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA-SINISTRA EUROPEA 06/02/2022


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 06/02/2022
Stato iter:
23/06/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 23/06/2022
DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 23/06/2022

CONCLUSO IL 23/06/2022

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11306
presentato da
EHM Yana Chiara
testo di
Mercoledì 9 febbraio 2022, seduta n. 635

   EHM, SARLI e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con l'operazione «Aquila d'inverno», tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio 2022, la Turchia ha avviato una serie di bombardamenti in alcuni dei punti simbolo del confederalismo democratico e su diversi villaggi: il campo profughi di Makhmour, la regione Rojava e Shengal, regione irachena a maggioranza curda, dove si sono registrati centinaia di feriti e diversi morti;

   i bersagliamenti compiuti avrebbero valenza simbolica contro il processo di democratizzazione compiuto dalle forze curde ispirate al progetto di società ugualitaria, democratica, ecologista, femminista e interculturale del Confederalismo democratico, fortemente voluto anche da Abdullah Ocalan, in prigione da oltre 23 anni;

   il 15 febbraio 1999, Abdullah Ocalan, Presidente del Movimento di liberazione del Kurdistan e fondatore del partito PKK viene condannato all'ergastolo e trasferito nel carcere di massima sicurezza di Imrali dove viene condannato all'isolamento permanente;

   lo stesso anno, nel 1999, l'Italia, con una sentenza del tribunale di Roma a richiamo della Dichiarazione sull'asilo territoriale, adottata dall'Onu il 15 dicembre 1967, riconobbe ad Abdullah Ocalan il diritto di asilo politico. Nella suddetta Dichiarazione è specificato che: «l'asilo accordato da uno Stato, nell'esercizio della sua sovranità, a persone che possono invocare l'articolo 14 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo, deve essere rispettato da tutti gli altri Stati»;

   le Nazioni Unite hanno la responsabilità di garantire che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo venga applicata anche per Ocalan;

   in base alle sentenze emesse dalla Corte Suprema dell'Unione europea, con sede in Lussemburgo nel 2018 e dalla Corte d'appello di Bruxelles – sentenza confermata dalla Corte di cassazione del Belgio – nel 2019, è illegittimo decretare il partito del Pkk quale organizzazione terroristica tenuto conto che quel partito andrebbe inteso quale fazione parte di un conflitto armato all'interno dello Stato turco e quindi soggetto alle tutele dei regimi di guerra e non alla giustizia penale di quel Paese;

   l'Unione europea e l'Italia devono prenderne atto;

   il ruolo del partito Pkk è stato ritenuto di supporto strategico nella guerra in Siria e in Iraq per la liberazione, attraverso corridoi umanitari, di migliaia di Yazidi intrappolati nella morsa dell'Isis;

   va altresì tenuto conto del buon esempio di convivenza pacifica promossa dai curdi nel Rojava, tra popoli di diversa etnia e religione a cui ha fatto seguito un esperimento sociale di economia dal basso caratterizzata dalla parità di genere, rispetto per l'ambiente secondo una teoria ispirata dal leader Abdullah Ocalan –:

   se il Governo intenda adottare, anche a seguito della mancanza di notizie, iniziative di approfondimento volte alla conoscenza delle attuali condizioni psicofisiche di Abdullah Ocalan;

   se vi sia la possibilità, di adottare iniziative, in seno all'Unione europea, per intraprendere un percorso condiviso per la scarcerazione di Abdullah Ocalan, tenuto conto in particolare delle sentenze citate in premessa, anche ai fini dell'applicazione della disciplina in materia di diritto d'asilo.
(4-11306)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 23 giugno 2022
nell'allegato B della seduta n. 713
4-11306
presentata da
EHM Yana Chiara

  Risposta. — Le Autorità turche hanno costantemente sottolineato che Abdullah Öcalan è un cittadino turco, condannato da un tribunale turco per crimini ritenuti gravissimi, per i quali sta scontando la pena comminatagli. Quest'ultima è stata tramutata da pena di morte in ergastolo dopo l'abolizione della pena capitale nel Paese nel 2002. Ankara respinge, pertanto, qualsiasi ingerenza internazionale in quella che reputa una vicenda giudiziaria e di sicurezza interna.
  Le Autorità turche considerano infatti il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), di cui Abdullah Öcalan è
leader, un'organizzazione terroristica che per oltre 30 anni ha condotto attività terroristiche in Turchia, costate la vita a decine di migliaia di civili.
  Il PKK è tra le organizzazioni soggette a sanzioni dell'Unione europea nel quadro del regime sanzionatorio tematico creato per contrastare il terrorismo. Tale inclusione è stata confermata, da ultimo, nel febbraio 2022.
  Ovviamente il rispetto dei diritti dei detenuti, incluso Abdullah Öcalan, rappresenta un obbligo vincolante per Ankara, quale membro del Consiglio d'Europa.
  In tale ambito la situazione dei detenuti è oggetto di monitoraggio da parte del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (CPT). Il Comitato in questione ha visitato a più riprese la prigione di Imrali, dove è detenuto Öcalan. In un rapporto pubblicato il 5 agosto 2020, relativo a una visita realizzata nel 2019, sono stati rilevati alcuni progressi rispetto a un precedente incontro: in particolare lo svolgimento di alcune visite da parte dei familiari e la prima visita da parte del legale di Öcalan dal 2011. Il Comitato ha reiterato l'invito alle Autorità turche a rendere «più accettabile» il trattamento dei detenuti nella prigione, prevedendo in particolare la possibilità di visite regolari da parte di familiari e legali, nonché maggiori occasioni di interazione tra i prigionieri.
  La Corte europea dei diritti dell'uomo si è espressa sulla vicenda con la sentenza Öcalan (2) v. Turchia del 18 marzo 2014. In tale sentenza viene accertata la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo relativamente al fatto che il ricorrente sia stato condannato a un ergastolo senza possibilità di «libertà condizionale». La Corte ha anche accertato la sussistenza di trattamenti inumani e degradanti a danno di Öcalan, ma solo fino al novembre 2009, mentre non ha più rilevato tale violazione per il periodo successivo. Ha invece respinto integralmente il ricorso per le violazioni relative agli articoli 7 (
nulla poena sine lege) e 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare).
  L'esecuzione della sentenza in parola è monitorata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa nell'ambito della procedura che interessa Abdullah Öcalan e altri tre prigionieri politici, discussa da ultimo nella riunione tenutasi tra il 30 novembre e il 2 dicembre 2021. In tale occasione, il Comitato dei Ministri, nel ricordare che la Corte, nel caso Öcalan (2) non ha rilevato una perdurante violazione da parte delle Autorità turche del divieto di tortura o trattamento o pena disumano o degradante, e che il CPT monitora regolarmente le condizioni di detenzione di Öcalan attraverso visite alla struttura penitenziaria di Imrali, non ha ritenuto di chiedere «misure individuali» a favore di Abdullah Öcalan. Il Comitato ha sollecitato le Autorità turche ad adottare le necessarie riforme normative di adeguamento ai principi della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo in materia e ha chiesto informazioni sul numero di detenuti in situazione analoga a quella di Öcalan: detenuti a vita senza possibilità di riesame o di accedere alla libertà condizionale.
  Insieme ai
partner dell'Unione europea, l'Italia ha, a più riprese, ribadito l'invito ad Ankara a proteggere i diritti umani, le libertà fondamentali e lo stato di diritto, da ultimo nell'intervento pronunciato da 26 Stati membri (tutti eccetto l'Ungheria) nel corso della 48a sessione del Consiglio Diritti Umani il 24 settembre 2021.
  Anche le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea sulle priorità nei fori delle Nazioni Unite in materia di diritti umani per il 2022, adottate il 24 gennaio 2022, sottolineano l'attenzione con cui l'Unione europea monitora il rispetto da parte della Turchia degli impegni presi quale Paese candidato all'adesione all'Unione europea e membro del Consiglio d'Europa.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

Carta dei diritti dell'uomo

diritti umani

partito politico