ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10997

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 620 del 22/12/2021
Firmatari
Primo firmatario: SIRAGUSA ELISA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 21/12/2021


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 21/12/2021
Stato iter:
20/05/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 20/05/2022
SCALFAROTTO IVAN SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 20/05/2022

CONCLUSO IL 20/05/2022

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10997
presentato da
SIRAGUSA Elisa
testo di
Mercoledì 22 dicembre 2021, seduta n. 620

   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   quello dell'acquisizione della cittadinanza italiana è un tema spesso al centro del dibattito politico e della discussione pubblica; purtroppo, in tale diatriba sono solite emergere e confrontarsi esclusivamente due posizioni, tra loro opposte: i favorevoli e i contrari al cosiddetto ius soli. È evidente come una tale polarizzazione non permetta di affrontare il problema in tutta la sua complessità;

   nel 2018 le acquisizioni di cittadinanza avvenute sul suolo italiano sono state 112.523, di cui il 35,1 per cento per residenza, e il 21,5 per cento per matrimonio. È da rilevare quindi come ben il 43,5 per cento di questi nuovi passaporti siano stati ottenuti grazie alle altre modalità previste dalla legge vigente, tra cui la trasmissione della cittadinanza da parte dei genitori, e lo ius sanguinisi;

   un fenomeno interessante emerso negli ultimi anni è quello concernente la mobilità dei nuovi cittadini italiani che, emigrando, entrano a far parte dell'eterogeneo mondo degli «italiani all'estero». Come riportato nel Rapporto italiani nel mondo 2020 della Fondazione Migrantes, «negli anni tra il 2012 e il 2018, dei circa 935 mila stranieri divenuti italiani, sono quasi 61 mila le persone che hanno poi trasferito la residenza all'estero; il 34,5 per cento (quasi 21 mila) di questi solo nel 2018». La mobilità dei «nuovi» italiani è infatti considerata «una dinamica emergente nel panorama migratorio internazionale»; questo fenomeno, a parere dell'interrogante, non può essere ignorato dal legislatore, nella prospettiva di una riforma della normativa che regola l'acquisizione della cittadinanza;

   nel Regno Unito vive, ad esempio, una comunità italo-bengalese che conta già 20 mila persone: «sono migrati due volte, prima dal Bangladesh diretti in Italia, dove hanno ottenuto la cittadinanza. E dopo in Inghilterra, dove ci sono più opportunità» (si veda l'articolo Londra, due volte migranti: gli italo-bengalesi e l'incubo Brexit - videoreportage, «La Repubblica», video.repubblica.it, 10 aprile 2017);

   la legge attuale consente agli italiani residenti all'estero di trasmettere la cittadinanza a tutti i propri discendenti, senza limiti generazionali e senza alcuna verifica della conoscenza della lingua; così come la concede per matrimonio, e per altre fattispecie. Un solo italiano residente all'estero può rendere italiani coniugi, figli, coniugi dei figli; nipoti, coniugi dei nipoti, pronipoti e così via, senza — come detto — alcun limite nel tempo: «Ormai l'Italia viene letteralmente presa in giro anche in America Latina: giorni fa un giornalista argentino, parlando dello scandalo delle cittadinanze facili, ebbe a dire che per diventare italiani vale anche la parentela con Giulio Cesare» ( si veda l'articolo Italiani all'estero / Voto e cittadinanza, i diritti calpestati da ripristinare, ilSussidiario.net, 13 dicembre 2021);

   al riguardo, si rileva come nel 2020 il numero di iscritti all'Anagrafe degli italiani all'estero (Aire) è stato di circa 5,5 milioni: di questi, solo il 51,2 per cento sono emigrati; un numero destinato a crescere. Già ad oggi si stimano circa 60 milioni di oriundi: un numero pari ai cittadini residenti in Italia;

   è evidente come nei prossimi anni, senza una celere modifica normativa, si sarà costretti a fare fronte ad un aumento consistente di riconoscimenti della cittadinanza iure sanguinisi e, non solo, per lontanissimi discendenti di italiani emigrati, ma anche per discendenti di «nuovi italiani» tornati ai propri Paesi di origine o emigrati in altri Paesi –:

   se il Governo abbia avviato una riflessione sugli effetti nel lungo periodo dell'attuale legge sulla cittadinanza in relazione ad un fenomeno migratorio che vede ogni anno emigrare dal nostro Paese italiani e nuovi italiani;

   se il Governo non abbia intenzione di promuovere una riforma della cittadinanza per i residenti all'estero, prevedendo una limitazione alla trasmissione della stessa iure sanguinis.
(4-10997)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 20 maggio 2022
nell'allegato B della seduta n. 698
4-10997
presentata da
SIRAGUSA Elisa

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato in esame si rappresenta quanto segue.
  La legge 5 febbraio 1992 n. 91, recante «Nuove norme sulla cittadinanza» stabilisce all'articolo 1 il principio della acquisizione
iure sanguinis della cittadinanza italiana da parte di chi è figlio di padre o madre che siano cittadini italiani.
  Non vengono posti limiti territoriali o spaziali alla possibilità di trasmettere e rivendicare la cittadinanza italiana essendo sufficiente dimostrare di essere discendente diretto di un cittadino italiano.
  Tale principio implica che anche i naturalizzati, ossia coloro che divengono cittadini non in forza dello
ius sanguinis, possono trasmettere la cittadinanza.
  Effettivamente nel corso degli ultimi decenni si è registrato un sensibile incremento delle richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana
iure sanguinis da parte di cittadini stranieri di ceppo italiano, soprattutto sudamericani, che rivendicano la titolarità del nostro status civitatis italiano per discendenza. Tale incremento di richieste ha interessato diversi comuni e le nostre sedi consolari all'estero.
  Come comunicato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, da una recente ricognizione delle istanze pendenti presso le ambasciate e i consolati italiani in America Latina, emerge una gravosa mole di diverse decine di migliaia di domande pendenti di riconoscimento dello
status civitatis, dovuto sia alla predetta legislazione che non prevede limiti temporali alla richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana, sia alle limitate risorse umane degli uffici consolari.
  Le relative procedure si concludono con la certificazione di cittadinanza, rilasciata dagli Ufficiali di Stato civile in Italia e all'estero, senza adozione di alcun provvedimento da parte del Ministero dell'interno, al quale è attribuita soltanto l'attività di indirizzo sull'esatta applicazione delle norme nazionali concernenti l'acquisto e la perdita della cittadinanza.
  Si evidenzia che la trasmissione automatica della cittadinanza italiana per linea di discendenza e l'assenza di limiti generazionali alla ricostruzione della linea di trasmissione hanno favorito non solo la formazione di un cospicuo arretrato, ma anche un rilevante contenzioso in sede giurisdizionale.
  Un ulteriore fenomeno legato alla disciplina vigente in materia di acquisto della cittadinanza è il cosiddetto «turismo di cittadinanza», vale a dire la pratica di molti soggetti di nazionalità estera che stabiliscono la propria residenza in Italia al solo fine di ottenere il riconoscimento del nostro
status civitatis.
  Proprio con riferimento a tale aspetto sono emerse anomalie, in relazione alle quali risultano essere state avviate numerose inchieste giudiziarie che riguardano diversi comuni italiani di piccole e medie dimensioni, presso i quali si sono concentrati grandi numeri di aspiranti al riconoscimento dello
status civitatis italiano.
  Il tema è infatti diventato sempre più rilevante, sia in considerazione dell'estrema vetustà delle linee di discendenza, talora insorte oltre un secolo fa, e della connessa innegabile rarefazione del vincolo di appartenenza al nostro Paese, sia tenuto conto del fatto che dal possesso della cittadinanza italiana scaturisce automaticamente la titolarità della cittadinanza europea, come previsto dall'articolo 20 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, con conseguente diritto alla libertà di circolazione e di stabilimento in tutti i Paesi dell'Unione europea.
  Allo stato, in riferimento alta possibile riforma della materia, è in corso una interlocuzione costante tra la Farnesina e il Ministero dell'interno per valutare le conseguenze sistemiche dell'attuale dettato normativo in materia di riconoscimento della cittadinanza per discendenza anche alla luce del recente fenomeno migratorio che interessa il nostro Paese.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

migrazione

nazionalita'

revisione della legge