ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10720

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 596 del 16/11/2021
Firmatari
Primo firmatario: FRATOIANNI NICOLA
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 16/11/2021


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 16/11/2021
Stato iter:
23/06/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 23/06/2022
SCALFAROTTO IVAN SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 23/06/2022

CONCLUSO IL 23/06/2022

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10720
presentato da
FRATOIANNI Nicola
testo di
Martedì 16 novembre 2021, seduta n. 596

   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alcuni giorni fa Adelina, all'anagrafe Alma Sejdini, donna di origine albanese di 47 anni, si è suicidata gettandosi da Ponte Garibaldi a Roma;

   Adelina arrivò in Italia nel 1996, all'età di 22 anni ed ebbe il coraggio e la forza di denunciare i suoi sfruttatori che l'avevano coinvolta nel racket della prostituzione; proprio grazie alle sue rivelazioni vennero arrestati 40 membri della mafia albanese e altri 80 vennero denunciati;

   da quel momento, se fosse tornata in Albania, la sua vita sarebbe stata decisamente in pericolo e si vide riconosciuto lo status di apolide, persona priva di passaporto e di cittadinanza;

   Adelina fece richiesta di cittadinanza italiana per poter restare a vivere in Italia, senza però ottenerla;

   nel frattempo, si era gravemente ammalata e, durante l'ultimo rinnovo del permesso di soggiorno presso la questura di Pavia, le era stato revocato lo stato di apolide; inoltre, nonostante l'invalidità al 100 per cento, aveva perso ogni sussidio, pensione di invalidità e possibilità di un alloggio popolare;

   l'incubo di dover tornare in Albania la tormentava molto e così, da quanto si apprende dalla stampa, si era recata personalmente presso il Ministero dell'interno affinché il suo caso venisse riesaminato così da poter avere un sostegno, una casa e la protezione che meritava vista la sua esposizione;

   a parere dell'interrogante si è di fronte ad una vicenda straziante che evidenzia tutte le difficoltà, burocratiche e non solo, che deve affrontare chi chiede soltanto di essere cittadino e cittadina di questo Paese e segna il fallimento di uno Stato che non riesce a tutelare e assistere chi, con enormi conseguenze e indicibili sofferenze, decide comunque di ribellarsi, denunciare i propri sfruttatori e sfuggire alla schiavitù della prostituzione, contribuendo in maniera determinante a far catturare i propri aguzzini;

   Adelina, nella sua vita, ha ricevuto solidarietà da parte di tanti, ma non da parte dello Stato che le ha negato la cittadinanza abbandonandola nella solitudine e nell'indifferenza –:

   di quali ulteriori elementi sia a conoscenza la Ministra interrogata in relazione alla denegata richiesta di cittadinanza italiana avanzata da Alma Sejdini, nonché in relazione alla negazione dello status di apolide da parte degli uffici della questura di Pavia e se intenda promuovere iniziative ispettive presso gli stessi, anche per ricostruire l'iter burocratico che la donna ha dovuto affrontare in questi anni.
(4-10720)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 23 giugno 2022
nell'allegato B della seduta n. 713
4-10720
presentata da
FRATOIANNI Nicola

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in relativo alla tragica vicenda di una cittadina albanese che si è tolta la vita lanciandosi dal cavalcavia ferroviario di Ponte Garibaldi, a Roma, il 6 novembre scorso, si rappresenta quanto segue,
  La cittadina albanese menzionata nell'interrogazione ' era giunta sul territorio nazionale il 6 marzo 1991, minorenne, insieme al proprio nucleo familiare. All'arrivo in Italia, i genitori avevano chiesto asilo politico e la giovane aveva ottenuto l'autorizzazione a soggiornare sul territorio nazionale sino al 7 marzo 1992.
  Successivamente, la giovane, che non rinnovava il titolo autorizzativo, si rendeva Irreperibile e più volte i genitori avevano denunciato l'allontanamento volontario della figlia sia presso il commissariato di Gallipoli che presso diverse stazioni dei Carabinieri.
  Il 31 ottobre 1993, il prefetto di Lecce aveva adottato un decreto di espulsione nei confronti della predetta, cui era stato revocato il permesso di soggiorno scaduto, a causa della disponibilità di fonti di guadagno illecito,
  Negli anni seguenti, tra il 1993 e il 1999, la giovane risultava coinvolta in varie vicende, anche di carattere penale, fino a quando, il 28 agosto 1999, si presentava presso la squadra mobile della questura di Varese, sporgendo denuncia nei confronti di alcuni suoi connazionali che la costringevano a prostituirsi. Da tale denuncia era scaturita l'operazione «Acheronte», nell'ambito della quale erano state indagate 63 persone di diverse nazionalità, per i reati di sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ricettazione e violazione della normativa in materia di stupefacenti,
  Il 14 settembre 1999, la questura di Varese aveva rilasciato alla cittadina albanese il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale (ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286), con scadenza 13 marzo 2000, successivamente rinnovato.
  Per quanto attiene al mancato riconoscimento della cittadinanza italiana, si precisa che nel 2001 la predetta aveva presentato domanda di cittadinanza per matrimonio, in quanto coniuge di cittadino italiano dai 21 ottobre 2000. La domanda era stata respinta nel 2005, in quanto risultava a carico della richiedente una condanna per il reato di cui all'articolo 648 del codice penale, ostativa all'acquisto della cittadinanza ai sensi dell'articolo 6 della legge 5 febbraio 1992, n. 91. Avverso il diniego l'interessata aveva anche presentato ricorso ai Tar Lombardia, che era stato respinto nel 2009, con la definitiva conferma della decisione dell'amministrazione. Dopo quella data non risulta presentata alcuna nuova domanda di cittadinanza.

  Agli atti del Ministero dell'interno risulta anche che la cittadina albanese avesse presentato nel 2009 una domanda di riconoscimento dello status di apolide, sulla quale il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale aveva espresso parere' contrario, avendo accertato l'attualità, dei possesso della cittadinanza albanese. Ciò aveva condotto al diniego del riconoscimento dell'apolidia. Successivamente non risultano presentate nuove domande per il riconoscimento dell'apolidia,
  La questura di Pavia ha evidenziato di aver rilasciato all'interessata, nel periodo da febbraio 2001 al febbraio 2009, quattro permessi di soggiorno per motivi di famiglia, in quanto coniuge di cittadino italiano, previa esibizione di due passaporti albanesi emessi rispettivamente in data 7 gennaio 2000 e 31 luglio 2007 dalla competente autorità di quel Paese.
  Da ultimo, in data 16 settembre 2021, la Questura di Pavia ha rifasciato un permesso di soggiorno con la motivazione «Casi speciali - protezione sociale articolo 18 Testo unico immigrazione», in virtù dei contributo offerto alla squadra mobile di Varese di cui sopra, con l'indicazione della cittadinanza albanese dell'interessata e scadenza 16 settembre 2023.
  Tale tipologia di permesso di soggiorno consente l'accesso alle cure mediche gratuite, la percezione delle provvidenze socio-economiche previste dalla vigente normativa nonché lo svolgimento di attività lavorativa. Risulta in particolare che la signora Sejdini fruisse di pensione di invalidità e di reddito di cittadinanza. Risulta inoltre che il comune di Pavia nel corso dell'anno 2020 avesse stanziato a suo favore un contributo per la sistemazione alloggiativa e buoni alimentari per il periodo di emergenza sanitaria da COVID-19.
  Seguita dal servizi sociali del comune di Pavia dai 2020, la predetta aveva presentato domanda di assegnazione di una casa popolare. Nelle more, aveva ottenuto un appartamento autonomo dalla diocesi di Pavia e, dal 1° novembre 2020, aveva stipulato un contratto di affitto per un appartamento città.
  Con riferimento ai fatti segnalati nell'interrogazione, la questura di Roma ha riferito che nel primo pomeriggio del 5 novembre 2021 la predetta cittadina albanese ha messo in atto una dimostrazione di protesta in prossimità dell'ingresso del Palazzo del Quirinale, con indosso la bandiera italiana. Il personale del commissariato di pubblica sicurezza Viminale, intervenuto sul posto, ha invitato la dimostrante ad allontanarsi, spostandosi nei pressi dell'incrocio tra via XXIV Maggio e vicolo del Mazzarino. La donna ha disatteso tale indicazione, posizionandosi al centro di via del Quirinale, davanti al palazzo della Consulta, ed estraendo dalla borsa un microfono amplificatore a batterie che utilizzava per urlare in direzione del Palazzo dei Quirinale. Le forze dell'ordine hanno quindi tentato di ricondurla nell'area pedonale, con l'intento di assicurare la sua incolumità nonché di ripristinare il regolare flusso dei veicoli; tuttavia la donna ha opposto resistenza; gli agenti l'hanno quindi accompagnata in commissariato, ove è stata denunciata in stato di libertà per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Per tali fatti, considerando che la donna annoverava precedenti di polizia per interruzione di pubblico servizio, è stato emesso il provvedimento che le imponeva il rientro, con foglio di via obbligatorio, nel comune di residenza e il divieto di ritorno nel comune di Roma per la durata di un anno.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritto di soggiorno

criminalita' organizzata

prostituzione