ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10196

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 562 del 10/09/2021
Firmatari
Primo firmatario: FRATOIANNI NICOLA
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 09/09/2021


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 09/09/2021
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10196
presentato da
FRATOIANNI Nicola
testo di
Venerdì 10 settembre 2021, seduta n. 562

   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende la Riello, una delle aziende leader in Italia nel settore della climatizzazione, ha deciso di chiudere lo stabilimento di Villanova di Cepagatti (PE) avviando la procedura di licenziamento per 71 lavoratori e lo spostamento di 19 addetti alla ricerca e sviluppo nella sede di Lecco e Legnago;

   l'azienda fa parte del gruppo Carrier e ha annunciato che delocalizzerà la produzione negli stabilimenti nel nord Italia e in Polonia per ottimizzare, a detta dell'azienda, gli asset industriali e aumentare la competitività nel mercato globale;

   la decisione della Riello, slegata da qualsiasi situazione di crisi contingente, avviene nel pieno di una pandemia e in un territorio già economicamente impoverito;

   nel mese di agosto 2021, poco prima della chiusura per ferie e prima dell'avvio della procedura di licenziamento per 71 lavoratori, la Riello ha improvvisamente interrotto il rapporto di lavoro con 49 lavoratori in somministrazione quando fino al mese di luglio la produzione era stata corposa e in costante aumento, il settore di ricerca e sviluppo ha incessantemente contribuito all'introduzione di nuove tecnologie e gli operai hanno lavorato finora coprire tre turni;

   la scelta, ad avviso dell'interrogante scellerata, di chiudere lo stabilimento di Villanova di Cepagatti appare del tutto incomprensibile dal momento che si tratta di un'azienda tutt'altro che in crisi ed è motivata esclusivamente dalla volontà di incrementare i profitti e ridurre il costo del lavoro. La Riello quest'anno ha già fatturato 12 milioni di euro e il trend è in crescita. Ad agosto aveva già evaso l'80 per cento della produzione dell'anno precedente;

   secondo le organizzazioni sindacali il piano industriale della multinazionale dimostra come «la produzione del plant abruzzese non cesserà, ma verrà solo frammentata e divisa. La costruzione degli scambiatori passerà a Legnago (Verona), la carpenteria pesante a Volpago del Montello (Treviso) e l'attività di assemblaggio delle caldaie sarà trasferita in un sito in Polonia»;

   a parere dell'interrogante lo sblocco dei licenziamenti voluto dal Governo sta continuando a scaricare sui lavoratori e le lavoratrici non solo il prezzo della crisi, acuita con gli effetti della pandemia, ma sta permettendo anche alle imprese che non hanno subito la crisi a causa del COVID-19, di massimizzare i profitti attraverso delocalizzazioni e licenziamenti;

   a giudicare dal dibattito pubblico di queste settimane sembrerebbe che l'annunciato decreto anti delocalizzazioni del Governo rischi di non essere sufficiente a contrastare tale fenomeno se non prevederà adeguati meccanismi sanzionatori per quelle imprese che decidono di licenziare in Italia per trasferire le produzioni all'estero e percorsi industriali e occupazionali alternativi per i lavoratori e le lavoratrici coinvolti –:

   quali iniziative intenda assumere, a partire dalla immediata convocazione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico che coinvolga le parti sociali e gli enti locali, affinché la Riello ritiri immediatamente la procedura di licenziamento e venga scongiurata la chiusura definitiva del sito;

   quali iniziative urgenti, anche di natura normativa e di intesa con gli altri Ministri competenti, intenda assumere al fine di contrastare efficacemente tali politiche di delocalizzazione, sempre più frequenti nel nostro Paese, ai danni di migliaia di lavoratori e lavoratrici che vedono sacrificato il loro posto di lavoro per scelte aziendali legate alla massimizzazione dei profitti, prevedendo tra l'altro, a parere dell'interrogante, da una parte meccanismi sanzionatori per le imprese che delocalizzano, a partire dalla restituzione di eventuali fondi pubblici ricevuti e, dall'altro, soluzioni industriali e occupazionali alternative per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti.
(4-10196)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

licenziamento collettivo

soppressione di posti di lavoro

cessazione d'attivita'