ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/10084

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 557 del 26/08/2021
Firmatari
Primo firmatario: DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 25/08/2021


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 25/08/2021
Stato iter:
20/01/2022
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 20/01/2022
DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 20/01/2022

CONCLUSO IL 20/01/2022

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10084
presentato da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
testo di
Giovedì 26 agosto 2021, seduta n. 557

   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi hanno destato molto scalpore le immagini delle evacuazioni immediate delle sedi diplomatiche straniere a Kabul a seguito della repentina conquista della capitale da parte dei talebani;

   le diverse nazioni hanno seguito strategie diverse, sia in merito alla gestione della presenza di rappresentanti diplomatici sul territorio, sia rispetto alle modalità di concessione dei visti per il rimpatrio dei collaboratori afghani;

   in particolare, l'Italia ha deciso di rimpatriare l'ambasciatore Vittorio Sandalli e di ricostituire presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale l'ambasciata a Kabul;

   su Twitter il giornalista David Caretta ha posto in evidenza come la strategia italiana di rimpatriare l'ambasciatore Sandalli non sia stata seguita da numerose nazioni anche europee;

   a quanto risulta all'interrogante, Francia e Regno Unito hanno lasciato i propri ambasciatori in Afghanistan allo scopo di sveltire, presso l'aeroporto, gli adempimenti burocratici necessari per il rilascio dei visti di ingresso nei rispettivi Paesi, soprattutto a tutela dei civili e dei collaboratori locali gravemente minacciati dall'avanzata degli integralisti islamici talebani;

   sempre da un post su Twitter del Segretario generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ambasciatore Ettore Sequi, si apprende che è operativo un presidio diplomatico italiano presso l'aeroporto di Kabul dove, attualmente, vi sarebbe un funzionario italiano che si troverebbe ad operare in stretto coordinamento con la catena militare italiana e internazionale;

   come riportato dal sito d'informazione OnuItalia, a gestire il complesso delle operazioni logistiche vi sarebbe Stefano Pontecorvo, già ambasciatore italiano in Pakistan e attualmente senior civilian representative della Nato in Afghanistan;

   a giudizio dell'interrogante, la strategia di mantenere l'ambasciatore a Kabul avrebbe dovuto essere seguita anche dall'Italia, sia per velocizzare ogni necessario adempimento burocratico, sia tutelare i collaboratori afghani e le loro famiglie;

   appare, quindi, ipotizzabile che il rientro dell'ambasciatore Sandalli sia dovuto al completamento delle operazioni di concessione dei visti e di rimpatrio dei collaboratori afghani –:

   quali siano state le valutazioni che hanno portato al rientro in patria dell'ambasciatore d'Italia a Kabul e quali siano state le motivazioni della scelta di scartare l'opzione di mantenere lo stesso a Kabul al pari di alcuni omologhi europei;

   quante persone siano state rimpatriate e se le operazioni possano definirsi concluse o meno.
(4-10084)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 20 gennaio 2022
nell'allegato B della seduta n. 631
4-10084
presentata da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea

  Risposta. — Il Governo, nelle sue diverse articolazioni, ha profuso un impegno straordinario per far fronte all'emergenza di agosto e per assicurare le evacuazioni dall'Afghanistan, nel quadro dell'operazione «Aquila Omnia».
  A seguito dell'inarrestabile marcia dei tal ebani verso Kabul, il 14 agosto il Ministero degli affari esteri, di concerto con la Presidenza del Consiglio e il Ministero della difesa, ha deciso di evacuare il personale civile dell'ambasciata, dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) e i connazionali. All'ambasciatore Sandalli è stato chiesto espressamente di continuare a guidare da Roma l'ambasciata a Kabul, ricostituita alla Farnesina, affinché – insieme all'unità di crisi – potesse più efficacemente coordinare le operazioni di evacuazione, con tutti gli strumenti a disposizione.
  L'ambasciatore è stato chiamato a svolgere dalla Farnesina un lavoro indispensabile di messa a punto delle liste, lavoro che – insieme al Comando operativo di vertice interforze – ha consentito di salvare molte persone, senza pregiudicare l'efficienza sul posto, sempre garantita dal console Tommaso Claudi.
  Il Governo aveva infatti optato per lasciare in aeroporto a Kabul Claudi, come Incaricato d'affari, per facilitare le fasi di trasferimento dei collaboratori afghani, protetto dai Carabinieri del Tuscania, paracadutisti della Folgore e incursori dell'esercito. Come l'Italia, altri Paesi europei hanno gestito l'emergenza
in loco attraverso un incaricato d'affari presente in aeroporto a Kabul, quale riferimento per le operazioni di evacuazione di agosto (Germania, Svezia, Danimarca, Repubblica Ceca).
  L'eccezionale lavoro di squadra di Esteri, Difesa e
intelligence ha consentito a 5.011 persone, di cui 4.890 cittadini afghani, di lasciare il Paese. Si tratta del personale che aveva lavorato per il contingente italiano nella missione NATO «Resolute Support», dei collaboratori della nostra ambasciata, delle altre istituzioni italiane e di rappresentanti della società civile afghana, con le rispettive famiglie.
  Siamo ora in una fase diversa, in un contesto mutato. L'aeroporto di Kabul è nel controllo delle nuove autorità afghane. Non siamo più in condizione – né noi né alcun altro Paese NATO – di operare voli militari direttamente dall'Afghanistan. Abbiamo quindi dovuto agire su due fronti.
  Il primo è stato quello di individuare i criteri con cui stabilire delle priorità tra quanti hanno manifestato interesse a lasciare l'Afghanistan alla volta dell'Italia e che abbiano i requisiti minimi per la partenza, a cominciare dal possesso di un passaporto e di legami con l'Italia.
  Il secondo aspetto è stato quello di avviare una collaborazione con quei Paesi che ancora operano in Afghanistan (come il Qatar), che stanno assicurando il loro sostegno alle nostre operazioni, pur dovendosi confrontare essi stessi con condizioni di contesto difficili. L'ambasciata d'Italia a Kabul che opera da Doha dal 16 settembre 2021, sta appunto facilitando, tra le altre cose, l'espatrio attraverso il Qatar. Siamo così riusciti a continuare a trasferire altre persone dall'Afghanistan via Doha. Dalla conclusione delle operazioni di evacuazione in aeroporto a Kabul a fine agosto sino ad oggi, abbiamo aiutato a espatriare altri 113 cittadini afghani, di cui 25 in possesso anche della cittadinanza italiana, altri titolari di permesso di soggiorno in Italia, insieme a loro familiari.
  Abbiamo iniziato da persone che hanno appunto legami con l'Italia e che, ad esempio, hanno titolo al ricongiungimento familiare, o un permesso di soggiorno, o sono studenti immatricolati o iscritti in nostri atenei. Intendiamo proseguire su questa strada almeno finché non saranno riattivati regolari voli commerciali da e verso il Paese, che consentirebbero verosimilmente di pianificare gli espatri in maniera più regolare.
  In parallelo stiamo lavorando con alcuni Governi dei Paesi vicini per assicurare che gli afghani, già inclusi nelle nostre liste e che siano riusciti a varcare la frontiera, siano adeguatamente assistiti e possano essere trasferiti in Italia anche in assenza di documentazione completa, prevedendo una trattazione semplificata delle domande di visto, certamente sempre entro i termini di legge, ivi incluso, ovviamente, il vaglio di sicurezza.
  Il Ministero della difesa si sta adoperando per portare in Italia, attraverso voli commerciali, altri ex collaboratori del contingente italiano con rispettive famiglie, che siano riusciti a raggiungere uno dei Paesi limitrofi. Il Ministero della difesa stima in circa 500 persone questo gruppo. Rispetto a coloro che approderanno in Italia, la Difesa si è detta disponibile ad assicurare il supporto logistico per la loro quarantena presso strutture militari già individuate. Si tratta in ogni caso di numeri in evoluzione, per la definizione dei quali occorrerà attendere anche la conclusione delle procedure di «
vetting» da parte del Ministero della difesa.
  Coerentemente al piano italiano per il popolo afghano, abbiamo inoltre sottoscritto un Protocollo d'intesa con il Ministero dell'interno, le organizzazioni della società civile tradizionali e nuovi
partner in queste iniziative e gli organismi internazionali di settore (UNHCR e OIM) per l'attivazione di corridoi umanitari e procedure di evacuazione per l'Afghanistan. Si tratta di un duplice canale legale e sicuro d'ingresso, basato su una buona prassi italiana di assoluto rilievo internazionale, che consentirà di accogliere in Italia 1.200 cittadini afghani potenziali titolari di protezione internazionale e/o in situazione di vulnerabilità, selezionati sul territorio di Paesi limitrofi (Iran e Pakistan). Anche per tale canale gli ex collaboratori del contingente militare e delle istituzioni civili italiane in Afghanistan potrebbero essere considerati fra i potenziali beneficiari.
  La Farnesina coordina un gruppo di lavoro interministeriale su evacuazione e accoglienza, aperto alle organizzazioni della società civile, e una
task force più ristretta per le richieste di trasferimenti dall'Afghanistan di cui fanno parte rappresentanti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero della difesa e del Ministero dell'interno, insediatasi a inizio novembre. Tali strumenti di coordinamento consentono il necessario raccordo con le amministrazioni competenti, assicurando in tal modo tempestività e coerenza alla nostra azione. È un lavoro in corso, che porteremo avanti con ogni possibile impegno malgrado le difficili condizioni in cui ci troviamo ad operare.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

politica dei visti

funzionario europeo

professioni diplomatiche