ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09674

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 533 del 30/06/2021
Firmatari
Primo firmatario: TIMBRO MARIA FLAVIA
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 30/06/2021


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 30/06/2021
Stato iter:
21/12/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 21/12/2021
SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 21/12/2021

CONCLUSO IL 21/12/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09674
presentato da
TIMBRO Maria Flavia
testo di
Mercoledì 30 giugno 2021, seduta n. 533

   TIMBRO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal quotidiano L'Avvenire, nel centro di detenzione ufficiale di Shar al-Zawyah, prigione nella quale vengono collocati i migranti catturati in mare dalla guardia costiera libica in attesa del loro trasferimento in uno degli altri 28 campi di prigionia riconducibili al Governo di Tripoli, sono rimaste oramai solo cinque ragazze;

   le ragazze, tutte somale e minorenni, hanno subito violenze inaudite da parte degli agenti libici preposti alla vigilanza del centro; come riportato dal predetto quotidiano, infatti, circa un mese fa due di queste ragazze poco più che bambine, dopo gli ennesimi abusi ad opera degli agenti, hanno provato a togliersi la vita; successivamente, sono state ricoverate in ospedale a Tripoli e visitate da personale di Medici senza frontiere, che ne ha chiesto l'immediato rilascio. Tuttavia, nonostante la richiesta di rilascio, le giovani sono state nuovamente recluse nel campo di prigionia ed esposte ad ulteriori abusi e violenze;

   come rivelato all'Associated Press da una fonte anonima, le ragazze subiscono lo stupro come indicibile pegno ad ogni richiesta da loro formulata, dall'andare in bagno, al mangiare o al poter chiamare la famiglia. Violenze continue che si aggiungono alle violenze già subite nei centri di detenzione illegali;

   il Governo libico non ha voluto commentare le notizie emerse; Suki Nagra, rappresentante in Libia dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha, invece, confermato: «Le armi tacciono, c'è un cessate il fuoco, ma le violazioni dei diritti umani continuano senza sosta». L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha affermato che si tratta di «violenza sessuale inconcepibile contro donne e ragazze migranti nel centro di detenzione Shar al-Zawyah di Tripoli: tentativi di suicidio per disperazione e fame. Chiediamo il loro rilascio e protezione immediati. La Libia non è un porto di ritorno sicuro per i migranti»;

   come denunciato da Vincent Cochetel, inviato dell'Alto commissariato per i rifugiati nel Mediterraneo Centrale: «La maggior parte delle donne rifugiate evacuate dai centri di detenzione dove erano state trattenute per più di 9 mesi avevano figli o erano incinte a causa degli stupri subiti da parte delle guardie». Ciononostante, anche nei casi ampiamente documentati i presunti colpevoli vengono arrestati, ma spesso vengono rapidamente rilasciati per mancanza di testi disposti a testimoniare per paura di rappresaglie;

   secondo i dati resi noti da Unhcr-Acnur, alla data del 10 giugno 2021 un totale di 10.454 rifugiati e migranti sono stati intercettati dai guardacoste libici nel 2021 e portati nei centri di detenzione dove, come ormai tristemente noto, sono sottoposti a torture e violenze indicibili;

   a riprova di quanto detto si pensi che il 19 maggio 2021 la procura internazionale dell'Aja ha reso note come negli ultimi sei mesi, l'Ufficio del procuratore abbia continuamente ricevuto e raccolto informazioni credibili e prove sostanziali su gravi crimini che si presume siano stati commessi nei centri di detenzione ufficiali e non ufficiali in Libia –:

   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti in premessa, non ritenga necessario e urgente adoperarsi presso le opportune sedi per ottenere l'immediato rilascio delle ragazze detenute nel centro di Shar al-Zawyah;

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario e urgente adoperarsi altresì, attraverso le opportune interlocuzioni con il nuovo Primo Ministro del Governo di unità nazionale della Libia, Abdelhamid Dabaiba, al fine di ottenere la rapida chiusura dei centri di detenzione, dove, come ripetutamente riportato e documentato da diverse organizzazioni umanitarie, sono quotidianamente calpestati tutti i diritti umani.
(4-09674)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 21 dicembre 2021
nell'allegato B della seduta n. 619
4-09674
presentata da
TIMBRO Maria Flavia

  Risposta. — La Libia sta attraversando un periodo di transizione istituzionale fortemente sostenuto dall'Italia per consentire la progressiva stabilizzazione del Paese. La gestione della situazione umanitaria, nel cui contesto si inserisce la questione evocata dall'interrogante, resta tuttavia ancora oggi complessa.
  Grazie al sostegno della nostra ambasciata a Tripoli e all'assistenza dell'organizzazione umanitaria italiana CESVI, nonché all'azione dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'Alto commissariato ONU per i rifugiati, le cinque ragazze detenute nel centro di Shar al-Zawyah sono state trasferite in Italia. Il caso si è dunque positivamente concluso nell'ambito di un nuovo programma di corridoi umanitari realizzato insieme a Ministero dell'interno, comunità di Sant'Egidio, federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Tavola valdese e Alto commissariato ONU per i rifugiati.
  La circostanza permette di ricordare che l'Italia resta al momento l'unico Paese europeo ad effettuare evacuazioni dirette dalla Libia e rimane uno dei principali sostenitori dei rimpatri volontari assistiti dal Paese. Il contrasto al traffico di esseri umani e, più in generale, la corretta gestione del fenomeno migratorio in maniera più rispettosa dei diritti umani sono costantemente poste all'ordine del giorno degli incontri istituzionali bilaterali susseguitisi al più alto livello politico. Da ultimo, questo auspicio è stato ribadito dal Ministro Di Maio al Primo ministro libico Dabaiba durante la visita a Tripoli del 2 agosto 2021.
  La questione del definitivo superamento del sistema dei centri di detenzione per migranti è stata sollevata dall'Italia in ogni occasione di incontro a livello bilaterale. La stessa chiusura dei centri è stata espressamente inclusa tra gli impegni sottoposti alle autorità libiche nelle conclusioni della seconda Conferenza di Berlino sulla Libia del 23 giugno.
  Nell'ambito del Fondo migrazioni 2021, la Farnesina ha inoltre ulteriormente valorizzato l'azione congiunta con Organizzazione internazionale per le migrazioni e Alto commissariato ONU per i rifugiati. Proseguendo il piano già avviato nel 2020, è stata potenziata l'offerta di servizi di base e sanitari per migranti e rifugiati vulnerabili in Libia, sia nei centri di detenzione che nei contesti urbani. Anche quest'anno la programmazione degli interventi nel Paese ha posto al centro la tutela dei diritti individuali, affidando alle due Organizzazioni del sistema delle Nazioni unite il compito di svolgere attività di formazione per la tutela dei diritti umani dei migranti a beneficio di tutti gli enti libici coinvolti nelle operazioni di soccorso in mare.
  Anche se la situazione specifica sollevata dall'interrogante è oggi risolta, essa conferma la necessità di un impegno europeo deciso a favore del miglioramento delle condizioni dei migranti presenti sul territorio libico, soprattutto nell'ottica del definitivo superamento del sistema dei centri di detenzione. In questo senso, l'Italia condivide l'esigenza espressa il 7 giugno 2021 dalla Commissaria europea per gli affari interni, Ylva Johansson, al Primo ministro libico Dabaiba di migliorare significativamente le condizioni nei centri di detenzione e assicurare i diritti fondamentali delle persone trattenute.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

carcerazione

violenza sessuale