ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09491

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 521 del 09/06/2021
Firmatari
Primo firmatario: RAMPELLI FABIO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 09/06/2021


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 09/06/2021
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09491
presentato da
RAMPELLI Fabio
testo di
Mercoledì 9 giugno 2021, seduta n. 521

   RAMPELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è un pugno nello stomaco la notizia della scarcerazione, dopo solo 25 anni, di Giovanni Brusca, boss di mafia, autore della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta e che ha fatto uccidere e sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, per vendetta nei confronti del padre collaboratore di giustizia;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il collaboratore di giustizia siciliano, tornato definitivamente libero, ha ottenuto una casa in una località segreta, una nuova identità, e quella che in gergo tecnico viene chiamata indennità di mantenimento, che oscilla tra i 1000 e 1500 euro al mese, più 500 euro per ogni familiare a carico;

   una decisione giuridicamente legittima, ma moralmente difficile da accettare, se l'indulgenza della giustizia si traduce, di fatto, in generosi sconti di pena per chi si è macchiato di crimini efferati, riaprendo una dolorosa ferita e uno dei capitoli più tristi della nostra storia;

   dure le parole di Claudio Martelli, che ha vissuto in prima persona gli anni delle stragi mafiose da Ministro della giustizia, a stretto contatto con Giovanni Falcone nella lotta a Cosa nostra: «Io sono tutto tranne che un giustizialista, ma trovo che la scarcerazione di un criminale come Giovanni Brusca sia inaccettabile, è qualcosa che lascia un senso di profonda ingiustizia che rasenta lo sgomento. [...] Brusca non è un pentito, è un criminale che ad un certo punto ha deciso per i suoi interessi di collaborare con i magistrati che lo interrogavano. Ha parlato e ha raccontato alcune cose. Quante, del repertorio dei suoi delitti, non è dato sapere. Ma per sua ammissione è responsabile di almeno 150 omicidi, di stragi, e io ricordo che nei casi di stragi le indagini non si possono mai prescrivere, questo significa che c'è qualcosa che non può essere superato. Ai miei tempi il ministero si chiamava di Grazia e Giustizia, Cossiga volle forzarmi a concedere la grazia a Renato Curcio, ma io dissi di no. Se fossi ancora ministro l'ultima cosa che farei è dare la grazia a Brusca, uno che si è macchiato di crimini efferati, ha ucciso bambini, giudici»;

   lo stesso Martelli ha avanzato perplessità sulla decisione di scarcerazione solo dopo 25 anni di carcere, ricordando come Brusca abbia cominciato a collaborare nel '96, probabilmente sotto la spinta dello sconto di pena, una procedura «che dà luogo ad abusi e consente al collaboratore di giustizia un grande margine di discrezionalità. Già Falcone metteva in guardia dai rapporti intimistici, così diceva lui, tra pentiti e pubblici ministeri, perché il rischio è che si crei un rapporto confidenziale in cui è il collaboratore a usare il magistrato. Se capisce cosa vuole il pm, lui glielo dà, ma non è detto che sia la verità» –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, per quanto di competenza, in relazione alla scarcerazione di Giovanni Brusca.
(4-09491)