ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/09114

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 496 del 28/04/2021
Firmatari
Primo firmatario: VARCHI MARIA CAROLINA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 27/04/2021
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 28/04/2021


Elenco dei co-firmatari che hanno ritirato la firma
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma Data ritiro firma
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 27/04/2021 28/04/2021
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER LE PARI OPPORTUNITA' E LA FAMIGLIA
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER LE PARI OPPORTUNITA' E LA FAMIGLIA delegato in data 27/04/2021
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09114
presentato da
VARCHI Maria Carolina
testo di
Mercoledì 28 aprile 2021, seduta n. 496

   VARCHI e LUCASELLI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'agenzia Onu per l'uguaglianza di genere ha definito l'esplosione di violenza di genere registrata nel 2020 una «Pandemia ombra»: i numeri rivelano violenza domestica, abusi fisici e psicologici, situazioni di pericolo alimentati da convivenze forzate e isolamento dalle comunità;

   in Italia, i dati Eures parlano di un'emergenza nell'emergenza: nel 2020 sono state uccise 91 donne, quasi una ogni tre giorni; tra marzo e giugno le richieste di aiuto al numero antiviolenza e stalking sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo 2019, mentre il personale è diminuito;

   nonostante ciò, a dicembre 2020 scaduto il «Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne», il documento che illustra e coordina tutte le politiche nazionali di prevenzione e contrasto alla violenza di genere e, ad oggi, non vi è traccia tangibile di un testo sostitutivo;

   la pandemia, però, ha esasperato problemi già esistenti, come emerge dal rapporto di ActionAid «Tra retorica e realtà. Dati e proposte sul sistema antiviolenza in Italia», che ha messo in evidenza i molti deficit strutturali del sistema antiviolenza italiano, come quelli che riguardano l'allocazione e la gestione di fondi e il coordinamento tra gli attori coinvolti;

   secondo l'ultima rilevazione Istat, i centri antiviolenza (Cav) al 2018 erano 302, 0,05 ogni 10.000 abitanti, con rarefazioni al Sud Italia e nelle isole; ma ancora più grave, non tutti i Cav rispetterebbero i criteri della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza di genere, secondo i quali bisogna garantire alle donne un percorso completo, dall'accoglienza telefonica all'autonomia, all'inserimento lavorativo, tenendo conto delle esigenze specifiche di ciascuna;

   nel 2019 ActionAid ha indagato sullo stato di erogazione dei fondi ai Cav, denunciando una situazione allarmante: parte dei fondi provengono dallo Stato, ma la quota più rilevante viene gestita dalle regioni, che hanno procedure diverse fra loro e a fine 2020 le regioni non avevano finito di erogare i fondi previsti nel biennio 2015-2016, a eccezione di Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Marche e Molise;

   diversi sono stati i decreti di attuazione approvati per accelerare le procedure, l'ultimo il 2 aprile 2020, ma a sei mesi di distanza, solo Abruzzo, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Molise e Veneto avevano sbloccato i fondi;

   nel frattempo, i centri antiviolenza sono sempre più in difficoltà, non solo per la riorganizzazione che si è resa necessaria con la pandemia, ma anche perché in alcune zone d'Italia i gravi ritardi dei fondi hanno comportato la diminuzione del personale, in larga parte volontario, e la sospensione di alcuni servizi, come nel caso Catia Doriana Bellini di Perugia, che ad aprile ha dovuto interrompere l'accoglienza per mancanza di fondi;

   secondo Grevio, il gruppo di esperte sulla violenza contro le donne del Consiglio d'Europa, che monitora l'applicazione della Convenzione di Istanbul, «La causa dell'uguaglianza di genere incontra ancora resistenze nel Paese» e, in particolare, «le autorità nazionali dovrebbero in priorità stanziare finanziamenti adeguati ed elaborare soluzioni che permettano di fornire una risposta coordinata e interistituzionale alla violenza»;

   l'emergenza femminicidi in Italia non si è mai conclusa, probabilmente perché non si tratta di un'emergenza, ma di un problema sistemico che ha bisogno di soluzioni altrettanto sistemiche –:

   quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per adottare un nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne, che applichi in toto la Convenzione di Istanbul e in grado di rendere il sistema antiviolenza italiano più efficace, anche attraverso procedure più snelle di assegnazione delle risorse, investimenti efficaci nella prevenzione e fondi destinati all'autonomia economica delle donne vittima di violenza.
(4-09114)