ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07376

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 421 del 03/11/2020
Firmatari
Primo firmatario: FIORAMONTI LORENZO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 03/11/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 03/11/2020
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07376
presentato da
FIORAMONTI Lorenzo
testo di
Martedì 3 novembre 2020, seduta n. 421

   FIORAMONTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (MPS) è la più antica banca in attività ed è ritenuta anche la più longeva al mondo. Fondata nel 1472 sotto forma di Monte di Pietà per correre in aiuto alle classi disagiate della popolazione della città di Siena, rientra nel panorama dei beni comuni del nostro Paese;

   attualmente l'azionista di maggioranza del gruppo Montepaschi è lo Stato italiano che detiene, complessivamente, il 68,2 per cento del capitale sociale, con la partecipazione diretta del Ministero dell'economia e delle finanze;

   da organi di stampa si apprende dell'approvazione del progetto di scissione parziale proporzionale di MPS Capital Services S.p.A. in favore di Mps e il progetto di scissione parziale non proporzionale con opzione asimmetrica di MPS in favore di Amco – Asset Management Company S.p.A.;

   pertanto, per effetto della scissione Amco si determinerà una riduzione del capitale sociale della Banca pari a euro 1.133.606.063,29, con il conseguente annullamento, tenuto conto degli arrotondamenti derivanti dall'applicazione del rapporto di cambio della scissione Amco, di massime n. 137.884.185 azioni in circolazione;

   tale scissione avrà come effetto finale la privatizzazione dell'istituto di credito in seguito alla trasmissione dei crediti deteriorati e delle sue passività all'interno della badbank: poste così le premesse operative per la realizzazione del piano Hydra, queste dovrebbero a loro volta facilitare la privatizzazione e l'uscita del Ministero dell'economia e delle finanze una volta che la banca sia stata alleggerita dal fardello delle sofferenze;

   lo Stato italiano, come concordato da tempo con la Commissione europea, dovrà vendere la sua quota del 68,2 per cento entro la fine dell'anno prossimo – per la quale aveva già ottenuto una proroga di 2 anni, in quanto inizialmente si era pattuito con Bruxelles di rivendere a un privato entro il 2019;

   i costi legali potenziali a cui Mps risulta esposta ammonterebbero a dieci miliardi di euro. L'integrazione tra Unicredit e Mps comporterebbe perciò un abbassamento del grado di patrimonializzazione dell'entità post-fusione, ragione per cui la banca milanese chiederebbe dallo Stato un pagamento per mantenere inalterato il suo CET1. In totale, il costo che lo Stato avrà sostenuto in questi tre anni, al netto dei proventi della svendita, ammonterebbe a oltre 20 miliardi di euro, oltre un punto di prodotto interno lordo;

   inoltre, considerato il momento di emergenza che sta attraversando il nostro Paese – che va riversandosi sullo stato di salute del nostro tessuto bancario – sarebbe necessario non solo procedere ad una moratoria per consentire alla banca di riprendersi ora che è stata alleggerita dal peso del deterioramento dei crediti, ma di tendere anche ad un accorpamento con gli altri istituti di credito – anch'essi in sofferenza –, ai fini della gestione di una nuova governance condivisa ai sensi dell'articolo 43 della Costituzione ad opera di una comunità di utenti e lavoratori tale da realizzare la prima e unica banca pubblica bene comune degli italiani –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per rivedere gli accordi precedentemente presi con Bruxelles al fine di non svendere un istituto di credito dal portato storico e di importanza fondamentale nel panorama italiano dei beni comuni, senza la previsione delle adeguate garanzie.
(4-07376)