ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06910

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 399 del 28/09/2020
Firmatari
Primo firmatario: SIRACUSANO MATILDE
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 25/09/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO PER GLI AFFARI EUROPEI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 25/09/2020
Stato iter:
15/01/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/01/2021
SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/01/2021

CONCLUSO IL 15/01/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06910
presentato da
SIRACUSANO Matilde
testo di
Lunedì 28 settembre 2020, seduta n. 399

   SIRACUSANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   sono ancora bloccati in Libia i diciotto membri dell'equipaggio di due pescherecci di Mazara del Vallo, «Antartide» e «Medinea», sequestrati la sera del 1° settembre 2020 dalle autorità libiche a circa 35 miglia a nord di Bengasi;

   il 22 settembre 2020, il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Pietro Benassi, ha ricevuto a Roma i familiari dei fermati, ma oltre alle solite rassicurazioni dal Governo non sono arrivate indicazioni precise;

   nel frattempo nel comune trapanese si susseguono manifestazioni per tentare di accendere i riflettori su un pericoloso episodio come quello appena riportato, a giudizio dell'interrogante, totalmente sottovalutato dal Governo;

   ad avviso dell'interrogante, il nostro Paese non può in alcun modo permettere che propri concittadini restino nelle mani di autorità non riconosciute senza porre in essere alcuna iniziativa concreta per il loro rimpatrio –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo stia assumendo per garantire l'immediato rilascio dei due pescherecci «Antartide» e «Medinea» oltre che dei diciotto membri dell'equipaggio tuttora trattenuti a Bengasi;

   quali iniziative urgenti il Governo, per quanto di competenza, intenda adottare per porre fine alle ripetute aggressioni subite dai pescatori italiani e se non intenda avviare tempestivamente un'azione concordata a livello europeo al fine di superare il contenzioso relativo alle zone esclusive di pesca istituite da diversi Paesi per permettere a tutti i pescherecci europei di operare legalmente e in sicurezza.
(4-06910)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 15 gennaio 2021
nell'allegato B della seduta n. 452
4-06910
presentata da
SIRACUSANO Matilde

  Risposta. — Il Governo sta seguendo con la massima attenzione, tramite tutte le sue articolazioni, la vicenda che vede coinvolti gli equipaggi dei due pescherecci Antartide e Medinea, fermati nella notte tra il primo e il 2 settembre da parte dell'autoproclamato governo dell'Est del Paese. Gli otto cittadini italiani e un doppio cittadino italo-tunisino e tutti gli altri marittimi fermati stanno bene, non condividono gli spazi in cui si trovano con persone che possano mettere a rischio la loro incolumità e, tramite l'Ambasciata d'Italia a Tripoli, ricevono l'assistenza e i medicinali di cui necessitano.
  L'intervento libico sembra sia scaturito dalla presunta violazione dell'autoproclamata zona di pesca protetta. Il tratto di mare in cui è avvenuto il sequestro dei pescherecci sarebbe infatti considerato zona militare dalla parte est-libica.
  Al di là della situazione di grave instabilità interna che caratterizza lo scenario libico e delle valutazioni di profilo giuridico-internazionale, nel maggio 2019 il Comitato di coordinamento interministeriale per la sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture (Cocist) ha dichiarato l'area della zona di protezione di pesca libica ad «alto rischio» per tutte le navi battenti bandiera italiana, senza distinzione di tipologie. Analogo messaggio viene riportato sui sito istituzionale della Farnesina «Viaggiare Sicuri». A più riprese il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Comando generale della Guardia costiera e il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali hanno raccomandato ai pescherecci italiani di evitare le acque al largo delle coste libiche. In ottemperanza alle decisioni del Cocist, le unità della Marina militare in navigazione nell'area invitano le unità di pesca italiane localizzate in quella zona a lasciarla.
  Riteniamo inaccettabile lo stato di fermo per qualcuno che viola una zona autoproclamata, soprattutto considerando che ad emetterlo è un'entità che né l'Italia né la comunità internazionale riconoscono come governo legittimo. Ciò non toglie che quella rimane una zona a rischio. Quanto accaduto pone con rinnovata evidenza il tema della progressiva territorializzazione del Mediterraneo. Negli ultimi anni, un numero crescente di Stati ha proclamato proprie zone marittime per esercitare diritti di sovranità esclusivi. Con alcuni di questi, come Algeria e Grecia, abbiamo concluso accordi. È ovviamente impossibile, in questa fase, prevedere accordi analoghi con una Libia contesa tra più fazioni in conflitto tra loro. I nostri sforzi ora sono concentrati sul riportare a casa i pescatori, ma certamente occorre lavorare, e il Governo lo sta facendo, anche per creare le condizioni che evitino il ripetersi di episodi così dolorosi per la nostra marineria.
  In merito alla possibilità di avviare un'azione concordata a livello europeo volta a superare il contenzioso relativo alle zone esclusive di pesca istituite dai Paesi del Mediterraneo e permettere ai marittimi di operare in sicurezza, occorre premettere che l'Unione Europea non è competente a concludere accordi di delimitazione delle acque in connessione con lo sfruttamento delle risorse ittiche. Questo genere di accordi competono infatti in via esclusiva ai singoli Stati membri. In linea generale, la gestione delle risorse biologiche del Mediterraneo è già definita a livello multilaterale nell'ambito della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo della Fao. La Commissione ha la funzione di promuovere, su un piano di parità tra tutti gli Stati rivieraschi, la conservazione e l'uso sostenibile delle risorse e lo sviluppo dell'acquacoltura. A tutela delle risorse ittiche nelle acque circostanti le coste italiane, e a maggiore garanzia degli interessi del settore nazionale della pesca, da alcuni anni l'Italia ha avviato una politica volta a concludere accordi bilaterali con i Paesi confinanti del Mediterraneo per delimitare le rispettive aree marittime di interesse esclusivo.
  Adesso, come ha sottolineato il Ministro Di Maio nel
question time al Senato del 15 ottobre 2020, occorre anzitutto stringersi intorno ai connazionali trattenuti a Bengasi, evitando speculazioni politiche e perseguendo insieme l'unico obiettivo che conta: restituirli al più presto all'affetto dei loro cari. Il Ministro Di Maio si è subito attivato con partner internazionali, in particolare quelli (come Russia ed Emirati Arabi Uniti) che intrattengono rapporti specifici con Bengasi. Questa azione parallela potrà corroborare gli sforzi che il Governo svolge a tutto campo con i libici. Per raggiungere l'obiettivo servono massimo riserbo, razionalità, cautela, determinazione e soprattutto unità. L'unità delle forze politiche rafforzerà coloro che stanno lavorando per riportare a casa i nostri pescatori.
La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.