ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06848

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 397 del 22/09/2020
Firmatari
Primo firmatario: DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 22/09/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 08/10/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 22/09/2020
Stato iter:
04/12/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 04/12/2020
SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 08/10/2020

RISPOSTA PUBBLICATA IL 04/12/2020

CONCLUSO IL 04/12/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06848
presentato da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
testo presentato
Martedì 22 settembre 2020
modificato
Giovedì 8 ottobre 2020, seduta n. 405

   DELMASTRO DELLE VEDOVE, VARCHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sul giornale La Verità del 19 settembre 2020, viene riportata l'ennesima disperata richiesta di intervento da parte di Marco Marrone, armatore del Medinea, uno dei due pescherecci italiani che il 2 settembre 2020 sono stati sequestrati dalla marina libica fedele al generale Haftar;

   «I 18 italiani si trovano in carcere, l'altro giorno, per la prima volta dopo 16 giorni, abbiamo ricevuto una telefonata, ci hanno detto che stavano bene ma imploravano aiuto»;

   l'armatore ha dichiarato che «Di Maio ci ha promesso che li porterà a casa, gli chiediamo di fare più in fretta possibile perché la situazione è disperata. E ci dispiace che il presidente Conte non ci abbia dato nessuna risposta anche tramite i media»;

   qualche giorno prima, aveva dichiarato: «Abbiamo appena parlato con il Ministro degli Esteri Di Maio. Ci ha rassicurati sull'impegno del Governo, della Farnesina e dell'intera intelligence. Ha preso un grande impegno: portare a casa al più presto l'equipaggio e i pescherecci. Le trattative sono in corso e il Ministro ci ha molto rassicurati»;

   uno dei 18 marittimi dei due pescherecci di Mazara del Vallo sequestrati dice: «ci accusano che hanno trovato droga a bordo». I due motopesca Antartide e Medinea sono tuttora sotto sequestro in Libia, nel porto di Bengasi, mentre i pescatori sono stati trasferiti nel carcere di El Kuefia, in stato di arresto;

   secondo fonti libiche, nel corso di una perquisizione, gli ufficiali di Haftar avrebbero trovato dei panetti di sostanze stupefacenti, poi schierati sul molo e fotografati come una tradizionale operazione antidroga. «Ci vogliono incastrare, non so di cos'altro ci vorranno accusare», dice l'armatore Marco Marrone. In effetti i pescherecci sarebbero rimasti incustoditi sin dai primi giorni e la contestazione sarebbe saltata fuori soltanto durante ulteriori accertamenti. La circostanza non viene confermata dalla Farnesina;

   indirettamente, ha trovato conferma la proposta di uno «scambio di prigionieri». L'ipotesi avanzata dagli uomini di Haftar riguarda quattro libici, condannati a 30 anni dal tribunale di Catania e detenuti in Italia, accusati di essere tra gli scafisti della cosiddetta Strage di Ferragosto in cui morirono 49 migranti. In Libia, lunedì 14 settembre, i loro familiari hanno manifestato per chiedere di bloccare la liberazione dei pescatori per ottenere l'estradizione dei quattro –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;

   cosa stia facendo il Governo per la liberazione degli ostaggi.
(4-06848)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 4 dicembre 2020
nell'allegato B della seduta n. 439
4-06848
presentata da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea

  Risposta. — Nella notte tra 1° e il 2 settembre 2020 quattro pescherecci italiani sono stati intercettati e fermati dalle autorità marittime libiche riferibili all'autoproclamato governo dell'est del Paese. Al momento del fermo, le imbarcazioni si trovavano a circa 40 miglia nautiche a nord-ovest di Bengasi. Due pescherecci («Antartide» e «Medinea») sono stati coattivamente condotti presso il porto di Bengasi e lì trattenuti insieme al loro equipaggio composto da 6 cittadini italiani (4 sull'Antardide e 2 sul Medinea) e altri membri di varie nazionalità (principalmente tunisina). Le restanti barche («Anna Madre» e «Natalino») sono rientrate in Italia, mentre 2 membri dei loro equipaggi sono stati coattivamente condotti a Bengasi, insieme al gruppo di «Antartide» e «Medinea». Sono quindi 8 i connazionali coinvolti nella vicenda.
  Tutti i connazionali risultano attualmente in stato di fermo. Sono stati trasferiti presso un centro della polizia locale, non si trovano quindi in un carcere con detenuti che potrebbero minacciarne l'incolumità. L'intervento libico sembra essere scaturito dalla presunta violazione della zona di pesca protetta (Zpp), che la Libia ha unilateralmente proclamato nel 2005. Il tratto di mare sarebbe considerato «zona militare» dalle forze dell'est libico.
  Al di là della situazione bellica contingente che caratterizza lo scenario libico o delle valutazioni di profilo giuridico internazionale, l'area corrispondente alla Zpp libica è stata dichiarata dal Comitato di coordinamento interministeriale per la sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture (Cocist), nel maggio 2019, «zona ad alto rischio» per tutte le navi battenti bandiera italiana senza distinzione di tipologia. Anche in passato, a più riprese, la Farnesina, insieme al Comando generale della guardia costiera e al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha raccomandato ai pescherecci italiani di evitare le acque al largo delle coste libiche, ove azioni da parte delle autorità o delle milizie locali possono facilmente concludersi con serie misure sanzionatorie che includono multe elevate, sequestro delle attrezzature di pesca e dell'eventuale pescato, confisca delle imbarcazioni.
  Lo stato di fermo, oltretutto emesso da forze che né l'Italia, né la comunità internazionale riconoscono come governo legittimo, è inaccettabile. Così come inaccettabile sarebbe se qualcuno ci dicesse: «Se liberate i nostri, vi diamo gli italiani». Il ritorno dei nostri connazionali è una priorità assoluta per l'intero Governo italiano, in tutte le sue articolazioni competenti e sotto il coordinamento di Palazzo Chigi.
  Il Ministro Di Maio – sin dalla videoconferenza con i familiari degli equipaggi dei due pescherecci sequestrati, il sindaco di Mazara del Vallo e gli armatori, il 15 settembre 2020 – ha confermato la determinazione e il sostegno del Ministero degli affari esteri. Il 22 settembre, alcuni familiari dei pescatori italiani attualmente fermati in Libia sono stati ricevuti a Palazzo Chigi su indicazione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e presso la Farnesina su indicazione del Ministro Di Maio. Dopo un ulteriore incontro presso il Ministero degli affari esteri il 25 settembre 2020, alcuni membri delle famiglie dei fermati sono stati nuovamente ricevuti (29 settembre) a Palazzo Chigi dal Presidente Conte, con il Ministro Di Maio. Gli incontri che ho citato e il continuo contatto con le famiglie assicurato attraverso l'Unità di crisi della Farnesina intendono trasmettere la vicinanza e l'impegno del Governo a fianco di chi sta vivendo momenti di grande preoccupazione e angoscia.
  Il nostro lavoro mantiene necessariamente riservatezza e basso profilo, come richiesto da vicende del genere.

  Stiamo lavorando alla soluzione di questo difficile caso su due piani. Il primo è il lavoro dei nostri diplomatici e dell'intelligence in contatto con i diversi interlocutori locali, sia per monitorare quotidianamente le condizioni dei connazionali, che per sollecitarne il rilascio. I marittimi si trovano in buone condizioni e risulta che siano trattati in modo corretto. La nostra Ambasciata a Tripoli ha facilitato la messa a disposizione dei medicinali di cui avevano bisogno.
  Il secondo livello è quello dei contatti internazionali, soprattutto con i
partner che hanno specifica influenza su Bengasi. Oltre alla conversazione telefonica con il Ministro francese Le Drian e alle recenti consultazioni a Roma con il Segretario di Stato Usa Pompeo, il Ministro Di Maio ha avuto colloqui telefonici con il suo omologo emiratino Abdullah bin Zayed Al Nayan e con il Ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, che ha incontrato anche a Mosca.
  Le iniziative del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si inseriscono in uno sforzo corale delle Istituzioni del nostro Paese nell'obiettivo di coordinare ulteriormente gli sforzi per pervenire presto a una soluzione positiva della vicenda. Per raggiungere questo obiettivo servono massimo riserbo, razionalità, cautela, determinazione e soprattutto unità. L'unità delle forze politiche rafforzerà coloro che stanno lavorando per riportare a casa i nostri pescatori.
La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.