ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06545

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 385 del 03/08/2020
Firmatari
Primo firmatario: TONDO RENZO
Gruppo: MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI-CAMBIAMO!-ALLEANZA DI CENTRO
Data firma: 03/08/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 03/08/2020
Stato iter:
04/12/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 04/12/2020
SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 04/12/2020

CONCLUSO IL 04/12/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06545
presentato da
TONDO Renzo
testo di
Lunedì 3 agosto 2020, seduta n. 385

   TONDO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi un Hercules C 130 italiano proveniente da Pisa e con a bordo 40 militari è atterrato a Misurata in Libia. Ad alcuni dei nostri soldati è stata negata l'autorizzazione allo sbarco perché sul loro passaporto mancava il visto d'ingresso;

   i nostri soldati che dovevano svolgere attività di pace e pertanto di sostegno alla popolazione locale sono stati costretti a ripartire. Si ricorda, tra l'altro, che i militari del nostro Paese svolgono da anni in diversi «teatri di guerra» una funzione importantissima e fondamentale per garantire la pace e per proteggere le popolazioni coinvolte. È anche da sottolineare che i nostri militari sono apprezzati in tutto il mondo per la professionalità, il senso di responsabilità e l'umanità con cui svolgono la funzione prevista dalle missioni internazionali;

  il Ministro degli affari esteri e il Ministro della difesa italiani hanno taciuto sull'accaduto (riportato nel primo periodo di questa premessa). Ed anche le agenzie di stampa non hanno pubblicato la suddetta notizia;

   si ricorda che in Libia ci sono due governi, uno riconosciuto a livello internazionale, di Al Sarraj, ed un altro del generale Haftar. Si fa presente che la Libia è la parte più importate di territorio africano da cui partono i migranti che giungono da altre parti dell'Africa per arrivare soprattutto in Italia ed in Europa. Tra l'altro è ormai innegabile che nei centri libici dove soggiornano i migranti ci sia una violazione dei diritti umani;

   si evidenzia inoltre l'attivismo politico di alcune nazioni come la Turchia, l'Egitto e la Russia per arrivare ad una stabilizzazione dell'intero territorio di questo Paese soprattutto ricco di petrolio;

   tra l'altro, i migranti partono dalla Libia su barconi gestiti da «scafisti» privi di scrupolo. La guardia costiera libica dovrebbe vigilare sulle coste del proprio Paese per impedire l'attività criminosa proprio degli «scafisti» –:

   quali siano le ragioni del mancato visto ad alcuni soldati italiani e perché si sia taciuta una notizia così importante. Quali siano le responsabilità di tale accadimento, che risulta a parere dell'interrogante gravemente dannoso per il prestigio delle forze armate italiane che da sempre svolgono le loro attività, come detto in premessa con grande senso di responsabilità e valore riconosciuto a livello internazionale, e se si ritenga del suddetto accadimento (ovvero la mancata concessione del visto per lo sbarco) sia da considerarsi dannoso, come detto, per l'immagine ed il prestigio delle nostre Forze armate;

   quale sia l'orientamento della politica estera italiana per concorrere a stabilizzare un territorio come quello libico così importante strategicamente (per il petrolio e gli sbarchi sul nostro territorio di migranti) per il nostro Paese;

   se ci siano stati incontri, oltre ad accordi già presi con le autorità libiche, per evitare il «traffico di uomini», ovvero per evitare che troppi migranti giungano in Italia, soprattutto in questo momento in cui il nostro Paese è «alle prese» con una situazione economico-sociale e sanitaria grave dovuta al diffondersi del Covid-19;

   se ci siano precise politiche ed indicazioni da parte del Ministro dell'interno circa le modalità di accoglienza dei migranti che giungono proprio dal territorio libico che, a parere dell'interrogante, risultano in un numero troppo elevato per essere accolti ed inseriti nelle strutture italiane, soprattutto in ragione della grave crisi economica dovuta al diffondersi del Covid-19 (quindi delle minori disponibilità economiche per lo Stato italiano) che sta attraversando il nostro Paese;

   se il Ministro dell'interno intenda indicare con esattezza quali siano le politiche sulla sicurezza interna del nostro Stato relativamente ai continui sbarchi di migranti nel nostro Paese, posto che, a parere dell'interrogante, infatti, la situazione degli sbarchi appare incontrollata.
(4-06545)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 4 dicembre 2020
nell'allegato B della seduta n. 439
4-06545
presentata da
TONDO Renzo

  Risposta. — Onorevole Deputato Tondo, rispondo alla Sua interrogazione n. 4-06545, che solleva una serie di questioni di rilievo preminente per la politica estera e la sicurezza nazionale dell'Italia. Le vicende che coinvolgono il nostro personale militare in Libia si inseriscono nel contesto degli sforzi italiani per fermare il conflitto in corso e riportare pace e sicurezza nel Paese, nel tentativo di assicurare quella stabilità necessaria anche ai fini di una gestione più efficace dei flussi migratori.
  In merito all'episodio che ha interessato i militari italiani a Misurata e, in particolare, alle richieste di visto d'ingresso in Libia per il personale militare là impegnato, il ruolo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è limitato al coordinamento della necessaria documentazione di sostegno (nota verbale indirizzata all'ambasciata di Libia a Roma), sulla base delle informazioni e delle richieste nominative di volta in volta avanzate dalle varie articolazioni del Ministero della difesa.
  A tale riguardo, il Ministero della difesa ha riferito che, sin dall'apertura nel 2016 del
Field Hospital nazionale – Operazione Ippocrate, per il personale nazionale in viaggio dall'Italia a Misurata era necessario il solo passaporto di servizio accompagnato da una Nota verbale, senza quindi necessità di apposizione di un visto da parte dell'ambasciata libica a Roma. Questo a differenza di quanto previsto per il resto del personale in ingresso a Tripoli, per il quale è sempre stato necessario il visto. La procedura, adottata per anni e accettata dall'ufficio passaporti di Misurata, prevedeva che all'arrivo del personale fosse apposto un «visto» per autorizzare la permanenza all'interno del compound ed eventuali spostamenti a Misurata. Il 16 luglio 2020, con lettera indirizzata all'addetto militare italiano a Tripoli, il Viceministro della difesa libico, Ali Namroush, ha comunicato che «(...) il visto non sarà concesso ai cittadini italiani se non con l'approvazione del Ministero della difesa (libico), attraverso richieste e con un appuntamento anticipato il 14 giorni, tramite l'Ambasciata libica in Italia, senza eccezioni, comprese le richieste di visto di ingresso allo scopo di entrare nell'ospedale da campo a Misurata (...)». In occasione di un successivo incontro avuto con l'addetto militare, il Vice Ministro ha assicurato che l'obbligo del «visto» sul passaporto per il personale in ingresso a Misurata sarebbe stato richiesto solo a partire dal volo del successivo 15 agosto e che, quindi, la misura non avrebbe interessato il personale previsto imbarcarsi sul volo del 30 luglio. A questo proposito, sono state contattate le autorità del Governo di Accordo nazionale libico per ottenere, come precedentemente concordato, l'autorizzazione allo sbarco a Misurata del personale in arrivo dall'Italia, senza tuttavia ottenere il risultato sperato.
  L'Italia ha sempre sostenuto che non può esservi alcuna scorciatoia militare alla crisi libica. L'unica opzione perseguibile è quella del dialogo sotto l'egida delle Nazioni Unite, nel solco del Processo di Berlino, affinché possa essere raggiunta una soluzione politica pienamente inclusiva e duratura.
  Per ottenere questo obiettivo l'azione diplomatica italiana si incentra su alcuni principi cardine:

   i) porre fine alle azioni militari inducendo le parti, e tutti i loro sponsor internazionali, alla moderazione, così da evitare che la nuova linea del fronte che si sviluppa da Sirte a Joufra si trasformi in un nuovo fronte delle ostilità o in una linea di divisione della Libia in sfere di influenza;

   ii) assicurare la cessazione di ogni interferenza esterna, poiché il persistente afflusso di armamenti e mercenari dall'esterno rischia di innescare una recrudescenza del conflitto su scala regionale. L'operazione EU Navfor Med Irini costituisce un utile strumento per assicurare il rispetto dell'embargo Onu;

   iii) sostenere con decisione l'azione della Missione di supporto dell'Onu in Libia (Unsmil) e della rappresentante speciale ad interim Stephanie Williams, con particolare riguardo agli sviluppi recentemente registrati sul fronte del dialogo politico intra-libico. Nel solco dei colloqui di Montreux, Bouznika (Marocco) e Il Cairo, il prossimo passo concepito da Unsmil per segnare un avanzamento auspicabilmente decisivo nel dialogo politico sarà la convocazione – indicativamente attorno alla metà di ottobre – del «libyan political dialogue», che nelle intenzioni dei promotori dovrà definire il futuro assetto politico e istituzionale libico;

   iv) esercitare pressione politica sulle parti libiche, direttamente e attraverso i rispettivi sponsor internazionali, affinché riprendano il prima possibile i negoziati diretti in seno alla commissione militare congiunta 5 + 5 in vista della conclusione di un accordo di cessate il fuoco duraturo e dell'istituzione di una zona demilitarizzata seguendo l'approccio «incrementale» proposto da Unsmil, quindi partendo da Sirte per poi estendere progressivamente la zona demilitarizzata ad altre aree. La volontà di riavviare i contatti diretti nella commissione militare congiunta 5+5 emersa dai recenti colloqui di Hurghadha, in Egitto, tra rappresentanti del Libyan National Army e del Governo di accordo nazionale è un segnale positivo che va incoraggiato;

   v) garantire pieno sostegno al Processo di Berlino nelle sue tre dimensioni del dialogo intra-libico (politica, economica, militare) e nella sua componente internazionale rappresentata dal Comitato internazionale dei seguiti sulla Libia. In questa prospettiva, è fondamentale che si arrivi presto alla nomina del prossimo Inviato Speciale Onu per la Libia;

   vi) lavorare affinché la ripresa totale della produzione petrolifera possa avvenire senza ulteriori ritardi, nel convincimento che essa costituisce la fonte primaria dell'economica libica e uno strumento essenziale per favorire la distensione del confronto. La recente decisione del presidente della National oil company, Sanallah, di revocare la condizione di «forza maggiore» da alcuni terminal petroliferi, permettendo così una parziale ripresa della produzione energetica, è uno sviluppo iniziale positivo che va consolidato ed esteso al resto dell'infrastruttura produttiva.

  La stabilizzazione della Libia, fattore determinante per lo sviluppo e la prosperità dell'intera area euro-mediterranea, si configura come una condizione indispensabile per contrastare efficacemente la minaccia terroristica, tutelare i nostri interessi energetici e assicurare una gestione efficace del fenomeno migratorio irregolare verso le coste italiane ed europee.
  L'impegno del Governo in quest'ultima direzione è forte, come testimonia la decisione di procedere alla rinegoziazione del
memorandum d'intesa italo-libico in materia di cooperazione migratoria del 2017. Il 2 luglio 2020 si è tenuta a Roma una prima riunione bilaterale del Comitato italo-libico sulle questioni migratorie, nell'ottica di realizzare una convergenza tra le proposte di modifica italiane e le controproposte libiche in un quadro, prioritario per l'Italia, di rafforzamento del rispetto degli standard internazionali.
  La rinegoziazione del
memorandum si svolge in parallelo all'interlocuzione costante in materia migratoria che il Governo italiano conduce con le autorità di Tripoli, da ultimo confermata dalla visita a Tripoli, il 16 luglio 2020, del Ministro dell'interno Lamorgese.
  Per quanto riguarda le attività finalizzate alla sorveglianza marittima delle coste nazionali, il Ministero dell'interno – che le coordina e le gestisce insieme all'Agenzia Frontex – sottolinea l'importanza dell'operazione di pattugliamento congiunto Themis, avviata il primo febbraio 2018 e tuttora in corso, in sostituzione dell'operazione Triton conclusasi il 31 gennaio 2018. Le novità di Themis rispetto a Triton sono le seguenti:

   una ridefinizione dell'area operativa che include, per la zona di mare d'interesse, esclusivamente l'area SAR italiana, mantenendo, comunque la sorveglianza aerea pre-frontaliera attraverso l'impiego del MAS (Multipurpose aerial surveillance) anche sulle acque internazionali fino al limite delle acque di competenza tunisine e libiche;

   l'esclusione dell'area di pattugliamento riservata a Malta;

   la clausola dello sbarco dei migranti nella nazione ospitante. L'operazione riguarda infatti solamente i soccorsi nell'area operativa effettuati dai mezzi che partecipano all'operazione;

   i migranti soccorsi al di fuori dell'area operativa devono essere gestiti secondo le vigenti norme e convenzioni internazionali in materia di ricerca e soccorso in mare.

  Con riferimento all'accoglienza dei migranti giunti in Italia dalla Libia, il Ministero dell'interno ha comunicato che tutti i migranti giunti nel territorio nazionale a seguito di sbarchi o attraverso frontiere terrestri, indipendentemente dall'area geografica di provenienza, rientrano, se richiedenti asilo, nel sistema di accoglienza previsto dal decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, di attuazione delle direttive europee n. 33/2013 e n. 32/2013, rispettivamente in materia di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e di procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca della protezione internazionale.
  In questo periodo di emergenza sanitaria, i migranti sono sottoposti sin dal momento dell'ingresso alle procedure di controllo sanitario e di quarantena attuate secondo le indicazioni fornite dal Ministero della salute nelle «Indicazioni operative
ad interim per la gestione di strutture con persone ad elevata fragilità e marginalità sociosanitaria nel quadro dell'epidemia COVID-19».
  La misura della quarantena viene eseguita a bordo di navi, secondo quanto previsto nel decreto del capo dipartimento della protezione civile n. 1287 del 12 aprile 2020, oppure nelle strutture appositamente attivate a cura dei prefetti. Durante il periodo di sorveglianza sanitaria è assicurato il rispetto delle misure di contenimento del virus, compresa la misura dell'isolamento fiduciario per le persone risultate positive al virus. Il Ministero dell'interno ha al riguardo diramato alle prefetture numerose circolari esplicative.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.