ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06459

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 379 del 24/07/2020
Firmatari
Primo firmatario: GRIMOLDI PAOLO
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 24/07/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BILLI SIMONE LEGA - SALVINI PREMIER 24/07/2020
COMENCINI VITO LEGA - SALVINI PREMIER 24/07/2020
DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA LUIS ROBERTO LEGA - SALVINI PREMIER 24/07/2020
FORMENTINI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER 24/07/2020
PICCHI GUGLIELMO LEGA - SALVINI PREMIER 24/07/2020
RIBOLLA ALBERTO LEGA - SALVINI PREMIER 24/07/2020
ZOFFILI EUGENIO LEGA - SALVINI PREMIER 24/07/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 24/07/2020
Stato iter:
06/11/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 06/11/2020
SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 06/11/2020

CONCLUSO IL 06/11/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06459
presentato da
GRIMOLDI Paolo
testo di
Venerdì 24 luglio 2020, seduta n. 379

   GRIMOLDI, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2019 in Iran si è assistito a una delle più grandi ondate di proteste antigovernative degli ultimi anni, con manifestazioni protrattesi per diversi giorni, in oltre cento città, scaturite dopo dall'emanazione di un decreto-legge del Governo che, nel contesto di una generale sofferenza di gran parte della popolazione per il mancato riconoscimento di diritti fondamentali, andava a intensificare il senso di oppressione dei cittadini da parte del regime, aumentando a dismisura il prezzo dei carburanti e disponendone il razionamento;

   le manifestazioni di protesta sono state sottoposte a una forte repressione da parte delle autorità iraniane e, mentre non esiste un bilancio ufficiale delle vittime della repressione, può evidenziarsi come secondo lo stesso Governo queste ammontino ad alcune centinaia, mentre secondo fonti dei dimostranti e dell'agenzia Reuters, i morti sarebbero 1500 e migliaia gli arresti;

   le principali istanze dei manifestanti erano rivolte ad ottenere maggiore libertà, democrazia, eguaglianza e rispetto dei diritti umani;

   durante i 12 giorni di protesta il Governo iraniano ha interdetto l'accesso a internet a 80 milioni di cittadini;

   inoltre, durante la protesta, gli iraniani sono stati assoggettati, ben prima dello scoppiare del contagio da Covid-19, a un sostanziale lockdown, privati della possibilità di interazione e comunicazione; questa censura è stata sicuramente uno dei fattori determinanti per far calare la sordina generale sulla massiccia e sanguinosa repressione;

   successivamente a questi eventi, tre giovani manifestanti iraniani, Amir Hossein Moradi (25enne), Mohammad Rajabi (25enne) e Saeed Tamjidi (27enne), di Teheran, sono stati arrestati, processati e condannati a morte dal Tribunale della Rivoluzione iraniana in quanto riconosciuti colpevoli di aver attentato alla sicurezza nazionale, avendo compiuto atti di vandalismo durante le proteste;

   il Tribunale della Rivoluzione Islamica li ha riconosciuti inoltre come «Mohareb» (nemici di Allah e dell'IsIam). A riportarlo è stato, il 24 giugno 2020, il gruppo iraniano per i diritti umani «Human Rights Activists News Agency» (Hrana);

   da ultimo, come annunciato dal portavoce della magistratura iraniana, Qolamhossein Esmaili, la sentenza di morte è stata confermata dalla Corte suprema dell'Iran. Ciò significa che l'esecuzione è imminente;

   secondo Amnesty International, i condannanti avrebbero rivelato come le loro «confessioni» siano state estorte sotto tortura e come, contrariamente alle accuse, essi non abbiano mai avuto alcuna connessione con forze politiche iraniane in esilio;

   secondo il gruppo Hrana, i tre giovani condannati, dopo esser stati rilasciati su cauzione, hanno lasciato l'Iran per la Turchia allo scopo di chiedervi asilo politico, ma, rintracciati dalle forze di sicurezza turche, sono stati estradati in Iran –:

   quali iniziative il Governo, attesa l'imminente esecuzione, intenda urgentemente promuovere presso le autorità iraniane al fine di salvare le giovani vite dei tre condannati;

   se il Governo intenda adoperarsi affinché le autorità iraniane effettuino una verifica sul caso in questione, esprimendo l'attenzione del nostro Paese su questo caso specifico;

   se, nelle more dell'eventuale revisione del processo conclusosi con la sentenza di morte per i tre manifestanti, il Governo intenda adottare ogni iniziativa di competenza, in sede bilaterale, affinché possa essere sospesa l'esecuzione della pena.
(4-06459)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 6 novembre 2020
nell'allegato B della seduta n. 424
4-06459
presentata da
GRIMOLDI Paolo

  Risposta. — L'Italia è fortemente impegnata a favore della protezione e della promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel mondo, anche nell'ambito del mandato triennale nel Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite/CDU (2019-2021) ed esercita tradizionalmente un ruolo molto attivo nella campagna internazionale contro la pena di morte, sia nei fori internazionali, sia con azioni di sensibilizzazione. La prima risoluzione per una moratoria universale della pena di morte è stata presentata proprio su impulso dell'Italia all'Assemblea generale delle Nazioni unite nel 2007, e da allora viene approvata con cadenza biennale.
  Il Governo italiano segue la situazione dei diritti umani in Iran con costante attenzione. In ambito ONU contribuiamo attivamente, con equilibrio e approccio costruttivo, ai negoziati sulla risoluzione annuale dell'Assemblea generale sulla situazione dei diritti umani in Iran e sulla risoluzione del Consiglio diritti umani, con la quale viene annualmente rinnovato il mandato del relatore speciale ONU sulla situazione dei diritti umani in Iran. Tale incarico è attualmente ricoperto dal pakistano Javaid Rehman, in carica dal luglio 2018. L'Italia co-sponsorizza regolarmente entrambe le risoluzioni.
  Giova sottolineare che l'Iran è stato oggetto nel 2018 del terzo ciclo della Revisione periodica universale del Consiglio diritti umani (UPR), esercizio di monitoraggio della situazione dei diritti umani cui tutti gli Stati membri dell'ONU si sottopongono ogni quattro-cinque anni. In tale occasione, l'Italia ha raccomandato all'Iran, tra l'altro, di garantire il diritto alla libertà di opinione, espressione e riunione e di porre fine agli arresti dei difensori dei diritti umani e di considerare l'introduzione di una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell'abolizione della pena di morte, vietando immediatamente l'applicazione delle esecuzioni per reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni.
  Nel corso del dialogo interattivo con il Relatore speciale ONU sulla situazione dei diritti umani in Iran, svoltosi lo scorso marzo in Consiglio diritti umani, l'Unione europea ha espresso preoccupazione per l'uso della pena di morte nel Paese e per l'esecuzione di persone minorenni al momento della commissione dei reati, in violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici e della Convenzione sui diritti dei minori. L'Unione europea ha inoltre ribadito l'impegno per la protezione e la promozione della libertà di opinione e di espressione,
online e offline, e della libertà di associazione e riunione pacifica e la seria preoccupazione per la risposta delle autorità iraniane alle manifestazioni, esortandole a garantire indagini trasparenti e credibili per identificare i responsabili di violenze e assicurare un giusto processo a tutti i detenuti.
  Nelle Conclusioni del Consiglio dell'Unione europea sulle priorità nei consessi multilaterali in materia di diritti umani per il 2020, adottate il 17 febbraio 2020, l'Unione europea si è impegnata a continuare a chiedere all'Iran di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche, il rispetto dello stato di diritto, i principi di buon governo, l'indipendenza della magistratura e la lotta contro l'impunità e la disuguaglianza, nonché di difendere i diritti di partecipazione agli affari pubblici, la libertà di riunione e associazione pacifiche, anche per i difensori dei diritti umani e i manifestanti pacifici, e la libertà di opinione ed espressione
online e offline, con particolare attenzione alla sicurezza di giornalisti, blogger e altri operatori dei media.
  L'Iran è tra i Paesi che mantengono la pena di morte per numerosi reati. In conseguenza della riforma della normativa sul narcotraffico del 2017, che ha ridotto in modo consistente le fattispecie per cui era applicabile la pena di morte per reati legati al traffico di droga, le esecuzioni in Iran sono calate di circa il 50 per cento. A fronte di un totale di 429 esecuzioni nel 2017, si è passati a 223 esecuzioni nel 2018 e 235 nel 2019 (secondo i dati disponibili).
  Per quanto riguarda il caso di Amir Hossein Moradi, Mohammad Rajabi e Saeed Tamjidi, i tre giovani sono stati condannati a morte tra il 25 e il 26 gennaio 2020 per vandalismo e incendio doloso, nonché per rapina a mano armata, reati asseritamente commessi in occasione delle proteste del novembre dello scorso anno. La Corte Suprema ha confermato la condanna a morte il 10 luglio 2020.
  In qualità di Presidenza di turno UE a livello locale, il 15 luglio l'ambasciata tedesca a Teheran ha avuto sul caso un incontro con il direttore del dipartimento per i Diritti umani del Ministero degli Affari esteri iraniano. La locale Presidenza dell'Unione europea ha ribadito la nota posizione UE di categorico rifiuto della pena di morte in tutte le circostanze, quale punizione crudele e disumana; ha espresso grave preoccupazione per l'esecuzione dei tre giovani a causa della loro partecipazione alle manifestazioni, sottolineando il verosimile intento di deterrente rispetto a future nuove proteste, malgrado il diritto di manifestare sia sancito dalla Costituzione iraniana. Evidenziando inoltre l'indebito ricorso a confessioni forzate, ha invitato la Repubblica iraniana a riesaminare i casi, garantendo il rispetto dei principi fondamentali dello stato di diritto, a partire dalla messa in opera di un giusto processo.
  In parallelo, i difensori dei tre condannati hanno impugnato una seconda volta la sentenza davanti alla Corte Suprema, sostenendo che il verdetto si è basato su testimonianze estorte con la violenza. Ciò ha compromesso il coinvolgimento di un giudice diverso da quello che ha emesso la sentenza iniziale, che dovrà valutare questo ultimo aspetto. Nelle more di tale valutazione, la condanna a morte non potrebbe essere eseguita.
  In linea con il forte impegno a favore della campagna internazionale contro la pena di morte, l'Italia continuerà a seguire e monitorare con la massima attenzione ogni evoluzione della vicenda.
  

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.