ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06388

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 375 del 20/07/2020
Firmatari
Primo firmatario: SERRACCHIANI DEBORA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 20/07/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 20/07/2020
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06388
presentato da
SERRACCHIANI Debora
testo di
Lunedì 20 luglio 2020, seduta n. 375

   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a Gradisca d'Isonzo (GO) è stato aperto il 16 dicembre 2019 il centro per il rimpatrio (Cpr), che può ospitare fino a 150 persone in attesa di essere rimpatriate;

   è notizia di questi giorni che un ventinovenne di nazionalità albanese, ospite della struttura, è stato trovato senza vita nella sua stanza adibita alla quarantena sita sempre all'interno del Cpr di Gradisca;

   già all'inizio dell'anno il suddetto Centro è stato teatro di altri tragici eventi – come casi di autolesionismo, evasioni – culminati con il decesso di un trentottenne georgiano (18 gennaio 2020, già oggetto di interrogazione parlamentare), a cui ha fatto seguito una visita dell'interrogante unitamente al Garante nazionale dei diritti dei detenuti, per verificare di persona le condizioni dei migranti ospitati all'interno del Cpr e i locali stessi. All'esito di tale sopralluogo, l'interrogante aveva riscontrato numerose criticità, in primis il regime di detenzione amministrativa che caratterizza la struttura, che non permette di gestire soggetti pericolosi; inoltre, il personale civile presente è estremamente limitato e anche la polizia di Stato si trova a svolgere compiti propri della polizia penitenziaria, che sono molto diversi;

   secondo le testimonianze e da quanto è possibile apprendere dalle notizie stampa (Il Piccolo, 16 luglio 2020) la morte del ventinovenne albanese sarebbe collegata ad un abuso di farmaci, oppure eccesso di sedazione, sorte che stava per riproporsi con il compagno di stanza, un trentacinquenne marocchino, rianimato in extremis;

   da quanto è stato dichiarato alla stampa (Il Piccolo, 16 luglio 2020) dalla prima cittadina di Gradisca, l'abuso di psicofarmaci non è un'attività nuova all'interno del Cpr; la stessa afferma «In quella struttura ci sono numerose persone con alle spalle una storia di problemi psichici, o di dipendenze» E nella quasi totalità dei casi fanno ricorso a cure farmacologiche. Non solo, anche un ex dipendente dell'allora CIE (oggi Cpr) riferisce che «C'è chi ricorre ai farmaci puramente per "sballarsi" ed ammazzare il tempo» e la durezza della reclusione. Ma anche chi è disperato a tal punto da rischiare l'overdose pur di ottenere un ricovero in ospedale e tentare la fuga; si precisa inoltre che un tempo le terapie venivano consegnate a mano, oggi invece direttamente per via orale e non tutti la deglutiscono: ciononostante, in molti casi le accumulano (per ottenere un sovradosaggio) oppure le scambiano con i compagni della struttura, in una sorta di mercato interno –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione in cui versa la struttura di Gradisca d'Isonzo, con particolare riguardo all'abuso di psicofarmaci e al traffico di droghe all'interno, ma anche all'adeguatezza della struttura stessa che ad oggi non pare garantire l'incolumità e la sicurezza di chi vi si trova recluso;

   se i Ministri interrogati abbiano in previsione di attivare azioni di monitoraggio costante e programmato sulla salute psico-fisica delle persone ospitate all'interno dei Cpr, anche al fine di scongiurare il ripetersi di fatti tragici.
(4-06388)