ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/06195

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 364 del 01/07/2020
Firmatari
Primo firmatario: CARFAGNA MARIA ROSARIA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 01/07/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 01/07/2020
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 01/07/2020
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 23/07/2020
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-06195
presentato da
CARFAGNA Maria Rosaria
testo di
Mercoledì 1 luglio 2020, seduta n. 364

   CARFAGNA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2020, durante il «lockdown» imposto a causa dell'emergenza sanitaria in atto, ha fatto il giro del mondo il video-choc, diffuso da responsabili della clinica Biotexcom di Kiev, dove si pratica la maternità surrogata, che documentava la presenza di 46 neonati tutti collocati nella stessa sala dell'Hotel Venezia, adiacente alla medesima clinica;

   avendo il lockdown impedito l'ingresso in Ucraina agli stranieri, gli infermieri della Biotexcom, sotto l'angosciante sfondo dei pianti dei piccoli, rassicuravano i genitori «surrogati» (di nazionalità inglese, spagnola e anche italiana): «Cari genitori, se ora non potete attraversare il confine e venire in Ucraina per prendere il vostro bambino, non disperate». Nel video, gli infermieri e i manager della clinica, nonostante le vigenti normative di limitazione per gli spostamenti, sollecitavano le coppie a rivolgersi alle rispettive rappresentanze diplomatiche al fine di accelerare le pratiche per giungere in Ucraina e prendere con sé i bambini;

   un videomessaggio che ha «svelato» al mondo – se ancora ce ne fosse bisogno – la sconvolgente realtà dell'utero in affitto: un business intorno al quale ruotano milioni di euro, in netta crescita nonostante la quasi plebiscitaria contrarietà dell'opinione pubblica mondiale;

   la disperazione induce molte donne povere a ricorrere a questa pratica, che sta però arretrando nei Paesi asiatici: in Thailandia, Nepal, Laos e Cambogia l'utero in affitto è stato messo al bando, mentre in India è oggetto di sempre più severe restrizioni. In ambito europeo, invece, l'Ucraina rimane il Paese con le tariffe più concorrenziali: per ogni bambino concepito artificialmente, una coppia spende «soltanto» dai 30 mila ai 50 mila euro;

   l'utero in affitto nell'ordinamento italiano è un reato, ai sensi dell'articolo 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004 –:

   se siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa, quali siano state le evoluzioni della vicenda e se, per quanto di competenza, abbiano messo in atto iniziative per far fronte a una palese violazione dei diritti umani;

   se alle coppie italiane coinvolte sia stata data la possibilità di viaggiare in Ucraina, anche durante il lockdown, per prendere i bambini;

   se ritengano opportuno adottare ulteriori iniziative volte ad inibire ai cittadini italiani il ricorso all'utero in affitto all'estero, inserendo la surrogazione di maternità fra i reati perseguibili fuori dai confini del Paese.
(4-06195)