ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05974

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 354 del 10/06/2020
Firmatari
Primo firmatario: GIANNONE VERONICA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 10/06/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 10/06/2020
Stato iter:
23/12/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 23/12/2020
BONAFEDE ALFONSO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 23/12/2020

CONCLUSO IL 23/12/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05974
presentato da
GIANNONE Veronica
testo di
Mercoledì 10 giugno 2020, seduta n. 354

   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   diversi articoli di stampa riportano la notizia di un educatore di Porto San Giorgio accusato di maltrattamenti e violenza sui bambini, ospiti nella casa famiglia dove lavorava e di cui era il responsabile;

   «Quando perdeva le staffe, racconta il restodelcarlino.it, erano insulti, botte e maltrattamenti per i piccoli ospiti di quella casa famiglia»;

   nei guai è finito un 60enne per il quale è stata disposta la misura cautelare del divieto di avvicinamento al luogo di lavoro e ai minori ospitati nella struttura;

   l'indagine, continua l'articolo, effettuata dagli uomini della squadra mobile della questura di Fermo, ha preso il via dal monitoraggio continuo della sezione che si occupa dei reati sulle fasce deboli, innescato da una segnalazione. L'attività ha inizialmente consentito di raccogliere concreti elementi sui maltrattamenti nei confronti di alcuni degli ospiti minorenni della struttura, tutti bambini e ragazzini di età compresa tra i due e 15 anni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e se non intenda adottare le iniziative di competenza, anche normative, per garantire azioni efficaci di controllo e di ispezione presso tali strutture, e circa le modalità di scelta del personale che lavora all'interno delle stesse, a tutela delle specificità dei diritti dei minori che, a vario titolo, incontrano i servizi delle comunità minorili;

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per assicurare quanto previsto dalla normativa vigente in materia di servizi residenziali, considerato che il servizio di comunità deve garantire il rispetto di condizioni organizzative che costituiscono «requisiti minimi» per un'adeguata funzionalità della struttura, che per quanto concerne il personale, si traduce nella presenza di figure professionali psico-educative qualificate.
(4-05974)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 23 dicembre 2020
nell'allegato B della seduta n. 445
4-05974
presentata da
GIANNONE Veronica

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame si chiede di sapere se il Governo intenda adottare iniziative «per assicurare quanto previsto dalla normativa vigente in tema di servizi residenziali, considerato che il servizio di comunità deve garantire il rispetto di condizioni organizzative che costituiscono “requisiti minimi” per un'adeguata funzionalità della struttura, che per quanto concerne il personale, si traduce nella presenza di figure professionali psico-educative qualificate».
  L'interrogazione prende le mosse da un episodio di cronaca riportato dalla stampa che riferisce di un educatore di Porto San Giorgio accusato di maltrattamenti e violenza su bambini ospiti della casa famiglia nella quale lavorava e di cui era responsabile.
  L'indagine sarebbe scaturita, secondo le fonti giornalistiche, dal «monitoraggio continuo», ad opera della sezione della locale squadra mobile della questura di Fermo che si occupa di reati sulle fasce deboli, a seguito di una specifica segnalazione.
  Va premesso, in via generale, che la legge n. 181 del 1983 in materia di adozione, all'articolo 2, comma 5 attribuisce alle regioni la specifica competenza per definire gli
standard minimi dei servizi di assistenza delle comunità di tipo familiare presso le quali vengono collocati i minori.
  In tale ambito è attribuito alle regioni il compito di prevedere che tali comunità siano sottoposte a verifiche periodiche.
  L'articolo 4, comma 3, della legge citata attribuisce inoltre ai servizi sociali compiti di vigilanza sulle condizioni di affidamento del minore con l'assegnazione, con il provvedimento di affido familiare, la responsabilità sul programma di assistenza, con obbligo di redigere una relazione semestrale per informare il giudice sull'andamento del programma.
  La legge n. 122 del 12 luglio 2011 ha istituito l'Autorità garante per l'infanzia e per l'adolescenza alla quale sono attribuiti generali poteri di raccogliere informazioni, svolgere accertamenti e controlli a carico di coloro che si occupano dell'affidamento di minori.
  L'intervento dell'Autorità, come prevede l'articolo 6, può essere sollecitato da chiunque ne abbia interesse.
  Nel luglio 2019, inoltre, presso il Ministero della giustizia è stata istituita la «squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori».
  La squadra ha immediatamente operato con una indagine conoscitiva, attraverso la raccolta di dati sui collocamenti dei minori nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2018 e il 30 giugno 2019.
  In tale occasione è emerso che in questo arco temporale sono stati svolti 5.173 controlli, ordinari e straordinari, presso istituti di assistenza pubblici e privati.
  La normativa vigente prevede quindi un sistema di controlli articolato e attivabile da chiunque che consente alle autorità di aprire indagini e di intervenire a protezione dei minori collocati fuori dalla famiglia.
  Tanto esposto con riferimento all'assetto normativo vigente si deve dare atto che non sono attualmente allo studio del Ministero ulteriori atti di iniziativa legislativa nella materia indicata dall'interrogante.
  Tanto premesso, si rappresenta inoltre che dalle informazioni acquisite dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sono state approvate in Conferenza unificata il 14 dicembre 2017 le «Linee di indirizzo per l'accoglienza nei Servizi residenziali per minorenni» che si propongono come aggiornato strumento di orientamento politico e tecnico nel settore dell'accoglienza residenziale per i bambini e gli adolescenti ed hanno per oggetto le molteplici dimensioni dell'accoglienza residenziale nelle «comunità di tipo familiare» individuate dalla novellata legge n. 184 del 1983.
  Dette linee di indirizzo sono la risultante di un percorso avviato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali che, con decreto direttoriale n. 10 del 2015 ha istituito, con, un tavolo permanente di confronto sulle comunità per minori costituito da rappresentanti delle amministrazioni statali, regionali e comunali (Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero della giustizia, Conferenza delle regioni e delle province autonome, Associazione nazionale comuni italiani, Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza), esperti del settore e rappresentanti dei principali coordinamenti di comunità per minori (Cnca, Cismai, Progetto famiglia, SOS Villaggi dei bambini, Cncm, Agevolando, Associazione Papa Giovanni XXIII) allo scopo di riflettere insieme sull'idoneità e sulla tipologia delle risposte da offrire a ciascun bisogno, con un metodo simile alle Linee di indirizzo sull'affidamento familiare.
  I destinatari delle «Linee d'indirizzo» sono le amministrazioni regionali per le specifiche competenze in materia, gli amministratori locali che hanno la responsabilità diretta dei minorenni allontanati dalla propria famiglia, gli operatori dei settori pubblici (sociale, sanità, scuola...) e del privato sociale (comunità). L'elaborazione delle «Linee di indirizzo» è stata costruita attraverso la raccolta e la condivisione dei saperi e delle esperienze svolte nei diversi territori, ed è finalizzata a indirizzare, qualificare e dare unitarietà agli interventi di accoglienza residenziale familiare e di tipo familiare realizzate in tutto il territorio nazionale. Le tre dimensioni su cui si fondano le Linee d'indirizzo sono: il significato e le implicazioni dell'accoglienza; l'accoglienza concepita come pluralità di percorsi possibili all'interno di una cornice unitaria e come necessaria risposta ai diritti dei «cittadini in crescita» che si trovano temporaneamente fuori dalla propria famiglia; la rappresentazione di un «sistema» integrato dell'accoglienza residenziale per i bambini e gli adolescenti (offerta di servizi diversificati in base alle esigenze).

  Quanto al quesito posto dall'interrogante in merito alle iniziative che il Governo intenda adottare, presso le strutture in questione, per assicurare figure professionali psico-educative qualificate, si segnala che le succitate linee di indirizzo, alla raccomandazione 412.2, prevedono che le amministrazioni regionali, nella definizione di requisiti e di standard per l'accreditamento, tengano conto della necessità di sostenere i diritti dei bambini accolti, in particolare di fornire agli operatori dei servizi residenziali una formazione e una supervisione adatte, in grado di comprendere lo sviluppo del minorenne, l'attaccamento, i suoi diritti e il suo benessere.
  Inoltre, la raccomandazione 424.2 prevede che l'organizzazione di un servizio residenziale richieda l'aggiornamento e la formazione permanente degli operatori ed una costante supervisione all'
équipe educativa. Tali requisiti organizzativi sono normati dalle amministrazioni regionali e declinati, eventualmente, in base alle peculiarità specifiche delle singole tipologie.
  In particolare, tutte le figure che operano nel Servizio residenziale per i minorenni, sia per attività interne che esterne, sono aggiornati dall'Ente gestore e partecipano a eventi formativi integrati con gli operatori pubblici.
  Gli educatori e i responsabili dei servizi residenziali per i minorenni devono assolvere gli obblighi di formazione e aggiornamento in misura non inferiore a quanto prescritto dai contratti collettivi nazionali di lavoro.
  Con riferimento specifico alla casa famiglia «A casa di Zoe» le ultime due ispezioni semestrali venivano eseguite in data 11 luglio 2019 e 23 marzo 2020, dalla stazione Carabinieri di Porto S. Giorgio, delegata dal Procuratore della Repubblica, in collaborazione con il Servizio igiene e sanità pubblica dell'Area vasta 4 dell'Asur Marche per la valutazione degli aspetti igienico-sanitari e con l'ausilio di personale del locale Consultorio e del servizio sociale del Comune, per la valutazione individuale dei minori.
  In occasione di tali ispezioni non emergevano criticità e per quel che concerne le condizioni psico-fisiche dei minori ospiti, accertate anche attraverso colloqui individuali con alcuni di loro, nell'ultimo controllo questi sono apparsi «sereni, raccontando delle attività che svolgono quotidianamente nella struttura comunitaria», come testualmente ha riferito nella sua ultima relazione l'assistente sociale di riferimento.
  Successivamente ricevuti dalla Procura della Repubblica di Fermo gli atti inerenti gli abusi ai danni dei minori, dopo immediati approfondimenti, in data 12 giugno 2020, attesi i gravissimi fatti di cui l'indagato era gravemente indiziato, venivano inoltrate le seguenti richieste da parte dell'autorità giudiziaria procedente:

   al sindaco del comune di Porto San Giorgio, richiesta di revoca dell'autorizzazione all'apertura della casa famiglia per minori A Casa di Zoe ai sensi dell'articolo 11, commi 1 e 3, della legge regionale n. 20 del 2002;

   al tribunale per i minorenni richiesta di immediato trasferimento di tutti i minori ivi collocati in altra idonea struttura, complementare alla suddetta istanza di revoca nelle more della conclusione del procedimento, informando circa le iniziative assunte, in un'ottica di collaborazione istituzionale, la Procura della Repubblica di Fermo, territorialmente competente, la regione Marche – Servizio politiche sociali, il Garante regionale dei diritti della persona della regione Marche, nonché l'ambito territoriale sociale XIX di Fermo.

  In data 16 giugno 2020 il comune di Porto S. Giorgio disponeva la revoca dell'autorizzazione rilasciata alla suddetta struttura di accoglienza decretandone di fatto la chiusura.
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.