ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05889

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 350 del 03/06/2020
Firmatari
Primo firmatario: GIACHETTI ROBERTO
Gruppo: ITALIA VIVA
Data firma: 03/06/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 03/06/2020
Stato iter:
15/01/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/01/2021
BONAFEDE ALFONSO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/01/2021

CONCLUSO IL 15/01/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05889
presentato da
GIACHETTI Roberto
testo di
Mercoledì 3 giugno 2020, seduta n. 350

   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal quotidiano La Nazione e da altri quotidiani locali, nel pomeriggio di domenica 24 maggio 2020, un detenuto di nazionalità turca di 23 anni si è impiccato nel carcere La Dogaia di Prato. Il detenuto, trasportato in codice rosso all'ospedale pratese Santo Stefano, è poi deceduto il giorno 27 maggio 2020;

   l'interrogante, con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-03633 presentata in data 24 settembre 2019, aveva già posto all'attenzione del Ministro della giustizia e del Ministro della salute le forti criticità rilevate all'interno del carcere di Prato in seguito alla visita di una delegazione dei Radicali Italiani; in particolare, anche a fronte della cospicua presenza tra la popolazione carceraria di cittadini stranieri, si chiedeva quali fossero le iniziative che i Ministri interrogati intendessero intraprendere per riportare alla piena efficienza la struttura penitenziaria della terza città del Centro-Italia;

   nella risposta al suddetto atto di sindacato ispettivo pubblicata il 25 febbraio 2020, il Ministro interrogato, dopo l'enunciazione dei propositi da attuare per la tutela delle condizioni e della qualità della vita detentiva, dichiara: «È del tutto ragionevole ritenere che i propositi operativi sin qui sintetizzati impatteranno favorevolmente sulle condizioni e sulla qualità della vita detentiva così da comprimere significativamente quello stato di disagio che, comunemente, è alla base degli eventi critici nelle carceri, rispetto a cui, con specifico riferimento alla Casa Circondariale di Prato, giova evidenziare che, nell'ultimo triennio, non si è registrato alcun episodio di suicidio»;

   secondo il report sulle condizioni detentive in Italia redatto dall'associazione Antigone e pubblicato il 22 maggio 2020, nei primi cinque mesi del 2020 sono stati 17 i suicidi nelle carceri italiane. Nel 2019 i suicidi registrati sono stati in totale 53, a fronte di una presenza media di 60.610 detenuti ovvero un tasso di 8,7 su 10.000 detenuti mediamente presenti, a fronte di un tasso nel Paese di 0,65 suicidi su 10.000 abitanti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda avviare, in via cautelativa, una indagine amministrativa interna al fine di verificare se nei confronti del detenuto morto suicida siano state messe in atto tutte le misure di sorveglianza previste e necessarie e, quindi, se non vi siano profili di responsabilità per omessa vigilanza e cura da parte dell'amministrazione dell'istituto;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di garantire condizioni di vita dignitose per i detenuti ospitati negli istituti carcerari, anche attraverso il reperimento di adeguati fondi e di risorse umane ed economico-finanziarie, con esplicito riferimento al carcere di Prato;

   quali misure intenda adottare al fine di ridurre l'alto tasso dei decessi e dei suicidi delle persone detenute.
(4-05889)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 15 gennaio 2021
nell'allegato B della seduta n. 452
4-05889
presentata da
GIACHETTI Roberto

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo l'interrogante, riferendo del tragico evento di suicidio di un detenuto occorso nel maggio 2020 nel carcere di Prato, avanza quesiti circa l'avvenuta apertura di una indagine amministrativa interna, quindi circa gli intendimenti volti a ridurre il tasso di eventi simili.
  Orbene, va subito premesso che la tutela psicofisica dei detenuti, come degli agenti della polizia penitenziaria, unitamente a quella degli operatori tutti è dovere primario dell'Amministrazione, perseguito costantemente con impegno.
  Ciò premesso, l'evento critico citato concerne il detenuto Sohan Nail, di nazionalità turca, appartenente al circuito media sicurezza e ristretto presso la sezione protetti del carcere La Dogaia di Prato.
  A seguito del gesto il locale provveditore ha incaricato il direttore dell'ufficio detenuti e trattamento del provveditorato stesso di svolgere tutti gli opportuni accertamenti di natura amministrativa tesi ad accertare le cause e le modalità dell'evento.
  Dalla verifica effettuata, è emerso che il detenuto in questione era stato arrestato in Livorno in data 25 dicembre 2018, in flagranza del delitto di tentata violenza sessuale, quindi associato alla casa circondariale della medesima città.
  Presso l'istituto livornese il detenuto riferiva di essere alla prima esperienza detentiva e chiedeva di non essere ammesso a vita in comune a causa della tipologia del reato commesso che lo rendeva inviso alla restante popolazione detenuta.
  Pertanto, ne veniva richiesto il trasferimento e, giusta disposizione del locale Provveditorato regionale 28 dicembre 2018, faceva ingresso presso la casa circondariale di Prato – dotata di sezione per detenuti
sex offenders – il 31 dicembre successivo.
  In tale data, nell'ambito del colloquio psicologico di primo ingresso, era stato rilevato un rischio autolesivo/o anti conservativo «basso» ed era stata applicata la «grande sorveglianza», trattandosi di un detenuto alla prima esperienza detentiva.
  Nei successivi colloqui psicologici, effettuati nell'arco temporale compreso tra il 2 gennaio e l'11 dicembre 2019, non erano emersi indicatori di rischio suicidario.
  In data 9 gennaio 2020, su segnalazione dello psicologo, il detenuto era stato sottoposto a visita e lo psichiatra aveva segnalato l'opportunità di un maggiore attenzionamento per adattamento, senza ulteriori precisazioni.
  In data 14 maggio 2020, in seguito a disordini arrecati in sezione per frasi ingiuriose mosse dal detenuto Sohan nei confronti di altri ristretti, il coordinatore del reparto, a scopo cautelativo, aveva disposto la «grande sorveglianza» per eteroaggressività, con immediata segnalazione ai sanitari e con chiusura del detenuto durante gli orari di apertura della sezione, al fine di evitare che lo stesso potesse intrattenere rapporti con altri ristretti.
  Nei frequenti colloqui con lo psicologo e lo specialista in psichiatria, proseguiti fino al 16 maggio 2020, non era stata rilevata la presenza di ideazioni autolesive/anticonservative.
  Il 18 maggio 2020, lo psichiatra aveva ravvisato un quadro psicopatologico tale da ritenere necessario l'invio in ospedale per un eventuale ricovero, avvenuto, poi, con urgenza, il giorno successivo, dopo un ulteriore colloquio con lo specialista, nel corso del quale il detenuto aveva manifestato diversi comportamenti anomali con spunti persecutori: aveva riferito manipolazioni del suo cervello, durante il sonno, da parte di alcuni detenuti della sezione, e fobie varie, quali la convinzione che volessero avvelenarlo.
  A seguito di tale visita, il detenuto era stato ricoverato presso il DEA del presidio ospedaliero di Prato per manifesti episodi di demoralizzazione emotiva, con scompenso psicotico acuto, e dimesso il 21 maggio 2020, con diagnosi di «reazione paranoide acuta».
  Al rientro in istituto, dopo la visita psichiatrica che non aveva segnalato intenti autolesivi, lo
staff multidisciplinare decideva di ubicarlo, temporaneamente, a causa dell'emergenza sanitaria in atto, nella sezione «Isolamento sanitario ex Polo scolastico», per sottoporlo al previsto monitoraggio COVID-19, in attesa del risultato del tampone.
  Il giorno 22 maggio 2020, il detenuto aveva palesato insofferenza per la sua ubicazione presso quella sezione; così, lo
staff multidisciplinare aveva deciso di allocarlo nella sezione protetti, con l'adozione di alcune misure per la prevenzione del contagio da COVID-19: divieto di uscire dalla propria stanza e avere contatti con altri detenuti, fino all'esito dei tampone.
  Era stato previsto, inoltre, il monitoraggio quotidiano da parte degli operatori del servizio di salute mentale, se presenti in istituto.
  Il giorno 23 maggio 2020, il detenuto era stato rivisto dalla psicologa, che non aveva rilevato alcun intento autolesivo né anticonservativo.
  Il 24 maggio 2020, intorno alle ore 15:00, il ristretto metteva in atto il suo proposito suicidano, tramite impiccamento alla grata della finestra della camera di pernottamento, attraverso la cintura dell'accappatoio.
  Al momento del suicidio, il sig. Sohan si trovava in stanza da solo, perché in isolamento sanitario, e non risulta abbia lasciato messaggi o lettere di spiegazione del suo gesto.
  A ridosso dell'atto era stato più volte controllato.
  In particolare, alle ore 14:21 circa, durante uno dei giri di controllo in sezione, l'agente di turno si era soffermato dinanzi alla camera di pernottamento del Sohan; questi gli aveva chiesto un antidolorifico per il mai di denti; ricevute rassicurazioni circa il tempestivo interessamento alla problematica, il detenuto ringraziava l'agente che, dopo aver completato le attività in sezione, alle ore 14:25 circa, si recava presso l'infermeria del piano, ove erano presenti le infermiere, alle quali riferiva la problematica rappresentata dal detenuto.
  Alle ore 14:35 circa, l'agente si dirigeva nuovamente verso la camera di pernottamento del sig. Sohan per metterlo al corrente di aver informato l'infermiera.
  In quel momento, il detenuto si trovava seduto sul letto e rispondeva all'agente mostrandogli il pollice in segno di approvazione.
  Alle ore 14:40 circa, l'operatore terminava la conversazione con il sig. Sohan e faceva nuovamente accesso alle ore 14:57, unitamente all'infermiera, per la somministrazione dell'antidolorifico; proprio in tale frangente, il detenuto è stato rinvenuto come sopra descritto.
  Il soccorso è stato attivato, nell'immediatezza, dal personale di Polizia penitenziaria e dal l'infermiera presente in sezione; all'arrivo del medico di turno, di lì a poco, il detenuto si presentava in arresto cardiocircolatorio, con rilascio involontario dello sfintere vescicale e conseguente perdita di urina. Posizionato il collare, i sanitari hanno da subito iniziato le manovre di RCP con il defibrillatore; nel frattempo, alle ore 15:15 giungeva in istituto il 118, che poneva in essere ulteriori interventi rianimatori.
  Alle ore 15:30 circa, il quadro clinico presentava netto miglioramento, con ripresa del battito cardiaco e della respirazione.
  Dopo aver atteso un congruo lasso di tempo per consentire una stabilizzazione dei parametri, alle ore 16:10 circa il sig. Sohan veniva accompagnato in ospedale a mezzo ambulanza e personale di scorta del locale nucleo traduzioni e piantonamenti, già predisposto all'impiego.
  Nella circostanza, come rilevato durante l'ispezione, il personale di Polizia penitenziaria ha operato con professionalità, rapidità e lucidità, soccorrendo il detenuto nel tentativo di salvargli la vita.
  Dalla dettagliata cronologia degli eventi non sono emerse condotte negligenti a carico degli operatori penitenziari nei cui confronti, pertanto, non risulta attivato alcun procedimento disciplinare.
  Trattando della tematica in linea generale risulta che nel corso dell'anno 2019 sono stati registrati un totale di n. 53 suicidi, mentre, dal 1° gennaio al 18 agosto 2020 (data dell'ultima rilevazione effettuata) ne sono stati rilevati n. 37.
  Con specifico riferimento alla casa circondariale di Prato, invece, nel corso del 2019 non si sono registrati eventi suicidari, mentre nel corrente anno (fino alla data del 18 agosto 2020) è stato registrato un suicidio, oggetto appunto dell'atto di sindacato ispettivo in trattazione.
  In merito alla prevenzione del suicidio in carcere, l'Amministrazione ha sempre messo in atto azioni finalizzate all'accoglienza, in particolare dei detenuti alla prima esperienza detentiva, e alla prevenzione del rischio.
  A tal riguardo, a titolo esemplificativo, si citano le circolari e lettere circolari più significative che si sono susseguite nel tempo a partire dal 7 aprile 1986: circolare 21 luglio 1986 recante: «Tutela della vita e della salute delle persone detenute»; circolare 30 dicembre 1987 recante: «Tutela della vita e della incolumità fisica e psichica dei detenuti e degli internati: istituzione e organizzazione del Servizio nuovi giunti»; circolare 17 giugno 1997 recante: «Tutela della vita e della salute delle persone detenute. Atti di autolesionismo e suicidi in ambiente penitenziario»; circolare 12 maggio 2000 recante: «Atti di autolesionismo e suicidi in ambiente penitenziario: linee guida operative ai fini di una riduzione dei suicidi nelle carceri»; lettera circolare 6 giugno 2007 recante: «I detenuti provenienti dalla libertà: regole di accoglienza. Linee di indirizzo»; lettera circolare 25 gennaio 2010 recante: «emergenza suicidi – Istituzione unità di ascolto di Polizia penitenziaria».
  Negli ultimi anni tale attenzione si è maggiormente consolidata ed è stata condivisa con l'Amministrazione della salute, tanto che il 19 gennaio 2012, in seno alla Conferenza unificata Stato-regioni, è stato sancito l'accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sul documento recante «Linee di indirizzo per la riduzione del rischio autolesivo e suicidano dei detenuti, degli internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale» (Repertorio Atti n.: 5/CU del 19/01/2012; Allegato A) e nel 2017 è stato sottoscritto il «Piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti».
  Questo documento ha lo scopo di fornire linee guida ai livelli regionali al fine di consentire la successiva redazione dei protocolli locali, con la più ampia condivisione e concretezza tra le parti, sanitaria e penitenziaria.
  Ancora, con lettera circolare 11 ottobre 2017, a firma del capo del dipartimento
pro tempore, sono state divulgate ai provveditorati regionali e a tutte le direzioni degli istituti penitenziari le indicazioni fornite dall'accordo della conferenza unificata del 27 luglio 2017, con il quale, sinteticamente, viene dato impulso a una fattiva collaborazione tra l'amministrazione penitenziaria e le aziende sanitarie territorialmente competenti, al fine di creare i presupposti per alleviare, in via preventiva, l'eventuale disagio sofferto dalla persona privata della libertà personale e, in secondo luogo, delineare ambiti di intervento.
  In sostanza, è stato promosso il congiunto impegno di tutte le figure professionali che operano all'interno degli istituti penitenziari che, attraverso sollecite segnalazioni del personale sanitario piuttosto che della Polizia penitenziaria o altro, possano intervenire tempestivamente.
  A tale fine, nell'accordo vengono previsti, tra l'altro, il modello di lavoro interdisciplinare e la presa in carico congiunta, attraverso cui si sviluppa una collaborazione sinergica tra le varie figure professionali coinvolte, con l'obiettivo di lenire il disagio della persona offrendo vicinanza e supporto sociale.
  I dati derivanti da tali interventi congiunti, dovranno essere raccolti da un sistema locale, regionale e nazionale e monitorati al fine del miglioramento della prevenzione e della conoscenza del fenomeno suicidario.
  Nell'accordo, infine, viene citata la prioritaria esigenza di elaborare dei protocolli operativi per la gestione dell'urgenza per i casi di gravi gesti autolesionistici, finalizzati a evitare ritardi nelle prestazioni di primo soccorso.
  Da ultimo, con altra lettera circolare 3 maggio 2019 recante: «Interventi urgenti in ordine all'acuirsi di problematiche in tema di sicurezza interna riconducibili al disagio psichico», il capo del dipartimento
pro tempore, a seguito di aggressioni perpetrate da detenuti ai danni di personale di polizia penitenziaria e non solo, ha inteso ribadire i concetti sopra espressi, evidenziando la necessità di una fattiva collaborazione delle varie amministrazioni, con coinvolgimento dei garanti delle persone private della libertà personale e delle autorità giudiziarie, che, attraverso un tavolo paritetico, possano avere un confronto congiunto sulle tematiche derivanti dal disagio dei ristretti con l'obiettivo di migliorare l'agire comune.
  Si menziona, inoltre, la recente nota 2 luglio 2020 a firma del direttore generale dei detenuti e del trattamento, indirizzata alle direzioni e ai provveditorati regionali, con la quale si raccomanda massima prudenza e attenzione nella percezione di possibili segni di disagio psichico o comunque di alterazione comportamentale dei ristretti, prevedendo un'assistenza psicologica più ampia.
  Pertanto, come si vede, costante impegno volto a prevenire eventi auto lesivi.
  Per completezza, si evidenzia che, alla data del 18 agosto 2020, presso la casa circondariale di Prato sono presenti 549 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi n. 581 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 94,49 per cento, ben al di sotto dell'indice medio percentuale regionale (113,98 per cento) e nazionale (113,63 per cento).
  Dei 549 detenuti presenti, 262 sono di nazionalità italiana, mentre i restanti 287 sono stranieri.
  Quanto al quesito inerente il reperimento di risorse umane, con esplicito riferimento alla casa circondariale di Prato si riferisce che a fronte della dotazione prevista, pari a 310 unità, risulta assegnato un contingente di personale pari a 287 unità, con presenza di fatto di 275 unità di personale in ragione dei distacchi operati in ingresso (5 unità) ed in uscita (17 unità).
  Ciò riferito è indubbio che l'opera della polizia penitenziaria sia di primaria importanza, per la sicurezza interna così come per quella esterna, di cui costituiscono primo baluardo, ma altresì per l'alto contributo che forniscono nell'attività di rieducazione e reinserimento dei condannati nel consorzio sociale.
  Il Ministero, pertanto, pone forte attenzione alle esigenze di garantire un efficace
turn over del personale, risultando indubbie le criticità evidenziate e derivanti da organici ridotti o comunque fortemente limitati.
  Orbene, come riferito in sede di risposta ad analoghe interrogazioni sul tema dell'organico del Corpo della polizia penitenziaria, si rappresenta che la riduzione complessiva degli organici operata dalla cosiddetta legge Madia e rivista dal successivo intervento normativo ha rimodulato la dotazione complessiva del Corpo della polizia penitenziaria, passata da 44.610 unità a 41.202 unità, da ultimo implementata a 41.667 unità.
  Pertanto, allo stato, si osserva un divario tra organico del corpo di polizia penitenziaria previsto (41.667 unità) e organico effettivamente presente (37.654) pari al 9,63 per cento, sebbene risultano presenti nel ruolo agenti/assistenti del corpo 33.495 unità, cioè, 2.105 in più rispetto anorganico previsto per lo stesso ruolo, pari a 31.390.
  Per garantire utile
turn over, già nel febbraio 2019 è stato indetto il concorso a complessivi 754 posti di allievo agente del Corpo di polizia penitenziaria maschile e femminile, successivamente elevati a 938.
  Tale procedura, celermente attivata, e quasi giunta al termine, fu purtroppo sospesa e rinviata a data da destinarsi in considerazione della situazione di emergenza determinata dalla diffusione del contagio da COVID-19.
  Attualmente, grazie al serio impegno dell'Amministrazione, ed in ossequio alla previsioni della normativa emergenziale, la procedura è ripresa nel rispetto delle prescrizioni tecniche idonee a garantire la tutela della salute dei candidati e nei giorni 4 e 5 agosto sono state effettuate le visite mediche e psicoattitudinali di prima istanza. Quelle di seconda istanza saranno effettuate prossimamente ed al termine sarà stilata la graduatoria finale.
  A conclusione della procedura i vincitori saranno chiamati a frequentare il prescritto corso di formazione che si terrà entro il mese di dicembre.
  Non solo, l'Amministrazione procederà a bandire un nuovo concorso agenti a valere sulle cessazioni (
turnover) anno 2019 e sulle assunzioni straordinarie autorizzate ai sensi dell'articolo 1, comma 236, lettera e) legge n. 205 del 2017 (n. 236 unità) e articolo 1, comma 381, lettera b), legge n. 145 del 2018 (n. 277 unità), per complessive circa 1.600 unità.
  Ancora, già state attivate le procedure per il concorso interno a complessivi n. 2.851 posti per la nomina alla qualifica iniziale di vice sovrintendente del ruolo maschile e femminile del Corpo, in ossequio a quanto disposto dal decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95, in materia di «Revisione dei Ruoli delle Forze di Polizia».
  Peraltro, per quanto concerne il ruoto agenti/assistenti, si segnala che l'organico dell'istituto penitenziario pratese è stato incrementato di n. 8 unità nel ruolo maschile agenti/assistenti e n. 1 unità nel ruolo femminile agenti/assistenti, a seguito della mobilità sviluppata in occasione delle assegnazioni del 175°, 176° e 177° Corso allievi agenti, avvenute nei mesi di marzo ed aprile 2020.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.