ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05871

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 349 del 28/05/2020
Firmatari
Primo firmatario: GIANNONE VERONICA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 28/05/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 28/05/2020
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05871
presentato da
GIANNONE Veronica
testo di
Giovedì 28 maggio 2020, seduta n. 349

   GIANNONE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 18 maggio 2020 numerose attività commerciali, rimaste chiuse a causa del lockdown, hanno riaperto. Purtroppo, però, diverse associazioni di consumatori hanno denunciato una cattiva prassi perpetrata da diversi esercenti nei confronti dei consumatori. Con l'avvio della fase due è nata, infatti, quella che è stata già battezzata da diversi media come la «tassa COVID-19». Un extra da pagare, dai due ai quattro euro, che appare chiaramente sugli scontrini insieme alle altre voci. Una tassa che viene applicata, si legge, dagli esercenti ai propri clienti e inserita direttamente come sovraprezzo nello scontrino per finanziare i costi sostenuti dagli esercizi commerciali a causa del coronavirus. A denunciarlo anche il Codacons, che da giorni sta ricevendo segnalazioni dei consumatori circa rincari applicati dagli esercenti;

   «Numerosi consumatori hanno denunciato al Codacons un sovraprezzo, mediamente dai 2 ai 4 euro, applicato in particolare da parrucchieri e centri estetici ai propri clienti – così il presidente Carlo Rienzi –. Un balzello inserito in scontrino con la voce “Covid” e che sarebbe imposto come contributo obbligatorio per sostenere le spese degli esercenti per sanificazione e messa in sicurezza dei locali». Secondo il Codacons, sono stati registrati anche casi di centri estetici che obbligano i clienti ad acquistare in loco un kit monouso costituito da kimono e ciabattine al prezzo di 10 euro per sottoporsi ai trattamenti richiesti. Un vero e proprio «far west illegale che potrebbe configurare il reato di truffa, e contro cui il Codacons presenta una denuncia alla Guardia di Finanza e all'Antitrust, fornendo tutte le segnalazioni ricevute al riguardo, affinché si avviino le dovute indagini sul territorio», aggiunge l'associazione dei consumatori;

   la prassi della «tassa Covid» è stata denunciata anche dall'Unione nazionale consumatori: «Alcuni consumatori ci hanno segnalato una novità. Alcuni centri estetici e parrucchieri avrebbero introdotto un contributo extra, una sorta di tassa di solidarietà per le varie spese aggiuntive, come quelle di sanificazione. Per ora si tratta di singoli casi isolati. Li invitiamo, comunque, a ripensarci spontaneamente. Ci sono, infatti, forti dubbi sulla legittimità di una tale pratica, anche nel caso la “sovratassa” fosse segnalata in modo chiaro e trasparente, considerato che il consumatore deve pagare per il servizio reso, non dare contributi per le spese sostenute, salvo siano su base volontaria», ha spiegato il presidente Massimiliano Dona;

   notizie di rincari in questi giorni non riguardano solo centri estetici e parrucchieri che, sempre in base alle segnalazioni raccolte dal Codacons, hanno aumentato i prezzi per shampoo, messa in piega, taglio, e altri trattamenti. Secondo le associazioni dei consumatori in testa alla classifica dei rincari ci sono i bar, con molti esercenti che hanno ritoccato al rialzo il prezzo di caffè e cappuccino;

   sono molte le segnalazioni, da Castelnuovo di Asola, nel Mantovano, a Castelvetrano, nel Trapanese, da Milano a Roma, da Bordighera a Genova, da Castagnole di Paese a Catania, spiega ancora Zerbi. Il presidente di Consumatori.it, parla poi di «aumenti opachi» e racconta di dentisti e studi medici che stanno mettendo in carico ai pazienti 10 euro per i dispositivi di sicurezza obbligatori. Aggiunge: «Oggi si paga volentieri un caffè un euro e venti o un cappuccino un euro e 40, perché si capisce la situazione. Il problema è se questi incrementi diventano strutturali e non durano soltanto un mese e mezzo» –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non sia opportuno avviare immediati controlli, per quanto di competenza, su tali fenomeni speculativi;

   se non intenda segnalare tali dinamiche all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, promuovere ispezioni della Guardia di finanza ed avviare ogni utile iniziativa di competenza.
(4-05871)