ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05770

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 344 del 21/05/2020
Firmatari
Primo firmatario: FORNARO FEDERICO
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 21/05/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 21/05/2020
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05770
presentato da
FORNARO Federico
testo di
Giovedì 21 maggio 2020, seduta n. 344

   FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Cnh Industrial è la società industriale d'origine italo-canadese, attiva nel mercato dei capital goods e sorta in seguito alla fusione tra Fiat Industrial e Cnh. Il gruppo progetta, produce e commercializza macchinari per il settore agricolo e delle costruzioni, veicoli per l'industria e commerciali, autobus e mezzi speciali; è inoltre attivo nella produzione di propulsori per applicazione marina e motori. È presente in circa 180 Paesi, con più di 63.000 dipendenti in 67 stabilimenti produttivi e in 56 centri di ricerca e sviluppo;

   il 1° ottobre 2019 la direzione aziendale di Cnh, che conta 4.300 lavoratori sul territorio nazionale, ha illustrato alle delegazioni sindacali un piano di riorganizzazione che prevede la dismissione e la conseguente chiusura dello stabilimento di Pregnana Milanese a partire dal 2020, rispettivamente entro il 2020 per le attività produttive e entro il 2021 per le attività di logistica. Tale riorganizzazione è stata motivata dalla volontà del gruppo di concentrare tutta la produzione a Torino e le attività di logistica nello stabilimento di San Mauro, in provincia di Torino. A Pregnana Milanese i lavoratori coinvolti sono 254: 170 addetti alla produzione di motori marini e generatori di potenza e 84 al polo logistico;

   i dipendenti del sito di Pregnana Milanese vivono il paradosso che lo stabilimento non solo ha ordini e commesse che gli attuali dipendenti non riescono ad evadere, ma produce anche molti utili;

   il 7 febbraio 2020, alla presenza di diversi rappresentanti istituzionali, i sindacati hanno presentato un piano alternativo alla chiusura di Pregnana Milanese, elaborato dalle lavoratrici e dai lavoratori dello stabilimento. Il piano prevede una forte riduzione dei costi e un aumento della redditività della fabbrica, e rilancia la necessità di non azzerare una realtà industriale importante, che produce profitti elevati;

   a causa dell'emergenza sanitaria del Covid-19 ogni decisione è stata rimandata, anche perché le eventuali intese andrebbero discusse e votate in assemblea dei lavoratori, cosa impossibile per le misure previste in difesa della salute dei cittadini. In relazione all'andamento del contagio si decide di chiudere il reparto manufacturing di Pregnana Milanese dal 16 marzo 2020;

   il 10 marzo 2020 si è tenuto al Ministero dello sviluppo economico in videoconferenza, un incontro tra Cnh e le rappresentanze sindacali. Si è raggiunto un accordo che stabilisce lo spostamento a dicembre 2020 della chiusura dell'attività produttiva di Pregnana Milanese. Inoltre, per evitare licenziamenti si prevede il ricorso a proposte di incentivo al trasferimento in altro sito, a uscite agevolate dei lavoratori vicini alla pensione, a distacchi, trasferte e ammortizzatori sociali. L'Accordo è la cornice e il presupposto fondamentale per la prosecuzione del confronto costruttivo tra le parti per la costruzione dei singoli accordi territoriali;

   risulta all'interrogante che nell'ultimo periodo la proprietà ha persino attivato contratti di lavoro interinale presso il sito di Pregnana Milanese per fare fronte alla produzione, ma, nonostante questo, non recede dalla volontà di chiudere lo stabilimento –:

   se il Governo non ritenga utile adottare iniziative per salvaguardare i livelli occupazionali e per evitare a molti lavoratori di essere trasferiti a circa 200 chilometri dall'attuale luogo di occupazione;

   se risulti anche al Governo l'attivazione di nuovi contratti in questa fase e, in caso affermativo, se non si ritenga utile adottare iniziative per riaprire il tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico al fine di valutare un nuovo accordo alla luce di questa novità.
(4-05770)