ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05765

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 344 del 21/05/2020
Firmatari
Primo firmatario: VARCHI MARIA CAROLINA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 21/05/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 21/05/2020
DE CARLO LUCA FRATELLI D'ITALIA 21/05/2020
CIABURRO MONICA FRATELLI D'ITALIA 21/05/2020
CARETTA MARIA CRISTINA FRATELLI D'ITALIA 21/05/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 21/05/2020
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 21/05/2020
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 22/05/2020
Stato iter:
12/10/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 12/10/2020
DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 12/10/2020

CONCLUSO IL 12/10/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05765
presentato da
VARCHI Maria Carolina
testo di
Giovedì 21 maggio 2020, seduta n. 344

   VARCHI, GALANTINO, LUCA DE CARLO, CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   fa discutere il video, ottenuto da Alarm Phone, un servizio di assistenza telefonica per i migranti, in difficoltà in mare, che mostra una nave della Marina maltese mentre respinge illegittimamente un gommone con a bordo migranti, molti dei quali si sono gettati in acqua, pensando erroneamente di essere soccorsi;

   dietro quelle immagini, c'è un'accusa precisa: Malta avrebbe respinto un centinaio di persone, arrivate nelle sue acque territoriali ad aprile, fornendo loro carburante e indirizzandole verso l'Italia;

   il caso risale all'8 aprile 2020 quando un gruppo di 101 migranti lasciò la Libia per dirigersi verso l'Europa su un gommone: l'arrivo nelle acque territoriali maltesi sarebbe avvenuto l'11 aprile e il giorno dopo la stessa imbarcazione arrivò misteriosamente a Pozzallo in Sicilia;

   in un primo momento il sindaco della cittadina siciliana aveva ipotizzato che i migranti fossero stati trasferiti da una nave madre su dei gommoni dai trafficanti libici, per aggirare i porti chiusi e lasciarli nelle acque territoriali italiane, ma secondo un'inchiesta del Guardian e di Avvenire la responsabilità sarebbe delle forze armate maltesi;

   l'inchiesta giornalistica costituisce un atto di accusa senza precedenti, avvalorata dalle versioni concordanti fornite dai superstiti, secondo cui la Marina maltese «è venuta da noi e ci ha detto: Malta ha il coronavirus e non possiamo prendervi perché sono tutti malati a Malta. Malta è piccola e non può accogliervi tutti». Il gommone è stato equipaggiato con un nuovo motore e del carburante e le persone a bordo, secondo le testimonianze, sarebbero state istruite su come raggiungere l'Italia, riprogrammando la rotta dell'apparecchio gps su 0.0., ossia direzione nord e a nord c'è solo l'Italia; il mattino dopo, la domenica di Pasqua, i migranti sono entrati nel porto di Pozzallo;

   secondo l'inchiesta condotta dai citati quotidiani britannico e italiano, la guardia costiera italiana non avrebbe ricevuto da Malta alcun avvertimento o notifica al riguardo;

   nei giorni dal 10 al 13 aprile 2020 quattro imbarcazioni avevano contattato Alarm Phone e tutti i natanti erano stati avvistati dagli aerei di Frontex, l'agenzia europea per i confini, precisando che «nel corso dei voli di pattuglia durante il fine settimana (tra il 9 e l'12 aprile) gli aerei di Frontex hanno individuato diverse imbarcazioni in pericolo. In linea con le convenzioni internazionali, abbiamo avvisato tutti i competenti centri nazionali di coordinamento per il salvataggio marittimo (Mrcc) nell'area»;

   in base al diritto internazionale gli Stati sono le uniche entità responsabili del coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio;

   pochi giorni prima, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli aveva assicurato proprio ad Avvenire che nel Mediterraneo non c'è nulla che sfugga alle autorità, perciò è difficile credere che nessuno, oltre Malta, fosse consapevole dei respingimenti illegali verso la Libia e dei dirottamenti verso l'Italia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per chiarire la situazione e per far sì che Malta non continui a violare le norme internazionali, a danno dell'Italia;

   quanti siano i respingimenti di imbarcazioni giunte in acque maltesi effettuati dalla marina maltese e i conseguenti dirottamenti verso l'Italia.
(4-05765)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 12 ottobre 2020
nell'allegato B della seduta n. 406
4-05765
presentata da
VARCHI Maria Carolina

  Risposta. — Le inchieste giornalistiche dei quotidiani Avvenire e The Guardian corrispondono a quanto emerso dopo lo sbarco a Pozzallo dell'imbarcazione dei migranti. L'evento ha avuto inizio da una segnalazione della organizzazione non governativa (Ong) Watch the Med-Alarm Phone alle autorità dei Paesi della regione, incluso il Maritime Rescue Coordination Center italiano, sulla presenza al largo della Libia di migranti a bordo di imbarcazioni di fortuna in navigazione verso nord. La presenza delle imbarcazioni è stata riscontrata anche da un assetto aereo di Frontex in pattugliamento nell'area. Sia la Ong Watch the Med-Alarm Phone sia Frontex hanno interessato in prima battuta le autorità Search and rescue (Sar) libiche. Queste non sono tuttavia intervenute, adducendo ragioni legate al contenimento della pandemia da Covid-19.
  Le imbarcazioni di migranti (poi risultate 4 per un totale di circa 270 persone), tutte assolutamente non adeguate a raggiungere le coste italiane, hanno proseguito verso nord e, una volta giunte in area Sar maltese, sono di fatto rimaste alla deriva, in attesa di soccorso. I dettagli emersi riguardo al trattamento subito dai migranti in area Sar maltese dopo il primo avvistamento da parte del velivolo Frontex sono stati conosciuti dalle autorità italiane competenti per il soccorso in mare solo successivamente, dopo quasi tre giorni, quando l'imbarcazione è stata avvistata e segnalata in acque di responsabilità italiana da una nave mercantile in transito. Qui è stata immediatamente soccorsa da unità della Guardia costiera italiana, le quali hanno accompagnato l'imbarcazione fino al porto di Pozzallo. I migranti sono sbarcati e sono stati accolti dal consueto dispositivo sanitario e di ordine pubblico organizzato a terra dalla prefettura, e dalla questura di Ragusa. Nei tre giorni in cui l'imbarcazione è rimasta in area Sar maltese, nessuna notizia relativa all'imbarcazione è stata condivisa dalle autorità di Malta, nemmeno per richiedere assistenza o cooperazione nel soccorso.
  Nello specifico, nella giornata del 12 aprile 2020, in risposta alle comunicazioni Frontex relative alle imbarcazioni in pericolo, RCC (
Rescue Coordination Center) Malta ha comunicato all'agenzia europea di ritenere quanto accaduto «immigrazione irregolare in alto mare» e non attività di ricerca e soccorso, ritenendosi quindi incompetente ad intervenire. La reazione italiana agli eventi è stata quindi pienamente conforme al diritto internazionale, secondo il quale lo Stato responsabile per l'area di ricerca e soccorso deve intervenire in caso di emergenza nella propria area Sar e coordinare le operazioni fino allo sbarco in un porto sicuro. Così in effetti, è avvenuto non appena l'imbarcazione dei migranti è stata avvistata nell'area Sar italiana, dopo aver attraversato quelle di responsabilità libica e maltese.
  La condotta delle autorità maltesi in questa circostanza riflette purtroppo un atteggiamento non nuovo. Le autorità de La Valletta si sono spesso sottratte agli obblighi previsti dalle convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare, sulla base di un'interpretazione molto restrittiva dei principi ispiratori della normativa. Un atteggiamento che l'Italia ha costantemente e fermamente contestato, sia a livello bilaterale sia in ambito europeo. Malta ha in effetti istituito una zona Sar di estensione vastissima, sproporzionata rispetto alle sue capacità operative, che nella parte a nord e a ovest si sovrappone alla zona Sar italiana, coprendo addirittura le isole di Lampedusa e Lampione e le acque territoriali circostanti. Malta è anche l'unico contraente della convenzione sulla ricerca e il soccorso in mare di Amburgo del 1979 che non ha accolto gli emendamenti del 2004. Queste modifiche hanno introdotto l'obbligo per gli Stati contraenti di collaborare per la designazione di un porto sicuro per lo sbarco dei naufraghi. Malta di conseguenza si considera vincolata ad assicurare un coordinamento solo fino al momento dell'avvenuto soccorso in mare e sostiene che lo sbarco dei naufraghi debba avvenire nel porto «più vicino» al luogo di soccorso. E per questo che essa generalmente esita a intervenire quando l'emergenza si presenta in prossimità dei propri porti.
  Inoltre Malta, per prassi, considera l'esistenza di una situazione di emergenza in mare solo nei casi in cui un'imbarcazione sia effettivamente in imminente rischio di naufragio, e solo se abbia avanzato esplicita richiesta di soccorso, definendo ipotesi diverse quali «immigrazione irregolare in alto mare». Nella vicenda in esame, questo approccio ha portato le autorità maltesi, intervenute sul luogo dell'emergenza con propri pattugliatori militari a rifornire l'imbarcazione di carburante, giubbotti di salvataggio e addirittura di un nuovo motore, e a indicare la rotta per l'Italia. Sembrerebbe dunque che la condotta maltese non sia consistita in sole omissioni, ma, verosimilmente, anche in comportamenti attivi che avrebbero facilitato l'arrivo sulle coste italiane di due dei quattro barconi segnalati.
  Con l'esplodere dell'emergenza sanitaria da COVID-19, La Valletta ha ulteriormente irrigidito la propria posizione sul tema dei soccorsi in mare, segnalando la chiusura dei porti. Il nuovo governo di Robert Abela contesta la mancanza di assistenza da parte dei
partner dell'Unione Europea nella ricollocazione dei migranti sbarcati sul proprio territorio e per questo ha dichiarato l'indisponibilità per il futuro ad accoglierne altri senza un preliminare accordo sulla condivisione degli sforzi. L'Italia ha costantemente sostenuto l'importanza che il tema delle migrazioni sia affrontato con una cooperazione coerente e coordinata sia a livello bilaterale dai Paesi che, come l'Italia e Malta, si trovano in prima linea nell'accoglienza dei migranti, sia dall'Unione Europea nel suo complesso, con la collaborazione solidale degli altri Stati membri. Tanto più nel difficile contesto dell'emergenza in corso, l'Italia continua a sostenere che il fenomeno migratorio debba essere affrontato con un salto di qualità che richiede a ogni Stato membro il proprio contributo, indipendentemente dalla collocazione geografica. In particolare, nelle more delle iniziative che la Commissione europea si appresta ad adottare promuovendo un dibattito sul «nuovo patto sulle migrazioni e l'asilo», ci siamo adoperati, e continueremo a farlo nell'ambito del negoziato che ne seguirà, affinché la specificità degli sbarchi a seguito di operazioni di ricerca e soccorso in mare sia pienamente riconosciuta e siano adottati codici di condotta comuni per la loro gestione.
  Condividiamo con Malta il principio che una risposta europea al fenomeno, ispirata a solidarietà e responsabilità condivisa, rimane necessaria e che la via prioritaria per fronteggiare la grave situazione umanitaria in Libia resti quella della de-
escalation del conflitto e – auspicabilmente – del raggiungimento di un vero e proprio cessate il fuoco. In più occasioni, tuttavia, l'Italia ha ricordato, anche con nota formale alle autorità maltesi, la necessità di evitare il ripetersi di casi simili a quello di aprile. E le ha esortate a modalità di collaborazione più coerenti con l'obiettivo comune di una gestione efficace dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale e con gli impegni assunti insieme in passato.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.