ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05575

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 337 del 11/05/2020
Firmatari
Primo firmatario: EHM YANA CHIARA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/05/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MANCA ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 11/05/2020
DE CARLO SABRINA MOVIMENTO 5 STELLE 11/05/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 11/05/2020
Stato iter:
04/08/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 04/08/2020
SERENI MARINA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 04/08/2020

CONCLUSO IL 04/08/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05575
presentato da
EHM Yana Chiara
testo di
Lunedì 11 maggio 2020, seduta n. 337

   EHM, ALBERTO MANCA e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Libia la situazione già tesa dovuta al conflitto non fa che peggiorare a causa della Endemia da COVID-19, che in tutto il nord Africa ha avuto una rapida escalation. Al 13 aprile si registravano 26 casi positivi di coronavirus, su un totale di circa 500 test eseguiti. A preoccupare sono le condizioni del popolo libico, soprattutto dei migranti detenuti nei centri e, in generale, del sistema sanitario libico provato da un Paese in perenne conflitto;

   le zone di maggior tensione sono quelle intorno alla città di Tripoli presa d'assalto con raid ormai quotidiani del generale Haftar, che nelle scorse settimane si è autoproclamato leader della Libia, con mandato popolare, quindi dichiarando di fatto annullato il trattato di Skhirat del 2015, che fece nascere il Governo di accordo nazionale;

   numerosi sono stati gli sforzi della comunità internazionale per un accordo diplomatico, culminati nel processo di Berlino di inizio 2020 a cui l'Italia ha partecipato attivamente;

   all'inizio di marzo 2020 Ghassam Salamè, inviato Onu e da tre anni capo della missione Unsmil in Libia, si è dimesso per motivi di salute;

   il sostegno alle istituzioni libiche legittime, da parte dell'Italia, è indubbio. L'Italia ha chiesto una tregua durante il mese del Ramadan per costruire fattivamente un cessate-il-fuoco duraturo. Il Ministro interrogato ha espresso la sua preoccupazione ricordando che al primo posto ci siano il controllo dell'ingresso illecito di armi nel Paese, e il sostegno al processo politico per una Libia unita, con il sostegno al Governo riconosciuto di Serraj;

   Kalifa Haftar ha bloccato da gennaio 2020 i pozzi petroliferi sotto il suo controllo, causando di fatto una perdita economica per la popolazione e per le nazioni che lì si approvvigionano, tra cui l'Italia;

   l'alto rappresentante dell'Unione europea Josep Borrell ha chiesto la fine dei combattimenti e l'avvio di un processo politico sulla scia di quello che era stato posto come base proprio a Berlino, nonché di individuare un rappresentante speciale europeo per la Libia al più presto;

   mentre i porti italiani, come quelli maltesi, sono chiusi temporaneamente, nel frattempo sono ricominciati gli sbarchi dalla Libia verso le coste italiane: almeno cinque imbarcazioni, con a bordo circa 300 persone in totale, hanno sfidato le onde soltanto nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2020, partendo dalle coste ovest di Tripoli;

   il 31 marzo il Consiglio d'Europa ha approvato la nuova missione militare nel Mediterraneo, la Eunavfor Med Irini, che va a sostituire il mandato di Eunavfor MedSophia, allora dedicato al traffico illegale dei migranti, con il compito di contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'Onu nei confronti della Libia, attraverso mezzi aerei, satellitari e marittimi;

   il 25 aprile, in Tunisia viene annunciata, in un comunicato del Ministero dei trasporti, una nuova rotta marittima che unirà il porto di Sfax, al sud del Paese maghrebino, con quello di Tripoli, per facilitare le esportazioni tunisine verso la Libia;

   la stampa internazionale sta indagando su un possibile traffico di armi e combattenti proprio attraverso l'utilizzo della rotta commerciale Sfax-Tripoli, che potrebbe eludere il controllo delle navi militari che sorvegliano il Mediterraneo;

   ad opinione dell'interrogante l'unica via possibile è il processo politico coordinato tra le parti, anche considerando che il popolo libico ormai da quasi dieci anni vive in balia dell'insicurezza e della guerra civile –:

   quali iniziative di competenza abbia attivato o intenda intraprendere il Governo a fronte di questa escalation di violenza nella zona di Tripoli con il conseguente aumento delle partenze dalle coste libiche per il nostro Paese, in piena emergenza Covid;

   se non intenda avviare iniziative di competenza circa il traffico di armi attraverso la Tunisia.
(4-05575)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 4 agosto 2020
nell'allegato B della seduta n. 386
4-05575
presentata da
EHM Yana Chiara

  Risposta. — Il conflitto in Libia non si è fermato, nonostante i ripetuti appelli internazionali per l'adozione di una tregua umanitaria; al contrario ha acquisito una nuova, pericolosa intensità, ulteriormente esacerbata dall'ininterrotto e crescente afflusso dall'estero di materiali di armamento sofisticati e di combattenti stranieri a sostegno di entrambe le parti in conflitto.
  Nelle ultime settimane si è registrata un'evoluzione degli equilibri militari a seguito di alcune strategiche conquiste delle forze del Governo di accordo nazionale in Tripolitania e di un parziale ridispiegamento delle forze del generale Haftar. Questi sviluppi, uniti alle persistenti interferenze esterne e alla presa di posizione delle parti, non inclini a rinunciare all'opzione militare nella convinzione di poter prevalere, lasciano intravedere il concreto rischio di una nuova
escalation del conflitto con un sempre più diretto coinvolgimento di attori stranieri.
  In questo contesto, il Governo italiano continua a credere fermamente che non esistano scorciatoie militari per la risoluzione della crisi libica e che l'unica strada percorribile sia quella del dialogo politico nell'alveo del processo di Berlino. Abbiamo preso nota dell'intesa del 6 giugno 2020 fra il generale Haftar e il Presidente della Camera dei rappresentanti Aghila Saleh raggiunta con la mediazione dell'Egitto, che propone un percorso politico per il superamento della crisi libica. L'Italia ha sempre sostenuto ogni iniziativa che, se accettata dalle parti e collocata nel quadro del processo di Berlino, possa favorire una soluzione politica della crisi in Libia.
  Nonostante le evidenti limitazioni poste dalla pandemia all'azione diplomatica, l'Italia continua a profondere i più ampi sforzi politico-diplomatici per favorire la risoluzione politica della crisi libica. In questa fase l'azione diplomatica italiana è volta a perseguire la
de-escalation immediata del conflitto e la conclusione di un vero cessate il fuoco, l'immediata cessazione delle interferenze esterne, l'attuazione imparziale dell'embargo, il sostegno al processo di Berlino, la ripresa del dialogo intra-libico a guida ONU, la convinta e sincera adesione di tutti gli attori libici ed internazionali coinvolti nel processo politico condotto dall'ONU. Abbiamo quindi accolto molto favorevolmente la disponibilità recentemente manifestata da entrambe le parti di riprendere i negoziati a guida UNSMIL per un accordo di cessate il fuoco in seno alla Commissione militare congiunta 5+5, che si è concretizzata in due incontri (il 3 e il 9 giugno 2020) svoltisi in modalità remota, sotto forma di «proximity talks». L'auspicio di UNSMIL è di poter proseguire con incontri «in presenza» a Ginevra non appena le restrizioni sanitarie lo consentiranno.
  Sulla base di queste linee di priorità il Governo italiano mantiene costanti contatti con i principali attori della crisi - libici, regionali e internazionali. Solo per citare i contatti più recenti con la controparte libica, il presidente Conte ha avuto colloqui telefonici con il Presidente Serraj (30 maggio 2020) e con il Generale Haftar (1° giugno 2020) e il Ministro Di Maio ha effettuato delle telefonate con il Ministro degli affari esteri del GAN Siyala (19 maggio 2020), con il Presidente Serraj (6 maggio 2020) e con il Presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aghila Saleh (7 maggio 2020). A tutti gli interlocutori è stato chiesto di favorire l'immediata cessazione delle ostilità e di riavviare al più presto il dialogo politico attraverso la riattivazione dei negoziati intra-libici guidati da UNSMIL.
  Parallelamente ai contatti bilaterali, abbiamo favorito la prosecuzione della già fitta interlocuzione con i principali attori regionali e con i
partner europei. In seguito all'allentamento delle misure restrittive per il contenimento dell'emergenza COVID-19, il Ministro Di Maio ha ricevuto in visita in Italia Pomologo francese Le Drian (3 giugno 2020) e si è recato in missione in Germania (5 giugno 2020), Slovenia (6 giugno 2020) e Grecia (9 giugno 2020) per poter discutere dei principali temi di interesse comune, tra cui anche la Libia. Oltre ai colloqui telefonici del Ministro Di Maio con i Ministri degli esteri di Turchia, Tunisia, Algeria, Russia, USA ed Egitto e alla videoconferenza con l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Borrell e i Ministri degli esteri di Francia e Germania (14 maggio 2020), ho avuto recentemente contatti telefonici con i miei omologhi di Marocco (5 maggio 2020), Tunisia (12 maggio 2020) e Algeria (13 maggio 2020) che sono stati focalizzati anche sulla crisi libica.
  Il Governo italiano ha inoltre creduto fermamente che fosse fondamentale il rafforzamento del ruolo e della coesione dell'Unione europea sul
dossier libico, anche in considerazione dei rischi in tema di sicurezza, traffico di essere umani, migrazioni e approvvigionamento energetico che potrebbero derivare dalla crisi in Libia. L'avvio della nuova operazione EUNAVFORMED IRINI è una prima risposta a queste nostre esortazioni. L'operazione è principalmente finalizzata all'attuazione dell'embargo sulle armi verso la Libia imposto dall'ONU, utilizzando mezzi aerei satellitari e marittimi nonché, in via secondaria, a favorire la formazione della Guardia Costiera e della Marina libiche e a fornire sostegno per l'individuazione e il controllo delle reti di traffico e tratta di esseri umani.
  Come illustrato dal Ministro Di Maio in occasione dell'audizione del 14 maggio 2020 di fronte alle Commissioni esteri riunite di Senato e Camera sugli sviluppi in Libia, l'operazione sarà equilibrata e imparziale e volta a registrare le violazioni dell'embargo commesse da entrambe le parti, apportando così un contributo fondamentale per il rispetto dell'embargo ONU e la cessazione di tutte le interferenze esterne che stanno pericolosamente alimentando il conflitto. L'Italia ha assunto una particolare responsabilità nella condotta di Irini, in particolare per quello che riguarda l'aspetto dell'attuazione bilanciata del mandato. Il nostro Paese ospita a Roma il quartier generale della nuova operazione, con il relativo comando, affidato all'ammiraglio Fabio Agostini. Inoltre, nell'ambito di una rotazione concordata con la Grecia, l'Italia esprime per prima anche il Comandante della forza navale e la relativa nave comando. Si tratta di un ruolo di particolare sensibilità per via della facoltà di condurre ispezioni e abbordaggi nel quadro delle vigenti risoluzioni delle Nazioni Unite e va a garanzia ulteriore dell'imparzialità di Irini, soprattutto nella sua fase iniziale di impostazione delle modalità operative.
  L'operazione è stata progettata in modo tale da monitorare, rilevare e riferire alle Nazioni Unite violazioni dell'embargo su tutte le possibili rotte. La combinazione di risorse navali, aeree e satellitari ha lo scopo di ottenere un'immagine più completa possibile di tutti i tentativi di infrazioni via mare e via terra. Obiettivo ultimo è avere una fotografia realistica delle numerose violazioni in atto in Libia e cercare in questo modo di colmare il divario tuttora esistente fra retorica pubblica di alcuni attori regionali e internazionali coinvolti nel conflitto e loro effettivo comportamento sul terreno.
  Abbiamo infine sempre ritenuto fondamentale il coinvolgimento dei Paesi vicini alla Libia, che maggiormente risentono degli effetti destabilizzanti della crisi. In quest'ottica, la Tunisia è sicuramente uno dei
partner di riferimento, che – grazie anche all'azione italiana – è stata inclusa nel formato di Berlino e partecipa attivamente all'esercizio e contribuisce all'attuazione delle sue conclusioni.
  Come segnalato dall'interrogante è stata recentemente avviata la rotta commerciale Sfax-Tripoli, essenzialmente per far fronte all'emergenza sanitaria legata al COVID-19, che dovrebbe essere sospesa una volta superata l'esigenza contingente. Sulla base delle informazioni a nostra disposizione, non risulta che essa sia stata sinora interessata dal traffico di armi e combattenti. La posizione della Tunisia sulla crisi libica continua a essere incentrata su una soluzione politica del conflitto e sulla cessazione di tutte le ingerenze esterne, a partire da una stretta osservanza dell'embargo sulle armi.
  Sul
dossier libico, Tunisi condivide con l'Italia l'esigenza prioritaria di un'azione diplomatica per arrestare l'escalation militare, la necessità di giungere quanto prima ad un cessate-il-fuoco e favorire una soluzione politica nel quadro ONU, oltre alla preoccupazione per il potenziale incremento di arrivi dalla Libia di migranti e rifugiati, nonché di infiltrazioni terroristiche. Possiamo quindi contare sulla collaborazione con la Tunisia che rappresenta un partner di rilievo per l'Italia sul dossier libico.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Marina Sereni.