ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05224

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 326 del 15/04/2020
Firmatari
Primo firmatario: CILLIS LUCIANO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 15/04/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SUT LUCA MOVIMENTO 5 STELLE 15/04/2020
FICARA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 15/04/2020
ROSSINI ROBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 15/04/2020
DEIANA PAOLA MOVIMENTO 5 STELLE 15/04/2020
VIANELLO GIOVANNI MOVIMENTO 5 STELLE 15/04/2020
LOVECCHIO GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 15/04/2020
PERANTONI MARIO MOVIMENTO 5 STELLE 15/04/2020
MANCA ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 15/04/2020
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 15/04/2020
OLGIATI RICCARDO MOVIMENTO 5 STELLE 21/04/2020
CASA VITTORIA MOVIMENTO 5 STELLE 21/04/2020
ALAIMO ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 21/04/2020
LOMBARDO ANTONIO MOVIMENTO 5 STELLE 21/04/2020
MARTINCIGLIO VITA MOVIMENTO 5 STELLE 22/04/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 15/04/2020
Stato iter:
24/07/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 24/07/2020
PATUANELLI STEFANO MINISTRO - (SVILUPPO ECONOMICO)
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 21/04/2020

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 22/04/2020

RISPOSTA PUBBLICATA IL 24/07/2020

CONCLUSO IL 24/07/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05224
presentato da
CILLIS Luciano
testo presentato
Mercoledì 15 aprile 2020
modificato
Mercoledì 22 aprile 2020, seduta n. 329

   CILLIS, SUT, FICARA, ROBERTO ROSSINI, DEIANA, VIANELLO, LOVECCHIO, PERANTONI, ALBERTO MANCA, PARENTELA, OLGIATI, CASA, ALAIMO, LOMBARDO, MARTINCIGLIO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il dottor Claudio Descalzi è stato direttore di Eni dell'area geografica Italia, Africa e Medio Oriente dal 2002 al 2005, vice direttore generale dal 2005 al 2008, Chief Operating Officer dal 2008 al 2014 – divisione exploration & production e infine dal 9 maggio 2014 amministratore delegato e direttore generale;

   questa è solo l'ultima parte temporale della carriera di Descalzi in Eni, con un curriculum professionale e manageriale di tutto rispetto, che evidenzia il suo ruolo fondamentale e soprattutto decisionale nella politica strategica dell'azienda negli ultimi 20 anni, carriera che coincide pertanto anche con tutte le problematiche e le decine di «incidenti» che si sono susseguiti nel corso delle attività estrattive di Eni in regione Basilicata e, in particolare, al centro oli Cova di Viggiano;

   sul centro oli di Viggiano pendono e sono tuttora in corso due inchieste della magistratura lucana per le ipotesi di reati di disastro, disastro ambientale, abuso d'ufficio e falso ideologico;

   la prima inchiesta riguarda lo smaltimento irregolare di oltre 854 mila tonnellate di sostanze pericolose, che nell'arco temporale di un anno, sono state reiniettate nel pozzo «Costa Molina 2» nel comune di Montemurro;

   la seconda riguarda la perdita da due serbatoi di stoccaggio, come dichiarato dalla stessa Eni, di 400 tonnellate di greggio all'interno dell'impianto Cova di Viggiano così come accertato dalla procura della Repubblica di Potenza nel 2017;

   come risulta dai sopralluoghi e dai rilievi effettuati dal Noe, il petrolio fuoriuscito dal Cova si era infiltrato nella rete fognaria, arrivando a contaminare il reticolo idrografico della Val d'Agri, che si trova in prossimità della diga del Pertusillo, un invaso che rappresenta la fonte primaria di molta parte dell'acqua destinata al consumo umano della Puglia e della Basilicata, oltre ad essere utilizzato per l'irrigazione di un'area a uso agricolo di oltre 35 mila ettari;

   l'origine della perdita di idrocarburi sarebbe stata individuata nei serbatoi di stoccaggio del greggio; durante i sopralluoghi del Noe e dei consulenti della procura, a febbraio 2017, infatti, sono stati riscontrati dei fori sul fondo dei serbatoi che avevano dato luogo alle perdite di greggio, mai comunicate agli organi competenti, circostanze però già note alla dirigenza Eni, sin dal 2012 secondo gli investigatori;

   ci si trova di fronte a un vero e proprio disastro ambientale che probabilmente ha contribuito all'aumento del tasso di mortalità in quelle zone per determinate patologie tumorali, così come accertato da un'indagine epidemiologica condotta dal dottor Bianchi, ricercatore del Cnr, ricerca commissionata dai comuni di Viggiano e Grumento Nova e poi contestata dall'Eni, una volta che sono stati pubblicati e diffusi i risultati;

   il mandato del dottor Descalzi è prossimo alla sua scadenza naturale e, nelle prossime settimane dovrebbe essere decisa una sua eventuale riconferma o la nomina di un suo successore –:

   se, sulla base di tutto quanto espresso in premessa e alla luce dei procedimenti giudiziari tuttora in corso e non ancora conclusi, il Governo ritenga opportuno adottare ogni iniziativa utile affinché non si proceda alla riconferma del dottor Descalzi ai vertici di Eni.
(4-05224)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 24 luglio 2020
nell'allegato B della seduta n. 379
4-05224
presentata da
CILLIS Luciano

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Per rispondere agli interroganti, occorre premettere che il centro di raccolta, trattamento e stoccaggio olio denominato «Val d'Agri» (COVA) ricade nell'area della concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi «Val d'Agri», ubicata nel territorio della provincia di Potenza e accordata dal Ministero dello sviluppo economico con decreto direttoriale in data 28 dicembre 2005 come unificazione delle concessioni di coltivazione «Grumento Nova» e «Volturino», alle Società ENI S.p.A. – divisione
Exploration & Production e SHELL ITALIA E&P-S.p.A.. Con lo stesso decreto è stata nominata rappresentante unica nei confronti dell'amministrazione e dei terzi la società ENI S.p.A.
  Il centro olio è adibito alla raccolta degli idrocarburi estratti dai pozzi del giacimento (il più importante dell'Europa continentale) ed è un impianto minerario funzionale alla separazione dei prodotti di estrazione dei pozzi che sono costituiti da idrocarburi liquidi, idrocarburi gassosi, acqua di strato ed in percentuale più o meno variabile H2S.
  Quindi, non si tratta di un impianto di raffinazione, che è invece destinato alla lavorazione del greggio con processi chimici fino alla produzione dei prodotti commerciali derivati.
  La capacità massima di produzione giornaliera attualmente autorizzata (peraltro mai raggiunta) è pari a 104.000 barili/giorno di petrolio e di 4.660.000 mc/giorno di gas metano. Nell'ultimo anno a regime la produzione media mensile è stata di circa 322.000 tonnellate. L'impianto in questione contribuisce in maniera preponderante alla produzione nazionale di idrocarburi, con corrispondente beneficio economico derivante sia dalla corresponsione della tassazione generale che delle
royalties sulle produzioni ottenute annualmente.
  A valle della predetta separazione, tali sono i prodotti di estrazione:

   idrocarburi liquidi, poi stoccati negli appositi serbatoi situati all'interno del COVA per poi essere convogliati (mediante oleodotto) alla raffineria di Taranto;

   idrocarburi gassosi, fondamentalmente metano, immessi nella rete di trasporto nazionale di SNAM rete Gas;

   zolfo, derivante dall'abbattimento dell'H2S che viene immesso come materia prima sul mercato;

   fluidi di strato costituiti da acqua che viene smaltita o tramite gli impianti di trattamento o reimmessi in giacimento mediante il pozzo denominato «Costa Molina 2».

  Con riferimento alle inchieste giudiziarie, di cui fanno menzione gli Onorevoli interroganti, e, pertanto, in ragione delle competenze attribuite e delle attività svolte, si rileva quanto segue.
  Riguardo ai rilievi afferenti alla reimmissione delle acque di strato al pozzo «Costa Molina 2» ed alle relative problematiche, si evidenzia che la re-immissione delle acque di strato è regolata dalle autorizzazioni
ex articolo 104 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Testo unico dell'ambiente) che fanno capo alla regione Basilicata, la quale attraverso l'ARPAB effettua tutti i controlli ambientali di competenza. L'autorizzazione regionale detta le prescrizioni e precauzioni per una gestione corretta dell'attività di reimmissione, le caratteristiche dei fluidi di reimmissione e la cadenza periodica dei controlli ambientali da effettuare.
  Analogamente, per lo smaltimento all'esterno della rimanente parte di acque di strato presso gli impianti di smaltimento autorizzati, che sono effettuati secondo le regole e le prescrizioni imposte dalla regione, in base alla normativa vigente.
  Con provvedimento del 31 marzo 2016 del Giudice per le indagini preliminari di Potenza, è stato disposto il sequestro del serbatoio delle acque di strato, della vasca di raccolta delle acque di contro-lavaggio filtri «
dual media», annessi all'Unità di trattamento acque V560 e del pozzo di re-iniezione «Costa Molina 2». Ciò, in ragione del fatto che avverrebbe una miscelazione non autorizzata di rifiuti pericolosi, costituiti da acque di strato derivanti dalla prima separazione degli idrocarburi liquidi e gassosi in ingresso al COVA e da altre acque derivanti dal processo di separazione delle componenti acide e acquose nelle unità di trattamento gas, contenenti tracce di MDEA (metildietanolammina) e di TEG (glicole trietilenico).
  Giova rilevare che, la contemporanea indisponibilità delle facilities succitate e dei pozzo di reimmissione ha reso impossibile esportare dal COVA le acque di strato e, conseguentemente, si è dovuto procedere alla graduale chiusura dei pozzi della concessione di coltivazione e al successivo blocco della produzione di idrocarburi. L'esecuzione del sequestro ha, quindi, reso necessario procedere con le conseguenti operazioni di messa in stato di conservazione, protezione passiva degli impianti, installazioni, apparecchiature e delle condotte della rete di raccolta per la completa chiusura del COVA.
  Successivamente, al fine di consentire la ripresa dell'attività, sono state apportate alcune modifiche al processo produttivo per consentire la separazione fisica tra le acque di strato derivanti dalla prima separazione e le altre acque derivanti dal processo di separazione delle componenti acide e acquose nelle unità di trattamento gas. A seguito di tale modifica, l'attuale configurazione impiantistica di esercizio dell'impianto denominata «Recupero condensati», è stata autorizzata nell'agosto 2016, solo in esito del dissequestro definitivo delle sopradette installazioni e degli esiti positivi dei «... dovuti controlli sullo stato dei lavori e sulla loro puntuale esecuzione ...» da parte «... dei CC del NOE di Potenza, con l'ausilio dei consulenti tecnici già nominati...», come deciso dall'Autorità Giudiziaria.
  Tale configurazione impiantistica secondo le procedure di verifica e controllo previste è stata sottoposta, altresì, per gli aspetti di loro competenza, sia all'autorizzazione mineraria da parte del Ministero dello sviluppo economico per la ripresa della produzione, sia alle autorizzazioni regionali ambientali e alla reimmissione al pozzo «Costa Molina 2».
  Per quanto attiene, invece, alle rilevazioni sul riscontro di perdite di olio dall'impianto del COVA, si rappresenta che in data 3 febbraio 2017, al termine del relativo sopralluogo dei Carabinieri del Nucleo operativo ecologico, è stato disposto il sequestro di un pozzetto di scarico esterno al perimetro dell'impianto a seguito del ritrovamento di liquido con presenza di idrocarburi. A seguito di ciò, ENI si è prontamente attivata, informando tutti enti interessati (regione Basilicata, provincia di Potenza, comune di Viggiano, carabinieri e prefettura), ai sensi dell'articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Contestualmente, ha avviato le attività di messa in sicurezza d'emergenza ambientale mediante aggottamento tramite autobotte del liquido rinvenuto.
  Successivamente, la società ha proceduto sia alla realizzazione di barriere idrauliche (all'interno del centro olio e all'esterno nell'area industriale per non consentire il propagarsi dell'inquinamento) sia ad un'analitica attività di indagine per individuare le cause della perdita di idrocarburi liquidi.
  Dagli accertamenti condotti è emerso che la dispersione di idrocarburi liquidi è ascrivibile ad una non perfetta tenuta del fondo di uno dei quattro serbatoi dedicati allo stoccaggio dell'olio; pertanto la società ha proseguito le attività con l'utilizzo di due serbatoi integri, uno dotato di doppiofondo e l'altro verificato mediante idonee indagini e monitoraggio.
  Conseguentemente, la regione Basilicata, con delibera 322 del 15 aprile 2017, ha sospeso per 90 giorni le attività del centro olio Val d'Agri, ai sensi dell'articolo 29-
decies del decreto legislativo n. 152 del 2006, e ha prescritto alla Società di realizzare tutto quanto indicato e previsto dai suoi Uffici preposti al controllo ambientale, subordinando la ripresa dell'attività alla verifica dell'ottemperanza delle prescrizioni ambientali sopradette e all'utilizzo di serbatoi dotati di doppio fondo.
  In data 19 aprile 2017, il presidente della regione Basilicata ha chiesto il coinvolgimento del competente Ministero dell'ambiente, il quale in data 4 maggio 2017, in uno specifico incontro, ha definito le attività da porre in essere per valutare lo stato di contaminazione delle aree esterne ed interne al COVA, lo stato degli impianti e le azioni attuate dalla società ENI, indicando la collaborazione dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) all'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Basilicata (ARPAB) e agli uffici tecnici regionali, anche sulla base dell'accordo di programma stipulato fra regione Basilicata, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e ISPRA.
  Per quanto attiene i doppifondi ai serbatoi, uno di essi già prima della sospensione era dotato da tempo del doppio fondo; inoltre, terminati i lavori di realizzazione di altri due serbatoi con doppio fondo, la sezione UNMIG MISE di Napoli, competente sul territorio della Basilicata, ha autorizzato l'esercizio degli stessi, a seguito dell'istruttoria tecnica svolta in conformità alle previsioni degli articoli 84 e 85 del decreto legislativo n. 624 del 1996.
  La regione, ARPAB e ISPRA hanno condotto le verifiche, i controlli e gli accertamenti sulle azioni attuate dalla società ENI, anche a seguito delle prescrizioni impartite sia per le attività di messa in sicurezza di emergenza ambientale, sia per l'approvazione del piano di caratterizzazione e propedeutiche al riavvio dell'impianto.
  In data 7 luglio 2017, l'ISPRA ha espresso alla regione il proprio parere tecnico secondo cui «... le articolazioni degli attuali interventi di messa in sicurezza può essere ritenuta compatibile con l'esercizio delle attività del sito ...» e in data 10 luglio 2017 che «... il Gestore abbia ottemperato alle prescrizioni propedeutiche al riavvio dell'impianto ...».
  In data 13 luglio 2017, anche l'ARPAB ha espresso il proprio parere tale che «... il gestore abbia riscontrato positivamente le osservazioni/prescrizioni ...».
  A seguito delle attività condotte da ISPRA, ARPAB e uffici regionali, nonché dalla valutazione in base alla quale dal punto di vista impiantistico le attività produttive possono essere condotte con l'utilizzo anche soltanto dei due serbatoi già dotati di doppio fondo ed autorizzati, con delibera n. 733 del 17 luglio 2017, la giunta regionale della Basilicata ha autorizzato il riavvio dell'esercizio del centro olio Val d'Agri sospeso con la sopra richiamata delibera 322 del 15 aprile 2017, prevedendo inoltre nel provvedimento un articolato corpo prescrittivo.
  Pertanto, ferma restando la disponibilità a fornire ulteriori approfondimenti con il coinvolgimento delle competenti strutture tecniche a valle di tutte le verifiche espletate dagli enti e organi competenti e a fronte dell'ottemperanza da parte di Eni delle prescrizioni richieste ed imposte secondo la normativa vigente, in data 18 luglio 2017, sono stati riavviati gli impianti del COVA, con la contestuale riapertura graduale dei pozzi alla produzione fino al raggiungimento delle condizioni a regime.
  Per completezza di informazione, si precisa che i quattro serbatoi installati nel COVA e dedicati allo stoccaggio degli idrocarburi liquidi prodotti sono attualmente tutti provvisti di doppio fondo oltre che di pozzetti spia finalizzati al controllo di eventuali perdite.
  La messa in sicurezza d'emergenza ambientale e le attività di caratterizzazione ambientale sia all'interno del COVA che all'esterno nell'area industriale rientrano nella competenza primaria della regione, gestite con la partecipazione di ARPAB e ISPRA e sono disciplinate con le relative deliberazioni regionali (d.g.r. 19 maggio 2017, n. 442, d.g.r. del 24 ottobre 2017 n. 1132, d.g.r. del 27 giugno 2018, n. 585 e d.g.r. n. 47 del 22/01/2019). L'ultima conferenza di servizi, convocata dalla Regione in merito, si è tenuta in data 13 febbraio 2020.
  Come noto agli interroganti, è tuttora in corso il dibattimento presso il tribunale di Potenza sui reati contestati.
  Alla data attuale, l'impianto «Val d'Agri» è regolarmente in esercizio, con le limitazioni susseguenti all'emergenza COVID-19.
  Alla luce di quanto detto con riferimento alle vicende segnalate dagli interroganti, con specifico riferimento al quesito relativo al rinnovo del
management del gruppo Eni S.p.A., rappresento che in data 14 maggio 2020, il consiglio di amministrazione del gruppo ha nominato amministratore delegato e direttore generale il dottor Claudio Descalzi, al quale ha conferito nuovamente i poteri di amministrazione della società, con esclusione di specifiche attribuzioni che il consiglio si è riservato, oltre a quelle non delegabili a norma di legge.
Il Ministro dello sviluppo economico: Stefano Patuanelli.