ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/05088

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 323 del 02/04/2020
Firmatari
Primo firmatario: DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 02/04/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GALANTINO DAVIDE FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020
OSNATO MARCO FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020
MONTARULI AUGUSTA FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020
MANTOVANI LUCREZIA MARIA BENEDETTA FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020
FERRO WANDA FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020
LUCASELLI YLENJA FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020
ROTELLI MAURO FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020
DEIDDA SALVATORE FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020
PRISCO EMANUELE FRATELLI D'ITALIA 02/04/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 02/04/2020
Stato iter:
04/08/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 04/08/2020
DEL RE EMANUELA CLAUDIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 04/08/2020

CONCLUSO IL 04/08/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-05088
presentato da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea
testo di
Giovedì 2 aprile 2020, seduta n. 323

   DELMASTRO DELLE VEDOVE, GALANTINO, OSNATO, MONTARULI, MANTOVANI, FERRO, LUCASELLI, ROTELLI, DEIDDA e PRISCO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni si sono susseguite notizie stampa, confermate dalla comunicazione ufficiale delle ambasciate italiane, in ordine a diverse donazioni e/o prestiti e/o erogazioni a diverso titolo dell'Italia in favore di Paesi esteri per affrontare l'emergenza sanitaria ed economica costituita dal propagarsi del coronavirus;

   in particolare, è emersa una erogazione di 50 milioni di euro a favore della Tunisia, di 21 milioni di euro a favore della Bolivia e di 200.000 a favore di Who Somalia, per il contrasto del coronavirus –:

   quale sia la quantità di prestiti e/o donazioni e/o erogazioni dell'Italia a favore di Paesi terzi, sia nell'ambito della cooperazione internazionale, sia specifici, per affrontare l'emergenza coronavirus;

   quali siano i singoli beneficiari delle predette erogazioni, siano essi altri Stati o persone giuridiche operanti in favore di e/o in altri Stati.
(4-05088)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 4 agosto 2020
nell'allegato B della seduta n. 386
4-05088
presentata da
DELMASTRO DELLE VEDOVE Andrea

  Risposta. — La cooperazione allo sviluppo costituisce parte integrante e qualificante della politica estera dell'Italia, nel più ampio quadro europeo ed internazionale. Il nostro Paese ha sempre utilizzato questo strumento, i cui obiettivi specifici sono declinati all'articolo della legge n. 125 del 2014 e volti a favorire uno sviluppo sociale equo, rispettoso dell'ambiente, partecipativo e condiviso delle società dei nostri partner, che permetta loro di crescere. Questo senza distogliere l'attenzione dall'interesse nazionale, sia in termini di vantaggi economici sia con riferimento alle attività congiunte. Tra queste ultime è importante anzitutto ricordare la lotta al traffico dei migranti e il contrasto al terrorismo.
  Gli obiettivi di cooperazione, quali obiettivi di politica estera, trovano il fulcro d'azione nell'Agenda 2030, adottata dalle Nazioni Unite nel 2015. Una delle priorità principali del Governo italiano in tale ambito rimane il raggiungimento degli obiettivi concordati sul piano internazionale in materia di aiuto pubblico allo sviluppo (APS), con particolare riferimento ai traguardi dello 0,7 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) da destinare ai Paesi in via di sviluppo e dello 0,15-0,20 per cento per i Paesi meno sviluppati. L'impegno ad un adeguamento dell'APS italiano, in linea con gli obiettivi fissati a livello internazionale, è inserito nell'articolo 30 della sopra citata legge n. 125 del 2014.
  Attualmente, tra i Paesi OCSE l'Italia si colloca nella parte bassa della classifica per percentuale di APS rispetto al RNL. In particolare, nel 2018 l'APS italiano è sceso dallo 0,3 per cento del 2017 allo 0,25 del RNL, collocandoci al 18mo posto fra i Paesi membri del
Development assistance committee (DAC) in seno all'OCSE. In ambito G7 il nostro Paese è passato dalla quarta alla sesta posizione, dietro a Regno Unito (0,7 per cento), Germania (0,61 per cento, Francia (0,43 per cento), Canada (0,28 per cento) e Giappone (0,28 per cento). Gli Stati Uniti si confermano all'ultimo posto con lo 0,16 per cento del RNL.
  A titolo comparativo, l'APS degli Stati Uniti in valore assoluto nel 2018 è stato pari a circa 29 miliardi di euro, quello della Germania a poco più di 21 miliardi, quello francese ha di poco superato i 10 miliardi di euro e quello olandese si è collocato a quasi 4,8 miliardi di euro (circa mezzo miliardo in più dell'Italia). Per il 2019 abbiamo ancora dati parziali e provvisori al vaglio dell'OCSE-DAC che fanno tuttavia già prospettare un ulteriore calo del nostro APS.
  I fondi stanziati nella legge di bilancio 2020 per interventi di cooperazione allo sviluppo ammontano a circa 455 milioni di euro, di cui 2 milioni per azioni a sostegno delle minoranze cristiane perseguitate e quasi 600 mila per lo sminamento umanitario.
  Nel 2020 il comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo non si è ancora riunito e pertanto non ha potuto deliberare nuove iniziative. Alcune delle erogazioni eseguite nel primo trimestre del corrente anno sono state effettuate sulla base di delibere adottate dal comitato congiunto negli anni precedenti. Altre finanziano iniziative assunte direttamente dal direttore dell'AICS, che ha una autonomia decisionale di spesa entro il limite massimo di 2 milioni di euro, con l'impegno di informare il comitato congiunto appena si riunirà. In altri casi le erogazioni 2020 riguardano delibere a firma del Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale per interventi di emergenza umanitaria, alcune delle quali emanate anche nel 2020 ma a valere sulla programmazione e sulle risorse finanziarie del 2019.
  Alla luce della crisi dovuta al COVID-19, vi è l'intenzione di riprogrammare le risorse disponibili orientandole verso la risposta globale alla pandemia, a sostegno dei sistemi sanitari dei Paesi che hanno forti fragilità in questo settore. Porremo in particolare molta attenzione al settore della sanità, al settore WASH (acqua, sanificazione e igiene) e a quello della sicurezza alimentare, anche in un'ottica di prevenzione.
  Dei fondi stanziati sulla legge di bilancio 2020, quelli finora erogati ammontano a poco più di 46 milioni di euro. Di questi, quasi 20 milioni sono stati trasferiti a organizzazioni internazionali per progetti di cui siamo finanziatori, da soli o con altri
partner, e per interventi di aiuto umanitario; 13 milioni finanziano progetti AICS; poco più di 7 milioni sono fondi erogati alle organizzazioni della società civile (OSC) italiane aggiudicatarie di appositi bandi dell'AICS; altri 5 milioni sono stati versati al comitato internazionale della Croce rossa (CICR); il resto è stato erogato a favore di enti pubblici e imprese private aggiudicatari di appositi bandi AICS.
  A livello geografico questo impegno ha destinato a iniziative di cooperazione allo sviluppo in Africa complessivamente circa 9 milioni di euro. Più precisamente, in esecuzione di delibere del comitato congiunto adottate tra il 2017 e il 2019 sono stati erogati quasi 5,4 milioni di euro per progetti eseguiti da organizzazioni internazionali e dall'AICS stessa in Etiopia, Mozambico, Somalia, Sudan, e in Africa Occidentale. A favore di OSC risultate vincitrici di appositi bandi negli scorsi anni sono stati erogati 2,4 milioni di euro per la realizzazione di progetti di cooperazione allo sviluppo in Costa d'Avorio, Etiopia, Mozambico, Sudan e su scala regionale africana. Per quanto riguarda il resto del mondo (Balcani, Medio Oriente, Asia, Centro e Sud America), dall'inizio del 2020 l'AICS ha erogato poco più di 11 milioni. Circa 3 milioni di euro sono stati indirizzati alla sede AICS in Giordania, alla Commissione europea e a UNWomen per l'assistenza alla popolazione siriana rifugiata nei Paesi limitrofi e le comunità ospitanti. Queste erogazioni, frutto di delibere del 2019, rientrano nel quadro dell'impegno assunto dall'Italia alla Conferenza di Bruxelles del marzo dello stesso anno, in occasione della quale si annunciò che nel 2019 e nel 2020 sarebbero state finanziate iniziative di risposta alla crisi siriana per un importo pari a 45 milioni di euro all'anno. Sono stati poi erogati 2,3 milioni di euro a OSC, per la realizzazione di progetti di cooperazione internazionale risultati negli scorsi anni vincitori di appositi bandi, in favore delle popolazioni di Albania, Bosnia-Erzegovina, Bolivia, Cuba e Libano. In esecuzione di delibere del comitato congiunto del 2018 e del 2019, sono state inoltre effettuate erogazioni pari a 2,3 milioni di euro per la realizzazione di progetti di sviluppo a Cuba affidati al Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), all'istituto Italo-Latinoamericano (IILA) e al Ministero della cultura cubano. Erogazioni pari a 1,8 milioni di euro sono andate invece alla sede AICS di Gerusalemme (1,6 milioni) e al comune di Pavia (200.000 euro) per l'attuazione di iniziative precedentemente deliberate in favore della popolazione palestinese. Il Joint Peace Fund gestito da UNOPS ha ricevuto un finanziamento di 1 milione di euro per attività volte a sostenere il processo di pace con i gruppi etnici in Myanmar, come previsto da delibera del comitato congiunto del luglio 2019 e dal successivo accordo con l'organizzazione.
  A livello di settori di attività, invece, dei 46 milioni di euro complessivamente erogati da AICS nel primo trimestre del 2020, poco più di 24 milioni di euro sono stati destinati ad interventi nel settore umanitario (disposti, come già anticipato, direttamente dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale), di cui 11 milioni deliberati nel 2020, mentre la restante quota fa riferimento a delibere del 2019 o precedenti. Nel primo trimestre 2020 sono stati decisi altri interventi nel settore umanitario, a valere sull'esercizio finanziario 2019, per ulteriori 22 milioni di euro. I contributi in parola sono destinati alle agenzie, fondi e programmi delle Nazioni Unite, al Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), alla Banca mondiale (BM), alla Commissione europea (CE), nonché ad OSC da individuare a seguito di procedure comparative effettuate dalle sedi estere dell'AICS. Nel primo trimestre 2020 sono stati, inoltre, autorizzati interventi di prima emergenza per un totale di poco più di 2,2 milioni di euro finanziati con fondi italiani già in essere presso: l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO); la Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (FICROSS); il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR); l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
  Per quanto riguarda i contributi multilaterali già concordati a favore degli organismi internazionali nel 2019, si indicano i seguenti beneficiari: CICR; ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA); Programma alimentare mondiale (PAM); Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF); Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR); Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM); OMS; Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione e del rischio disastri (UNDRR); Agenzia delle Nazioni Unite per l'azione contro le mine (UNMAS); Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA); Banca Mondiale (GFDRR –
Global Facility for Disaster Reduction and Recovery); CE (Fondo fiduciario «Bekou»).
  Preciso che l'Italia ha confermato la propria responsabilità a contribuire alla risposta umanitaria globale al
summit mondiale di Istanbul del maggio 2016, dove ha assunto una serie di impegni sul piano internazionale, tra cui quello di aumentare la quota di contribuzione non vincolata geograficamente, favorire – ove possibile – la destinazione dei finanziamenti a progetti umanitari attuati da OSC (la cosiddetta «localizzazione dell'aiuto umanitario»), partecipare ai sistemi di coordinamento internazionale per migliorare l'efficacia dell'impatto degli aiuti umanitari sulla popolazione civile. Quest'ultima partecipazione è di particolare importanza sul piano politico, perché favorisce processi politici democratici, aumenta la resilienza delle popolazioni, permette il superamento di crisi anche a beneficio dell'economia. Si tratta di processi in cui il nostro Paese è e deve rimanere protagonista perché la risposta umanitaria è una forma di prevenzione in molteplici ambiti, fra cui quello sanitario, con riflessi immediati sulla sicurezza globale e italiana in particolare, Gli interventi di aiuto umanitario a sostegno di organismi multilaterali e delle OSC sono previsti, peraltro, nei piani di risposta umanitaria e negli appelli umanitari presentati dal sistema delle Nazioni Unite e dalla Ficross, in relazione a singoli Paesi o aree tematiche. Alcuni degli interventi di aiuto umanitario sono anche attuativi di impegni assunti in occasione di Conferenze internazionali o sono indicati in accordi bilaterali. Le attività umanitarie hanno l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle fasce più vulnerabili delle popolazioni nei teatri di crisi, quali rifugiati, migranti, sfollati, popolazioni di ritorno, comunità locali, con particolare attenzione a donne, minori, persone affette da disabilità. Da non dimenticare l'importanza dell'azione umanitaria nel settore dello sminamento. Per quanto riguarda i fondi italiani già in essere presso FAO, FICROSS, CICR, OMS, di questi, 1 milione di euro è stato utilizzato in risposta agli appelli dell'OMS «Piano Strategico di Prevenzione e Risposta» del 3 febbraio 2020 e della FICROSS «Appello Globale di Emergenza: novel Coronavirus» dell'11 febbraio 2020. Nell'ambito delle iniziative di solidarietà alla popolazione cinese promosse dalla comunità internazionale a seguito del diffondersi dell'epidemia da COVID-19, a fine gennaio 2020 le autorità di Pechino hanno presentato all'Italia la richiesta di dispositivi di protezione personale. Il 6 febbraio 2020 la Commissione europea ha attivato il meccanismo unionale di protezione civile. Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha risposto a tale meccanismo organizzando un volo umanitario per la Cina per il trasporto di dispositivi medico-sanitari, raccolti per la maggior parte dalla comunità cinese in Italia, e materiali donati dalla cooperazione italiana. Il volo umanitario è atterrato il 16 febbraio all'aeroporto internazionale di Pechino. La donazione è stata presa in carico dalla Croce Rossa cinese per l'impiego ai fini del contenimento dell'epidemia, contribuendo così a mettere sotto controllo il primo focolaio planetario. Il sentimento di solidarietà che l'Italia ha mostrato nei confronti della Cina è stato, come è noto, ampiamente ricambiato allorché il COVID-19 ha iniziato a diffondersi nel nostro Paese.
  In materia di aiuto pubblico allo sviluppo, particolarmente importanti sono i crediti d'aiuto. Si tratta di finanziamenti concessi a condizioni agevolate, e non di doni, le cui erogazioni derivano da decreti autorizzativi del Ministero dell'economia e delle finanze (Mef) imputati al fondo rotativo. Quest'ultimo, come noto, si alimenta attraverso le restituzioni dei prestiti pregressi, giunti a scadenza. Su detto Fondo, così come su tutti i Fondi fuori bilancio, la Corte dei conti riferisce annualmente in Parlamento, ai sensi degli articoli 23 e 24 della legge 559 del 1993.
  L'interrogante cita l'erogazione di 50 milioni di euro a favore della Tunisia. Si tratta di un credito d'aiuto previsto nel Memorandum d'intesa bilaterale sulla programmazione degli aiuti per il quadriennio 2017-2020, firmato dalle parti il 9 febbraio 2017. Tale somma è destinata a finanziare un progetto specifico diretto alle piccole e medie imprese tunisine che intrattengono legami intensi con le circa 800 aziende italiane che operano in quel Paese, molte delle quali miste. Il progetto in parola è stato approvato dal Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo nel 2018, decisione sulla base della quale è stato successivamente emanato il decreto del MEF relativo alla concessione del finanziamento. Il 18 marzo 2019 sono stati firmati sia l'Accordo intergovernativo che il contratto di finanziamento su risorse del Fondo rotativo della cooperazione, di cui Cassa depositi e prestiti è ente gestore. Il 17 febbraio 2020, con l'entrata in vigore dell'accordo, il versamento del credito è diventato un obbligo internazionale. Preciso, a questo proposito, che la cancellazione o sospensione di iniziative già definite sulla base di atti vincolanti rappresenterebbe un precedente molto negativo per la credibilità internazionale dell'Italia. Peraltro, nessun altro Stato, pur esposto alle drammatiche conseguenze del COVID-19, ha sospeso l'erogazione di aiuti ai Paesi bisognosi, discendenti da accordi già in vigore come nel caso in specie. La motivazione sta nel fatto che sistemi sanitari fragili, riflettendo fragili sistemi socioeconomici, costituiscono un rischio in termini sia di contagio di ritorno che securitario (ad esempio legato alla ripresa dei flussi migratori irregolari).
  Nelle scorse settimane il Governo tunisino ha disposto il
lockdown del Paese per contenere la diffusione del COVID-19. In un'economia dove il è prodotto il 50 per cento del Pil è prodotto dal settore informale e la disoccupazione giovanile era già al 30 per cento prima di questa crisi, la situazione economico-sociale nel Paese è diventata esplosiva. L'inquietudine del Governo tunisino sul prossimo futuro è condivisa da Nazioni Unite, Banca Mondiale e Fondo Monetario internazionale. Quest'ultimo ha deliberato il 10 aprile un credito alla Tunisia di 743 milioni di dollari per sostenere il Paese nelle spese sanitarie e mitigare l'impatto socioeconomico del virus, quasi il doppio dei 400 milioni inizialmente prospettati, mentre l'Unione europea ha messo a disposizione di Tunisi 100 milioni di euro e i principali donatori (quali Francia e Germania) si stanno orientando verso la concessione di maggiore liquidità al Paese. Aiutare la Tunisia a superare la crisi significa anche sostenere le nostre imprese. Non solo quelle 800 che già operano in loco e che ci fanno risultare secondo investitore nel Paese nordafricano, ma anche le migliaia di imprese che operano in Italia ed esportano in Tunisia. Negli ultimi due anni siamo diventati il primo Paese esportatore nel mercato tunisino, che per il nostro sistema economico rappresenta il secondo mercato dell'area del Medio Oriente e Nord Africa dopo gli Emirati Arabi Uniti. Sostenere la Tunisia in questo momento significa anche promuovere l'immagine dell'Italia nel Mediterraneo. Se riceviamo oggi tanta solidarietà internazionale è anche perché negli anni siamo stati solidali con i Paesi amici. Un'azione che aiuta anche a screditare false rappresentazioni del nostro Paese, come quelle emerse all'esplodere dell'epidemia nel nostro Paese e puntualmente contrastate dal Governo anzitutto tramite la rete diplomatico-consolare.
  Altro credito d'aiuto è stato offerto alla Bolivia per un ammontare di 21.598.495 euro destinati al miglioramento del sistema sanitario del Paese sudamericano. L'iniziativa è stata deliberata il 25 luglio 2012. L'accordo intergovernativo è stato firmato il 15 maggio 2015 ed è entrato in vigore il 14 maggio 2018. Alcune difficoltà tecniche, tra cui la costituzione del nuovo Governo boliviano nel novembre 2019, hanno ritardato la conclusione della relativa convenzione finanziaria. Non appena da parte boliviana avrà comunicato l'avvenuto completamento delle procedure interne di approvazione di quest'ultima, la stessa entrerà in vigore e sarà possibile l'erogazione del credito.
  Per quanto riguarda invece la Somalia, si segnala preliminarmente che il finanziamento di 200.000 euro menzionato dall'interrogante non è stato erogato a una ONG ma all'OMS. Tale finanziamento è stato concesso in risposta alla richiesta da parte di Somalia e OMS di potere temporaneamente cambiare destinazione ad una quota di 200.000 euro del contributo di 1.000.000 euro deliberato dalla Cooperazione italiana nel 2019 per la ristrutturazione dell'ospedale di Huddur, nello Stato somalo del South West. Il parziale temporaneo cambio di destinazione si è reso particolarmente urgente per la necessità di dotare Mogadiscio di un laboratorio per l'analisi dei tamponi COVID-19, vista la mancanza di un apposito supporto diagnostico nel Paese che aveva fino ad allora costretto ad inviare i tamponi ad un laboratorio a Nairobi, in Kenya. La sospensione dei voli di collegamento tra i due Paesi rischiava di compromettere l'intera popolazione somala. La nuova unità diagnostica è stata aperta a Mogadiscio il 10 aprile 2020 e serve da struttura di riferimento per tutta la Somalia centrale e meridionale. Essa è in grado di effettuare fino a cento diagnosi al giorno su un bacino di utenza pari ad oltre 13 milioni di persone. Si prevede di istituire una seconda unità diagnostica a Garowe, nello Stato del Puntland a nord-est del Paese. Questo intervento è stato il primo aiuto concreto che la Somalia ha ricevuto per fronteggiare l'epidemia da COVID-19, ed ha assicurato all'Italia grande visibilità e gratitudine da parte del Paese
partner. I fondi anticipati all'OMS per l'apertura del laboratorio dovranno successivamente essere dalla stessa Organizzazione reintegrati per eseguire le attività del programma cui essi erano originariamente destinati, e cioè la messa a punto dei reparti di maternità e pediatria, prevenzione delle malattie infantile e mortalità neonatale dell'ospedale di Huddur.
  Per completezza d'informazione, preciso che a seguito di decreti autorizzativi del MEF risalenti al 2018, emanati in forza di accordi internazionali oggetto di ratifica, Cassa depositi e prestiti (CDP) ha firmato nel 2020 due convenzioni finanziarie con Senegal e Mali per importi rispettivamente di 10 milioni e 9 milioni di euro. Le elargizioni a valere sul fondo rotativo sono di estrema importanza anche per le nostre imprese. Occorre infatti sottolineare come in tutti i casi sopracitati si tratti di veri impegni contrattuali, non solo nei confronti delle amministrazioni dei Governi beneficiari dei crediti d'aiuto, ma anche delle imprese che si sono aggiudicate le relative gare d'appalto ad evidenza pubblica, finanziate proprio a valere su tali crediti. Nel caso di «crediti legati», le imprese coinvolte sono tutte italiane. Nell'ipotesi di «crediti slegati», le nostre aziende (in qualche caso in
partnership con imprese locali) partecipano, – con alta percentuale di successo – a gare internazionali «aperte», rientrando così tra i beneficiari di detti finanziamenti. Ciò significa che, sebbene detti finanziamenti siano «sovrani», esiste sempre una controparte economica, mediata dalla Banca centrale locale o dall'Amministrazione appaltante, che potrebbe contestare in caso di mancata erogazione da parte di CDP eventuali inadempimenti contrattuali e far valere, nelle varie istanze disponibili, inadempienze.
  Nell'ambito della cooperazione multilaterale per lo sviluppo, l'Italia, anche in qualità di Paese G7, assume impegni al pari degli altri Paesi donatori, per iniziative collettivamente intraprese che continuano ad avere un notevole impatto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). In essi l'interesse nazionale converge con quello globale alla cooperazione internazionale, ad esempio nella lotta alle epidemie di AIDS, tubercolosi e malaria e per l'immunizzazione globale contro pandemie, epidemie ed endemie. Tali contributi assicurano al nostro Paese un moltiplicatore politico e finanziario nella risposta alle sfide dello sviluppo globale. È bene ricordare che la fragilità dei sistemi sanitari in diversi Paesi è tra le motivazioni alla base dei flussi migratori verso l'Europa.
  A fronte di un contributo di 161 milioni di euro per il triennio 2020-2022 al Fondo Globale per la lotta ad AIDS, tubercolosi e malaria, annunciato dal Presidente del Consiglio al vertice G7 di Biarritz nell'agosto 2019, l'Italia co-amministra un fondo di 13 miliardi di dollari investiti nel rafforzamento dei sistemi sanitari dei Paesi in via di sviluppo, che ha salvato 32 milioni di vite e ridotto del 56 per cento le morti per AIDS nei cento Paesi in cui opera.
  Nell'ambito dell'Alleanza globale per i vaccini e l'immunizzazione (GAVI), a fronte di un contributo alle risorse regolari di 100 milioni di euro per il quinquennio 2016-2020, l'Italia co-amministra un fondo di più di 8 miliardi di euro che ha immunizzato oltre 760 milioni di bambini da diciotto tra le più letali malattie, inclusi morbillo, polio, colera, rotavirus ed ebola, contribuendo così a ridurre significativamente i tassi di mortalità infantile. L'alleanza GAVI avrà un ruolo fondamentale nella produzione e distribuzione globale di un potenziale vaccino contro COVID-19. Oltre al fondamentale aspetto sanitario, la stessa alleanza stima un ritorno socioeconomico cinquantaquattro volte superiore a ogni euro investito in immunizzazione.
  Infine, nel 2018 l'Italia ha assunto un impegno a investire almeno 12 milioni di euro nel triennio 2019-2021 a favore del Partenariato globale per l'educazione (GPE,
Global Partnership for Education), tramite cui l'Italia co-amministra un fondo che ha investito più di 5 miliardi di euro per l'istruzione in oltre settanta Paesi in via di sviluppo.
  Una parte del bilancio della cooperazione allo sviluppo, ogni anno, contribuisce a finanziare le organizzazioni internazionali presenti nel nostro Paese. Ciò risponde al ruolo profilato dell'Italia sullo scenario internazionale, conforme alle scelte di multilateralismo che pone il nostro Paese come motore di iniziative in ambito G7 e G20, pienamente integrato nel processo decisionale di tali fora. In tal modo l'Italia contribuisce alla definizione dell'agenda globale e alla sua attuazione, anche promuovendo approcci innovativi e d'impatto sui temi di nostro maggiore e diretto interesse. Tutte organizzazioni internazionali del settore dello sviluppo presenti in Italia contribuiscono alla realizzazione degli SDGs e all'attuazione dell'Agenda 2030.
  La presenza in Italia di un Polo agro-alimentare (Fao, Ifad, Pam), che fa di Roma la terza «capitale» ONU dopo New York e Ginevra, va vista anche in relazione al ruolo di guida svolto dal nostro Paese e dal suo intero sistema produttivo nelle filiere agro-alimentari, così come nella più generale cultura dell'alimentazione e della prevenzione di malattie trasmissibili e non trasmissibili. L'Italia ha negli ultimi anni condotto una promozione a tutto campo della dieta mediterranea e delle diete tradizionali e sostenibili, del vivere all'italiana come ricetta per la salute e la longevità. Grazie al suo ruolo di capofila tra i Membri della Fao, il nostro Paese ha promosso un approccio olistico alla risposta dei sistemi alimentari all'epidemia di COVID-19 di cui si renderà portavoce la stessa Fao. Siamo così in grado di farci portatori, insieme alle organizzazioni di categoria, anche di nostri concreti interessi economici in ambito agroindustriale che bene si integrano con la necessità, condivisa a livello globale, di un approccio alla produzione agricola sostenibile e all'alimentazione sana e nutriente (approccio previsto dall'SDG2 dell'Agenda 2030 e centrale nel mandato di Fao, Ifad e Pam).
  A questo occorre aggiungere che il polo romano sta divenendo sempre di più punto di aggregazione internazionale sui temi della sostenibilità. L'Alleanza Bioversity-CIAT (Centro internazionale per l'agricoltura tropicale), con sede a Maccarese, si occupa di biodiversità agricola e di sviluppo agricolo sostenibile, con l'obiettivo di preservare la biodiversità a livello genetico come patrimonio a disposizione e a beneficio di tutta la comunità mondiale. Grazie a questa organizzazione internazionale, agricoltori e scienziati riescono a sviluppare varietà e nuovi sistemi agricoli, allo scopo di garantire una maggiore sicurezza alimentare e migliori mezzi di sussistenza.
  Una menzione va fatta anche all'istituto agronomico mediterraneo di Bari (CIHEAM – IAM), centro di formazione postuniversitaria, ricerca scientifica applicata e di realizzazione di programmi di ricerca e cooperazione internazionale nel settore agricolo.
  L'Italia – grazie alla presenza sul proprio territorio di questo «ecosistema» internazionale completo e articolato sui temi della sostenibilità che interagisce con il tessuto locale (imprese, istituti di ricerca, amministrazioni) – è in grado di porre soluzioni avanzate ai predetti temi e al dialogo politico internazionale basato sull'attuazione dell'Agenda 2030.
  Oltre all'aspetto politico di questa presenza internazionale, occorre sottolineare le ricadute economiche in termini di occupazione e di indotto. Le organizzazioni internazionali del settore dello sviluppo sono in primo luogo importanti datori di lavoro: solo per fare degli esempi, la Fao impiega 882 persone di nazionalità italiana, il Pam impiega 1.377 italiani e l'Ifad 187 italiani.
  Per quanto riguarda le attività di
procurement, secondo dati ricevuti dalle stesse organizzazioni, l'Ifad ha condotto nel periodo 2014-2019 gare per un totale di 242,53 milioni di euro di cui il 53,14 per cento sono andate a imprese italiane; il Pam nel solo 2019 ha acquistato beni e servizi italiani per oltre 45 milioni; secondo uno studio del maggio 2017 l'indotto annuo dell'International Training Centre (Itc) dell'Ilo di Torino ammontava a 45,1 milioni di euro fra ricadute economiche dirette e indirette (personale, forniture, gestione della sede, utenze, servizi vari, ecc.) e quelle relative ai pernottamenti dei partecipanti ai corsi, Per quanto riguarda il personale impiegato, 119 su 194 sono italiani, ovvero il 61 per cento) Un altro ente del polo torinese, UNICRI, segnala un indotto sull'economia locale (tra salari, contratti di fornitura e servizi, spese vive dei partecipanti alle attività del centro) di circa sei milioni di dollari, più del doppio del contributo che riceve dal Governo italiano. Analoghe considerazioni vanno fatte per il CIHEAM – IAM di Bari, che impiega 420 persone tra staff permanente, consulenti e operai stagionali, di cui il 63 per cento è italiano. Secondo dati dello stesso Istituto, a fronte di un contributo obbligatorio ex lege pari a 20,6 milioni di euro – di cui il 95 per cento speso interamente in Italia – sono state generate ricadute sul territorio nazionale valutate pari a 36,45 milioni di euro.
  La crisi del Coronavirus è una crisi globale di proporzioni inedite che investe tutti i Paesi e che, per essere affrontata al meglio e con successo, rende necessari un approccio e una risposta condivisi a livello internazionale. La Cooperazione è una componente essenziale per la risoluzione di tale crisi. La solidarietà globale è nell'interesse di tutti, dal momento che i virus non conoscono frontiere. Con i livelli di mobilità della società attuale, anche quando avremo sconfitto il virus nel nostro Paese, dovremo evitare i contagi di ritorno soprattutto da Paesi vicini e ciò sarà possibile soprattutto se aiuteremo questi Paesi nella lotta al COVID-19.
  La risposta sanitaria alla pandemia COVID-19 rappresenta la prima frontiera nella lotta globale al coronavirus ed uno dei principali settori di intervento della cooperazione internazionale, anche per sostenere i Paesi con sistemi sanitari particolarmente fragili. Essa riguarda, da una parte, la messa a punto di interventi tempestivi di prevenzione, contenimento, contrasto e cura della malattia e, dall'altra, si concentra su ricerca, sviluppo ed equa distribuzione di un vaccino contro il coronavirus e di ulteriori efficaci trattamenti diagnostici e terapeutici.
  L'Italia è uno dei più attivi sostenitori di un approccio multilaterale alla crisi. Siamo stati il primo Paese a promuovere, con l'intervento del Ministro Di Maio alla Ministeriale G7, la costituzione di una alleanza internazionale per la ricerca sul vaccino, al fine di massimizzare gli sforzi comuni e rafforzare le strutture internazionali già operative in tale ambito. Anche grazie al decisivo impegno italiano in tal senso, l'OMS e altri attori della salute globale (tra cui CEMI per la ricerca sul vaccino, GAVI per la sua distribuzione e la Banca Mondiale) hanno lanciato la piattaforma ACT (
Access to COVID-19 Tool Accelerator) la cui missione è accelerare lo sviluppo, la produzione e l'equo accesso a nuovi vaccini e trattamenti diagnostici e terapeutici contro il virus. A questa iniziativa si aggiunge il nostro sostegno specifico, sopra citato, a GAVI e GEMI. Tutto ciò posiziona l'Italia tra i primi contributori alle iniziative dirette a combattere l'epidemia.
  Il 4 maggio 2020, insieme ad Ue e altri
partner (Francia, Germania, Regno Unito, Norvegia, Canada, Giappone, Arabia Saudita), l'Italia ha ospitato la conferenza globale per il finanziamento della risposta sanitaria al COVID-19, presieduta dalla Presidente della Commissione Van der Leyer e con la partecipazione del Presidente del Consiglio Conte. In tale occasione la comunità internazionale ha raccolto 7,4 miliardi di euro per accelerare la risposta sanitaria al COVID-19. Si tratta di una mobilitazione che conferma l'impegno collettivo verso una risposta globale al coronavirus. L'Italia ha ribadito il proprio ruolo di attore responsabile e solidale, annunciando un impegno di 140 milioni di euro a favore dei sopra citati organismi sanitari che più operano nel settore (CEPI, GAVI e l'OMS) è nel sostegno all'immunizzazione nei Paesi più vulnerabili.
  Nessuno dei nostri
partner sta abbandonando la cooperazione e l'aiuto umanitario a favore dei Paesi più deboli. Al contrario, essi stanno investendo risorse per combattere a livello mondiale la pandemia che irrompe in un contesto globale in molte aree già di per sé vulnerabili a causa di prolungate crisi umanitarie. A fine 2019, le Nazioni Unite già stimavano in 168 milioni le persone nel mondo in stato di necessità di assistenza umanitaria. Anche gli Stati Uniti hanno da poco annunziato 274 milioni di dollari di nuovi stanziamenti sul canale multilaterale/umanitario in favore di 64 Paesi emergenti colpiti nella lotta al coronavirus, definiti «un investimento iniziale» che si aggiunge ad un pacchetto di 1,25 miliardi di dollari per la cooperazione internazionale approvato ad inizio marzo dal Congresso.
  L'Italia non è solo un Paese che «fa» cooperazione, piuttosto è uno dei protagonisti assoluti del sistema internazionale di solidarietà a livello globale. Da decenni siamo ideatori, promotori e realizzatori dei principali interventi di cooperazione nel mondo. Siamo nel cuore della fitta rete internazionale che sta intervenendo concretamente per combattere povertà e ingiustizie in tutti i continenti. Una visione della Cooperazione italiana che non tenga conto della sua complessità svilirebbe il credito che riscuotiamo a livello internazionale. Solo recentemente abbiamo ricevuto materiale sanitario e personale medico da ogni parte del mondo. Si tratta di aiuti fondamentali per i nostri ospedali, resi possibili proprio dal credito politico, di prestigio e influenza che l'Italia vanta, ma anche da un credito di solidarietà che «fidelizza» tanti Paesi in via di sviluppo al nostro, in un virtuoso rapporto di solidarietà e reciprocità.
  Non sostenere i Paesi
partner ora significherebbe, inoltre, rischiare di perdere per i decenni a venire potenziali mercati per le nostre imprese. Come ci ha tristemente confermato la pandemia in corso, il mondo è fatto di interconnessioni e interdipendenze: investire nei Paesi in via di sviluppo o emergenti è importante anche per il nostro sistema industriale e produttivo. Non considerare questo significherebbe trascurare le nostre esigenze di crescita e ricondurrebbe il nostro Paese in un asfittico mondo chiuso agli altri e al progresso.
  Resto fermamente convinta che la Cooperazione italiana sia e debba rimanere un fiore all'occhiello, un'eccellenza italiana, che si unisce a pieno titolo alle tante altre che hanno reso il nostro Paese grande e ammirato nel mondo.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.