ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04844

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 313 del 27/02/2020
Firmatari
Primo firmatario: PALMISANO VALENTINA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 27/02/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI STASIO IOLANDA MOVIMENTO 5 STELLE 27/02/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 27/02/2020
Stato iter:
04/08/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 04/08/2020
DEL RE EMANUELA CLAUDIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 04/08/2020

CONCLUSO IL 04/08/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04844
presentato da
PALMISANO Valentina
testo di
Giovedì 27 febbraio 2020, seduta n. 313

   PALMISANO e DI STASIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   recenti notizie di stampa (www.il messaggero.it del 6 febbraio 2020) hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica un gravissimo episodio riguardante la diffusione su un noto social network di un filmato in cui una donna afghana, costretta all'interno di una buca, veniva offesa, insultata e lapidata a morte dalla folla inferocita;

   sulla vicenda, che sarebbe avvenuta nella provincia di Ghor, in Afghanistan, è intervenuto un portavoce del presidente afghano Ashraf Ghani, il quale ha espressamente indicato esponenti dei gruppi talebani quali autori delle atrocità commesse. Questi ultimi hanno però smentito tale ipotesi, dichiarando che si sarebbe trattato di un vecchio filmato risalente a diversi anni fa;

   il caso, su cui sta indagando la Commissione indipendente per i diritti umani in Afghanistan (Aihrc), è stato denunciato anche da alcuni attivisti per la difesa dei diritti umani che da anni si battono, in Afghanistan come in molte altre parti del mondo, per la tutela della popolazione locale e che, a causa del loro impegno, sono costretti a subire angherie e vessazioni non soltanto da parte delle milizie talebane ma anche dal Governo afghano, che in passato si era impegnato a difendere i diritti dei cittadini, ma che poi si è reso responsabile di indicibili soprusi, minacce e intimidazioni verso i cittadini indifesi e verso coloro che cercano di garantirne la tutela;

   la vicenda sopra descritta rappresenta la drammatica realtà attuale a livello internazionale in cui, nonostante gli interventi delle principali organizzazioni impegnate per la difesa dei diritti umani, si assiste ancora al perpetrarsi di situazioni di violenza inaudita e continue violazioni dei diritti e della dignità delle persone, come sottolineato anche da Amnesty International nel report 2018-2019 sulla situazione della salvaguardia dei diritti umani in Asia –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere, nelle opportune sedi a livello internazionale, al fine di perseguire, con riferimento a Paesi teatri di guerra come l'Afghanistan, l'obiettivo di contribuire a ripristinare la dignità e i diritti, sociali, economici e culturali della popolazione afghana, calpestati quotidianamente in spregio alla normativa internazionale in materia.
(4-04844)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 4 agosto 2020
nell'allegato B della seduta n. 386
4-04844
presentata da
PALMISANO Valentina

  Risposta. — L'Italia deplora con la massima fermezza il gravissimo episodio segnalato nella provincia di Ghor.
  La situazione complessiva dei diritti umani in Afghanistan, pur migliorata in maniera consistente dalla caduta del regime talebano (fine 2001) grazie agli sforzi profusi dalla comunità internazionale, ai quali l'Italia ha dato un costante e significativo contributo, continua ad essere largamente insoddisfacente e causa di grave preoccupazione, come evidenziano i rapporti delle Nazioni Unite e di Amnesty International.
  Tra le ragioni che hanno frenato il consolidarsi dei progressi compiuti occorre ricordare il persistere del conflitto tra Governo legittimo da una parte e insorgenza talebana insieme a decine di altre formazioni terroristiche che controllano anche rilevanti porzioni di territorio dall'altra. Le violenze hanno comportato nel 2019, per il sesto anno consecutivo, oltre 10.000 vittime civili.
  Gli accordi firmati a Doha il 29 febbraio scorso tra una delegazione diplomatica statunitense e l'ufficio politico talebano non hanno finora indotto ad una riduzione generalizzata della violenza, in vista di un cessate il fuoco che spiani la strada ai negoziati di pace intra-afghani per la riconciliazione nazionale.
  Con il sostegno internazionale l'Afghanistan ha comunque dedicato negli ultimi anni importanti sforzi nel settore dei diritti umani. L'adozione del nuovo codice penale nel 2018 ha fortemente limitato il numero dei reati punibili con la pena di morte, pur mantenendola. Dal 2002 l'Afghanistan può inoltre fare affidamento su una Commissione indipendente per i diritti umani, attualmente presieduta da Sima Samar, figura rispettata e di esperienza.
  La costituzione afghana riconosce a uomini e donne parità di diritti e doveri davanti alla legge. Sono inoltre in vigore una serie di piani d'azione volti a tutelare in maniera specifica i diritti delle donne e dei minori. Le criticità sotto questo profilo restano tuttavia numerose e gravi. Persistono infatti pratiche tradizionali sulle quali la legge ha difficoltà a incidere, come i matrimoni precoci, l'uso del matrimonio a fini di estinzione di debiti o di mediazione di controversie, il ricorso a mezzi tradizionali di composizione delle controversie anche nel caso di violenza sulle donne.
  Episodi di esecuzioni sommarie e punizioni corporali nelle aree fuori dal controllo governativo vengono tuttora registrati. Sono frequenti i casi di violenza che, abitualmente, non vengono denunciati per pressioni sociali e familiari e per paura di ripercussioni.
  Tali pratiche, tutte da tempo vietate dalla legge afghana e individuate con maggior precisione nel nuovo codice penale, restano diffuse in particolare nei contesti rurali, venendo talvolta giustificate da riferimenti alla legge islamica. La mancata approvazione da parte dal Parlamento della legge sulla protezione dei minori, con riferimento all'aspetto dell'età minima per contrarre matrimonio, ha visto la medesima giustificazione a base religiosa. La legislazione civile fissa infatti l'età minima per il matrimonio a 16 anni per le ragazze e a 18 per i ragazzi. Nelle zone rurali continuano ad essere ancora diffusi i matrimoni di bambine addirittura a partire dagli 8 anni di età, un aspetto drammatico sul quale gli Stati membri dell'Unione europea portano avanti un'intensa campagna di sensibilizzazione grazie al coordinamento della delegazione dell'Unione europea in Afghanistan.
  L'Italia partecipa attivamente ai gruppi di lavoro costituiti in Afghanistan per il monitoraggio del rispetto dei diritti umani tra le rappresentanze diplomatiche dell'Unione europea e dei Paesi «
like minded». Il nostro Paese fa inoltre parte del gruppo «Amici dei minori nei conflitti armati», che si riunisce a Kabul e a New York. Intratteniamo stretti contatti con la sezione diritti umani della missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama) e con la Commissione indipendente afghana per i diritti umani (Aihrc), allo scopo di effettuare pressioni diplomatiche sulle autorità locali e indurle ad iniziative più energiche nel settore. Numerosi passi sono stati effettuati nel corso del 2019 unitamente alle altre rappresentanze dell'Unione europea. Il Ministro della difesa Guerini ha inoltre ribadito l'aspettativa al rispetto dei diritti civili, della persona e delle donne nel corso della sua visita a Kabul del 22-23 gennaio scorso, così come fatto anche dall'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea.
  La cooperazione allo sviluppo italiana svolge in Afghanistan attività dirette a promuovere in concreto la cultura dei diritti umani e la loro protezione, quali: la stampa e la diffusione del nuovo codice penale, per l'utilizzo da parte dei tribunali e delle procure del Paese; un progetto con Unicef per la promozione dell'uguaglianza di genere, della salute riproduttiva e della prevenzione degli abusi sui minori grazie alla formazione di infermiere specializzate e la creazione nelle comunità rurali di Centri di protezione della famiglia e di Unità mobili di intervento sanitario. Sosteniamo progetti per la formazione e lo sviluppo della micro-imprenditoria femminile in cinque province del Paese (Kabul, Ghor, Herat, Bamiyan e Badakhshan), il rafforzamento della
governance locale, dello stato di diritto e della società civile in partenariato con Undp, la riduzione della mortalità materna ed infantile attraverso la formazione di levatrici nelle comunità rurali insieme al Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa). Quest'ultimo programma è volto a garantire formazione professionale e creare opportunità di lavoro qualificato per le donne che assumono un ruolo di riferimento presso le comunità di appartenenza.
  Data l'importanza del ruolo svolto dall'Italia a favore dell'Afghanistan e delle sue forze di difesa, nell'ambito della missione NATO di assistenza
resolute support, merita evidenziare che la dimensione di genere e il rispetto dei diritti fondamentali costituiscono tematiche trasversali anche nel nostro impegno nel sostegno e nella formazione delle forze armate e di polizia del Paese. Abbiamo finanziato la realizzazione di una clinica femminile e pediatrica all'interno dell'ospedale militare di Kabul per le donne arruolate nell'esercito e i loro figli, così come la costruzione di alloggi e di un asilo nido per le donne in polizia presso la principale caserma di Kabul. Analogamente, le iniziative di cooperazione civile militare del nostro contingente ad Herat sono dirette prevalentemente al sostegno del diritto all'istruzione (ristrutturazione di aule universitarie e la fornitura di materiale didattico per le scuole), alla salute (donazione di materiali e macchinari per l'ospedale provinciale di Herat) e la parità di genere (corsi di formazione e dono di materiali a favore dell'associazione di donne giornaliste, formazione specifica per donne della polizia e dell'esercito).
  Sotto il profilo internazionale e dell'attività nei principali fora multilaterali, la tutela e la promozione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali sono priorità dell'azione dell'Italia a tutti i livelli. L'Italia è fortemente impegnata in iniziative in materia di diritti delle donne,
empowerment femminile e lotta contro la violenza su donne e ragazze, oltre che nella campagna internazionale per una moratoria universale della pena di morte. L'Italia è inoltre fortemente impegnata nella promozione dello sviluppo e l'applicazione del diritto internazionale umanitario nelle zone interessate da conflitti armati, anzitutto attraverso l'attiva partecipazione alle iniziative del movimento della croce rossa e della mezzaluna rossa.
  Nel gennaio 2019, in occasione della più recente sessione di revisione periodica universale (UPR) del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite dedicata al Paese – esercizio di monitoraggio periodico della situazione dei diritti umani cui tutti gli Stati dell'ONU si sottopongono ogni quattro/cinque anni – l'Italia ha rivolto alle autorità di Kabul alcune specifiche raccomandazioni in materia di diritti delle donne e delle bambine. Abbiamo chiesto di modificare la legge sull'età legale per il matrimonio, di compiere maggiori sforzi nel rispetto della legge sull'eliminazione della violenza contro le donne e di monitorare l'attuazione del Piano d'azione nazionale per le donne. Le altre nostre raccomandazioni hanno riguardato la prevenzione dei casi di tortura e l'adozione di una moratoria sulle esecuzioni capitali, come primo passo verso l'abolizione della pena di morte.
  

La Sottosegretaria di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.