ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04756

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 306 del 18/02/2020
Firmatari
Primo firmatario: FERRO WANDA
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 18/02/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 18/02/2020
Stato iter:
23/12/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 23/12/2020
BONAFEDE ALFONSO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 23/12/2020

CONCLUSO IL 23/12/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04756
presentato da
FERRO Wanda
testo di
Martedì 18 febbraio 2020, seduta n. 306

   FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lascia attoniti la notizia della scarcerazione di cinque persone condannate nel «troncone» del processo contro la cosca Mancuso, perché il giudice per l'udienza preliminare non ha ancora depositato le motivazioni della sentenza nei confronti dei 31 imputati;

   in particolare, secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano, il processo «Costa Pulita», che si è celebrato con rito abbreviato, si è concluso il 31 luglio 2018, un anno e mezzo fa, ma da allora il giudice per l'udienza preliminare di Catanzaro non sarebbe riuscito a scrivere le motivazioni della sentenza con cui aveva condannato, tra gli altri, i vertici della famiglia mafiosa di Limbadi e i boss delle cosche alleate arrestati nell'aprile 2016;

   su richiesta degli avvocati, lo stesso giudice distrettuale ha, quindi, dovuto disporre l'immediata scarcerazione degli imputati per decorrenza dei termini: Pasquale Prossomariti, Giancarlo Lo Iacono e i presunti boss Leonardo Melluso e Carmine il Grande ora risultano sottoposti al solo divieto di dimora, mentre Salvatore Muzzopappa ha lasciato gli arresti domiciliari;

   i cinque imputati erano stati tutti condannati per gravi reati di stampo mafioso: Muzzopappa, condannato a 6 anni di reclusione per concorso esterno con la ’ndrangheta, secondo quanto emerso dall'inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, aveva il compito di controllare e bonificare il «bar Tony» da eventuali microspie dove il boss Pantaleone Mancuso, detto «Luni Scarpuni», incontrava gli uomini del clan; Pasquale Prossomariti, invece, si occupava dei messaggi inviati al boss per la zona di Tropea e Ricadi, alcuni dei quali riguardavano anche estorsioni ad alcuni imprenditori campani. Compito simile aveva Giancarlo Lo Iacono, accusato anche di detenzione di armi; mentre Leonardo Melluso era il «co-reggente» dell'organizzazione mafiosa e avrebbe partecipato ad un summit di ’ndrangheta; Carmine il Grande era «colpevole» di alcune intimidazioni ed estorsioni ad aziende che godevano della protezione della famiglia Mancuso;

   Carmine il Grande viene definito «esponente di spicco dell'omonima consorteria criminale operante su Parghelia»;

   Prossomariti era stato condannato a 7 anni di carcere, Lo Iacono a 8, Melluso e Carmine il Grande a 10 anni e oggi sono liberi, in attesa del processo di appello, che, però, non può essere fissato se non vengono depositati la sentenza di primo grado e gli eventuali ricorsi degli imputati e della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro;

   un anno e mezzo di tempo non è bastato al giudice per depositare le motivazioni della sentenza di primo grado di uno dei principali processi per mafia celebrato nel distretto giudiziario di Catanzaro e che ha inferto un duro colpo ai clan del Vibonese;

   il 31 gennaio scadrà il termine massimo di custodia cautelare in carcere per tutti gli altri imputati detenuti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravissimi fatti esposti in premessa e se intenda adottare urgenti iniziative ispettive di competenza in relazione alla richiamata situazione.
(4-04756)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 23 dicembre 2020
nell'allegato B della seduta n. 445
4-04756
presentata da
FERRO Wanda

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante ha sollecitato i poteri ispettivi del Ministro della giustizia in ordine a quanto appreso da un'editoriale giornalistico de «Il Fatto quotidiano» riguardo alla scarcerazione di cinque persone condannate nel «troncone» del processo contro la cosca Mancuso perché il giudice dell'udienza preliminare non ha ancora depositato le motivazioni della sentenza.
  In particolare, il deputato ha riferito che «secondo quanto ricostruito dal
Fatto quotidiano, il processo “Costa Pulita” che si è celebrato con rito abbreviato, si è concluso il 31 luglio 2018, un anno e mezzo fa, ma da allora il giudice per l'udienza preliminare di Catanzaro non sarebbe riuscito a scrivere le motivazioni della sentenza con cui aveva condannato, tra gli altri, i vertici della famiglia mafiosa di Limbadi e i boss delle cosche alleate arrestati nell'aprile 2016; su richiesta degli avvocati, lo stesso giudice distrettuale ha, quindi dovuto disporre l'immediata scarcerazione per decorrenza dei termini.».
  Dall'analisi della relazione del presidente del tribunale di Catanzaro emerge quanto segue:

   il procedimento penale nell'ambito del quale si sono verificate le scarcerazioni per decorrenza termini è il n. 4344/2018 rgnr mod. 21 (cosiddetto «Costa Pulita»), concernente due distinte organizzazioni mafiose legate alla cosca Mancuso di Limbadi, per numerosi reati fine e riguarda complessivamente 80 imputati, dei quali 31 hanno scelto di definire il processo con il rito abbreviato;

   il processo con rito abbreviato è stato definito davanti al Gup dottor Carè in data 31 luglio 2018, con la sentenza n. 205/2018, la quale ha portato alla condanna di trenta imputati e all'assoluzione del restante imputato;

   nella sentenza il Gup ha fissato il termine di giorni novanta per la redazione della motivazione, con contestuale sospensione dei termini di custodia cautelare;

   il termine di deposito della sentenza è stato prorogato di ulteriori novanta giorni dal presidente del tribunale con provvedimento del 15 ottobre 2018, scadenza fissata al 27 gennaio 2019;

   in considerazione del mancato deposito della sentenza nel termine prorogato, il Presidente del Tribunale ha inviato formali solleciti al dottor Carè di provvedere alla redazione delle motivazioni della sentenza, a fronte il tempo decorso dalla data della pronuncia (note del 18 giugno, del 4 novembre e 15 novembre 2019);

   il presidente della sezione Gip-Gup, con nota del 18 novembre 2019, inviata al presidente del tribunale, ha esposto la situazione relativa alla redazione e deposito delle sentenze dei procedimenti assegnati al dottor Carè e definiti con giudizio abbreviato, il cui termine, per alcuni procedimenti già prorogato, era scaduto; la nota ha fatto riferimento anche alla sentenza n. 205/2018, con termine di deposito scaduto il 27 gennaio 2019.
   Nella medesima nota, il presidente della sezione Gip-Gup ha rappresentato che, per la sentenza n. 205/2018 e per altra sentenza (n. 123/2019, con scadenza termine prorogato 11 novembre 2019), i termini di fase di detenzione cautelare erano prossimi alla scadenza, di talché, in caso di ulteriori ritardi, anche considerando la sospensione dei termini di cui all'articolo 304, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, difficilmente sarebbe stato possibile il rispetto dei termini di fase previsti dall'articolo 303, lettera c), codice di procedura penale, divenendo, quindi, concreta la possibilità della declaratoria di inefficacia dalla misura;

   il presidente della sezione Gip-Gup ha altresì rappresentato che l'adozione, consentita dall'articolo 60 della circolare sulle tabelle, di un esonero del dottor Carè dalle assegnazioni e dai turni per gli affari urgenti per un periodo non inferiore a tre mesi, non costituiva rimedio concretamente applicabile, avuto riguardo alla peculiarità della sezione, che operava in situazione di drammatica precarietà e con organico ridotto con carenza di quattro unità (su un organico previsto di 11 giudici); ha inoltre evidenziato che un eventuale provvedimento di esonero avrebbe inciso negativamente sul carico di lavoro degli altri magistrati della sezione, già pesantemente gravati da precedenti provvedimenti di distribuzione, adottati senza la possibilità di adeguati meccanismi compensativi;

   con nota del presidente del tribunale, in data 21 novembre 2019, inviata per conoscenza anche al presidente della sezione Gip-Gup, il dottor Carè è stato invitato a trasmettere specifica relazione riguardo ai procedimenti indicati nella missiva del 15 novembre 2019, del presidente della sezione Gip-Gup, relativamente ai quali non si era ancora provveduto al deposito delle motivazioni;

   il dottor Carè, con nota del 26 novembre 2019, a giustificazione dei ritardi nel deposito delle sentenze, segnalava il rilevante carico di lavoro a cui aveva dovuto far fronte in un brevissimo arco temporale, anche in considerazione dell'esonero di uno dei magistrati della sezione (dottoressa Saccà) e del trasferimento di altri magistrati, da cui era derivato un aggravio delle assegnazioni. Rappresentando, altresì, la possibilità del deposito della motivazione della sentenza n. 205/2018 (e di altre) entro la fine dell'anno 2019;

   con provvedimento, del 13 dicembre 2019, ratificato dal presidente del tribunale, il presidente della sezione Gip-Gup, assegnava a sé stesso, in luogo del dottor Care, il procedimento penale n. 3422/2019 RG NR, in relazione al quale era stata avanzata richiesta di misura cautelare nei confronti di Mancuso Giuseppe Salvatore + 9;

   il presidente della sezione Gip-Gup, con successivo provvedimento, del 7 febbraio 2020, stante il perdurante mancato deposito della sentenza, ha disposto, con decorrenza immediata e fino al 30 aprile 2020, l'esonero del dottor Carè dai turni di reperibilità per l'assegnazione delle rogatorie, per i provvedimenti urgenti e dalla trattazione delle udienze;

   con nota del 24 febbraio 2020, la Presidenza del Tribunale, a seguito di segnalazione del presidente della sezione Gip-Gup, ha chiesto al dottor Carè la specificazione delle ragioni che, fino ad allora, non avevano consentito ancora il deposito della sentenza e la indicazione dei tempi per il completamento della motivazione;

   il dottor Carè ha risposto alle sollecitazioni del presidente del tribunale con nota del 28 febbraio 2020, nella quale ha esplicitato le ragioni del mancato deposito della motivazione della sentenza nel procedimento «Costa Pulita», ponendo, nuovamente in rilievo il rilevante carico di lavoro a cui, in un arco di tempo estremamente contenuto, aveva dovuto far fronte, attesa la contemporanea trattazione e definizione di altri procedimenti impegnativi e con numerosi imputati; ha quindi indicato la data del 30 aprile 2020 quale termine – in difetto del sopravvenire di ulteriori impegni imprevisti – per il deposito della motivazione.

  In particolare il dottor Carè nella sua nota, del 28 febbraio 2020, esplicativa delle ragioni dell'ulteriore ritardo, ha riferito: «Lo scrivente giudice, magistrato in servizio presso la sezione Gip-Gup del tribunale di Catanzaro, illustra la situazione di ritardo nel deposito delle motivazioni della sentenza n. 205/2018, cui è conseguito, in data 25 gennaio 2020, provvedimento di scarcerazione per sei imputati.
  Come già rappresentato con nota del 26 novembre 2019, la sentenza n. 205/2018 è stata resa in data 31 luglio 2018 nell'ambito del p.p. 4344/10 RGNR, 3754/17 RGGIP, cosiddetto “Costa Pulita”, concernente due distinte organizzazioni mafiose legate alla cosca Mancuso di Limbadi e numerosi reati fine, la cui udienza preliminare ha interessato 80 imputati, 31 dei quali giudicati con rito abbreviato.
  La celebrazione di questo processo è avvenuta in concomitanza con il procedimento cosiddetto “Sistema Rende”, a carico di D'Ambrosio Adolfo+9, per reati di corruzione, corruzione elettorale e concorso esterno in associazione mafiosa, nonché, a seguito dell'astensione della collega Saccà nell'ambito dell'assegnazione a rotazione dei cosiddetti maxi-processi, con la trattazione dell'udienza preliminare, con scadenza termini di fase al 17 maggio 2018; del procedimento cosiddetto “Crisalide”, nei confronti di 63 imputati per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti, con oltre 670 reati fine contestati, definito in data 15 maggio 2019.
  A questi processi ravvicinati entrambi con imputati detenuti, nel corso dell'anno 2018 si sono sommati, pressoché senza soluzione di continuità, una serie di impegni, per lo più indifferibili: rinnovazione fermo operazione cosiddetto Nemea (Cichello Giacomo +8), rinnovazione fermo operazione cosiddetto Koleos (Ammirato Cesare+ 11), rinnovazione fermo Hermes (Barilari Annibale+20), ordinanza cautelare operazione cosiddetta Stammer 2 (46 indagati) e ordinanza operazione cosiddetta Lande Desolate (17 indagati).
  La straordinaria concentrazione dei predetti impegni ha prodotto i suoi riflessi nell'anno 2019, durante il quale si è accumulato il ritardo nella redazione delle motivazioni della sentenza indicata in nota.
  Inoltre, senza obliterare una chiara difficoltà di auto organizzazione nell'individuazione di priorità lavorative, nell'ultimo anno e mezzo lo scrivente ha dovuto far fronte non soltanto al flusso ordinario degli affari dell'ufficio, caratterizzato da periodici turni di urgenze, ma anche alla maggiorazione nella distribuzione dei carichi di lavoro derivanti da concomitanti situazioni di eccezionalità: l'esonero, più volte prolungato, della collega Saccà, impegnata nella stesura dell'ordinanza Rinascita-Scott, dal mese di settembre 2018 all'ottobre 2019, la mancata copertura, dalla metà del mese di giugno 2019 alla metà del mese di settembre 2019, del ruolo lasciato scoperto dalla collega Macrì, l'esonero della collega Santaniello, impegnata nella celebrazione del maxi-processo cosiddetto Stige, dal mese di settembre 2019 ed il suo successivo tramutamento ad altra sede nonché il trasferimento ad altra sezione della collega Tedesco dal 16 ottobre 2019 senza che si sia fatto fronte alla sua sostituzione.
  In particolare, tale contingenza si è verificata proprio nel settore di appartenenza dello scrivente (A), nel quale si è, di fatto, prodotta una scopertura del 40 per cento che, oltre a comportare un aumento delle assegnazioni, ha reso impraticabile l'adozione di rimedi organizzativi utili a consentire al sottoscritto di poter recuperare il ritardo accumulato.
  Da ultimo, la previsione di deposito delle motivazioni della sentenza n. 205/2018 contenuta nella nota del 26 novembre 2019, è stata impossibilitata dall'imprevista necessità di procedere alla rinnovazione di fermo nei confronti di 20 indagati (operazione cosiddetta Testa del serpente) entro la data del 3 gennaio 2020, dalla celebrazione dell'udienza preliminare con scadenza termini dell'8 gennaio 2020 nel processo cosiddetto
Reventinum, nonché dalla definizione, in data 23 gennaio 2020, del p.p. cosiddetto Parco Eolico (Arena Nicola+23). Quanto ai tempi di completamento della citata sentenza n. 205/2018 nonché della sentenza n. 123/2019, si rappresenta che, proprio al fine di disporre di maggior tempo da dedicare alla stesura delle motivazioni, in data 6 febbraio 2020 lo scrivente ha richiesto un periodo di congedo ordinario a ciò destinato e, in data 7 febbraio 2020, il presidente della sezione ha adottato un provvedimento organizzativo di esonero temporaneo dai turni delle urgenze e dalla celebrazione delle udienze sino al 30 aprile 2020.
  Alla luce di ciò, è possibile indicare – in difetto del sopravvenire di ulteriori impegni imprevisti – il deposito delle motivazioni della sentenza n. 123/2019 entro il termine del 30 aprile p.v.».
  Dalla relazione inviata dal presidente del tribunale di Catanzaro in data 21 maggio 2020 risulta che a quella data il dottor Carè non aveva ancora depositato le motivazioni della sentenza n. 205/2018 con ciò venendo meno agli impegni assunti nella predetta nota.
  Tanto premesso, nonostante il quadro di oggettiva gravosità in cui si trova ad operare il magistrato – per la natura e la quantità dei procedimenti che ne compongono il ruolo – è dato incontrovertibile che il ritardo maturato nel deposito della sentenza n. 205/2018, ritardo che ha superato abbondantemente l'anno, costituisca una condotta astrattamente rilevante sotto il profilo disciplinare anche in relazione al mancato rispetto dei termini concordati col presidente del Tribunale.
  Pertanto la direzione generale magistrati del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, ha ritenuto doveroso proporre eventuali iniziative disciplinari a carico del dottor Carè, conseguenti agli evidenziati.
  

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.