ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04730

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 304 del 14/02/2020
Firmatari
Primo firmatario: TORTO DANIELA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 14/02/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI E PER IL TURISMO
  • MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
  • MINISTERO DELLA SALUTE
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 14/02/2020
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 18/02/2020
Stato iter:
29/10/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 29/10/2020
MAURI MATTEO VICE MINISTRO - (INTERNO)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 29/10/2020

CONCLUSO IL 29/10/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04730
presentato da
TORTO Daniela
testo di
Venerdì 14 febbraio 2020, seduta n. 304

   TORTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Bruno Bonfà è titolare di un'azienda agricola di oltre 50 ettari, nella Vallata del La Verde, tra S. Luca ed Africo, in provincia di Reggio Calabria, la prima esistente in Italia con colture di bergamotto, ereditata dal padre Stefano Bonfà, ucciso il 3 ottobre 1991 in un agguato probabilmente di stampo mafioso;

   l'azienda del Bonfà, fin dalla morte del padre, continua a subire ingenti danni, soprattutto a causa della presenza delle cosiddette «vacche sacre» che, distruggendo letteralmente le colture, le cosche calabresi utilizzano come strumento di pressione, per finalità estorsiva e intimidatoria: un fenomeno che in Calabria va avanti da diversi decenni, simbolo del controllo del territorio da parte della ’ndrangheta;

   ravvedendo seri motivi per la sua incolumità, a Bruno Bonfà viene assegnata una scorta e per i danni subiti e reiterati in questi anni, in base alla legge n. 44 del 1999, l'imprenditore ha ricevuto come indennizzo appena 270 mila euro in più tranche, nonostante una perizia del 2005 certifichi un danno per oltre 10 milioni di euro e nonostante lo Stato possa risarcire fino a un massimo di 3 milioni di euro a richiesta;

   il 18 settembre 2018, l'azienda di Bruno Bonfà subisce l'ennesima devastazione ad opera delle «vacche sacre», con una perdita di ben 230 alberi di ulivo, sotto gli occhi dei carabinieri e degli uomini della scorta;

   come riportato dalla stampa nel febbraio 2019, in seguito a un ulteriore raid della «mafia dei pascoli», costato all'azienda di Bonfà la perdita di 1.500 alberi, per un danno stimato intorno al milione di euro, «le sue denunce sono state accolte dalla procura nazionale antimafia»;

   in seguito all'archiviazione dell'ennesimo procedimento, Bruno Bonfà ha chiesto l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda mafiosa-criminale che ha colpito la sua famiglia e l'azienda;

   secondo il Bonfà, la presenza delle «vacche sacre» metterebbe in pericolo un sito archeologico, riconducibile al periodo greco, scoperto dallo stesso imprenditore, poiché le mucche calpesterebbero il suolo del sito compromettendolo inesorabilmente;

   il fenomeno delle «vacche sacre» è strettamente collegato alla macellazione clandestina, che vede l'immissione sul mercato di carne animale allevata senza alcuna forma di controllo sanitario e di registrazione degli animali stessi –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per dare il giusto riconoscimento dei danni subìti e sostenere la ripresa dell'attività produttiva ex legge n. 44 del 1999, anche alla luce degli ultimi eventi del 18 settembre 2018 e del mese di febbraio 2019;

   se si intenda continuare a garantire a Bonfà il servizio di scorta, date le continue vessazioni a danno dell'imprenditore stesso, e rafforzare, nella vallata de «La Verde», la presenza delle forze dell'ordine, in modo adeguato alle problematiche richiamate;

   se il Governo sia a conoscenza dei rischi per il sito archeologico sopra richiamato, a causa del calpestio delle «vacche sacre», e quali iniziative di competenza si intendano adottare nel merito;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare con riferimento alla macellazione clandestina delle «vacche sacre», che, se immesse sul mercato, potrebbero comportare un serio rischio per la salute dei consumatori.
(4-04730)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 29 ottobre 2020
nell'allegato B della seduta n. 418
4-04730
presentata da
TORTO Daniela

  Risposta. — Con riferimento alle questioni poste dall'interrogante, relative all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, si rappresenta quanto segue.
  Il signor Bruno Bonfà, titolare di un'impresa agricola in provincia di Reggio Calabria, ha, nel tempo, presentato numerose denunce per atti di «vandalismo», «furto», «danneggiamento», «pascolo abusivo di animali allo stato brado e privi di contrassegni identificativi», compiuti per danneggiare la sua azienda e indurlo alla vendita. Tali tentativi di coercizione sarebbero stati effettuati ricorrendo all'utilizzo delle cosiddette «vacche sacre», animali privi di contrassegno identificativo, gestiti dalla criminalità organizzata locale al fine di distruggere i raccolti dei suoi terreni, nell'ambito di attività di minacce o di intimidazione rivolte ai proprietari degli stessi.
  Si evidenzia che, a seguito delle ricordate denunce, le autorità giudiziarie ordinaria e distrettuale hanno conferito alle Forze dell'ordine articolate deleghe di indagini, per accertare la veridicità dei fatti denunziati, con particolare riferimento alla presenza delle citate «vacche sacre» nei terreni di proprietà del signor Bonfà, anche al fine di verificare i denunciati danneggiamenti, nonché per chiarirne la matrice.
  In tali attività è stato impegnato personale del commissariato di Polizia di Stato di Bovalino, dei Carabinieri di Caraffa del Bianco, di Sarno, di Bianco, dei Carabinieri forestali. Da ultimo, è stata redatta un'informativa riepilogativa da parte di un gruppo interforze composto da personale della questura (commissariato di Cittanova) dei Carabinieri (compagnia di Bianco) e della Guardia di finanza (compagnia Melito Porto Salvo).
  Complessivamente, nel corso degli anni, in particolare dal 2013 in poi, sono stati svolti dalle Forze di polizia numerosi sopralluoghi e specifici accessi presso l'azienda agricola in discorso, anche su richiesta dell'interessato o d'iniziativa.
  Dai dati acquisiti, sono emersi limitati e sporadici elementi di riscontro circa il passaggio di animali sui terreni dell'azienda; comunque in zone incolte e distanti dalle aree coltivate; in alcuni di tali casi, gli animali erano marchiati e riconducibili a vicine aziende zootecniche.
  In numerosi casi, al contrario, non è emerso alcun riscontro di tali passaggi.
  Rileva in particolare che, per quanto concerne la denuncia sporta dall'imprenditore nel settembre del 2018, richiamata nell'interrogazione e relativa al danneggiamento di circa 230 piante di ulivo in un terreno di cui era entrato in possesso il giorno precedente, gli accertamenti svolti hanno permesso di escludere eventuali azioni intimidatorie in suo danno.
  Occorre precisare che l'imprenditore risulta essere proprietario di terreni che si estendono per circa 70 ettari, dei quali soltanto 10 risultano coltivati.
  Tra il 2018 e il 2019, il signor Bonfà ha inoltre presentato alcuni esposti alle Stazioni dei carabinieri di Samo e di Roma Aventino, per segnalare altri danneggiamenti analoghi a quelli già denunciati, nonché danni al patrimonio archeologico asseritamente presente nei suoi terreni.
  Sul punto, la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e provincia di Vibo Valentia ha dichiarato che nel comune di Caraffa del Bianco, ove sono ubicati terreni dell'impresa agricola, non risulta la presenza di siti archeologici dichiarati di interesse culturale o aree di interesse archeologico.
  Al contempo, la stessa soprintendenza ha comunicato di aver offerto la disponibilità per un sopralluogo, al fine di effettuare gli opportuni accertamenti, volti a verificare la natura del sito e che l'interessato, mostratosi disponibile, ne avrebbe condizionato lo svolgimento alla concessione di una scorta.
  In relazione al fenomeno della macellazione clandestina di capi di bestiame si evidenzia che i reparti territoriali dell'Arma dei carabinieri svolgono, congiuntamente al gruppo carabinieri forestale di Reggio Calabria e con l'ausilio del servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale, periodici controlli delle aziende zootecniche, al fine di verificare il rispetto della normativa di settore.
  L'interrogante richiede, altresì, elementi conoscitivi in ordine al riconoscimento dei benefici previsti dalla legge n. 44 del 1999, che riguarda il fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell'usura.
  Come noto, la predetta legge prevede benefici in favore dei soggetti danneggiati da attività estorsive, nei limiti e in presenza di specifiche condizioni: la legge disciplina anche i casi in cui, in pendenza del giudizio per l'accertamento del delitto posto a base del danno da cui origina la richiesta di benefici, può essere concessa provvisionale, previa acquisizione del parere del pubblico ministero competente.
  Al riguardo, il signor Bonfà, al fine di ottenere i benefici
ex lege n. 44 del 1999, in qualità di imprenditore nel settore agro-zootecnico, ha presentato diverse istanze, a far data dall'anno 2003 e con cadenza quasi annuale.
  A seguito dell'accertamento dei requisiti imposti dalla normativa in materia, e sulla base del parere favorevole espresso dalla procura della Repubblica di Locri, l'imprenditore ha ottenuto il riconoscimento di una prima elargizione, corrisposta nel 2007, confermata, con valutazione equitativa, nel 2015.
  Sul punto relativo assistenza di misure a protezione dell'incolumità del signor Bonfà, si evidenzia che, allo stato, l'imprenditore risulta destinatario di vigilanza generica radiocollegata presso l'abitazione di residenza, nonché presso i terreni di sua proprietà.
  Appare opportuno ribadire come la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nella vallata «La Verde» sia costantemente monitorata dalle Forze dell'ordine.
  Si assicura, infine, che questa Amministrazione continuerà a seguire con la massima attenzione le vicende segnalate, anche in relazione alle provvidenze di legge, eventualmente da corrispondere in presenza dei requisiti previsti dalla normativa vigente.

Il Viceministro dell'interno: Matteo Mauri.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione del consumatore

rischio sanitario

commercializzazione