ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04678

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 302 del 11/02/2020
Firmatari
Primo firmatario: PALAZZOTTO ERASMO
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 10/02/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 10/02/2020
Stato iter:
28/05/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/05/2020
DEL RE EMANUELA CLAUDIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/05/2020

CONCLUSO IL 28/05/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04678
presentato da
PALAZZOTTO Erasmo
testo di
Martedì 11 febbraio 2020, seduta n. 302

   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto riportato da alcuni organi di stampa e in particolare da «altraeconomia», in un articolo pubblicato il 3 febbraio 2020 a firma di Stefano Cortese, il 1° febbraio 2020, a Šid – città serba situata sul confine Nord-occidentale con la Croazia – tre volontari, due donne ed un uomo provenienti da Germania ed Italia, dell'associazione «No Name Kitchen» impegnati nell'accoglienza delle persone in transito sarebbero stati raggiunti da provvedimenti che gli intimavano di lasciare il Paese entro sette giorni dopo un procedimento che non sembrerebbe essere stato equo e rispettoso delle loro garanzie;

   sempre secondo il citato articolo, i soggetti di cui sopra sarebbero stati aggrediti da civili e poliziotti che esponevano simboli della destra ultranazionalista e sarebbero stati, paradossalmente fatti passare per gli aggressori;

   dopo il procedimento, altri volontari pure, in un primo momento, oggetto di fermo sono stati rilasciati dopo il pagamento di multe, mentre i tre di cui sopra, sono stati gli unici a cui è stato consegnato un provvedimento che li obbliga a lasciare la Serbia entro una settimana e con il divieto di non rientrare nella stessa prima di sei mesi;

   i tre volontari segnalano di essersi messi in contatto con le ambasciate italiana e tedesca per provare a impugnare i provvedimenti, anche se, a detta di un avvocato del Belgrad Centre for Human Rights, gli stessi provvedimenti non potrebbero essere comunque sospesi, comprovando l'assoluta mancanza di garanzie per la difesa;

   si rileva in particolare, il coinvolgimento di un cittadino italiano –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito ai fatti esposti in premessa;

   quali iniziative intenda promuovere per assistere, anche garantendo un eventuale supporto legale, il volontario italiano vittima di quanto accaduto;

   quali iniziative intenda intraprendere nei confronti del Governo serbo anche in considerazione delle trattative in corso per l'ingresso di questo Paese nell'Unione europea;

   quali iniziative intenda promuovere per sostenere tutti i volontari italiani impegnati in quei luoghi.
(4-04678)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 28 maggio 2020
nell'allegato B della seduta n. 349
4-04678
presentata da
PALAZZOTTO Erasmo

  Risposta. — Secondo quanto riferito dal volontario italiano — in Serbia per svolgere attività di assistenza ai migranti con l'ong spagnola «No Name Kitchen» — all'ambasciata d'Italia a Belgrado, immediatamente attivatasi per prestargli assistenza, nella mattina del primo febbraio il connazionale insieme a due cittadine tedesche si trovava in una fabbrica semiabbandonata nei pressi di Sid, dove normalmente stazionavano gruppi di migranti. Qui sarebbe stato coinvolto in una colluttazione con tre individui autodefinitisi membri di un noto gruppo estremista di destra serbo, giunti nei pressi dell'edificio, a loro dire per «liberare l'edificio dai migranti».
  Il connazionale, dopo essere riuscito a chiamare la polizia tramite la propria Ong, sarebbe stato portato, insieme a tutti i soggetti coinvolti, alla stazione centrale della polizia di Sid e ascoltato dal giudice. A seguito dell'udienza, il nostro connazionale è stato condannato al pagamento di 20.000 dinari di multa, pena minima prevista per la fattispecie, «per aver disturbato l'ordine e la quiete pubblica mediante atti di violenza». Nel motivare la sentenza, il giudice ha considerato non credibile la versione dei fatti da lui esposta, ritenendolo responsabile in prima battuta dell'aggressione.
  Alla sentenza del giudice si è aggiunta una delibera del Ministero dell'interno serbo che ha decretato l'espulsione del connazionale dal territorio nazionale entro 7 giorni dalla notifica del provvedimento (l'8 febbraio). Decisione presa, sulla base di quanto riportato nel dispositivo, anche in considerazione del fatto che il volontario italiano non avrebbe mai dichiarato la propria residenza in Serbia né ottenuto il permesso di soggiorno nel Paese, violando così la legge che regola la permanenza degli stranieri nel territorio serbo.
  Il nostro connazionale e le due cittadine tedesche hanno comunque dato procura ad un avvocato dell'associazione «Belgrade Center for Human Rights» di presentare ricorso sia nei confronti della sentenza che nei confronti della delibera (circostanza, questa, che comunque non sospende l'esecuzione dell'espulsione dal territorio serbo).
  L'Ambasciata d'Italia a Belgrado ha messo a disposizione il suo legale di fiducia affinché il connazionale potesse essere assistito sotto il profilo legale per impugnare il procedimento di espulsione presso il Ministero dell'interno serbo e presentare ricorso contro la sentenza della magistratura locale.
  La nostra rappresentanza ha inoltre investito formalmente le autorità locali per ottenere approfondimenti su quanto accaduto e chiarimenti in relazione sia alla sentenza che alla delibera del Ministero dell'interno dello stesso giorno.
  Il 12 febbraio scorso la Corte d'appello del tribunale per reati minori (sezione di Novi Sad) ha revocato con una delibera la sentenza del primo febbraio per accertamento incompleto dei fatti e ha rinviato l'atto al tribunale di primo grado. Si è ora in attesa della data del nuovo processo, oltre che del riscontro al ricorso presentato contro la delibera di espulsione del Ministero dell'interno. Secondo quanto riferito dall'Ambasciata, il connazionale risulta, nel frattempo, aver lasciato il Paese.
  La Farnesina continuerà a seguire il caso con estrema attenzione, in stretto raccordo con l'ambasciata d'Italia a Belgrado, che proseguirà la sua assistenza, anche per il tramite del legale di fiducia della sede. Trattandosi di un procedimento giudiziario in corso, l'azione continuerà a svilupparsi lungo la linea fin qui seguita, nel rispetto del principio di indipendenza della magistratura serba.
  Per quanto riguarda, infine, il più ampio tema dell'assistenza nei confronti dei volontari che operano in aree dove sono presenti campi di accoglienza di migranti, la nostra l'ambasciata opera in stretta sinergia con la delegazione UE a Belgrado per sensibilizzare le autorità serbe sui temi migratori. È nell'ambito di questo dialogo che potrà essere assicurato il miglior sostegno ai migranti e ai volontari che li assistono.

La Sottosegretaria di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.