Legislatura: 18Seduta di annuncio: 293 del 27/01/2020
Primo firmatario: SAVINO SANDRA
Gruppo: FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 27/01/2020
Ministero destinatario:
- MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI E PER IL TURISMO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI E PER IL TURISMO delegato in data 27/01/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione RISPOSTA GOVERNO 04/08/2020 ORRICO ANNA LAURA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI E TURISMO)
RISPOSTA PUBBLICATA IL 04/08/2020
CONCLUSO IL 04/08/2020
SANDRA SAVINO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:
la sala Tripcovich di Trieste, ubicata in largo Santos, a un passo dalla stazione delle ferrovie e dall'ingresso del Porto Vecchio, vicinissima al centro città, è stata realizzata nel 1992 dalla trasformazione in spazio teatrale della dismessa stazione delle autocorriere per consentire al Teatro Verdi che doveva dar corso a improrogabili lavori di ristrutturazione di avere una sede alternativa per la continuità dell'attività teatrale, pena la chiusura dell'ente lirico triestino;
la sala ha ospitato l'attività teatrale della Fondazione Lirica Teatro Verdi di Trieste dal 1992 al 1997, per poi essere sede di eventi collaterali – nel 2016 è stata utilizzata 46 volte – fino alla chiusura disposta nel febbraio 2017 per «problemi di amianto, uscite di sicurezza, impianto elettrico e il riscaldamento che non funziona», come dichiarato dal sindaco della città Dipiazza;
il progetto dell'amministrazione comunale prevede l'abbattimento della sala e la creazione di un ingresso monumentale al Porto vecchio, con un grande spiazzo da realizzarsi all'interno del programma di riqualificazione di piazza della Libertà;
nel dicembre 2018, la sala è tornata nella piena disponibilità del comune di Trieste, dopo l'accordo raggiunto tra l'ente e il Teatro Verdi;
nel dicembre 2019, la direzione generale del Ministero delle attività e dei beni culturali ha notificato il proprio parere contrario all'abbattimento della sala Tripcovich, che invece aveva ricevuto il via libera dalla Soprintendenza triestina che, l'11 novembre 2019, aveva chiesto la revoca del vincolo posto il 5 luglio 2006;
secondo i tecnici del Ministero, l'edificio, nonostante la ristrutturazione del 1992, «ha conservato una leggibilità che lo include a pieno titolo nel contesto urbanistico e architettonico triestino, in puro stile “littorio”», rivelando una lettura in pieno contrasto con quella data dalla Soprintendenza che denunciava la perdita dei «valori originali» del manufatto ormai «privo di valenze storico-artistiche o architettoniche»;
la definitiva ristrutturazione di piazza della Libertà a Trieste non può rimanere sospesa e convivere con la presenza di un edificio ormai fatiscente ed inutilizzabile; una «guerra» tra burocrazie statali e locali non può tenere in ostaggio un'importante opera di riqualificazione di spazi pubblici;
le motivazioni addotte dai tecnici del Ministero nel negare la revisione del vincolo posto nel 2006, appaiono all'interrogante discutibili sia perché la sala Tripcovich non pare certo edificio all'altezza della bellezza di Trieste, sia perché mettono in discussione l'autonomia degli enti locali –:
se i funzionari della direzione generale del Ministero, prima di pronunciare il proprio diniego alla revisione del vincolo, abbiano effettuato un sopralluogo presso la sala Tripcovich e in quale data;
se il Ministro interrogato intenda intervenire al fine di mettere fine alla diatriba in corso tra la Soprintendenza per l'archeologia, le belle arti e il paesaggio del Friuli Venezia Giulia e la direzione generale del Ministero.
(4-04559)
Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto di conoscere quali iniziative questo Ministero intende adottare nei confronti della sala Tripcovich di Trieste.
Sulla base degli elementi forniti dalla competente direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, si rappresenta quanto segue.
L'immobile denominato «sala Tripcovich (ex Stazione Autocorriere)», sito in piazza della Libertà a Trieste, è un bene culturale sottoposto a tutela ai sensi della parte seconda del decreto legislativo n. 42 del 2004, per effetto del D.d.r. 5 luglio 2006.
L'ente proprietario del bene è il comune di Trieste.
Come riportato nella relazione storico-artistica che è parte integrante del citato provvedimento, l'immobile in esame fu realizzato negli anni trenta del Novecento come stazione delle autocorriere, collocata in posizione strategica, ovvero «in prossimità della Stazione Marittima (1931), dell'Idroscalo (1926) e della stazione ferroviaria “meridionale”».
Il relativo progetto fu elaborato nel 1934 dall'ingegner Giuseppe Baldi, cui si affiancò l'architetto Umberto Nordio, quest'ultimo considerato all'epoca il progettista pubblico triestino per eccellenza (Nicoloso, Rovello, 2005). L'edificio, inaugurato nel 1935, «era concepito all'insegna di una decisa modernità». Si componeva – come oggi – di due volumi distinti e affiancati: il primo, a un piano, con una «interessante soluzione curvilinea» per la facciata su Corso Cavour, ospitava il salone d'aspetto per i passeggeri, due biglietterie, l'ufficio informazioni, bar e servizi igienici. Il secondo volume, a pianta rettangolare, «qualificato dal “solettone” in cemento armato della copertura a volta ribassata», era riservato alle autocorriere, con quattro varchi di accesso e di uscita sui lati corti della costruzione.
L'edificio, realizzato in cemento armato con ampi serramenti esterni in ferro e vetro, fu designato all'epoca «quale esempio dello “stile novecento”, per evidenziarne l'aspetto sobrio e razionale. In effetti, la Stazione centrale delle autocorriere, deliberatamente indifferente al contesto architettonico-monumentale in cui si inseriva, avrebbe conferito l'impronta dell'architettura di Regime alla Piazza della Libertà».
Nella relazione storico-artistica, sopra citata, è specificato inoltre che «il fabbricato è stato oggetto di una completa trasformazione e modifica di destinazione d'uso alla fine degli anni ‘80», per essere trasformato in una sala teatrale, cosiddetta «sala Tripcovich», inaugurata il 15 dicembre 1992.
Il cambio di destinazione d'uso, da Stazione delle autocorriere a teatro, ha comportato la modifica radicale degli spazi interni, che non conservano pertanto alcuna caratteristica originale. Sono stati sostituiti i serramenti esterni, mentre gli intonaci di facciata presentano coloriture diverse da quelle originali. Il fascio littorio un tempo raffigurato in maniera stilizzata era già stato rimosso precedentemente e sostituito dallo stemma del comune di Trieste. Sulla copertura del primo corpo del fabbricato si è resa necessaria l'installazione degli impianti per il trattamento dell'aria.
L'involucro esterno dell'immobile, tuttavia, ha conservato intatta una leggibilità che lo include a pieno titolo nel contesto urbanistico ed architettonico triestino in puro stile «littorio», evidenziando la modernità delle scelte funzionali ed estetiche adottate dai progettisti per la sua realizzazione. Per queste ragioni si ritiene che la sala Tripcovich – ex stazione autocorriere, sita a Trieste in piazza della Libertà n. 11 debba considerarsi un bene culturale di notevole importanza e perciò degno di particolare tutela, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
Pertanto, con il citato D.d.r. 5 luglio 2006, il direttore regionale del Friuli-Venezia Giulia ha decretato che il bene denominato sala Tripcovich (ex stazione autocorriere) è dichiarato di interesse culturale ai sensi dell'articolo 10, comma 1, del decreto legislativo n. 42 del 2004, nonostante le modifiche già allora intervenute.
In data 11 novembre 2019, la sopraintendenza archeologia, delle arti e paesaggio per il Friuli-Venezia Giulia (d'ora in avanti, soprintendenza) ha inviato alla direzione generale e, per conoscenza al comune di Trieste, la nota prot. n. 18616 dell'11 novembre 2019, recante l'oggetto:
«Comune di Trieste. Progetto di riqualificazione di Piazza della Libertà – Largo Città di Santos. Richiesta di revisione del vincolo del bene denominato Sala Tripcovich di cui al D.M. 5 luglio 2006 e conseguente demolizione.
Richiedente: Comune di Trieste.
RICHIESTA PARERE - AUTORIZZAZIONE ex art. 21 D.Lgs. n. 42/2004».
La suddetta nota fa riferimento a una «bozza per il progetto di riqualificazione di Piazza della Libertà – Largo Città di Santos», presentata alla soprintendenza dal comune di Trieste in data 17 luglio 2019, progetto che «prevede al suo interno anche la demolizione dell'edificio denominato sala Tripcovich».
Alla nota della soprintendenza è allegata una relazione, a cura dei tecnici del medesimo ufficio, nella quale sono riportate le motivazioni in base alle quali la soprintendenza valuta «positivamente l'intera impostazione dei progetto e quindi anche la demolizione di sala Tripcovich».
In particolare, la soprintendenza ritiene che il progetto sia «assentibile» in quanto:
«l'edificio, a seguito degli interventi che hanno portato all'alterazione delle decorazioni esterne e delle strutture interne avvenute in occasione del cambio di destinazione d'uso, ha perduto i valori originari [...];
il manufatto si presenta ormai depauperato di valenze storico-artistiche o architettoniche, e si ritiene che non rivesta più l'interesse culturale come previsto dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;
il progetto di riqualificazione complessiva della piazza, riportandola alla sua configurazione ottocentesca di spazio urbano aperto, appare operazione meritoria di valorizzazione dell'area e degli edifici storici che la circondano, preferibile al mantenimento dell'edificio ormai compromesso della sala Tripcovich.».
Tutto ciò premesso, la soprintendenza ha chiesto alla direzione generale «di voler esprimere la valutazione di competenza in merito al progetto di massima per la riqualificazione dell'area, con particolare riferimento alla proposta di demolizione della sala Tripcovich». Alla nota sono allegate la documentazione progettuale presentata dal comune di Trieste e la citata relazione a cura dei tecnici della soprintendenza.
Con nota protocollo n. 36975 dell'11 dicembre 2019, la direzione generale ha trasmesso alla soprintendenza (e, per conoscenza, al segretariato regionale) il parere richiesto, espresso ai sensi dell'articolo 14, comma 2, lettera v), dell'allora vigente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 giugno 2019, n. 76, in base al quale il direttore generale «fornisce agli uffici periferici del Ministero, per le materie di competenza, la consulenza tecnico-scientifica e il supporto giuridico nelle attività e nei procedimenti amministrativi».
Il parere espresso con la citata nota protocollo n. 36975 dell'11 dicembre 2019 riguarda, nello specifico, l'applicabilità (o meglio, l'inapplicabilità) al caso di specie, delle disposizioni di cui all'articolo 128, comma 3, del decreto legislativo n. 42 del 2004, sul «rinnovo» dei procedimenti di dichiarazione dell'interesse culturale. Nel proprio parere, la direzione generale ha fatto presente che, ai sensi del citato articolo 128, comma 3, del decreto legislativo n. 42 del 2004, questo Ministero – d'ufficio o su richiesta dei proprietari, possessori o detentori interessati – può rinnovare i procedimenti di dichiarazione dell'interesse culturale solo «in presenza di elementi di fatto sopravvenuti ovvero precedentemente non conosciuti o non valutati»; ciò «al fine di verificare la perdurante sussistenza dei presupposti per l'assoggettamento dei beni medesimi alle disposizioni di tutela».
Con riferimento al caso di specie, si è evidenziato che «al momento dell'emanazione del provvedimento di tutela della sala Tripcovich (D.d.r. 5 luglio 2006), le trasformazioni dell'edificio, conseguenti al cambio di destinazione d'uso, sono state ampiamente considerate e valutate e non hanno costituito motivo ostativo alla dichiarazione dell'interesse culturale dell'edificio stesso».
Pertanto, le argomentazioni addotte dalla soprintendenza, a favore della demolizione della sala Tripcovich, sono risultate in contrasto con le motivazioni del provvedimento di tutela dell'edificio, riportate nella relazione storico-artistica sopra citata; peraltro la relazione della soprintendenza non apporta «elementi di fatto sopravvenuti ovvero precedentemente non conosciuti o non valutati», che devono essere specificamente riferiti al bene oggetto di tutela e non possono riferirsi, invece, al contesto urbano nel quale il bene è inserito.
Di conseguenza, la direzione generale ha comunicato alla soprintendenza che l'ipotesi di revisione del provvedimento di tutela della sala Tripcovich, peraltro finalizzata alla demolizione del bene, risulta inammissibile ai sensi della normativa vigente.
Inoltre, considerato che la soprintendenza, nella propria relazione, ha comunicato che la sala Tripcovich è stata chiusa nel 2017, per «mancanza dei necessari requisiti di sicurezza, facendo poi versare l'edificio in un evidente stato di degrado», si è ribadito che, ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 42 del 2004, «lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali, nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l'obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza». Dunque è in capo al comune di Trieste, proprietario della sala Tripcovich, l'obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione del bene medesimo.
Come precisato, il parere della direzione generale, atto interno all'amministrazione, è stato trasmesso alla soprintendenza che lo aveva richiesto e, per conoscenza, al segretariato regionale competente per territorio.
Il comune di Trieste, che non è tra i destinatari del parere, ne è venuto a conoscenza poiché la soprintendenza con nota protocollo n. 21111 del 18 dicembre 2019, ha comunicato al comune medesimo che «la Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MIBACT ha emesso parere negativo alla richiesta di revisione del provvedimento di tutela di cui al DDR 5 luglio 2006».
Il comune ha quindi presentato alla soprintendenza istanza di accesso agli atti, per acquisire copia del citato parere, che la soprintendenza ha rilasciato con nota protocollo n. 394 del 13 gennaio 2020.
Con riferimento a quanto riportato nell'interrogazione parlamentare, si precisa che il testo tra virgolette – l'edificio «ha conservato una leggibilità che lo include a pieno titolo nel contesto urbanistico e architettonico triestino, in puro stile “littorio”» – è una citazione tratta dalla relazione storico-artistica, parte integrante del provvedimento di tutela.
Per quanto riguarda l'affermazione secondo la quale «la definitiva ristrutturazione di piazza della Libertà a Trieste non può rimanere sospesa e convivere con la presenza di un edificio ormai fatiscente e inutilizzabile», si ribadisce che, trattandosi di un bene culturale, lo stato di degrado in cui attualmente si trova la sala Tripcovich manifesta una violazione, da parte del comune proprietario, degli obblighi conservativi stabiliti dal citato articolo 30 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
È del tutto evidente che lo stato di degrado di un bene culturale non può costituire motivazione valida per affermare che tale immobile non rivesta più l'interesse culturale previsto dal Codice dei beni culturali; la constatazione dello stato di degrado di un bene culturale deve essere, anzi, motivo per una sua migliore salvaguardia e conservazione.
Si evidenzia che la direzione generale esercita, nei confronti delle soprintendenze, poteri di direzione, indirizzo, coordinamento e controllo, e pertanto ha facoltà di fornire alle soprintendenze territorialmente competenti indicazioni, disposizioni, linee di indirizzo e i pareri richiesti.
Infine, si comunica che non si è ritenuto necessario incaricare la competente soprintendenza di effettuare un ulteriore sopralluogo presso la sala Tripcovich, in quanto la documentazione fornita risultava già esaustiva in merito allo stato dei luoghi.
La Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo: Anna Laura Orrico.
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):professioni tecniche
contrattazione collettiva