ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04549

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 293 del 27/01/2020
Firmatari
Primo firmatario: GIANNONE VERONICA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 23/01/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BENEDETTI SILVIA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 23/01/2020
CUNIAL SARA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 23/01/2020


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 23/01/2020
Stato iter:
22/01/2021
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 22/01/2021
BONAFEDE ALFONSO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/01/2021

CONCLUSO IL 22/01/2021

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04549
presentato da
GIANNONE Veronica
testo di
Lunedì 27 gennaio 2020, seduta n. 293

   GIANNONE, BENEDETTI e CUNIAL. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   diversi articoli di stampa hanno riportato in queste ore, una terribile notizia di una donna che si è data fuoco davanti al tribunale dei minori a Mestre;

   ora è ricoverata in gravi condizioni in ospedale a Padova;

   la ragione di questo gesto sarebbe stata la dichiarazione di adottabilità della figlia disposta dal tribunale;

   la donna di origini marocchine, aveva con sé un cartello con un messaggio in cui faceva riferimento all'affidamento della figlia, che non poteva più vedere da oltre un anno;

   sul posto sono stati ritrovati una tanica con del liquido infiammabile e un cartello in cui la donna, in un italiano stentato, ha scritto le generalità del marito, la sua professione e la residenza facendo riferimento a «un tipo di padre che ha violentato l'infanzia della sua bambina». «Ha fatto il massimo — si legge nel cartello — per allontanare la piccola e mandarla in comunità: che vergogna»;

   una nota del tribunale dei minori di Venezia diffusa e ripresa dai media poco dopo la tragedia, ha motivato la necessità di questo provvedimento per via del forte disagio psicologico della donna. I giudici avevano affidato la bambina ad una comunità. Una decisione, chiarisce la presidente del tribunale Maria Teresa Rossi, «per tutelarla»;

   lo stesso tribunale si era attivato con «interventi di supporto alla genitorialità» e «per una verifica delle capacità dei genitori, tra loro non conviventi, di dare alla figlia le cure morali e materiali di cui ha bisogno per la sua crescita equilibrata e per tutelare quest'ultima» –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere in materia di procedimenti per l'affidamento di minori alla luce della vicenda giudiziaria che ha coinvolto questa famiglia;

   se il Ministro interrogato intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, per far sì che gesti estremi di tale gravità, che mettono in luce le criticità concrete riguardanti «il sistema» degli interventi a sostegno dei minori e dei genitori, in materia di affido minorile, non accadano più.
(4-04549)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 22 gennaio 2021
nell'allegato B della seduta n. 455
4-04549
presentata da
GIANNONE Veronica

  Risposta. — Il caso sottoposto al Ministero della giustizia riguarda la vicenda di una donna di origine marocchina che si è data fuoco davanti al tribunale per i minorenni di Mestre non potendo più vedere la figlia da oltre un anno.
  In base a quanto riferisce l'interrogante il tribunale per i minorenni di Venezia, fallito il tentativo di sostegno alla genitorialità e tenuto conto del disagio psichico mostrato dalla madre, aveva disposto il collocamento della minore in una comunità e pronunciato la dichiarazione di adottabilità della bambina.
  Alla luce di tali circostanze, l'interrogante chiede di sapere:

   1) se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere in materia di procedimenti per l'affidamento di minori alla luce della vicenda giudiziaria che ha coinvolto questa famiglia;

   2) se il Ministro interrogato intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, per far sì che gesti estremi di tale gravità, che mettono in luce le criticità concrete riguardanti «il sistema» degli interventi a sostegno dei minori e dei genitori, in materia di affido minorile, non accadano più.

  In relazione alla vicenda in esame si è provveduto a richiedere informazioni al tribunale per i minorenni di Venezia, menzionato nel testo dell'interrogazione, che ha confermato di occuparsi del caso della minore in questione fin dal luglio 2017, prima nell'ambito di un procedimento ex articolo 330 del codice civile promosso dal PMM nei confronti della sola madre, all'epoca unico genitore ad averla riconosciuta, quindi dal luglio 2019 nell'ambito di un procedimento di adottabilità volto, cioè, a verificarne le condizioni di abbandono morale e materiale da parte di entrambi i genitori, posto che in data 13 giugno 2019 anche il padre l'aveva riconosciuta.
  Dalle informazioni reperite risulta attualmente pendente il procedimento di adottabilità.
  Tratteggiando brevemente la vicenda della bambina, va evidenziato che con decreto del 21 luglio 2017 questa fu affidata al servizio sociale del comune di Padova perché venisse collocata in idoneo ambiente eterofamiliare insieme con la madre, se consenziente, dandosi atto che quest'ultima aveva denunciato nel maggio 2017 che per tre volte la figlia era stata vittima di abusi sessuali, senza che le visite ginecologiche riscontrassero alcunché, mentre erano stati notati dai medici tratti paranoidi e persecutori nella donna, ed altresì dandosi atto che la minore aveva un atteggiamento sofferente, di chiusura e di timore nei confronti della madre. La stessa, entrata in comunità, si è poi autodimessa in data 9 settembre 2017 dicendo alla figlia «non ti riconosco più, ti fai scopare da tutti», dopo aver vissuto immaginando di essere spiata, temendo di essere avvelenata e coinvolgendo la bambina in queste sue paure paranoiche. I provvedimenti del tribunale, secondo la relazione inviata dal predetto ufficio, hanno avuto come obiettivo sia la tutela della minore, sia la verifica della possibilità di recuperare le capacità genitoriali materne.
  Orbene, ricostruita in termini fattuali e cronologici la vicenda della quale l'interrogante chiede contezza, senza entrare nel merito delle pendenze giudiziarie in atto, si premette che nell'ordinamento attuale vige il principio della «bigenitorialità» che tende a garantire l'interesse del minore a «mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascun genitore, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale».
  Ciò premesso, va evidenziato che dopo le riforme operate con la legge 21 marzo 2001, n. 149, e con il decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 154, il procedimento innanzi al tribunale per i minorenni risulta essere fortemente giurisdizionalizzato.
  In esso sono infatti previsti sia l'assistenza legale dei genitori, che l'ascolto del minore (ormai generalizzato), oltre che la rappresentanza legale del minore nel processo (tramite le figure del curatore speciale). Nei casi di urgenza vengono adottati provvedimenti
inaudita altera parte che, comunque, richiedono una successiva istruttoria ai fini della loro conferma.
  Ne deriva che il sistema, come delineato, è in grado di garantire che l'allontanamento dei minori dalle proprie famiglie – misura adottabile quale
extrema ratio – o il loro collocamento presso l'uno o l'altro genitore sia sufficientemente controllato. Ancora, si evidenzia che la normativa avente ad oggetto la tutela dei minori, nei procedimenti di separazione, divorzio, regolamentazione, limitazione e ablazione della responsabilità genitoriale è stata oggetto di recenti riforme (decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 154).
  Infine, mi preme ricordare che in data 22 luglio 2019 ho istituito, presso questo dicastero, la «squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori». Essa ha lo specifico compito di effettuare la ricognizione ed il monitoraggio dello stato di attuazione della legislazione vigente in materia di collocamento dei minori in istituti di ricovero e in affidamento eterofamiliare; rilevare profili di criticità della normativa ed esaminare eventuali proposte di modifica della stessa; promuovere la creazione di una banca dati nazionale integrata relativa agli affidi familiari; proporre l'adozione di circolari di armonizzazione e razionalizzazione integrata delle procedure nei diversi settori ordinamentali coinvolti.
  Infine, con riferimento alle iniziative normative in atto, si evidenziano diverse proposte di modifica della disciplina vigente in tema di affidamento ed adozione di minori: 630/AC Rosato ed altri recante «Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184 e delega al Governo per la revisione delle disposizioni concernenti l'affidamento e l'adozione dei minori»; 2070/AC Romeo ed altri «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori. Disposizioni in materia di diritto del minore ad una famiglia» (in data 12 febbraio 2020 concluso esame in Commissione); 2047/C Ascari ed altri «Modifiche al codice civile e alla legge 4 maggio 1983, n. 184 in materia di affidamento dei minori»; 1445/AS Malan: «Modifiche all'articolo 70 della legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di affidamento del minore».
  Il tema è sensibile e seguito a tutti i livelli come può rilevarsi da tutte le attività messe in campo dal dicastero che rappresento.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

giurisdizione minorile

procedimento giudiziario

procedura penale