ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04153

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 264 del 22/11/2019
Firmatari
Primo firmatario: CUNIAL SARA
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 22/11/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BENEDETTI SILVIA MISTO-CAMBIAMO!-10 VOLTE MEGLIO 22/11/2019
GIANNONE VERONICA MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO 22/11/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/11/2019
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 22/11/2019
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 27/11/2019
Stato iter:
28/05/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/05/2020
SERENI MARINA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/05/2020

CONCLUSO IL 28/05/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04153
presentato da
CUNIAL Sara
testo di
Venerdì 22 novembre 2019, seduta n. 264

   CUNIAL, BENEDETTI e GIANNONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il responsabile Onu contro la tortura, lo svizzero Nils Melzer, ha dichiarato: «Julian Assange continua ad essere detenuto in un carcere di massima sicurezza nella HM Prison Belmarsh, in condizioni di sorveglianza e isolamento estreme e non giustificate, mostra tutti i sintomi tipici di un'esposizione prolungata alla tortura psicologica. È necessario, dunque, che il governo britannico lo liberi immediatamente per proteggere la sua salute e la sua dignità. È inoltre da escludere la sua estradizione negli Usa». Nils Melzer ha reso tali dichiarazioni dopo aver visitato il carcere britannico di massima sicurezza, dov'è recluso Assange dall'11 aprile scorso;

   il fondatore di Wikileaks, Assange, è accusato di aver svelato prove di crimini di guerra e di altri illeciti commessi dagli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan. Mentre il Governo americano persegue Assange «i responsabili dei crimini da lui denunciati continuano a beneficiare dell'impunità», ha dichiarato Melzer;

   non è solo contro gli Stati Uniti che il rappresentante Onu punta il dito. «Il governo britannico, infatti – aggiunge – nonostante l'urgenza della mia richiesta di cure e libertà per Assange non ha preso alcuna misura in suo favore»;

   in virtù della Convenzione contro la tortura, infatti, gli Stati di fronte ad una denuncia come quella avanzata dal rappresentante Onu devono avviare rapidamente un'inchiesta per stabilire se esiste una ragionevole ipotesi che un atto di tortura sia stato commesso. «Invece, spiega Melzer, il Governo britannico 5 mesi dopo la mia visita a Assange, in maggio, e la mia denuncia ha escluso categoricamente la mia analisi senza esprimere la volontà di prendere in considerazione le mie raccomandazioni»;

   inoltre, sottolinea il rappresentante Onu, «nonostante la complessità dei procedimenti avanzati contro di lui da parte del governo più potente del mondo, l'accesso di Assange alla consulenza legale e ai documenti è stato gravemente ostacolato, minando il suo diritto fondamentale di preparare la sua difesa»: abusi che «potrebbero costargli la vita»;

   Melzer denuncia inoltre come «l'arbitrarietà palese sostenuta sia dalla magistratura che dal Governo suggerisce in questo caso un allarmante allontanamento dall'impegno del Regno Unito nei confronti dei diritti umani e dello Stato di diritto». Dunque, «se il Regno Unito non modificherà con urgenza la situazione disumana in cui versa il fondatore di Wikileaks, Assange continuerà ad essere esposto all'arbitrarietà e agli abusi che potrebbero costargli la vita» –:

   se il Governo, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza e nelle sedi opportune, per sostenere le richieste del responsabile Onu contro la tortura, lo svizzero Nils Melzer, e per garantire i diritti fondamentali a Julian Assange.
(4-04153)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 28 maggio 2020
nell'allegato B della seduta n. 349
4-04153
presentata da
CUNIAL Sara

  Risposta. — Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altri trattamenti crudeli, disumani e degradanti, lo svedese Nils Melzer, ha condotto una visita presso il carcere di Belmarsh nel maggio 2019 per verificare le condizioni fisiche e psicologiche di Julian Assange. Sulla base delle risultanze di tale visita, il relatore speciale ha lanciato un «appello urgente» al Regno Unito, chiedendo di provvedere ad un miglioramento delle condizioni detentive di Assange, in considerazione della sua precaria situazione psicologica e fisica e nel rispetto dei principi legati al suo diritto alla difesa. In un comunicato stampa del 1° novembre 2019 il relatore speciale è tornato ad esprimere preoccupazione per il continuo deterioramento della salute di Julian Assange registratosi dal momento del suo arresto, profilando seri rischi per la sua stessa vita. Nils Melzer ha anche evidenziato come il Regno Unito non abbia adottato alcuna misura per rispondere al suo appello urgente, nonostante l'urgenza medica prospettata nello stesso.
  La figura del relatore speciale sulla tortura e altri trattamenti crudeli, disumani e degradanti, è stata istituita nel 1985 dall'allora Commissione (Onu) per i diritti umani (attuale Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite/CDU). Sulla base delle risoluzioni che lo hanno istituito e che ne hanno rinnovato successivamente il mandato, il relatore speciale è incaricato di: 1) lanciare appelli urgenti agli Stati in relazione a persone dichiarate a rischio di tortura, nonché comunicazioni su presunti casi di tortura già compiuti; 2) intraprendere visite di «
fact finding» nei Paesi dove sono stati denunciati casi di tortura, previo consenso del Governo interessato, e se del caso raccomandare le azioni da intraprendere per porre fine a tali violazioni; 3) presentare relazioni annuali sulle sue attività, il mandato e i metodi di lavoro al Consiglio diritti umani e all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il mandato del relatore speciale ha durata triennale ed è stato rinnovato da ultimo nel marzo 2017 con risoluzione del Cdu (A/HRC/RES/34/19) co-sponsorizzata anche dall'Italia e dal Regno Unito.
  Il ruolo e le attività del relatore speciale non hanno collegamento organico con la Convenzione Onu contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, adottata dall'Assemblea Generale nel 1984 ed entrata in vigore nel 1987, che ha istituito un comitato contro la tortura (CAT), composto da dieci esperti indipendenti che sono eletti dagli Stati parte con il compito di monitorarne l'attuazione da parte degli Stati membri. Non sussiste collegamento giuridico diretto tra l'azione del relatore speciale Onu sulla tortura e il comitato contro la tortura, che può attivare una procedura d'inchiesta di propria iniziativa, su richiesta di uno Stato o di un individuo o gruppo di individui. La summenzionata Convenzione contro la tortura è stata integrata da un protocollo opzionale (entrato in vigore nel 2006 e ratificato ad oggi da 90 Stati tra cui Italia e Regno Unito) che ha istituito il sotto-comitato per la prevenzione della tortura (SPT), composto da 25 esperti indipendenti con funzioni preventive, in particolare visite nei luoghi di detenzione e assistenza agli Stati parte nell'istituzione di meccanismi nazionali di prevenzione della tortura.
  Mentre la Convenzione contro la tortura e il protocollo opzionale hanno creato un meccanismo di obblighi giuridici in capo agli Stati parte, la figura del relatore speciale è prevista da atti di «
soft law» e svolge un importante ruolo politico senza tuttavia poter avanzare agli Stati richieste vincolanti. Sul piano strettamente formale, pertanto, il Regno Unito non risulta formalmente obbligato a dare seguito all'appello urgente del relatore speciale, pur rimanendo vincolato a tutti obblighi previsti dalla Convenzione e dal suo protocollo opzionale.
  Sul piano più generale, l'Italia proseguirà nei suoi sforzi sull'argomento. Il nostro Paese è parte della Convenzione ONU contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, adottata nel 1984 ed entrata in vigore nel 1987, e del protocollo opzionale alla Convenzione, adottato nel 2002 ed entrato in vigore nel 2006.
  L'Italia partecipa attivamente ai negoziati delle risoluzioni Onu sul tema della tortura e altri trattamenti e punizioni crudeli, inumani e degradanti, presentate annualmente dalla Danimarca e adottate dall'Assemblea generale dell'Onu a New York e dal Consiglio diritti umani a Ginevra. L'Italia co-sponsorizza tradizionalmente tali risoluzioni, da ultimo quella adottata nel dicembre 2019 dall'Assemblea generale.
  L'Italia sostiene attivamente, anche a livello finanziario, le attività del fondo delle Nazioni Unite per le vittime della tortura incaricato dall'Assemblea generale di fornire assistenza diretta e di sostenere progetti di assistenza medica, psicologica, legale, finanziaria e sociale alle vittime della tortura. Il fondo è anche attivo nella disseminazione di informazioni per creare consapevolezza sulla tortura e sulle necessità delle vittime. Il fondo collabora inoltre attivamente con gli altri meccanismi internazionali contro la tortura, a partire dal comitato contro la tortura.
  L'Italia ha svolto un ruolo attivo nell'elaborazione delle linee guida UE sulla tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti adottate nel 2001 e aggiornate da ultimo nel settembre 2019. Le linee guida UE sono volte ad orientare e rafforzare l'azione europea nei confronti dei Paesi terzi, nei rapporti bilaterali e nel contesto dei fora multilaterali, attraverso passi diplomatici e tramite il sostegno finanziario a progetti della società civile.
  In ambito Consiglio d'Europa, l'Italia sostiene le attività del Comitato europeo per la prevenzione della tortura (CPT), composto da un esperto indipendente per ciascuno dei 47 Stati membri, con il compito di organizzare visite nei luoghi di detenzione e verificare il trattamento dei prigionieri.
  Il nostro Paese manterrà il proprio impegno in materia, confermando l'attiva partecipazione dell'Italia in tutti i fora e gli ambiti sopra delineati.

La Sottosegretaria di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Marina Sereni.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

tortura

ONU