Legislatura: 18Seduta di annuncio: 259 del 14/11/2019
Primo firmatario: MURONI ROSSELLA
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 14/11/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma PALAZZOTTO ERASMO LIBERI E UGUALI 14/11/2019
Ministero destinatario:
- MINISTERO DELL'INTERNO
- MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 14/11/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione RISPOSTA GOVERNO 25/02/2020 MAURI MATTEO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
RISPOSTA PUBBLICATA IL 25/02/2020
CONCLUSO IL 25/02/2020
MURONI e PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
«Qui abita Mohamed con la famiglia (...) qui due albanesi (...) in questa palazzina altri immigrati (...)»: in un video pubblicato su Facebook e in seguito rimosso due esponenti di Fratelli d'Italia di Bologna hanno effettuato una sorta di «schedatura» passando in rassegna citofoni e portoni e mostrando nomi e cognomi e indirizzi degli stranieri che occupano alloggi popolari del capoluogo emiliano. Un modo – a loro dire – di denunciare come i criteri di assegnazione delle case pubbliche penalizzino gli italiani. Ma i due ora dovranno fare i conti con una segnalazione al Garante per la protezione dei dati personali e possibili conseguenze legali per istigazione all'odio, come riportato in un articolo pubblicato, il 11 novembre 2019, sul sito online del Corriere della Sera;
protagonisti dell'iniziativa sono stati due esponenti politici, uno nazionale e uno comunale, entrambi appartenenti a Fratelli d'Italia che hanno passato in rassegna diversi fabbricati di alloggi popolari a Bologna: l'inquadratura mostra i nomi sui portoni e sui campanelli d'ingresso, sottolineando in molti casi come la maggioranza degli inquilini siano immigrati. Famiglie che occupano abusivamente quelle case? Che non sono in regola con il pagamento dei canoni? Il video non lo specifica, si limita a mettere in evidenza l'origine di chi vi abita per arrivare a dimostrare una «discriminazione» a danno degli italiani. Quanto alla riservatezza «Ci diranno che stiamo violando la privacy – afferma nel video uno di loro – ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c'è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell'ottica che poi qualcuno può andare a vedere»;
l'intemerata non è passata inosservata: Cathy La Torre, avvocata bolognese e promotrice della campagna «Odiare ti costa» ha prima denunciato l'episodio su twitter e poi presentato un esposto al Garante per la protezione dei dati personali. Si tratterebbe a suo avviso di un comportamento che viola le basilari norme della privacy (i dati sono stati diffusi senza il consenso degli interessati) ma non solo. «Sulle case e i negozi degli ebrei i nazisti affiggevano cartelli che potessero agevolarne il riconoscimento. Oggi il censimento della razza che “ruba” agli ariani si fa con “telecamera”», scrive La Torre. «Quelle famiglie – prosegue – abitano in quelle case legittimamente, non le hanno rubate a nessuno, sono state assegnate loro per diritto. Quale sarebbe la loro colpa? Perché sottoporli a questa violenza? Ovviamente la loro colpa è essere stranieri, essere di un'altra “razza”, essere carne da macello elettorale» –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga di adottare iniziative normative, alla luce delle criticità rilevate nel caso in questione, per tutelare la privacy dei cittadini con riferimento all'uso di sistemi di videoregistrazione e alla loro diffusione sui social network.
(4-04099)
Risposta. — Nei giorni scorsi, sul proprio profilo Facebook, un ex consigliere comunale di Bologna ha denunciato l'esistenza di un video girato dal parlamentare Galeazzo Bignami e dal consigliere comunale di Bologna, Marco Lisei.
Il video, pubblicato sul profilo Facebook dei due esponenti politici, è stato successivamente rimosso, sebbene sia stato ampiamente diffuso, seppure in forma non integrale, dagli organi di informazione.
Nel video, girato in una data imprecisata, appaiono i due esponenti politici che si filmano in una strada, affermando di trovarsi nel quartiere della Bolognina, definito luogo simbolo del degrado del capoluogo emiliano.
Nella circostanza, gli stessi annunciano di voler documentare, con lo stesso video, una situazione nota ai residenti che, a loro parere, avrebbe dovuto essere portata anche all'attenzione dell'amministrazione cittadina.
I due esponenti politici, nel riprendere un complesso di palazzine dell'Azienda casa Emilia Romagna (Acer) destinate all'edilizia popolare, affermano che gli appartamenti nelle stesse ubicati sono stati consegnati da poche settimane agli inquilini e che, in particolare al numero civico 2 del complesso, i cognomi degli assegnatari sarebbero tutti stranieri, con l'unica eccezione di una famiglia italiana.
A conferma di quanto affermato, il video prosegue con la ripresa del citofono e con la lettura dei cognomi stranieri che vi compaiono. A conclusione, l'onorevole Bignami dichiara che il 59 per cento del totale degli alloggi disponibili sarebbero stati assegnati a cittadini stranieri.
Sul punto, il presidente dell'Acer Alessandro Alberani, a smentita del dato percentuale enunciato dall'onorevole Bignami, è intervenuto sulla stampa per precisare che, sul totale degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, l'80 per cento risulta assegnato a cittadini italiani.
Risulta altresì che l'ex consigliere comunale di Bologna, che ha denunciato l'esistenza del video, abbia segnalato l'episodio, in relazione ai profili relativi alla tutela della riservatezza personale, al Garante della privacy per la violazione degli articoli 6, 13 e 35 del regolamento (UE) 679/2016.
Per quanto concerne invece eventuali profili inerenti l'ordine pubblico e la sicurezza, la locale questura non ha ricevuto specifiche segnalazioni o denunce.
In tale contesto – ferme restando le valutazioni che saranno effettuate dal Garante della privacy in relazione agli eventuali profili di illiceità delle condotte denunciate, nonché alle possibili conseguenze di carattere sanzionatorio – occorre richiamare un principio sancito dalla Corte Costituzionale.
La Consulta, più volte chiamata a pronunciarsi sul diritto all'abitazione, ha statuito la mancanza di differenze sostanziali tra cittadini italiani e stranieri nell'accesso agli alloggi pubblici (sentenze n. 106 del 2018 e 168 del 2014).
La Corte richiama anche il diritto eurounitario, e in particolare la direttiva CE 2003/109, recepita nel 2007 dal nostro ordinamento, che prevede, tra l'altro, che i soggiornanti di lungo periodo (i cittadini extracomunitari che risiedono regolarmente in uno Stato membro da almeno 5 anni) sono equiparati ai cittadini dello Stato membro in cui si trovano per il godimento dei servizi e delle prestazioni sociali, tra i quali rientra l'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica.
La Corte, nel pronunciarsi sulla legittimità di alcune leggi regionali che prevedevano un requisito minimo di residenza nella regione superiore ai cinque anni per poter accedere all'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica, ha anche osservato che la valutazione di irragionevolezza e di mancanza di proporzionalità di tale requisito si risolve in una formula dissimulata di discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri.
Concludendo, occorre in ogni caso ribadire che tutte le iniziative che possono generare fenomeni di intolleranza e alimentare un clima di contrapposizione tra cittadini sono da ritenersi gravi e assolutamente da stigmatizzare. Soprattutto se poste in essere da rappresentanti delle istituzioni.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Matteo Mauri.
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):casa popolare
censimento