ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04083

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 258 del 13/11/2019
Firmatari
Primo firmatario: CIRIELLI EDMONDO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 13/11/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VARCHI MARIA CAROLINA FRATELLI D'ITALIA 13/11/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 13/11/2019
Stato iter:
25/02/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 25/02/2020
BONAFEDE ALFONSO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 25/02/2020

CONCLUSO IL 25/02/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-04083
presentato da
CIRIELLI Edmondo
testo di
Mercoledì 13 novembre 2019, seduta n. 258

   CIRIELLI e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da tempo ormai gli organi di stampa nazionali e locali informano dell'esponenziale crescita di aggressioni e altre condotte illecite che i detenuti commettono all'interno delle carceri italiane, violando le leggi e i regolamenti che dovrebbero normare la vita penitenziaria;

   è di pochi giorni fa la notizia secondo cui nel carcere di Salerno – a seguito di una perquisizione straordinaria – sarebbero stati rinvenuti all'interno dell'istituto sostanze stupefacenti e dieci telefoni cellulari perfettamente funzionanti, presumibilmente utilizzati dai capiclan camorristici per comunicare con gli affiliati esterni e impartire ordini;

   quanto accaduto rappresenta solo uno degli innumerevoli episodi che quotidianamente si verificano in tutte le carceri italiane, evidenziando il collasso del sistema penitenziario e il fallimento degli interventi legislativi in materia, in particolare dell'introduzione dell'istituto della sorveglianza dinamica;

   come ha evidenziato Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato di polizia penitenziaria, la situazione delle carceri italiane è drammatica, in quanto il sistema carcerario non è più in grado di garantire alcuna certezza sociale a causa delle politiche, troppo «buoniste», adottate negli ultimi anni che hanno concesso indistintamente anche a detenuti non meritevoli benefici e troppa libertà di movimento, rendendo le carceri italiane luoghi privi di sicurezza;

   tale circostanza è dimostrata dal fatto che, a seguito dell'introduzione della sorveglianza dinamica, intesa quale sistema di celle aperte e possibilità per i detenuti di spostarsi liberamente all'interno delle carceri, si è registrato un repentino aumento delle aggressioni contro gli appartenenti della polizia penitenziaria, vittime spesso di gravi lesioni personali;

   a parere degli interroganti l'istituto della sorveglianza dinamica, così come concepita e attuata, porrebbe inevitabilmente una serie di interrogativi, atteso che comporterebbe l'aumento del livello delinquenziale all'interno delle carceri, con gravi conseguenze sulla sicurezza della polizia penitenziaria nonché degli altri detenuti;

   le criticità della sorveglianza dinamica sono ulteriormente amplificate se si considera che la «riforma Madia» avrebbe notevolmente ridotto il personale in organico e gli ulteriori interventi legislativi degli ultimi anni non avrebbero apportato alcun ammodernamento tecnologico (esempio introduzione di sistemi di videosorveglianza) che possa assicurare livelli sufficienti di sicurezza non solo per i detenuti ma anche per il personale;

   la sicurezza e l'incolumità del personale dovrebbero sempre rappresentare il fondamento di qualsivoglia riforma penitenziaria, atteso che questi svolgono una funzione essenziale per conto della comunità, prodromica alla sicurezza dei detenuti e di quanti altri sono presenti negli istituti;

   in relazione a quanto precede, al fine di rafforzare la tutela intramuraria e scongiurare ulteriori aggressioni sarebbe opportuno ridefinire i criteri della sorveglianza dinamica e della sua applicazione, limitandone la fruibilità per chiunque abbia commesso un reato grave, anche in forma non associata, perpetrato con condotte violente e minacciose tali da far ritenere il detenuto un soggetto pericoloso per gli altri detenuti e per il personale;

   sarebbe altresì opportuno introdurre avanzati sistemi di video sorveglianza e incrementare l'organico del Corpo di polizia penitenziaria, predisponendo nuove assunzioni tramite scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori e nuove procedure concorsuali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di dover adottare iniziative, per quanto di competenza, per evitare che in futuro possano verificarsi ulteriori condotte illecite come quella sopradescritta e assicurare la massima legalità e sicurezza all'interno degli istituti penitenziari.
(4-04083)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 25 febbraio 2020
nell'allegato B della seduta n. 311
4-04083
presentata da
CIRIELLI Edmondo

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame gli interroganti, nel fare riferimento al recente rinvenimento di sostanze stupefacenti e cellulari all'interno del carcere di Salerno all'esito di una perquisizione straordinaria, episodio indicativo del generalizzato stato di «collasso» del sistema penitenziario, anche tenuto conto dell'introduzione del modello della sorveglianza dinamica che viene messo in relazione all'incremento delle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria e che, a loro dire, andrebbe rivisto, introducendo altresì sistemi di videosorveglianza più avanzati ed incrementando gli organici del Corpo, chiedono di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga di adottare iniziative di sua competenza per evitare che in futuro possano verificarsi ulteriori condotte illecite ed assicurare la massima legalità e sicurezza all'interno degli istituti penitenziari.
  Dopo che il 4 novembre 2019 due detenuti ristretti presso la casa circondariale «Antonio Caputo» di Salerno venivano sorpresi nell'atto di scambiarsi un microcellulare, un cavetto usb ed un pezzo di carta, e per questo sanzionati con l'esclusione dall'attività in comune rispettivamente per dieci e quindici giorni, il successivo 9 novembre si dava corso ad un'attività di perquisizione straordinaria all'interno dell'istituto, in esito alla quale venivano rinvenuti dodici telefoni cellulari (quattro
smartphone e otto micro cellulari) e sostanza stupefacente del tipo hashish, per un peso complessivo lordo di grammi 2,51.
  Oltre alle iniziative disciplinari adottate nei confronti dei vari detenuti coinvolti, per due di essi veniva disposto il trasferimento ad altra sede, e della perquisizione veniva data immediata notizia alla procura della Repubblica di Salerno.
  Tanto premesso in fatto, occorre innanzitutto chiarire che il regime cosiddetto «a custodia aperta» deriva dall'esigenza per l'Italia di allinearsi ai parametri europei a seguito delle sentenze di condanna emesse dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
  Il regime «a custodia aperta», così come attualmente vigente, convive con il regime detentivo alternativo della «custodia chiusa» e consta di una precisa differenziazione dei detenuti e delle modalità di svolgimento della vita detentiva ai fini del raggiungimento degli obiettivi di sicurezza, responsabilizzazione dei soggetti in stato di detenzione e incremento delle attività trattamentali necessarie per la concreta attuazione della finalità rieducativa della pena.
  I detenuti per i quali viene in rilievo un grado di pericolosità significativo, desunto da fattori quali la tipologia di reato commesso, l'appartenenza ad associazioni criminali, le infrazioni disciplinari commesse, vengono infatti collocati nelle sezioni a «custodia chiusa», con una modalità di controllo diretta da parte della polizia penitenziaria.
  Al contrario, il regime «a custodia aperta» opera per i soli detenuti che presentano un grado di pericolosità lieve o basso, in base alle valutazioni elaborate dal comandante del reparto e sottoposte all'approvazione definitiva dell’
équipe presieduta dal direttore dell'istituto.
  Giova evidenziare, altresì, che la circolare 26 maggio 2015, relativa agli eventi critici, specifica che, per evitare che la nuova modalità operativa della vigilanza dinamica sia messa in crisi dagli atti di aggressione in danno al personale, così come da qualsiasi altra azione di turbativa dell'ordine e della sicurezza comunque sanzionabile, debba essere previsto, nell'ambito delle unità operative di cui al decreto del Presidente della Repubblica 15 febbraio 1999, n. 82, un servizio di controllo che intervenga in caso di bisogno del personale in servizio, oltre alla creazione di sezioni
ex articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, dando disposizione alle articolazioni periferiche di individuare alcune sezioni appositamente dedicate ove allocare quei detenuti non ancora pronti al regime aperto, ovvero che si rivelino incompatibili con lo stesso.
  In definitiva, il quadro normativo di riferimento, a legislazione invariata, presenta già un adeguato stato di differenziazione, in quanto strettamente ancorato proprio alla pericolosità dei detenuti, oltre ad essere corredato da idonee prescrizioni tese a contenere eventuali rischi degenerativi.
  Deve d'altro canto aggiungersi che, secondo quanto emerso da un recente studio condotto dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, è possibile escludere qualsivoglia forma di corrispondenza biunivoca fra grado di applicazione del regime a custodia aperta e tasso di aggressioni.
  La dimostrazione oggettiva di quanto si sostiene risiede negli esiti restituiti da mirate estrazioni statistiche dalle quali risulta che i due distretti che registrano i più bassi livelli di aggressione risultano essere quelli in cui vi è rispettivamente il maggiore ed il minore grado di apertura, ossia Lombardia e Calabria.
  A ciò deve aggiungersi che regioni come Lazio, Abruzzo, Molise o Sardegna connotati da livelli di apertura superiori alla media presentano livelli bassi di aggressività, mentre questo
trend si inverte per l'Emilia Romagna che figura tra le regioni con maggior livello di apertura e presenta al contempo il più elevato indice di aggressività; allo stesso modo vi sono distretti caratterizzati da modesti livelli di apertura e contenuti indici di aggressività.
  Ne consegue l'insostenibilità di una correlazione necessaria o comunque lineare tra le due variabili.
  L'incremento del livello di sicurezza nelle strutture carcerarie del territorio costituisce un obiettivo prioritario delle politiche di questo Dicastero.
  A tal riguardo è d'uopo richiamare la circolare adottata il 9 ottobre 2018 dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che ha inteso perseguire una mirata politica di valorizzazione dell'istituto del trasferimento per ragioni di ordine e sicurezza, previsto dall'articolo 42 della legge n. 354 del 1975 (ordinamento penitenziario), a cui, del resto, si è fatto ricorso anche nel caso di specie.
  Si reputa opportuno evidenziare i benefici che ne possono conseguire in termini di incremento dei livelli di sicurezza nelle strutture detentive, tangibile anche nel più consistente ricorso a tale strumento che si è registrato dalla data di adozione della suddetta circolare al mese di marzo scorso (n. 1550 detenuti trasferiti), rispetto al numero ben più esiguo di occasioni in cui vi si è fatto ricorso nel medesimo periodo del biennio precedente (n. 1143).
  Proprio in questa direzione, lo scorso mese di aprile è stato istituito un gruppo di lavoro, composto da operatori penitenziari esperti nel settore, con il compito di individuare nuovi modelli organizzativi finalizzati a una migliore gestione degli eventi critici in ambito penitenziario.
  Gli esiti dei lavori sono attualmente oggetto di un'approfondita attività di analisi funzionale all'adozione di soluzioni utili ad incrementare il livello di sicurezza nelle carceri.
  Tale obiettivo viene perseguito anche riservando particolare attenzione agli strumenti a disposizione del personale di polizia penitenziaria.
  A tal fine sono state avviate attività per la dotazione di innovativi equipaggiamenti atti al contenimento senza pregiudizio per l'operatore penitenziario, come prodotti antitaglio e nuovi giubbotti antiproiettile, ed è attualmente allo studio la futura adozione di altri presidi di sicurezza, come prodotti paracolpi, scudi curvi e maschere facciali.
  Nella medesima direzione si iscrivono, da ultimo, lo studio dell'impiego delle nuove tecnologie dei sistemi radar di derivazione militare nella progettazione e nel finanziamento di impianti perimetrali esterni ed impianti interni di videosorveglianza ed allarme, nonché la dotazione di strumenti per prevenire l'illecita introduzione di cellulari all'interno delle carceri ovvero per rilevarne la presenza e schermarne la ricezione. In particolare, sono stati da poco distribuiti 40
jammer, mentre 40 metal detector, 90 apparecchiature a raggi x e 65 rilevatori portatili di cellulari, tutti recentemente acquistati, sono in corso di installazione ed altri 200 rilevatori sono in fase di acquisto.
  Il rafforzamento del livello di sicurezza all'interno delle strutture detentive viene perseguito anche attraverso le politiche assunzionali messe in campo da questo Dicastero in un'ottica di sensibile rafforzamento del contingente di Polizia penitenziaria.
  Oltre ai 1.162 agenti immessi in servizio la scorsa estate al termine del 175° corso, va ricordato che sono in atto il corso di formazione per i vincitori del concorso a 2.851 posti di vice sovrintendente ed il corso di formazione per i vincitori del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore ed a complessivi 754 posti di allievo agente. Si provvederà, altresì, al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria – ai sensi dell'articolo 1, commi 382-383, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) – anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti e verranno inoltre avviate, nei prossimi mesi, le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti conseguito all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere
b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia), e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018.
  È altresì previsto un programma straordinario di assunzioni per i prossimi anni per un totale di 620 unità di polizia penitenziaria e di 150 unità del comparto funzioni centrali con un impegno di spesa di quasi sei milioni annui per il 2020 e per il 2021.

  In tale direzione, si confida realisticamente di poter disporre, a breve, di un ampio bacino di risorse umane a cui attingere per fronteggiare efficacemente le varie scoperture di cui risentono gli istituti di tutto il territorio e, per essi, i correlati problemi di sicurezza che ne conseguono.
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

detenuto

soppressione di posti di lavoro

sicurezza del lavoro