ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03535

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 221 del 21/08/2019
Firmatari
Primo firmatario: MENGA ROSA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 20/08/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GRIPPA CARMELA MOVIMENTO 5 STELLE 20/08/2019
FARO MARIALUISA MOVIMENTO 5 STELLE 14/10/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI 20/08/2019
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI E PER IL TURISMO delegato in data 14/10/2020
Stato iter:
14/10/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 14/10/2020
ORRICO ANNA LAURA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI E TURISMO)
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 14/10/2019

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 14/10/2020

RISPOSTA PUBBLICATA IL 14/10/2020

CONCLUSO IL 14/10/2020

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03535
presentato da
MENGA Rosa
testo presentato
Mercoledì 21 agosto 2019
modificato
Lunedì 14 ottobre 2019, seduta n. 238

   MENGA, GRIPPA, FARO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   nel cuore del promontorio del Gargano, e precisamente in località «Settepenne», in agro del comune di Rignano Garganico è ubicata la «Grotta Paglicci», sito archeologico risalente al Paleolitico;

   con decreto del Ministero dei beni culturali ed ambientali dell'11 maggio 1990, Grotta Paglicci è dichiarata area di rilevante interesse storico ai sensi della legge 1° giugno 1939, n. 1089, e sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nella legge stessa compresa l'inedificazione assoluta anche a carattere precario;

   l'area su cui sorge Grotta Paglicci è di proprietà privata e attualmente il suo ingresso è inibito perché dichiarata inagibile dalla soprintendenza di Foggia;

   l'incuria, l'impossibilità di operare interventi manutentivi, le intemperie e gli atti vandalici perpetrati nel tempo hanno portato i cittadini del piccolo comune di Rignano Garganico, nella persona del sindaco pro tempore, a puntare i riflettori del Ministero su questo inestimabile patrimonio archeologico, al fine di preservarne l'integrità, ma soprattutto per renderlo liberamente accessibile a chiunque voglia visitarlo;

   la vigente normativa in materia di espropriazione di beni culturali è dettata dal decreto legislativo n. 42 del 2004, «Codice dei beni culturali e del paesaggio», ai sensi del quale per espressa volontà di legge l'esproprio di beni culturali è attribuito all'esclusiva competenza dello Stato in conformità all'attribuzione esclusiva di competenza in materia disposta dall'articolo 117, lettera s), della Costituzione (articolo 95);

   inoltre, secondo quanto statuito dall'articolo 96 del richiamato decreto: «Possono essere espropriati per causa di pubblica utilità edifici ed aree quando ciò sia necessario per isolare o restaurare beni culturali immobili, assicurarne la luce o la prospettiva, garantirne o accrescerne il decoro o il godimento da parte del pubblico, facilitarne l'accesso». Ciò consentirebbe di realizzare le necessarie ed urgenti opere di manutenzione al bene in oggetto, nonché di eseguire nuove campagne di scavo per riportare alla luce altri reperti custoditi al suo interno –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario verificare lo stato di abbandono e di degrado in cui versa Grotta Paglicci e, di conseguenza, adottare le iniziative volte a promuovere una procedura di esproprio secondo il dettame richiamato in premessa al fine di restituire decoro e lustro ad un simile «gioiello archeologico» attraverso interventi di manutenzione e restauro.
(4-03535)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 14 ottobre 2020
nell'allegato B della seduta n. 408
4-03535
presentata da
MENGA Rosa

  Risposta. — Si riscontra l'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto notizie in merito al sito archeologico ivi indicato.
  Sulla base degli elementi acquisiti dai competenti uffici centrali e periferici di questo Ministero si rappresenta quanto segue.
  I rapporti intervenuti nel corso degli anni 2000 tra il comune di Rignano e i proprietari del terreno in cui si trova il sito di Grotta Paglicci, e di questi con i diversi organi territoriali di questo Ministero, sono piuttosto chiari.
  Il giacimento di Grotta Paglicci è dichiarato d'interesse particolarmente importante ai sensi della legge 1o giugno 1939, n. 1089, e dunque, sottoposto a vincolo archeologico e a tutte le disposizioni di tutela, con decreto ministeriale dell'11 maggio 1990.
  Con delibera del comune di Rignano n. 20 del 2004, il comune avviava l'esproprio di Grotta Paglicci sulla scorta di un progetto esecutivo di sistemazione delle aree circostanti il sito. Ad esso si opponevano gli eredi, i fratelli Bramante Antonio, Cesare e Giuseppe, che lamentavano una manifesta illegittimità dell'iniziativa comunale, anche perché il progetto prevedeva realizzazioni edilizie in una zona, gravata dal vincolo archeologico, definita come assolutamente inedificabile, e non teneva, inoltre, conto del fatto che dopo l'apposizione del vincolo nel 1990, gli scavi si erano ulteriormente estesi nella fascia di rispetto e dunque sarebbe stato opportuno rivedere l'estensione dell'area tutelata e della zona di rispetto stessa.
  In ragione di ciò, i proprietari notificavano al Ministero e alla soprintendenza archeologica della Puglia un atto di significazione in data 5 febbraio 2005 per richiedere l'adozione di provvedimenti cautelari ai sensi degli articoli 150 e 28 del decreto legislativo n. 42 del 2004.
  Il 27 aprile del 2006 si riuniva a Roma, nel Complesso San Michele, la commissione prevista dagli articoli 6 e 7 della legge 2 agosto 1982, n. 512 e successive modificazioni e integrazioni nominata con decreto ministeriale 13 dicembre 2005. Dalla documentazione fornita, i membri della Commissione evincevano che Grotta Paglicci fosse un giacimento preistorico costituito da un riparo e da un'attigua grotta, offerto per un valore di euro 309.874,13.
  A seguito della mancata cessione onerosa allo Stato, i fratelli Bramante proposero al comune di Rignano la cessione in uso gratuito ventennale, rinnovabile, del sito di Grotta Paglicci, che non ebbe alcun riscontro da parte dell'amministrazione comunale.
  In data 9 dicembre 2010, veniva convocata una conferenza di servizi avente ad oggetto «interventi strutturali e valorizzazione del sito archeologico di Grotta Paglicci», e si rappresentava «la possibile caduta di massi e di notevoli crolli del riparo esterno della Grotta».
  In quell'occasione, uno dei Bramante presente, rinnovò al comune la disponibilità a sottoscrivere la cessione in uso gratuito del sito.
  Nella medesima conferenza, la professoressa Annamaria Ronchitelli dell'Università degli studi di Siena, da anni responsabile degli scavi nel sito di Grotta Paglicci in regime di concessione da parte del Ministero, sottolineava come gli scavi nel riparo esterno fossero stati interrotti non per l'assenza di reperti, ma per la mancanza della messa in sicurezza del sito e per la necessità di provvedere alla fornitura presso l'area di scavo delle dotazioni minimali per le attività di ricerca (acqua, luce).
  Nella medesima occasione la professoressa Ronchitelli dichiarò esplicitamente, anche davanti ai rappresentanti dell'amministrazione comunale, che il sito non avrebbe potuto essere fruibile da chiunque, men che meno dai turisti, nonostante i progetti voluti dal comune stesso, senza recare danno alla tutela archeologica di un sito fragile come quello in oggetto.
  In data 3 febbraio 2012, il sindaco del comune di Rignano chiese al Ministero, al prefetto di Foggia, alla regione Puglia, alla soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, all'Università degli studi di Siena, al comando provinciale dei Carabinieri e al dottor Giuseppe Bramante di «indire c/o la sede comunale un tavolo tecnico per trovare congiuntamente le soluzioni più opportune».
  La proprietà Bramante, in data 20 febbraio 2012, rispondeva rappresentando come gli eredi avessero più volte sottolineato le esigenze di tutela del sito, e come fossero inutilmente passati tre anni da quando era stata sottoposta all'amministrazione comunale una bozza di convenzione per la cessione del sito in uso gratuito ventennale, con lo scopo di «garantire al Comune di Rignano il primato nella valorizzazione e custodia del sito, e dunque fornendo uno strumento giuridico concreto per consentire un intervento pubblico — anche in termini di potenziali investimenti — con espressa rinunzia dei proprietari ad ogni diritto su eventuali provvidenze od aiuti pubblici».
  In data 26 novembre 2012 (protocollo n. 13846) il comune di Rignano Garganico faceva richiesta alla soprintendenza di riattivare la procedura espropriativa della particella 19 del Foglio 35 su cui insiste l'area archeologica di Grotta Paglicci e sulla quale pendeva l'annullamento del TAR Puglia del 10 marzo 2005.
  La soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, in data 13 dicembre 2012 (protocollo n. 14296), rendeva parere favorevole all'esproprio, chiedendo contestualmente all'Amministrazione comunale, ai fini dell'emanazione del decreto di dichiarazione di pubblica utilità ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, l'invio della necessaria documentazione, che riceveva in data 25 marzo 2013 (protocollo n. 4076) da parte del comune citato.
  In data 10 aprile 2013 gli avvocati dei fratelli Bramante inviavano anche alla soprintendenza archeologica della Puglia una nota contenente «osservazioni procedimentali» in relazione al procedimento di esproprio del sito archeologico di Grotta Paglicci, chiedendo al Ministero di respingere la richiesta di esproprio formulata «in quanto il progetto sotteso è privo dei requisiti normativi, essendo irrealizzabili gli interventi edilizi in questione altresì ponendoli in manifesta violazione delle esigenze di tutela, che hanno indotto il giudice amministrativo ad annullare la delibera di approvazione dello stesso progetto (sent. TAR Puglia, Bari, n. 3749/2006)».
  Nella medesima memoria gli avvocati dei germani Bramante chiedevano di considerare l'opportunità di «suggerire al Comune di Rignano di sottoscrivere l'allegata bozza di cessione in uso gratuito» e, in subordine, chiedevano «in via istruttoria che il Ministero o la Soprintendenza competente valuti la fattibilità dell'opera effettuando saggi preventivi ed acquisendo il parere scritto delle Università coinvolte: circa la possibile estensione delle zone di scavo e circa la possibilità che il sito possa essere fruito dai turisti».
  Successivamente a questo documento non è stato possibile reperire nella sede di Foggia altra informazione relativa alla questione, né in risposta a questa missiva né altra documentazione, fino alla data dell'11 agosto 2017 (protocollo n. 5903), quando il soprintendente
pro tempore della SABAP BAT-FG, dottoressa Simonetta Bonomi, chiedeva ai germani Bramante di accordare l'accesso alla proprietà per raggiungere il sito archeologico per eseguire rilievi con il laser scanner 3D e riprese video ai fini dell'allestimento del Museo civico di Rignano Garganico, progetto promosso dal comune sotto la direzione scientifica della soprintendenza.
  Lo studio legale cui si affidano i germani Bramante, rispondeva in data 1° settembre 2017 (protocollo n. 6239), rendendosi disponibile a consentire l'accesso alla proprietà Bramante al fine di raggiungere il sito di Grotta Paglicci, rappresentando però che non erano in loro possesso le chiavi dei lucchetti posti a chiusura della porta all'ingresso della grotta.
  Le suddette chiavi — utilizzate dall'Università degli studi di Siena durante le campagne di scavo — sono, come si è detto, custodite presso la SABAP BT-FG.
  In data 9 ottobre 2017, in rappresentanza della SABAP BT-FG, si recava presso il sito di Grotta Paglicci, su incarico del soprintendente
pro tempore dottoressa Simonetta Bonomi, il signor Vito Soldani, operatore tecnico, al fine di programmare le riprese foto-topografiche per la realizzazione di prodotti multimediali (protocollo n. 7220 del 12 ottobre 2017).
  In quell'occasione è stato possibile sottolineare, una volta di più, come l'attraversamento delle tre sale interne non sia impossibile, sebbene decisamente non agevole a causa del «fondo viscido e delle volte basse nei passaggi tra una sala e l'altra», rendendo assolutamente necessario un adeguato equipaggiamento con dispositivi di protezione individuali. Il sito è privo di linea elettrica per cui ci si deve attrezzare con torce elettriche per potersi muovere al suo interno. Inoltre, in alcuni punti di passaggio, gli strati archeologici sono esposti e dunque a vista, per cui muoversi all'interno del sito aumenta il rischio di danneggiare irreparabilmente la stratigrafia archeologica ancora
in situ. Inoltre, il maggior danno verrebbe arrecato alla sala delle pitture: grazie all'obliterazione nel corso dei secoli dell'ingresso della grotta, è stata possibile una specie di conservazione «sotto vuoto», caratterizzata dall'assenza di variazioni climatiche e atmosferiche, che ha prevenuto il loro deterioramento. L'accesso e la visita a questi ambienti rischiano di produrre i danni che fino ad ora sono stati limitati. Come avvenuto in casi analoghi, le pitture, infatti, hanno iniziato un decadimento progressivo a causa dell'apporto di aria esterna e della presenza di esseri umani.
  Successivamente, in data 9 febbraio 2018 (protocollo n. 1079), il soprintendente
pro tempore della SABAP BT-FG, dottoressa Simonetta Bonomi, dopo aver preso visione del materiale prodotto attraverso il rilievo in laser scanner 3D del giacimento di Paglicci, inviava ai Bramante (per mezzo del loro avvocato, Attilio Spagnolo) e al sindaco di Rignano Garganico, una nota con la quale ribadiva «le difficoltà oggettive dovute alla morfologia del complesso ipogeico che rendono inaccessibile lo spazio interno ad un normale pubblico di visitatori, essendo praticabile infatti solo da parte di personale speleologico esperto e attrezzato». La nota si concludeva mettendo in chiaro che «qualunque sfruttamento turistico e commerciale in loco sia dell'area esterna, immediatamente antistante la grotta, sia di quella interna, risulta incompatibile con la conservazione e la salvaguardia del sito e con le più elementari norme di sicurezza».
  Infine, si possono riassumere qui brevemente gli aspetti principali della vicenda:
  1. per quanto attiene la tutela, l'area presenta un vincolo archeologico apposto con decreto ministeriale dell'11 maggio 1990;
  2. la proprietà dell'area, nonostante il tentativo di acquisizione a titolo oneroso da parte dello Stato e i due tentativi di esproprio da parte del Comune di Rignano Garganico, è ancora attribuita ai fratelli Antonio, Cesare, Giuseppe Bramante;
  3. per quanto attiene la valorizzazione del sito di Grotta Paglicci l'Amministrazione comunale, sotto la direzione scientifica della dottoressa Annamaria Tunzi (Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bari), sta portando a compimento l'allestimento del museo civico, all'interno del quale verranno esposti alcuni dei più rappresentativi reperti provenienti dagli scavi condotti dall'Università degli studi di Siena e dove verrà dato ampio spazio ad una visita virtuale di tipo immersivo.
  Tale percorso di visita, realizzato anche con l'ausilio di filmati e rilievi con laser scanner 3D, intende sostituire, di fatto, una reale discesa all'interno della grotta che, come già evidenziato nella relazione, non può essere resa accessibile al grande pubblico anche nel caso in cui venissero portati a termine i necessari interventi di messa in sicurezza sia del riparo esterno sia della Grotta propriamente detta.
  L'accesso a queste aree, infatti, nelle condizioni di sicurezza adeguate, potrà essere consentito solo a studiosi e per casi specifici (come ad esempio interventi mirati di campionature per analisi, piccoli interventi di restauro conservativo, presi in considerazione ed autorizzati di volta in volta dalla soprintendenza competente.

Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo: Anna Laura Orrico.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

espropriazione

bene culturale

archeologia