ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/03054

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 188 del 11/06/2019
Firmatari
Primo firmatario: PAGANO UBALDO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 11/06/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 11/06/2019
Stato iter:
09/09/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 09/09/2019
BONAFEDE ALFONSO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 09/09/2019

CONCLUSO IL 09/09/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-03054
presentato da
PAGANO Ubaldo
testo di
Martedì 11 giugno 2019, seduta n. 188

   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto dell'osservatorio di Antigone, presentato in Senato il 16 maggio 2019, restituisce un quadro allarmante di affollamento carcerario in Italia, che si attesta in media a un tasso del 120 per cento, con punte massime in Puglia (160,5 per cento) e in Lombardia (138,9 per cento);

   tra i 42 gli istituti di pena con un tasso di affollamento superiore al 150 per cento, il carcere di Taranto, con un tasso del 199,7 per cento, è quello con la percentuale di affollamento più alta d'Italia. Difatti, a fronte di 306 posti disponibili risultano attualmente reclusi 612 detenuti, collocati in 282 celle;

   sono sempre più frequenti le notizie di suicidi e tentativi di suicidio nelle carceri italiane;

   il 17 maggio 2019 un detenuto recluso nel carcere di Taranto ha tentato di impiccarsi con una corda rudimentale e solo grazie all'intervento del personale di polizia penitenziaria, la vicenda non ha avuto un tragico epilogo;

   nella casa circondariale di Taranto si segnalano da tempo preoccupanti carenze negli organici dei vari ruoli della polizia penitenziaria, nonché nelle équipe di educatori;

   la Costituzione italiana e le leggi vigenti assicurano alle persone detenute, sebbene limitate della propria libertà personale, la titolarità di alcuni imprescindibili diritti: il principio della pari dignità sociale e il principio personalistico (articolo 2 della Costituzione) impediscono, infatti, di considerare il carcere come luogo in cui vige un regime di extraterritorialità rispetto alle garanzie fondamentali assicurate dallo Stato;

   inoltre, per espresso dettato dell'articolo 27, terzo comma, della Costituzione, «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Fondamento che viene ripreso e sancito dalla legge 26 luglio 1975, n. 364 (legge di riforma dell'ordinamento penitenziario), ispirata ai principi di umanità, rispetto della dignità della persona, esclusione delle discriminazioni, restrizioni limitate alle esigenze di disciplina e ordine, proiezione verso il reinserimento sociale e individualizzazione del trattamento;

   vi sono poi i diritti fondamentali riconosciuti da altre norme della Costituzione quale patrimonio di tutti gli esseri umani, quindi anche quali diritti dei detenuti, e che lo Stato in virtù dell'articolo 2 Cost. deve assicurare ad ogni persona, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità;

   il diritto alla salute (articolo 32 della Costituzione), parimenti, è assicurato ad ogni persona indipendentemente dalla condizione di libertà o detenzione;

   con decreto del Ministro della giustizia del 5 dicembre 2012, in attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2012, n. 136, è stato inoltre stabilito il contenuto della «Carta dei diritti dei detenuti e degli internati» di cui all'articolo 69, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, secondo cui il detenuto ha diritto a uno spazio adeguato, non solo al fine di garantire parametri di igiene e salubrità all'interno delle strutture penitenziarie, ma anche allo scopo di assicurare che la pena non si traduca in un trattamento inumano e degradante;

   la realtà delle carceri italiane dimostra, in molti contesti, una palese violazione dei diritti dei detenuti e delle leggi sopra richiamate –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per risolvere la preoccupante questione del sovraffollamento delle carceri italiane e ristabilire un regime di normalità e tutela dei diritti dei detenuti;

   se e quali iniziative intenda promuovere per garantire uno standard di ordine e di sicurezza nel carcere di Taranto, quale conteso carcerario maggiormente in difficoltà di tutto il Paese.
(4-03054)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 9 settembre 2019
nell'allegato B della seduta n. 222
4-03054
presentata da
PAGANO Ubaldo

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento al tasso di affollamento carcerario in Italia, ed in particolare alla casa circondariale di Taranto, dove il 17 maggio 2019 un detenuto ha tentato il suicidio e dove si segnalano da tempo preoccupanti carenze di organico, chiede di sapere quali iniziative il Ministro della giustizia intenda intraprendere per risolvere la preoccupante questione del sovraffollamento delle carceri italiane e ristabilire un regime di normalità e tutela dei diritti dei detenuti; se e quali iniziative intenda promuovere per garantire uno standard di ordine e di sicurezza nel carcere di Taranto, quale contesto carcerario maggiormente in difficoltà di tutto il Paese.
  Secondo i dati aggiornati al 16 luglio 2019, il numero complessivo dei detenuti nelle carceri italiane è pari a 60.320 su 46.782 posti regolamentari disponibili, per un tasso di affollamento che si attesta sul 128,94 per cento.
  Tale indice medio raggiunge le sue punte estreme nel distretto di Puglia e Basilicata ed in quello della Lombardia.
  Presso la casa circondariale di Taranto sono ristretti, allo stato, un totale di n. 594 soggetti (di cui, n. 85 ascritti al circuito detentivo «Alta Sicurezza»), rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi n. 306 posti disponibili, rilevandosi un indice percentuale di affollamento pari al 194,12 per cento tra i più elevati del Paese.
  A beneficio di un più corretto inquadramento del problema, occorre comunque prendere le mosse da una considerazione preliminare.
  Il tasso di affollamento, nel nostro Paese, è calibrato in base ad un indice dimensionale stabilito in 9 metri quadri per singolo detenuto, come da circolare del 17 novembre 1988 del Ministero della giustizia, emessa sulla base di un decreto del Ministero della salute del 5 luglio 1975.
  Questo indice dimensionale risulta superiore sia rispetto a quello di 3 metri quadri con cui la Corte europea dei diritti dell'uomo individua la soglia minima al di sotto della quale può configurarsi il trattamento inumano e degradante sia rispetto ai parametri adottati da molti altri Paesi europei.
  Ne consegue che, allineandosi, in ipotesi, a parametri meno stringenti rispetto a quelli italiani, il problema dell'affollamento carcerario assumerebbe una portata sensibilmente più ridotta.
  Tanto premesso in linea generale, va comunque rimarcata la particolare sensibilità di questo Ministero al problema dell'affollamento carcerario ed il fermo proposito di perseguire rimedi concreti ed incisivi che muovono innanzitutto nella direzione dell'incremento qualitativo e quantitativo della capienza detentiva, a garanzia del principio di certezza della pena, svilito dall'acritico ricorso a provvedimenti svuotacarceri che pongono anche seri problemi in termini di sicurezza collettiva, rimettendo in libertà soggetti che non hanno ancora compiuto o completato un adeguato percorso di riabilitazione.
  Il piano di rilancio dell'edilizia penitenziaria, è sorretto sia dal significativo stanziamento di risorse economiche per l'anno in corso, pari a 13 milioni di euro per gli investimenti ed a 23,6 milioni di euro per manutenzione ordinaria e riparazioni, che dal decreto-legge Semplificazione, ossia il decreto-legge, 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12 che, ferme restando le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha attribuito al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria una serie di mirate prerogative quali l'effettuazione di progetti e perizie per la ristrutturazione e la manutenzione, anche straordinaria, degli immobili in uso governativo, nonché per la realizzazione di nuove strutture carcerarie; la gestione delle relative procedure di affidamento e di formazione ed esecuzione dei contratti; la possibilità di individuare immobili nella disponibilità dello Stato o di enti pubblici territoriali e non territoriali, al fine della loro valorizzazione per la realizzazione di strutture carcerarie.
  Sulla scia del nuovo corso inaugurato da tale provvedimento, in proficua collaborazione con l'Agenzia del demanio e il Ministero della difesa, è stato avviato un piano per l'acquisizione e riconversione in istituti penitenziari di una serie di complessi ex militari, caratterizzati da una configurazione di tipo modulare.
  Si tratta di una soluzione operativa che offre all'Amministrazione penitenziaria l'opportunità di implementare il patrimonio immobiliare concesso in uso governativo, favorendo la possibilità di attivare – in tempi più brevi di quelli necessari all'individuazione e acquisizione di suoli privati e costruzioni
ex novo – strutture in grado di poter assicurare efficienza ed economicità sotto il profilo degli investimenti e delle gestioni, nonché efficacia rispetto alla missione istituzionale.
  L'innesco di questo percorso virtuoso ha già dato i suoi frutti con la recente sottoscrizione del protocollo d'intesa con il Ministro della difesa per la riconversione in struttura penitenziaria della Caserma «Cesare Battisti», adiacente all'area delle ex acciaierie di Bagnoli, mentre è in previsione la prossima consegna della caserma Bixio di Casale Monferrato, ed è allo studio la possibilità di riconvertire altre caserme a Grosseto e Bari.
  Per i fini che nella presente sede rilevano, va dato atto che è previsto entro il corrente anno il completamento dei due padiglioni detentivi da 200 posti presso due istituti penitenziari, uno dei quali è proprio quello di Taranto, mentre nel 2018 sono stati già completati, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, tre padiglioni detentivi da 200 posti ciascuno presso gli istituti penitenziari di Parma, Lecce e Trani, avviati dal piano carceri; per l'effetto, è in previsione il raggiungimento di 51.500 posti regolamentari.
  Inoltre, nel 2020 è prevista anche l'ultimazione del nuovo padiglione in realizzazione presso la casa di reclusione di Milano «Opera» per ulteriori 400 posti detentivi.
  Dei circa 3.500 posti attualmente risultanti inagibili, circa 1.000 sono già compresi procedimenti e negli interventi avviati con i finanziamenti del piano carceri e con la successiva rimodulazione deliberata dal comitato paritetico per l'edilizia.

  Sono in corso i procedimenti a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la ricerca dell'area del nuovo istituto penitenziario di Savona e la progettazione e realizzazione di nuove strutture detentive per un totale di circa 3.500 nuovi posti, che, sommati ai 51.500 sopracitati, porterebbero al raggiungimento di un realistico obiettivo di medio termine, entro il 2025, di circa 55.000 posti detentivi.
  A tutto questo, va aggiunto che è stata già espletata un'attività di verifica di disponibilità di aree interne alle cinte murarie degli istituti penitenziari già attivi, finalizzata all'inserimento di nuove strutture modulari, capaci di ospitare 120 detenuti ciascuna, per ulteriori 3.000 nuovi posti complessivi, da realizzarsi sotto la regia di questa Amministrazione, in attuazione dell'articolo 7 del decreto-legge n. 135 del 14 dicembre 2018 sulla semplificazione, utilizzando le risorse da assicurarsi progressivamente nei prossimi anni sul cap. 7300.
  Il programma dei lavori è stato approvato con decreto del Ministro della giustizia 15 marzo 2019, adottato d'intesa con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e pubblicato secondo quanto previsto dall'articolo 21, comma 7, del decreto legislativo n. 50 del 2016.
  Sono già state avviate le procedure urbanistiche per i primi quattro moduli (due a Santa Maria Capua Vetere, uno a Vigevano e uno a Civitavecchia) inseriti nel
programma finanziario 2019 e per altri quattro moduli (due a Rovigo e due a Perugia) che saranno inseriti nel programma finanziario 2020, per complessivi 960 posti detentivi.
  Allo scopo di una razionale gestione dei flussi demografici in contesto carcerario risponde anche il costante monitoraggio dei livelli di presenza/capienza svolto dal dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria che sollecita frequentemente i provveditori regionali all'adozione di provvedimenti perequativi di distribuzione dei detenuti nelle strutture dei territori di competenza, attivandosi direttamente a livello centrale per movimentazioni extra-distretto, qualora ne ricorrano i presupposti.
  Proprio per quanto attiene al distretto di Puglia e Basilicata, al precipuo fine di alleggerirne la consistenza demografica, con provvedimento del 5 febbraio 2019, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha disposto la deroga al criterio della territorialità per i detenuti privi di figli minori degli anni sedici e che siano risultati effettuare un numero di colloqui inferiore a due nel corso dell'anno precedente, nonché per i detenuti appellanti e i detenuti con fine pena a breve scadenza, purché non inferiore a mesi sei.
  Ne sono conseguiti provvedimenti di movimentazione in uscita, adottati nel corso del periodo compreso fra il 15 aprile e l'8 maggio, che hanno interessato complessivamente 82 detenuti media sicurezza destinati a sedi extra distretto caratterizzati da minore sofferenza.
  A seguito delle suddette movimentazioni, il locale provveditorato ha potuto attuare movimentazioni infradistrettuali per una più equa distribuzione dei detenuti nell'ambito del distretto di competenza.
  Da ultimo, fermo restando quanto evidenziato in premessa in punto di spazi minimi, è utile rilevare che il circuito penitenziario si avvale dell'apposito applicativo «Monitoraggio camere di pernottamento e spazi detentivi» – istituito nel 2014 e notevolmente potenziato nel corso del tempo – grazie al quale, attraverso un monitoraggio costante delle strutture, ad implementazione giornaliera, e la generazione di un
alert, l'Amministrazione è messa in condizioni di intervenire in tempo reale per rimuovere eventuali condizioni di difformità rispetto ai parametri indicati dalla C.E.D.U.
  Per quanto attiene alla dotazione organica, va detto che presso la casa circondariale di Taranto risultano effettivamente in servizio un totale di 250 unità, rispetto a una previsione organica di complessive 277 unità, rilevandosi un indice di scopertura pari al 9,7 per cento, come tale al di sotto di molti altri istituti del Paese.
  Le carenze si registrano nei ruoli degli ispettori e dei sovrintendenti, compensate dall'esubero nel ruolo degli agenti/assistenti, rispetto a cui si registra la presenza di 13 unità in più.
  Tanto premesso, deve innanzitutto darsi atto di un primo recente intervento correttivo grazie al transito al ruolo superiore di due neo vice ispettori, già amministrati dalla medesima sede che ha consentito un seppur parziale riequilibrio rispetto al ruolo degli agenti/assistenti.
  Relativamente alla carenza nel ruolo dei sovrintendenti, sono già state attivate le procedure per il concorso interno a complessivi n. 2.851 posti per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo maschile e femminile del corpo, a seguito del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 in materia di revisione dei ruoli delle Forze di polizia.
  Tenuto conto della complessità della procedura, a breve si procederà alla revisione delle graduatorie approvate con provvedimento del direttore generale 18 aprile 2019.
  Tali misure si iscrivono a pieno titolo nel più ampio alveo del significativo potenziamento degli organici a cui sono ispirate le politiche assunzionali perseguite da questo Ministero, come dimostrato da un'azione mirata che fra le sue tappe fondamentali annovera, tra l'altro, la finanziaria per il 2019, legge 30 dicembre 2018, n. 145, articolo 1, commi 382 e 383, con cui il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è stato autorizzato all'assunzione straordinaria di 1.300 unità mediante scorrimento delle graduatorie vigenti; la pubblicazione il 5 marzo 2019 del concorso pubblico a complessivi 754 posti di allievo agente del Corpo di polizia penitenziaria maschile e femminile; l'avviamento, nei prossimi mesi, delle procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendenti per l'incremento della dotazione organica nonché per le vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018; l'autorizzazione, nei prossimi quattro anni, nel limite delle dotazione organiche, in aggiunta alle facoltà previste a legislazione vigente, di ulteriori assunzioni straordinarie e, precisamente, 513 unità nell'anno 2020; 337 unità nell'anno 2021; 100 unità sia per l'anno 2022 che per l'anno 2023.
  A tali misure vanno ad aggiungersi l'immissione in servizio già dal mese di agosto presso le rispettive sedi di destinazione dei 1162 agenti del 175° corso, mentre è in atto il 176° corso di formazione per i primi 320 candidati aventi diritto, secondo la posizione nelle graduatorie approvate nell'anno 2017. Le restanti 980 unità saranno avviate al 177° corso che avrà inizio il 16 settembre 2019.
  Infine, con specifico riguardo al tentativo di suicidio di un detenuto, a cui si fa riferimento nell'atto di sindacato ispettivo, e più in generale al fenomeno dei suicidi in contesto carcerario, si evidenzia quanto segue.
  A seguito del riordino della sanità penitenziaria che, per effetto della legge n. 419 del 1998, del decreto legislativo n. 230 del 1999 e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° aprile 2008, ha trasferito la competenza sulla materia dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al servizio sanitario regionale, il tema del suicidio dei detenuti è stato affrontato in forma congiunta con il Ministero della salute, le regioni e le autonomie locali nell'ambito della Conferenza unificata.
  L'attenzione dell'amministrazione penitenziaria rispetto al fenomeno dei suicidi e degli atti di autolesionismo, nel corso del tempo, si è progressivamente rafforzata nella consapevolezza dell'importanza di affinare, costantemente, le linee di azione volte a prevenire gesti autosoppressivi.
  Il problema è stato avvertito, in tutta la sua rilevanza, già all'indomani dell'insediamento dell'attuale compagine governativa con la definitiva approvazione, il 27 luglio 2018, del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere da parte della conferenza Stato-regioni e, per l'appunto, del Ministero della giustizia.
  Punti principali del piano nazionale sono gli strumenti di rilevazione del rischio, il presidio delle situazioni potenzialmente critiche ed i protocolli operativi per la gestione dei casi a rischio e per affrontare le urgenze.
  Nello stesso solco va, altresì, ricondotta la nota con cui il 14 agosto 2018, l'ufficio ispettivo, su disposizione del capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha predisposto una sorta di decalogo nell'immediatezza di un intervento suicidario, invitando i provveditori regionali;

   a trasmettere una dettagliata relazione sui preliminari aspetti rilevanti della vicenda e sugli immediati provvedimenti adottati;

   ad attivare contestualmente una commissione ispettiva regionale deputata ad accertare, previo nulla osta dell'Autorità giudiziaria, acquisibile anche per le vie brevi circostanze, modalità e cause dell'evento, verificando altresì se siano stati attivati i protocolli operativi per cogliere i sintomi di disagio e prevenire tutte quelle situazioni suscettibili di sfociare in condotte suicidarie;

   a richiedere all'A.G. competente copia degli atti di indagine, una volta conclusa la relativa fase, per poi trasmetterli all'Ufficio ispettivo.

  Da ultimo, con la recente nota del 3 maggio 2019 recante «Inteneriti urgenti in ordine all'acuirsi di problematiche in tema di sicurezza interna riconducibili al disagio psichico», il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha inteso rimarcare la necessità di promuovere su tutto il territorio nazionale la definizione di accordi tra le direzioni penitenziarie e le aziende sanitarie locali, in ossequio a quanto previsto dall'accordo «Linee guida in materia di modalità di erogazione dell'assistenza sanitaria negli istituti penitenziari per adulti; implementazione delle reti sanitarie regionali e nazionali», approvato dalla Conferenza unificata in data 22 gennaio 2015 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – serie generale n. 64 del 18 marzo 2015.
  In tal senso va chiarito che è rimesso ai provveditorati regionali l'onere di svolgere un'approfondita attività di monitoraggio dei protocolli adottati, volta a verificare l'efficacia e la qualità della collaborazione con gli enti sanitari del territorio, avendo cura che i modelli organizzativi concordati abbiano ampia diffusione tra tutti gli operatori penitenziari e sanitari tenuti a garantirne l'osservanza dei percorsi.
  Sempre a mente della suddetta nota, i provveditorati regionali effettueranno, altresì, un censimento dei ristretti con problemi di disagio psicologico presenti negli istituti di pena del territorio di competenza, al fine di individuare la sede penitenziaria con la più adeguata offerta sanitaria ove assegnare tali persone, in attesa di possibili soluzioni sul territorio.
  I provveditorati si attiveranno, inoltre, per monitorare i percorsi di realizzazione delle articolazioni per la tutela della salute mentale, qualora l'offerta attualmente disponibile nei territori di competenza non sia adeguata ai bisogni di salute mentale, promuovendo la cultura dell'attenzione alle persone e della collaborazione interistituzionale tra le regioni e le a.s.l. e tra i provveditorati regionali e le direzioni penitenziarie ed orientando le azioni verso lo sviluppo di una rete sinergica anche con le autorità giudiziarie, finalizzata a offrire alla magistratura le possibili soluzioni nel bilanciamento dell'interesse alla sicurezza con l'interesse alla tutela della salute delle persone ristrette.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

trattamento crudele e degradante

detenuto

stabilimento penitenziario