ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02996

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 182 del 31/05/2019
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 31/05/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 31/05/2019
Stato iter:
19/07/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 19/07/2019
DEL RE EMANUELA CLAUDIA ERRORE:TROVATE+CARICHE - (ERRORE:TROVATI+MINISTERI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 19/07/2019

CONCLUSO IL 19/07/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02996
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Venerdì 31 maggio 2019, seduta n. 182

   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Kameleddine Fekhar, algerino attivista per i diritti umani ed ex presidente della sezione di Ghardaia della Lega algerina per la difesa dei diritti umani (Laddh), è morto martedì 28 maggio 2019 all'ospedale Frantz Fanon di Blida, in seguito a uno sciopero della fame che aveva iniziato il giorno del suo arresto, il 31 marzo per protestare contro la sua incarcerazione;

   Fekhar era stato arrestato il 31 marzo con un altro attivista, Brahim Hadj Auf, inseguito di una videointervista in cui denunciava le pratiche «segregazioniste» contro Mozabites (riti di berberi ibadita, minoranza in Algeria) nella wilaya (prefettura) di Ghardaïa, 600 chilometri a sud di Algeri. Entrambi sono stati tenuti in custodia e processati con l'accusa di «minare la sicurezza dello Stato» e «incitare all'odio razziale»;

   Fekhar da sempre è stato attivo nella protezione delle minoranze, in particolare berbera, in Algeria e per questo suo impegno era già stato arrestato a più riprese, e addirittura sospeso dalla professione di medico per undici anni;

   per denunciare la propria ingiusta detenzione, il signor Fekhar, aveva iniziato uno sciopero della fame e il suo avvocato e sua moglie avevano più volte segnalato le gravi condizioni di detenzione e un rifiuto deliberato di fornirgli cure adeguate;

   la sua morte ha suscitato forti reazioni nei partiti, nelle associazioni per la protezione dei diritti umani, tra personalità e cittadini e il Ministero della giustizia algerino ha annunciato l'apertura di un'indagine approfondita dei suoi servizi specializzati «sulle condizioni e le circostanze della morte di Kamel Eddine Fekhar»;

   nei mesi scorsi, in Algeria, ci sono state proteste popolari di massa che chiedevano il ritiro di un’élite che ha governato l'Algeria dall'indipendenza dalla Francia del 1962 e la messa in stato di accusa di coloro che considerano corrotti. I manifestanti hanno ottenuto le dimissioni di Abdelaziz Bouteflika, presidente algerino in carica per quasi 20 anni e un rimpasto tra i vertici del Governo ordinato dallo stesso presidente, con il Ministro dell'interno Noureddine Bedoui e il fedelissimo Ramtane Lamamra nominati rispettivamente Primo ministro e Vicepremier. Il Presidente ad interim dell'Algeria, Abdelkader Bensalah, ha annunciato che il 4 luglio 2019 si terranno le elezioni presidenziali. L'annuncio di Abdelkader Bensalah è stato seguito da nuove proteste ad Algeri, organizzate per chiedere le dimissioni dello stesso Presidente ad interim, considerato troppo vicino a Bouteflika;

   molte associazioni per i diritti umani segnalano un clima di pesante attacco alla minoranza berbera dell'Algeria che a volte sfocerebbe in incarcerazioni arbitrarie e violenze contro gli oppositori democratici –:

   quali notizie abbia il Governo in merito alla vicenda della morte di Kameleddine Fekhar e, in più larga scala, riguardo ad atti di persecuzione delle popolazioni di lingua berbera in Algeria.
(4-02996)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 19 luglio 2019
nell'allegato B della seduta n. 211
4-02996
presentata da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia

  Risposta. — Il militante e difensore dei diritti umani Kamel Eddine Fekhar è morto il 28 maggio 2019 all'ospedale di Blida, dove era stato trasferito d'urgenza dalle autorità algerine a causa del deteriorarsi delle sue condizioni di salute, dovuto allo sciopero della fame iniziato per protestare contro l'ingiustizia della sua detenzione.
  Fekhar, ex senatore del fronte delle forze socialiste (FFS) e fondatore del movimento per l'autonomia dello Mzab, si trovava in carcere a Ghardaia, nel sud del paese. L'attivista era stato arrestato il precedente 31 marzo a seguito di una intervista nella quale aveva denunciato le «pratiche segregazioniste» contro i mozabiti, storica minoranza berbera di rito ibadita al centro delle violenze etniche e religiose scoppiate nella provincia di Ghardaia alla fine del 2013.
  Condannato per «attentato alla sicurezza dello Stato» e «incitazione all'odio razziale», Fekhar, un vero e proprio «detenuto politico» per tutte le organizzazioni di difesa dei diritti umani in Algeria, aveva intrapreso uno sciopero della fame immediatamente dopo il proprio arresto, nonostante le sue condizioni di salute fossero già state fortemente indebolite dai lunghi scioperi della fame sostenuti durante il precedente periodo di detenzione tra il 2015 e il 2017, avvenuto sempre nel contesto delle tensioni intercomunitarie della valle dello Mzab.
  L'attivista è stato sepolto il 1° giugno scorso nel cimitero di Algeri, alla presenza di numerose persone e personalità della società civile che hanno reso omaggio alla sua memoria e hanno fatto appello al rispetto delle libertà democratiche in tutto il Paese da parte delle autorità di sicurezza e della magistratura.
  Il Ministero della giustizia algerino ha annunciato di aver avviato una inchiesta formale e approfondita sulle condizioni e le circostanze che hanno causato la morte di Fekhar. Al contempo, il suo ex compagno di carcere, Aouf Hadj Brahim, arrestato con le stesse motivazioni, è stato rilasciato dalle Autorità algerine.
  La morte di Kamel Eddine Fekhar ha generato un vasto moto di indignazione in tutta l'Algeria che si è andato a saldare incidentalmente al movimento popolare che dal 22 febbraio 2019 ha inaugurato un periodo di transizione in Algeria e che ha visto, tra l'altro, le dimissioni del Presidente Bouteflika lo scorso 2 aprile.
  Nel corso delle manifestazioni del 31 maggio, 15mo venerdì di protesta, moltissimi sono stati gli striscioni in ricordo di Fekhar e del suo ruolo di militante per la difesa dei diritti umani: i dimostranti hanno osservato per lui due minuti di silenzio.
  La morte dell'attivista tuttavia pare sia da ricondurre prevalentemente alle condizioni carcerarie che non hanno tenuto conto di standard umanitari, oltreché ad una questione di garanzie giurisdizionali e protezione dei diritti dei detenuti. L'evento ha comunque contribuito ad alimentare le rivendicazioni popolari nella misura in cui viene chiesta giustizia equa e rispetto dello Stato di diritto.
  Sullo sfondo della vicenda legata a Kamel Eddine Fekhar resta la storica questione del rispetto dell'identità, della lingua e della cultura berbera. In Algeria sono circa 10 milioni i berberofoni (circa un quarto della popolazione), soprattutto presenti nella regione della Cabilia, nell'est e nel sud del paese. L'etnia berbera costituisce una componente strutturale della società algerina, con un fondamentale riconoscimento costituzionale, che si è tradotto in una nutrita legislazione secondaria e una regolamentazione attuativa.
  Il primo riconoscimento costituzionale, in particolare, è avvenuto con la riforma del 2016, attraverso l'elevazione della lingua «tamazigh» a seconda lingua ufficiale della Repubblica algerina.
  Anche a seguito delle proteste scoppiate nel dicembre 2017 nell'area della Cabilia, finalizzate all'ottenimento di un maggiore impegno delle autorità algerine per l'insegnamento, il diritto allo studio e la promozione della lingua «tamazigh», un secondo importante risultato a favore del riconoscimento dell'identità berbera è avvenuto nel 2018 con l'introduzione costituzionale della festa nazionale della «Yennayer», che il 12 gennaio segna l'inizio del nuovo anno berbero.
  L'episodio della morte dell'attivista Fekhar desta preoccupazione. L'Italia resta impegnata nella promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, che sono elemento centrale nel dialogo e nelle relazioni UE-Algeria. Al contempo, l'Italia, alla luce dell'intensificazione della cooperazione bilaterale in ambito giudiziario e del dialogo politico strutturale tra i due Paesi, confida che l'inchiesta avviata dal Ministero della giustizia algerino possa chiarire le circostanze che hanno determinato la morte di Kamel Eddine Fekhar.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

minoranza nazionale

diritti umani

relazioni diplomatiche