ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02819

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 170 del 07/05/2019
Firmatari
Primo firmatario: ZANICHELLI DAVIDE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 06/05/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CARBONARO ALESSANDRA MOVIMENTO 5 STELLE 06/05/2019
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 06/05/2019
GRIPPA CARMELA MOVIMENTO 5 STELLE 06/05/2019
ASCARI STEFANIA MOVIMENTO 5 STELLE 06/05/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 06/05/2019
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02819
presentato da
ZANICHELLI Davide
testo di
Martedì 7 maggio 2019, seduta n. 170

   ZANICHELLI, CARBONARO, PARENTELA, GRIPPA e ASCARI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 aprile 2019, si è appreso dai giornali locali dell'Emilia-Romagna il rilevamento di sostanze inquinanti Pfas in una nuova categoria di generazione, la c6o4, riscontrate nelle acque del fiume Po a seguito di indagini campionarie effettuate dall'agenzia Arpav (Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto);

   i Pfas sono composti che, a partire dagli anni Cinquanta, si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa;

   come rilevato in un dossier del Ministero della salute pubblicato nel 2016 Pfos (acido perfluoroottansulfonico) e Pfoa (acido perfluoroottanoico) appartengono alla famiglia delle sostanze organiche perfluoroalchiliche (Pfas) e sono composti che permangono per periodi prolungati nell'ambiente in seguito al rilascio;

   nel 2013 una ricerca sperimentale su potenziali inquinanti «emergenti», effettuata nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani dal Cnr e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha segnalato la presenza anche in Italia di sostanze perfluoro alchiliche (Pfas) in acque sotterranee e acque superficiali: si trattava di una vasta contaminazione delle falde nelle province di Vicenza, Verona e Padova;

   l'Organizzazione mondiale della sanità non ha ad oggi indicato valori guida per i Pfas nell'acqua potabile; tuttavia, concentrazioni massime tollerabili di Pfoa e Pfos nell'acqua potabile sono state proposte a livello internazionale: per l'US EPA (United States Environmental Protection Agency) è stato considerato di 0,2-0,4 g/L il livello di concentrazioni limite per esposizione per periodi limitati rispettivamente a Pfos e Pfoa;

   nel 2006 l'Unione europea ha soltanto introdotto restrizioni all'uso del Pfos, una delle molecole più diffuse tra i Pfas, ma da applicarsi a cura dei singoli Stati membri;

   di fatto, allo stato attuale, per le acque potabili non sono ancora stati definiti e non esistono limiti di concentrazione nella normativa nazionale ed europea;

   le recenti indagini sulle acque del fiume Po sono state eseguite dall'Arpav dopo la contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche delle falde idriche nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova; l'inquinante era stato trovato in passato nelle acque contaminate nei pressi dello stabilimento della Miteni, che lo utilizzava nel processo produttivo a sostituzione dei Pfas tradizionali;

   a marzo 2019 è stata riscontrata una positività presso la stazione di acque superficiali sul fiume Po in località Corbola con la determinazione di un quantitativo di alcune decine di nanogrammi litro. Il campionamento è stato ripetuto il 2 aprile 2019 confermando il ritrovamento sia nella stazione già campionata che a monte e a valle;

   secondo l'Arpav il composto deriverebbe dai territori delle regioni del bacino padano a monte idraulico delle prese in cui è stata ritrovata la sostanza;

   la stazione di campionatura è ubicata in prossimità di Castelmassa (Rovigo), al confine con Lombardia ed Emilia-Romagna; a destare allarme è il fatto che, benché sia stato rilevato un quantitativo della sostanza pari a 80 nanogrammi/litro, il tutto fa supporre si possano trovare, a monte, fonti di inquinamento davvero rilevanti;

   infine, altrettanto allarmanti sono state le quantità di Pfos individuate sul ponte di Baccanello di Guastalla (Reggio Emilia) nel Crostolo, affluente reggiano del Po –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se il Governo ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per mettere a punto politiche e meccanismi accurati e aggiornati per individuare più facilmente le zone contaminate che possono riguardare le regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte, dal momento che il ritrovamento nel Po di questi inquinanti potrebbe davvero costituire un potenziale pericolo per le acque e per la salute dell'uomo.
(4-02819)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

inquinamento idrico

acqua dolce

corso d'acqua