ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02419

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 138 del 07/03/2019
Firmatari
Primo firmatario: OCCHIONERO GIUSEPPINA
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 07/03/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 07/03/2019
Stato iter:
03/06/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 03/06/2019
BONAFEDE ALFONSO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 03/06/2019

CONCLUSO IL 03/06/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02419
presentato da
OCCHIONERO Giuseppina
testo di
Giovedì 7 marzo 2019, seduta n. 138

   OCCHIONERO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha svolto una visita alla casa di reclusione Calogero Di Bona – Ucciardone di Palermo, carcere allocato in una struttura del 1798, funzionante dal 1842 dopo la chiusura del vecchio carcere della «Vicaria»;

   il penitenziario ospita detenuti di sesso maschile in regime di media sicurezza ordinario e media sicurezza protetti;

   i detenuti presenti sono 440, a fronte di una capienza regolamentare che attualmente è di 567 posti, tenendo in considerazione una sezione detentiva chiusa che potrebbe ospitare circa 150 detenuti. I detenuti protetti ristretti nella nona sezione sono 90; i detenuti tossicodipendenti sono 80;

   le celle della nona sezione (protetti) ospitano 2 detenuti, in meno di 4 metri quadrati, sono umide, sporche, senza luce e senza aria, le docce sono collocate in un vano sporco e con macchie di muffa. Non sono servite da acqua calda e i detenuti fanno la doccia con l'acqua fredda. Il reparto è privo di locale socialità e le celle hanno lo spazio insufficiente. Anche gli spazi esterni per le ore destinate ai passeggi sono angusti;

   nell'istituto si registra una grave carenza di agenti di polizia penitenziaria: la pianta organica prevede 367 unità, gli agenti assegnati sono 367, in servizio sono solo 269 agenti, 10 donne, su 19 ispettori assegnati, solo 8 in servizio;

   all'interno dell'istituto si riscontra particolare disagio legato all'assistenza sanitaria; il passaggio dalla medicina penitenziaria alle asl crea non pochi problemi;

   scarsa è l'attività legata all'assistenza psicologica;

   i detenuti che lavorano sono circa 90, con turnazione: si tratta esclusivamente di lavori alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria;

   l'inadeguatezza strutturale è uno degli aspetti problematici di questo penitenziario, gli spazi non sono nati per ospitare persone e la struttura essendo vecchia avrebbe bisogno di molti lavori di manutenzione;

   alcune criticità rischiano di mettere in pericolo la salute e la vita del personale e dei detenuti; in particolare, l'assenza di medici specialisti mette a rischio la vita dei detenuti, soprattutto quelli affetti da malattie cardiovascolari –:

   se sia a conoscenza della situazione e delle criticità della casa circondariale Ucciardone di Palermo e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché le carenze possano essere superate.
(4-02419)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 3 giugno 2019
nell'allegato B della seduta n. 183
4-02419
presentata da
OCCHIONERO Giuseppina

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in l'epigrafe interrogante, nel fare riferimento alle risultanze di una visita dallo stesso effettuata presso la casa di reclusione Calogero Di Bona – Ucciardone di Palermo, in esito alla quale sarebbero emerse una serie di criticità, afferenti segnatamente alla dotazione organica del personale di polizia penitenziaria, al sovraffollamento, alle carenze strutturali ed all'assistenza sanitaria e psicologica, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza della situazione e delle criticità della casa circondariale Ucciardone di Palermo e quali iniziative intenda adottare affinché le carenze possano essere superate.
  La casa di reclusione «Calogero di Bona» di Palermo Ucciardone, alla data del 10 aprile 2019, ospita un totale di 395 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a 567 detenuti.
  Ne consegue un indice di sovraffollamento pari al 105,61 per cento, come tale inferiore sia alla media regionale (111,20 per cento) che a quella nazionale (129,14 per cento).
  Giova comunque evidenziare che trattasi di una situazione destinata a migliorare, in quanto dovuta alla momentanea indisponibilità di 60 camere, a causa dei lavori che stanno interessando sia la sesta sezione reclusione che la quarta sezione a custodia aperta.
  Ciò nonostante, dei 395 detenuti presenti, 72 sono allocati tra i tre e i quattro metri quadri; 321 sono allocati in spazi superiori ai quattro metri quadri; nessun detenuto risulta allocato al di sotto dei parametri minimi stabiliti dalla C.E.D.U.
  Il regime prevalentemente attuato è quello a custodia aperta (76 per cento); in alcuni reparti è attuato il regime ordinario.
  Ventisette detenuti sono ammessi al lavoro all'esterno (articolo 21 O.P.), undici dei quali in attività volontarie e gratuite in attuazione di un protocollo di intesa con il comune di Palermo; è previsto un ulteriore sviluppo di tali attività.
  I dati sin qui forniti, meritano comunque di essere debitamente elaborati e meditati passando attraverso la considerazione di fondo per cui il tasso di sovraffollamento è calibrato in base allo spazio
pro-capite da riservare ai detenuti; con circolare 17 novembre 1988 del Ministero della giustizia, emessa sulla base di un decreto del Ministero della salute del 5 luglio 1975, esso viene stabilito in 9 metri quadrati per un singolo detenuto, da aumentare di altri 5 metri quadrati per ogni altro detenuto in aggiunta.
  Questo indice dimensionale risulta, all'evidenza, nettamente superiore rispetto a quello di 3 metri quadrati con cui le organizzazioni sovranazionali e la giurisprudenza comunitaria identificano la soglia minima al di sotto della quale può configurarsi il trattamento inumano e degradante.
  A ciò va aggiunto che quasi tutti gli altri Paesi europei sono parametrati su dati dimensionali ben più bassi di quelli italiani.
  Ne consegue che sarebbe sufficiente, in ipotesi, allinearsi al parametro minimo comunitario o comunque accedere ad uno
standard minimo meno rigoroso di quello fissato dall'ordinamento interno, per escludere in radice la sussistenza del sovraffollamento in quanto le strutture penitenziarie italiane, per l'effetto, si attesterebbero su uno standard nettamente superiore alla soglia dei 60.000 detenuti.
  Ciò nondimeno, l'attuale formazione governativa intende affrontare la questione in maniera incisiva ed efficace.
  Con la legge di bilancio per il 2019 si prevede che le risorse non utilizzate per la copertura dei decreti legislativi di riforma del processo penale e dell'ordinamento penitenziario, possano essere destinate ad interventi urgenti di edilizia penitenziaria e manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili dell'amministrazione penitenziaria e minorile.
  Inoltre, sempre in virtù della richiamata legge di bilancio, per effetto della ripartizione delle risorse rivenienti dal fondo per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio 2017), l'importo di 280 milioni di euro verrà destinato ad interventi connessi all'adeguamento e all'ammodernamento delle strutture penitenziarie.
  Gli effetti benefìci sono già tangibili nell'intensificazione dell'attività di manutenzione ordinaria e straordinaria dei complessi già in uso, onde garantire migliori condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di vita per detenuti e operatori.
  Si stanno, infatti, riducendo, grazie ai più recenti aumenti di risorse finanziarie, le situazioni di inagibilità edilizia per degrado dei fabbricati, fenomeno accelerato anche dall'uso antropico eccessivo di ambienti e impianti in caso di sovraffollamento.
  Ai fini dell'incremento, fino ad almeno 60.000 posti detentivi, dell'attuale capienza regolamentare, sono già in atto procedimenti avviati dal piano carceri, e attualmente curati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per nuovi istituti e padiglioni per circa 3.800 nuovi posti regolamentari.
  Nella medesima direzione riveste altresì un ruolo di primo piano il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante «Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione» (conv. con modificazioni dalla legge, 11 febbraio 2019, n. 12), in virtù del quale il personale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria potrà effettuare progetti e perizie per la ristrutturazione e la manutenzione, anche straordinaria, degli immobili in uso governativo all'amministrazione penitenziaria, nonché per la realizzazione di nuove strutture carcerarie; l'amministrazione potrà anche individuare immobili nella disponibilità dello Stato o di enti pubblici territoriali e non territoriali, al fine della loro valorizzazione per la realizzazione di strutture carcerarie. Il richiamato decreto ha favorito il rilancio e l'attivazione di un progetto embrionale concepito anni addietro, ma poi arenatosi nel corso del tempo, essendo stato avviato, in proficua collaborazione con l'Agenzia del demanio e il Ministero della difesa, un piano per l'acquisizione di caserme dismesse dall'uso militare, riconvertibili in istituti penitenziari, mediante interventi di manutenzione prevalentemente straordinaria, più rapidi e meno onerosi rispetto alla realizzazione di nuove strutture, con l'obiettivo funzionale di incrementare significativamente il numero dei posti detentivi.
  Per quanto attiene all'organico di personale del Corpo di Polizia penitenziaria in servizio presso istituto in argomento, le carenze maggiori si registrano, in particolar modo, nel ruolo dei sovrintendenti e degli ispettori, pari, rispettivamente al 81 per cento e al 65,0 per cento.,
  Detto che trattasi di scoperture che riflettono il
trend generale a livello nazionale, va debitamente rimarcato che uno degli obiettivi prioritari perseguiti da questo dicastero è costituito dall'incisivo potenziamento degli organici della polizia penitenziaria, nella piena consapevolezza della rilevanza che tale obiettivo riveste nella duplice finalità di garantire maggior efficienza del circuito penitenziario e standard più elevati di sicurezza all'interno delle carceri, anche a tutela di coloro che vi lavorano quotidianamente.
  Con la legge di bilancio per il 2019, al fine di incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, nonché per le indifferibili necessità di prevenzione e contrasto della diffusione dell'ideologia di matrice terroristica in ambito carcerario, è stata pianificata l'assunzione di n. 1300 unità del Corpo di polizia penitenziaria nell'anno 2019 e di n. 577 unità nel periodo 2020/2023, con uno stanziamento di maggiori risorse per 71,5 milioni di euro per il triennio 2019/2021.
  Inoltre, nella medesima direzione si iscrive l'immissione in ruolo di n. 976 allievi vice ispettori che lo scorso mese di marzo hanno terminato il relativo corso di formazione.
  Quanto, invece, al ruolo dei sovrintendenti, sono tuttora in corso le procedure per il concorso interno a complessivi n. 2.851 posti per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo maschile e femminile del Corpo.
  In aderenza alla normativa vigente, nella
Gazzetta Ufficiale – IV Serie speciale n. 18 del 5 marzo 2019, è stato pubblicato un bando di concorso per complessive 754 unità i cui vincitori saranno auspicabilmente assunti entro la fine del corrente anno.
  Si tratta, all'evidenza, di una serie di correttivi che consentiranno di affrontare incisivamente il problema della scopertura degli organici di Polizia penitenziaria presso le strutture carcerarie del territorio, tra le quali saranno debitamente valutate anche le esigenze della casa di reclusione «Calogero di Bona» di Palermo Ucciardone che, tuttavia, giova ricordare, lo scorso mese di settembre hanno fruito di un incremento complessivo di 17 unità in esito all'ultima procedura di mobilità ordinaria.
  Relativamente alle criticità strutturali segnalate dall'onorevole interrogante, oltre a richiamare le iniziative generali in materia di edilizia penitenziaria, in precedenza illustrate, si evidenzia che questo dicastero, per il tramite delle competenti articolazioni ministeriali, a gennaio 2019 ha assegnato al Provveditorato regionale per la Sicilia 1,5 milioni di euro sul capitolo 1687 pg. 1 (manutenzione straordinaria) e 1,4 milioni di euro sul capitolo 7301 pg. 1 (manutenzione ordinaria).
  Con riferimento alle criticità riscontrate dall'onorevole interrogante in ambito sanitario, giova precisare, in via preliminare, con la riforma della medicina penitenziaria avviata dall'articolo 5 della legge n. 419 del 1998, si è dato corso al trasferimento dal Ministero della giustizia al Servizio sanitario nazionale di tutte le funzioni inerenti alla sanità penitenziaria.
  Con la legge finanziaria 2008 – articolo 2, commi 283 e 284 – è stato confermato il definitivo transito in questione, da attuarsi mediante l'emanazione di un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
  Tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, recante «Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria», è stato adottato in data 1° aprile 2008, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 126 del 30 maggio 2008 ed è entrato in vigore il 14 giugno 2008 relativamente alle regioni a statuto ordinario.
  Con esso, pertanto, tutte le competenze in materia di sanità penitenziaria, compresa la disciplina dei rapporti di lavoro, sono transitate alle regioni e alle singole aziende sanitarie locali, territorialmente competenti sugli Istituti penitenziari di riferimento. Poste tali premesse, occorre rimarcare che è comunque sempre assicurato, da parte di questo dicastero, il massimo impegno nel cercare sempre maggiori sinergie con le regioni e le aziende sanitarie locali al fine di sviluppare metodologie condivise di presa in carico del disagio delle persone detenute e internate, nel perseguimento del comune obiettivo di tutelare la salute in carcere.
  Non a caso, con il decreto legislativo, 2 ottobre 2018, n. 123, nel novellare l'ordinamento penitenziario, si è puntato, fra l'altro, al miglioramento dell'assistenza sanitaria dei detenuti e degli internati, riconoscendo loro il diritto ad avere informazioni complete sul proprio stato di salute, non solo all'atto di ingresso in istituto, ma anche durante ed al termine dei periodo di detenzione.
  Per quanto qui di interesse, si fa rilevare che il locale Provveditorato, nel corso del mese di febbraio 2019, ha richiesto alle Direzioni degli istituti dislocati in regione un
report finalizzato a sintetizzare lo stato di attuazione delle «Linee guida sui sistemi organizzativi in ambito sanitario penitenziario della Regione siciliana», documento predisposto nell'anno 2016 dall'Assessorato regionale per la salute, di concerto con il Provveditorato, in cui sono state analiticamente definite tutte le materie la cui competenza è stata trasferita dall'Amministrazione penitenziaria al Sistema sanitario regionale.
  Da ultimo, va debitamente sottolineato che l'Amministrazione penitenziaria ha assegnato, altresì, fondi per avvalersi del consulente psicologo
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario per 137 ore al mese per lo svolgimento delle attività di osservazione e trattamento dei condannati.
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

detenuto

stabilimento penitenziario

malattia cardiovascolare