ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02405

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 137 del 06/03/2019
Firmatari
Primo firmatario: CIRIELLI EDMONDO
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA
Data firma: 06/03/2019


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 06/03/2019
Stato iter:
15/05/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/05/2019
BONAFEDE ALFONSO MINISTRO - (GIUSTIZIA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/05/2019

CONCLUSO IL 15/05/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02405
presentato da
CIRIELLI Edmondo
testo di
Mercoledì 6 marzo 2019, seduta n. 137

   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che negli scorsi giorni, presso il carcere Don Bosco di Pisa, si sono verificate tre aggressioni nei confronti del personale della polizia penitenziaria: il primo giorno un detenuto georgiano ha aggredito un agente che ha riportato delle ferite; il secondo giorno un agente è stato aggredito da un detenuto tunisino; il terzo giorno un altro operatore è stato colpito da un carrello del vitto che gli è stato lanciato addosso da un detenuto, riportando delle lesioni;

   come ha evidenziato il segretario generale dell'organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria, quanto accaduto presso il carcere Don Bosco non sarebbe un elemento di novità. Le aggressioni in carcere rappresentano un fenomeno in forte aumento: nel 2018 si ravvisano all'incirca ottomila casi, una cifra esorbitante rispetto agli anni precedenti (4.688 nel 2015, 6.552 nel 2016 e 7.446 nel 2017);

   la situazione appena prospettata rappresenterebbe una conseguenza inevitabile e intollerabile del sovraffollamento delle carceri, della carenza di personale all'interno degli istituti penitenziari nonché della sorveglianza dinamica, di recente introduzione, che contribuirebbe ad aumentare tensioni e aggressioni in danno del personale penitenziario;

   l'istituto della sorveglianza dinamica, così come concepita e attuata, solleverebbe inevitabilmente una serie di interrogativi, atteso che porrebbe in condizioni di pericolo quanti lavorano all'interno delle carceri nonché gli altri detenuti, spesso anche loro vittime di aggressione da parte di altri internati;

   non di rado, infatti, taluni detenuti giovandosi della maggiore flessibilità della vita intramuraria, assumono comportamenti pericolosi e violenti in danno di altri detenuti e del personale preposto, generando condizioni di vita e di lavoro particolarmente ostili;

   alle considerazioni sin qui svolte si aggiungerebbero ulteriori questioni:

    la «riforma Madia», come anzidetto, avrebbe notevolmente ridotto il personale in organico;

    le riforme attuate sino ad oggi non avrebbero apportato alcun ammodernamento tecnologico (ad esempio, introduzione di sistemi di videosorveglianza) che possa assicurare livelli sufficienti di sicurezza non solo per i detenuti ma anche per il personale;

   la sicurezza e l'incolumità del personale penitenziario dovrebbero sempre rappresentare il fondamento di qualsivoglia riforma penitenziaria, atteso che questo personale svolge una funzione essenziale per conto della comunità, prodromica alla sicurezza dei detenuti e di quanti altri sono presenti negli istituti;

   in relazione a quanto precede, al fine di rafforzare la tutela intramuraria e scongiurare ulteriori aggressioni sarebbe opportuno ridefinire i criteri della sorveglianza dinamica e della sua applicazione limitandone la fruibilità per chiunque abbia commesso un reato grave, anche in forma non associata, perpetrato con condotte violente e minacciose tali da far ritenere il detenuto un soggetto pericoloso per gli altri detenuti e per il personale;

   sarebbe altresì opportuno introdurre avanzati sistemi di videosorveglianza e incrementare l'organico del corpo di polizia penitenziaria, predisponendo nuove assunzioni tramite scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori e nuove procedure concorsuali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per arginare le conseguenze negative derivanti dall'introduzione della sorveglianza dinamica e per garantire la sicurezza degli agenti e di quanti altri siano presenti all'interno degli istituti penitenziari;

   se non intenda adottare iniziative al fine di incrementare l'organico della polizia penitenziaria nonché di prevedere l'apertura degli istituti penitenziari in via di ultimazione e la creazione di nuove strutture, in modo da limitare il sovraffollamento delle carceri.
(4-02405)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 15 maggio 2019
nell'allegato B della seduta n. 176
4-02405
presentata da
CIRIELLI Edmondo

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, nel fare riferimento a tre recenti episodi di aggressione ai danni di personale della polizia penitenziaria presso il carcere di Pisa ricollegandoli al sovraffollamento della popolazione carceraria, alle scoperture di organico ed alla sorveglianza dinamica, chiede di sapere se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda porre in essere per arginare le conseguenze negative derivanti dall'introduzione della sorveglianza dinamica e per garantire la sicurezza degli agenti e di quanti altri siano presenti all'interno degli istituti penitenziari e se, il Ministro interrogato, non intenda adottare iniziative al fine di incrementare l'organico della polizia penitenziaria nonché di prevedere l'apertura degli istituti penitenziari in via di ultimazione e la creazione di nuove strutture, in modo da limitare il sovraffollamento delle carceri.
  Va innanzitutto premesso che ciascuno dei tre episodi menzionati dall'interrogante è stato seguito dall'adozione delle dovute misure, in quanto in un caso è stata applicata la sanzione disciplinare dell'esclusione per 5 giorni dall'attività in comune, mentre negli altri due casi, oltre al deferimento al consiglio di disciplina dei relativi responsabili, ne è stato disposto il trasferimento ad altro istituto per motivi di sicurezza.
  A tal riguardo, va detto che al precipuo fine di incrementare la sicurezza nelle carceri, una recente circolare adottata nell'ottobre 2018 dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha inteso valorizzare adeguatamente l'istituto del trasferimento per ragioni di sicurezza.
  Ne sono conseguiti risultati concreti e tangibili, dimostrati dal sensibile incremento del numero di trasferimenti per tali ragioni, passati dai 1143 del periodo compreso fra l'ottobre 2017 ed il marzo 2018, ai 1550 del medesimo periodo compreso nelle annualità successive.
  D'altro canto, uno degli obiettivi prioritari dell'azione di governo è proprio quello di affrontare in maniera incisiva ed efficace le varie criticità che affliggono il circuito penitenziario.
  In questa direzione si iscrive innanzitutto il potenziamento degli organici della polizia penitenziaria, partendo dalla consapevolezza della rilevanza che tale obiettivo riveste nella duplice finalità di garantire maggior efficienza al sistema penitenziario e
standard più elevati di sicurezza all'interno delle carceri, anche a tutela di coloro che vi lavorano quotidianamente.
  Con la legge di bilancio per il 2019, al fine di incrementare l'efficienza degli istituti penitenziari, nonché per le indifferibili necessità di prevenzione e contrasto della diffusione dell'ideologia di matrice terroristica in ambito carcerario, è stata pianificata l'assunzione di n. 1.300 unità del corpo di polizia penitenziaria nell'anno 2019 e di n. 577 unità nel periodo 2020/2023, con uno stanziamento di maggiori risorse per 71,5 milioni di euro per il triennio 2019/2021.
  Inoltre, nella medesima direzione si iscrive l'immissione in ruolo di n. 976 allievi vice ispettori che nel mese di marzo 2019 hanno terminato il relativo corso di formazione.
  Quanto, invece, al ruolo dei sovrintendenti, sono tuttora in corso le procedure per il concorso interno a complessivi n. 2.851 posti per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo maschile e femminile del corpo.
  In aderenza alla normativa vigente, nella
gazzetta ufficiale – IV Serie speciale n. 18 del 5 marzo 2019, è stato pubblicato un bando di concorso per complessive 754 unità i cui vincitori saranno auspicabilmente assunti entro la fine del corrente anno.
  Si tratta, all'evidenza, di una serie di correttivi che consentiranno di affrontare incisivamente il problema della scopertura degli organici di polizia penitenziaria presso le strutture carcerarie del territorio, tra le quali, in una fisiologica quanto inevitabile ottica comparativa, verrà tenuta in debita considerazione anche la situazione della casa circondariale di Pisa che va comunque ricordato, già lo scorso mese di settembre, in esito alla procedura di mobilità ordinaria ha fruito di un incremento di 4 unità maschili e 2 unità femminili.
  Con specifico riferimento ai regimi detentivi, va detto che l'introduzione del regime cosiddetto a «custodia aperta» risale alla circolare del 23 ottobre 2015 con cui si è inteso accedere a nuovi modelli di gestione degli istituti penitenziari consentendo un graduale superamento del criterio di perimetrazione della vita penitenziaria all'interno della camera di pernottamento, nell'ottica di un potenziamento della responsabilizzazione dei detenuti e dell'incremento delle attività trattamentali.
  Detto che tale regime è inibito ai detenuti per i quali si valuti un grado di pericolosità significativo, va precisato che lo stato di disagio ed insofferenza dovuto a bassi
standard qualitativi della vita detentiva dà comunemente vita ad un serpeggiante stato di malessere che spesso sfocia in atteggiamenti aggressivi e più in generale in eventi critici.
  Proprio nella consapevolezza della possibile correlazione tra i due fattori, va rimarcato che con la riforma dell'ordinamento penitenziario, attuata nel corso di questa legislatura con i decreti legislativi n. 123 e n. 124 del 2 ottobre 2018, si è puntato decisamente ad innalzare gli
standard qualitativi della vita carceraria con particolare riferimento ai settori più sensibili dell'assistenza sanitaria, della genitorialità e della famiglia, del lavoro e del trattamento penitenziario.
  Le linee direttive lungo cui si è mossa la riforma, hanno puntato essenzialmente:

   al miglioramento della vita carceraria, attraverso la previsione di norme volte al rispetto della dignità umana mediante la responsabilizzazione dei detenuti e la massima conformità della vita penitenziaria a quella esterna, favorendo anche l'integrazione delle persone detenute straniere;

   ad una rinnovata disciplina sugli aspetti legati alla quotidianità della vita detentiva, in tema di collocamento nelle celle, fruizione di spazi comuni, servizi igienici;

   all'incremento delle opportunità di lavoro retribuito, sia intramurario sia esterno, nonché di attività di volontariato individuale e di reinserimento sociale dei condannati, anche attraverso il potenziamento del ricorso al lavoro domestico ed a quello con committenza esterna;

   al miglioramento dell'assistenza sanitaria dei detenuti e degli internati, riconoscendo loro il diritto ad avere informazioni complete sul proprio stato di salute, non solo all'atto di ingresso in istituto, ma anche durante ed al termine del periodo di detenzione;

   al riconoscimento della prossimità territoriale, favorendo le condizioni perché ogni detenuto venga assegnato all'istituto più vicino possibile alla residenza della sua famiglia o al proprio centro di riferimento sociale;

   al rafforzamento della tutela dei diritti delle donne detenute contro possibili condotte discriminatorie, mediante la previsione di accorgimenti tesi a garantire che l'inserimento presso istituti o sezioni avvenga in modo da non compromettere le attività trattamentali.

  Per quanto attiene al sovraffollamento carcerario, giova preliminarmente prendere le mosse da una considerazione di fondo.
  Il tasso di sovraffollamento è calibrato in base allo spazio
pro-capite da riservare ai detenuti; con circolare 17 novembre 1988 del Ministero della giustizia, emessa sulla base di un decreto del Ministero della salute del 5 luglio 1975, esso viene stabilito in 9 metri quadrati per singolo detenuto, da aumentare di altri 5 metri quadrati per ogni altro detenuto in aggiunta.
  Questo indice dimensionale risulta, all'evidenza, nettamente superiore rispetto a quello di 3 metri quadrati con cui le organizzazioni sovranazionali e la giurisprudenza comunitaria identificano la soglia minima al di sotto della quale può configurarsi il trattamento inumano e degradante.
  A ciò va aggiunto che quasi tutti gli altri Paesi europei sono parametrati su dati dimensionali ben più bassi di quelli italiani.
  Ne consegue che sarebbe sufficiente, in ipotesi, allinearsi al parametro minimo comunitario o comunque accedere ad uno
standard minimo meno rigoroso di quello fissato dall'ordinamento interno, per escludere in radice la sussistenza del sovraffollamento in quanto le strutture penitenziarie italiane, per l'effetto, si attesterebbero su uno standard nettamente superiore alla soglia dei 60.000 detenuti.
  Tanto premesso, con specifico riferimento alla situazione della Casa circondariale di Pisa, in cui risultano presenti n. 241 detenuti su n. 206 posti detentivi, va detto che dal 1° gennaio 2019, il locale provveditorato ha eseguito provvedimenti deflattivi che hanno portato al trasferimento ad altre sedi di 32 soggetti, di cui 7 extradistretto.
  Resta fermo l'approccio di questo Ministero teso ad evitare che la soluzione del problema passi attraverso indiscriminati provvedimenti svuota-carceri da cui discende un inaccettabile
vulnus al principio fondamentale di certezza della pena, ma favorendo piuttosto interventi in materia di edilizia penitenziaria.
  In proposito, deve evidenziarsi che all'articolo 22-
bis del decreto-legge n. 113 del 2018, cosiddetto decreto sicurezza, su iniziativa di questo Ministero, sono state previste due specifiche autorizzazioni di spesa per complessivi 2 milioni di euro per l'anno 2018, di 15 milioni di euro per l'anno 2019 e di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2026, da destinare ad interventi urgenti connessi al potenziamento, all'implementazione e all'aggiornamento dei beni strumentali, nonché alla ristrutturazione e alla manutenzione degli edifici e all'adeguamento dei sistemi di sicurezza.
  Con la legge di bilancio per il 2019 si prevede che le risorse non utilizzate per la copertura dei decreti legislativi di riforma del processo penale e dell'ordinamento penitenziario, possano essere destinate ad interventi urgenti di edilizia penitenziaria e manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili dell'amministrazione penitenziaria e minorile.
  Inoltre, sempre in virtù della richiamata legge di bilancio, per effetto della ripartizione delle risorse rivenienti dal Fondo per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 (legge di bilancio 2017), l'importo di 280 milioni di euro verrà destinato ad interventi connessi all'adeguamento e all'ammodernamento delle strutture penitenziarie.
  Gli effetti benefici sono già tangibili nell'intensificazione dell'attività di manutenzione ordinaria e straordinaria dei complessi già in uso, onde garantire migliori condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di vita per detenuti e operatori.
  Si stanno, infatti, riducendo, grazie ai più recenti aumenti di risorse finanziarie, le situazioni di inagibilità edilizia per degrado dei fabbricati, fenomeno accelerato anche dall'uso antropico eccessivo di ambienti e impianti in caso di sovraffollamento.
  Ai fini dell'incremento, fino ad almeno 60.000 posti detentivi, dell'attuale capienza regolamentare, sono già in atto procedimenti avviati dal piano carceri, e attualmente curati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per nuovi istituti e padiglioni per circa 3.800 nuovi posti regolamentari.
  Nella medesima direzione riveste altresì un ruolo di primo piano il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante «Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione» (convertito con modificazioni dalla legge, 11 febbraio 2019, n. 12), in virtù del quale il personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria potrà effettuare progetti e perizie per la ristrutturazione e la manutenzione, anche straordinaria, degli immobili in uso governativo all'amministrazione penitenziaria, nonché per la realizzazione di nuove strutture carcerarie; l'amministrazione potrà anche individuare immobili nella disponibilità dello Stato o di enti pubblici territoriali e non territoriali, al fine della loro valorizzazione per la realizzazione di strutture carcerarie.
  Il richiamato decreto ha favorito il rilancio e l'attivazione di un progetto embrionale concepito anni addietro, ma poi arenatosi nel corso del tempo, essendo stato avviato, in proficua collaborazione con l'Agenzia del demanio e il Ministero della difesa, un piano per l'acquisizione di caserme dismesse dall'uso militare, riconvertibili in istituti penitenziari, mediante interventi di manutenzione prevalentemente straordinaria, più rapidi e meno onerosi rispetto alla realizzazione di nuove strutture, con l'obiettivo funzionale di realizzare un significativo incremento di posti detentivi su tutto il territorio nazionale.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

personale carcerario

detenuto

stabilimento penitenziario