ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01761

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 93 del 29/11/2018
Firmatari
Primo firmatario: PALAZZOTTO ERASMO
Gruppo: LIBERI E UGUALI
Data firma: 29/11/2018


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 29/11/2018
Stato iter:
01/08/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 01/08/2019
TRENTA ELISABETTA MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 01/08/2019

CONCLUSO IL 01/08/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01761
presentato da
PALAZZOTTO Erasmo
testo di
Giovedì 29 novembre 2018, seduta n. 93

   PALAZZOTTO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dal 1959 la Marina militare italiana assicura la presenza navale continua nelle acque internazionali dello Stretto di Sicilia interessate maggiormente alle attività di pesca delle flotte pescherecce siciliane;

   la vigilanza pesca (Vi.Pe.) ha il compito di assicurare il libero esercizio dell'attività di pesca dai pescherecci nazionali, in acque internazionali, nel pieno rispetto delle leggi nazionali vigenti;

   sembrerebbe che da qualche mese quanto previsto dal Vi.Pe. non succeda più, stando a quanto documentato da un'inchiesta della trasmissione televisiva le Iene pubblicato anche online l'11 novembre 2018;

   quando un peschereccio italiano non è scortato si verificano situazioni come quella del mese di ottobre 2018 quando due pescherecci e relativi equipaggi sono stati sequestrati dai libici in acque internazionali, che hanno aperto il fuoco e rubato il pescato;

   i libici hanno rivendicato quell'intervento, a detta loro in difesa delle acque territoriali libiche;

   la distanza dalla costa che segna il limite delle acque territoriali è uguale in tutto il mondo ed è pari a 12 miglia. La Libia, in modo arbitrario, ha spostato il proprio confine a 74 miglia e per questo attacca i pescherecci italiani;

   a Mazara del Vallo (TP) c'è la più grande flotta di pescherecci d'altura del Mediterraneo che rappresenta un settore economico molto importante per la Sicilia e il tratto di mare davanti la Libia è tra i più pescosi;

   non pescare in quel tratto di mare rappresenta un grosso danno per i pescatori di gambero rosso, dato che il 70 per cento si trova in quelle zone;

   l'interrogante non è a conoscenza se e da quando la marina italiana ha avuto indicazione di depotenziare l'attività di protezione dei pescherecci italiani. Fino ad un anno fa la prassi era quella documentata anche nel video delle Iene: quando una motovedetta libica si avvicina a un peschereccio, questi richiede l'intervento della marina militare italiana che si avvicina e fa alzare in volo un elicottero, mettendo così in fuga i libici;

   in quel video la motovedetta libica messa in fuga è la 654 che risulta essere una delle motovedette che l'Italia ha donato alla Libia per contrastare l'immigrazione e che adesso la Libia utilizza per attaccare i pescherecci italiani;

   ciò si potrebbe configurare come atto ostile nei confronti dell'Italia; una sorta di pirateria di Stato da parte della Libia;

   i pescherecci e gli equipaggi hanno diritto a essere protetti dalla Marina militare così come è sempre avvenuto;

   il legame con il fenomeno immigrazione risulta evidente e sembrerebbe che le navi italiane siano state fatte arretrare volontariamente per non farle più avvicinare in una zona dove alta è la probabilità di dover intervenire per salvare le vite dei migranti in pericolo sui barconi;

   così facendo, si aumenta il rischio delle morti in mare per i migranti che fuggono dalla Libia e non si proteggono più i pescatori e, quindi, gli interessi economici dell'Italia che in questo caso sono milionari in un settore economico che al momento sarebbe in ginocchio proprio a seguito di queste decisioni, lasciando l'Italia ostaggio di uno Stato non sicuro e non sovrano come la Libia che ha deciso, unilateralmente, di spostare in avanti i propri confini, di fatto dichiarando «guerra» ai pescatori di Mazara –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se alla Marina militare italiana siano state fornite indicazioni volte a depotenziare l'attività di protezione dei pescherecci italiani e, in caso affermativo, quali iniziative intenda intraprendere per ripristinare quanto previsto dal Vi.Pe. (Vigilanza Pesca) al fine di garantire la massima sicurezza per i pescherecci italiani che svolgono attività nel Mediterraneo centrale, in acque internazionali.
(4-01761)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 1 agosto 2019
nell'allegato B della seduta n. 220
4-01761
presentata da
PALAZZOTTO Erasmo

  Risposta. — La Marina militare italiana svolge attività di vigilanza in mare a tutela degli interessi nazionali, ivi compreso l'uso legittimo degli spazi marittimi da parte del naviglio mercantile battente bandiera nazionale; tale funzione rientra tra i compiti di istituto previsti dall'articolo 111 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010.
  In particolare, nell'ambito della missione di Vigilanza Pesca (ViPe), la Forza armata ha il compito di proteggere i pescherecci italiani operanti nelle acque internazionali, al fine di assicurare il libero esercizio della pesca, nel pieno rispetto del quadro giuridico nazionale e internazionale.
  Queste includono il decreto legislativo 9 gennaio 2012, n. 4, che fa divieto di «pescare in acque sottoposte alla sovranità di altri Stati, salvo che nelle zone, nei tempi e nei modi previsti dagli accordi internazionali, ovvero sulla base delle autorizzazioni rilasciate dagli Stati interessati», di cui all'articolo 7, comma 1, lettera
d).
  È da specificare, in proposito, che le autorità libiche non hanno mai proclamato un mare territoriale esteso fino a 74 miglia dalla costa, come erroneamente affermato nell'inchiesta de «Le Iene»; se così fosse stato, si sarebbe trattato di un atto non solo palesemente illegittimo, ma in contrasto con il diritto internazionale.
  Hanno invece proclamato, nel 2005, una Zona di pesca protetta (ZPP) in conformità con la convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare del 1982 (UNCLOS), le cui disposizioni in materia hanno ormai acquisito portata consuetudinaria.
  Secondo il diritto internazionale, ogni Stato ha, infatti, la facoltà di dichiarare unilateralmente una zona economica esclusiva (ZEE), estesa fino a un massimo di 200 miglia marine dalle linee di base dalle quali si misura l'ampiezza del mare territoriale, all'interno della quale esercitare diritti sovrani e forme di giurisdizione in materia, soprattutto, di pesca, di protezione dell'ambiente e di ricerca scientifica.
  Proclamando la ZPP, la Libia ha esercitato tale diritto in modo parziale, ossia istituendo una zona di ampiezza minore e nella quale si è riservata una competenza funzionale solo sulla protezione e sullo sfruttamento delle risorse biologiche del mare.
  Profili di illegittimità di questa zona sono riconducibili soltanto alla circostanza che l'ampiezza della ZPP, nella sezione prospiciente il golfo della Sirte, è stata misurata a partire dalla linea di chiusura di questa baia, che a suo tempo era stata tracciata dalla Libia in violazione del diritto del mare.
  Il diritto internazionale del mare riconosce allo Stato costiero la facoltà di esercitare, nelle aree marittime di propria competenza (acque territoriali e ZEE/ZPP), tutte le azioni di vigilanza e «
law enforcement» necessarie ad assicurare il rispetto della propria normativa.
  Questo significa che nelle zone di giurisdizione dello Stato costiero, uno Stato straniero che dovesse compiere proprie attività di polizia o che si interponesse al legittimo esercizio dei poteri dello stesso Stato costiero, ne violerebbe la sovranità o i diritti sovrani o la giurisdizione.
  In questo preciso contesto giuridico, la nostra Marina militare è pronta a intervenire in caso di pericolo concreto per l'incolumità degli equipaggi, nel caso di un uso eccessivo della forza da parte delle autorità dello Stato costiero, ma tale intervento, ovviamente, non potrebbe essere invocato a garanzia dell'impunità nella condotta di azioni illegittime.
  In aggiunta a tali considerazioni, va sottolineato che, nel peculiare contesto politico libico, alcune zone marittime, in particolare quelle prospicienti le coste orientali del Paese dove le imbarcazioni italiane continuano a esercitare attività di pesca, si trovano sotto il controllo di forze di sicurezza non rispondenti al Governo di accordo nazionale libico, riconosciuto dall'Italia e dalla Comunità internazionale.
  Per questo motivo, più volte il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministero delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo e le capitanerie di porto, a livello centrale e periferico, hanno espressamente sensibilizzato il comparto sul rischio di condurre attività di pesca all'interno della ZPP libica.
  Nonostante tutto, la flotta da pesca nazionale sta continuando a condurre attività di pesca all'interno di quella zona marittima sottoposta alla sovranità di un Paese terzo, come peraltro espressamente affermato dagli operatori intervistati in occasione dell'inchiesta della richiamata trasmissione «Le Iene».
  Sotto questo profilo, la centrale operativa del comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, quale centro nazionale controllo pesca, mantiene costanti rapporti con la centrale operativa del comando della squadra navale della Marina militare per fornire informazioni e dati sull'attività svolta dalle unità da pesca italiane in quel tratto di mare.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – interessato nel merito della problematica – ha comunicato che, tramite l'ambasciata italiana a Tripoli, resta disponibile, in presenza di idonee condizioni di sicurezza, ad assistere gli operatori italiani nello sviluppo di forme di cooperazione con controparti locali private, nel settore della pesca e dello sfruttamento congiunto delle risorse ittiche.
  Rispondendo ora allo specifico quesito posto, posso affermare che la Marina militare – in considerazione delle peculiari condizioni di sicurezza che interessano l'area del Mediterraneo centrale – continua ad assicurare, in tale quadrante marittimo, assetti in attività di Vigilanza Pesca e lo schieramento di un dispositivo aeronavale, nell'ambito dell'operazione Mare sicuro.
  L'impegno della nostra Forza armata in questo settore è consolidato e, come ricordato dall'interrogante, ha profonde radici che risalgono alle prime missioni effettuate nel Canale di Sicilia fin dal 1959, quando l'allora Ministero della marina mercantile ne richiese l'intervento per evitare i frequenti incidenti di pesca che si verificavano in acque internazionali.

La Ministra della difesa: Elisabetta Trenta.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

peschereccio

acque marittime

acque territoriali