ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01632

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 82 del 13/11/2018
Firmatari
Primo firmatario: PEZZOPANE STEFANIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 13/11/2018


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 13/11/2018
Stato iter:
28/12/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/12/2018
MERLO RICARDO ANTONIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/12/2018

CONCLUSO IL 28/12/2018

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01632
presentato da
PEZZOPANE Stefania
testo di
Martedì 13 novembre 2018, seduta n. 82

   PEZZOPANE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da fonti a mezzo stampa, si apprende che un cittadino italiano, Denis Cavatassi, è detenuto in Thailandia, nel carcere di massima sicurezza di Nakkon Si Tammarat, a cinque ore da Phuket;

   Cavatassi gestiva in Thailandia un ristorante sull'isola di Phi Phi. Nel 2011 il suo socio in affari, Luciano Butti, anche lui ristoratore di 60 anni originario della provincia di Arezzo, viene trovato morto. Cavatassi è accusato di aver commissionato l'omicidio dietro il pagamento di 150 mila baht, circa 3.500 euro, e viene arrestato insieme ad altri tre thailandesi;

   la sorella di Cavatassi, ha dichiarato che, inizialmente rilasciato su cauzione, Denis decise di non rientrare in Italia, convinto che sarebbe stato assolto perché innocente, ma invece è stato dichiarato colpevole da due gradi di giudizio, condannato a morte ed è tuttora in carcere;

   secondo la famiglia e i loro legali, le prove raccolte contro di lui dimostrano l'infondatezza dell'accusa: parrebbe, infatti, che l'imputato vantasse un credito di 200 mila euro da Butti, e che in quei giorni avesse fatto un bonifico di 3.500 euro al cameriere arrestato quale presunto compenso per il delitto, ma nella realtà dei fatti supportati dalla documentazione raccolta è stato accertato che non c'era nessun credito, e che al cameriere erano stati accreditati con due bonifici solo il suo salario e un piccolo anticipo chiesto per un problema familiare, in tutto 700 euro; e per questo, la famiglia, attraverso i legali, ha depositato un ricorso alla Corte Suprema;

   le condizioni di detenzione del nostro concittadino sono di estrema durezza, dato il terribile sovraffollamento in cui versano le strutture penitenziarie thailandesi –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire il pieno sostegno alla fase di ricorso avviata dalla famiglia Cavatassi.
(4-01632)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 28 dicembre 2018
nell'allegato B della seduta n. 104
4-01632
presentata da
PEZZOPANE Stefania

  Risposta. — Il signor Denis Cavatassi venne arrestato a Phuket nel marzo del 2011 con l'accusa di essere il mandante dell'omicidio di un altro cittadino italiano, il signor Luciano Butti, suo socio in affari, ucciso nella medesima città il 15 marzo 2011 mentre si trovava alla guida di una motocicletta. A seguito delle indagini svolte dalla polizia tailandese, erano stati arrestati quattro sospetti, tra cui, oltre al signor Cavatassi, tre cittadini locali legati da un rapporto di lavoro con i due connazionali.
  A fine 2016 il signor Cavatassi è stato condannato a morte in primo grado per omicidio premeditato e la decisione è stata poi confermata in secondo grado nel gennaio del 2017. La sentenza avrebbe potuto essere commutata formalmente in ergastolo se il connazionale si fosse dichiarato colpevole nel procedimento di appello.
  Il signor Cavatassi, che si trova detenuto in un penitenziario di massima sicurezza nei pressi di Phuket, ha presentato un ricorso in terzo ed ultimo grado presso la Corte suprema della Tailandia. L'esame dell'istanza risulta tuttora in corso e una decisione dovrebbe essere presa entro la fine dell'anno. Nell'ipotesi in cui fosse confermata la condanna alla pena capitale il connazionale avrebbe ancora la possibilità di presentare una richiesta di grazia, che sarebbe prontamente appoggiata dalle autorità italiane.
  Sul piano consolare l'Ambasciata, in stretto raccordo con la Farnesina, ha seguito sin dal suo insorgere con la massima attenzione la vicenda del signor Cavatassi, prestando ogni possibile assistenza al connazionale e ai suoi familiari. I congiunti dell'interessato sono stati ricevuti più volte anche presso questo Ministero, da ultimo il 22 maggio 2018. Numerose sono state le visite consolari effettuate dal 2011 ad oggi per accertare le condizioni detentive e di salute dell'interessato. Da ultimo il signor Cavatassi è stato visitato in carcere dall'Ambasciatore a Bangkok il 18 ottobre 2018 (all'incontro era presente la sorella del connazionale, signora Romina Cavatassi).
  Inoltre l'Ambasciata a Bangkok è intervenuta a più riprese presso le competenti autorità thailandesi, incluso il Ministro della giustizia, al fine di ottenere formali garanzie sulla conferma della moratoria sulle condanne alla pena capitale e quindi sulla non esecuzione della pena comminata al connazionale. La nostra rappresentanza continua a seguire da vicino gli sviluppi giudiziari del caso, mantenendosi in stretto contatto con l'avvocato del connazionale e con la famiglia, ed esperendo in ogni occasione utile un'azione di sensibilizzazione sulle autorità locali.
  Si segnala infine che il 6 novembre 2018 i familiari del connazionale e il loro avvocato sono stati ricevuti dal Presidente della Camera dei deputati, onorevole Roberto Fico. Era presente all'incontro anche il Direttore generale per gli italiani all'estero di questo Ministero Luigi Maria Vignali.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

regime penitenziario

stabilimento penitenziario

accusa