ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/01069

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 43 del 12/09/2018
Firmatari
Primo firmatario: LEGNAIOLI DONATELLA
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 12/09/2018


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 12/09/2018
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 12/09/2018
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 01/10/2018
Stato iter:
24/06/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 24/06/2019
DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 24/06/2019

CONCLUSO IL 24/06/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01069
presentato da
LEGNAIOLI Donatella
testo di
Mercoledì 12 settembre 2018, seduta n. 43

   LEGNAIOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa di questi giorni riportano la notizia secondo la quale l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, aprendo i lavori del Consiglio dell'Onu per i diritti umani, riunito a Ginevra fino al 28 settembre 2018, avrebbe dichiarato che l'organizzazione ha intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom, e che una squadra sarà inviata, per motivi analoghi, anche in Austria;

   secondo il funzionario dell'Onu, il Governo italiano avrebbe negato l'ingresso di navi di soccorso delle organizzazioni non governative con conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili, e che, anche se il numero dei migranti che attraversano il Mediterraneo è diminuito, il tasso di mortalità per coloro che compiono la traversata è risultato nei primi sei mesi dell'anno ancora più elevato rispetto al passato;

   l'Italia negli ultimi anni ha accolto 700 mila immigrati, molti dei quali clandestini, e non ha mai ricevuto collaborazione dagli altri Paesi europei –:

   se non si ritenga opportuno precisare a quanto ammonti il contributo erogato dall'Italia nel corso degli anni all'organizzazione delle Nazioni Unite, precisando al contempo quali iniziative la medesima Organizzazione abbia sviluppato a favore dell'Italia.
(4-01069)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Lunedì 24 giugno 2019
nell'allegato B della seduta n. 195
4-01069
presentata da
LEGNAIOLI Donatella

  Risposta. — Le Nazioni Unite vengono finanziate mediante contributi obbligatori, che ogni Stato è tenuto a versare in quanto firmatario della carta Onu del 1945, alla quale l'Italia ha aderito nel 1955 divenendo così membro dell'organizzazione. Ai contributi obbligatori si possono aggiungere eventuali contributi volontari a carattere variabile, la cui componente preponderante è costituita dalle risorse per il sistema di sviluppo Onu, finanziato appunto nella quasi totalità attraverso contributi volontari (vedi tabella all'allegato n. 2). In questo modo ogni stato membro partecipa a pieno titolo alla vita dell'organizzazione. L'appartenenza alle Nazioni Unite, unica organizzazione a vocazione globale, è, d'altra parte, componente essenziale del profilo internazionale di ogni Stato.
  I contributi obbligatori all'Onu sono determinati in base a una scala di ripartizione che viene negoziata dagli Stati Membri in assemblea generale ogni tre anni e che tiene conto anche dell'andamento del Pil di ciascun Paese. Tali contributi alimentano il bilancio ordinario dell'organizzazione, che viene approvato con cadenza regolare dagli Stati Membri in assemblea generale (ogni due anni, e, dal 2019, ogni anno a seguito della riforma promossa dal segretario generale Guterres). Esso include le spese di funzionamento, di personale e per le principali attività delle Sedi centrali (tra le quali, oltre a New York, Vienna e Nairobi, figura anche Ginevra, dove ha sede l'officio dell'alto commissario per i diritti umani – Ohchr) e degli uffici regionali dell'Organizzazione, di alcuni programmi e delle missioni politiche speciali. Oltre al bilancio ordinario, i contributi obbligatori sono diretti a finanziare anche il bilancio delle operazioni di mantenimento della pace (
peacekeeping), approvato anch'esso dagli Stati membri in assemblea generale.
  Il contributo dell'Italia al bilancio ordinario ammonta a circa 91,1 milioni di USD per il 2018, mentre quello al bilancio del
peacekeeping a circa 266,6 milioni di USD per il periodo 1o luglio 2017-30 giugno 2018. Con riguardo ad entrambe le tipologie di bilancio (ordinario e di peacekeeping), il contributo italiano è stato determinato sulla base della citata scala di ripartizione che per il triennio 2016-2018 prevede che l'Italia contribuisca con una quota pari al 3,748 per cento del totale (per il triennio precedente era stata fissata a 4,448 per cento). Tali dati sono pubblici e possono essere ricostruiti consultando il sito del «Chief executive board for coordination» Onu e del «committee on contributions» dell'assemblea generale delle Nazioni Unite. Lo storico dei dati relativo ai contributi obbligatori erogati dall'Italia dal 2015 a oggi è, inoltre, consultabile nella tabella dell'Allegato n. 1 (disponibile presso il Servizio Assemblea).
  Le iniziative che l'ONU pone in essere su impulso degli Stati membri sono volte principalmente a perseguire i fondamentali obiettivi di assicurare il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, promuovere e tutelare i diritti umani e favorire lo sviluppo sostenibile (cosiddetti tre pilastri interconnessi dell'azione Onu). L'Italia, sin dal suo ingresso nelle Nazioni Unite, partecipa attivamente alle iniziative onusiane nel quadro di una scelta a favore del multilateralismo che rappresenta uno dei perni della politica estera italiana e che si sostanzia nella promozione del ruolo centrale delle Nazioni Unite nell'affrontare le attuali sfide globali. Il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, la tutela dei diritti umani, lo sviluppo sostenibile, i cambiamenti climatici, la gestione ordinata del fenomeno migratorio, la promozione di grandi campagne di sviluppo umano (lotta alla malnutrizione, tutela della salute, contrasto alle pandemie, promozione dell'eguaglianza di genere) sono infatti sfide che nessun Paese può raccogliere se non inserito nelle grandi dinamiche di cooperazione internazionale.
  I contributi volontari ai fondi, agenzie, programmi e ad altre istituzioni del sistema Onu per lo sviluppo sono deliberati dal comitato congiunto istituito dalla legge 125/14. Essi ammontano nel 2018 a 66,65 milioni di euro come risulta dalla tabella di cui all'Allegato n. 2 (disponibile presso il Servizio Assemblea). I contributi hanno lo scopo di consentire alle Istituzioni dell'Onu di svolgere in modo autonomo il loro mandato e sono strutturati sulla base di criteri che vanno dalla coerenza delle attività delle Nazioni Unite con la strategia d'intervento della Cooperazione Italiana, al sostegno all'attività di istituzioni che ospitiamo in Italia, come il polo agro-alimentare dell'ONU di Roma. Analogamente al mantenimento della pace, essi producono benefici indiretti anche al nostro Paese, come, ad esempio, nel caso dei fattori che incidono sui flussi migratori (povertà, fame, ecc.). Essi vengono computati dall'Ocse come aiuto pubblico allo sviluppo, rispondono agli obblighi di solidarietà che fanno capo a tutti i Paesi sviluppati o a specifici impegni sottoscritti a livello politico in occasione di incontri internazionali come i Vertici del G7 e si riverberano in modo positivo sull'immagine internazionale dell'Italia.
  I contributi volontari consentono al nostro Paese di essere più influente negli organi di «
governance» delle varie istituzioni, e la destinazione di alcuni di essi viene decisa di comune accordo con l'organizzazione beneficiaria. In tale modalità, essi possono produrre ritorni immediati per l'Italia, come nel caso del contributo al dipartimento affari economici e sociali dell'Onu (Undesa) che confluisce in parte sul programma junior professional officers che finanzia l'impiego di giovani italiani qualificati – 43 nel 2018 – per un biennio nei vari organismi Onu al livello iniziale della carriera internazionale e costituisce il principale meccanismo d'ingresso di personale italiano nell'organico dell'Onu.
  La partecipazione al sistema Onu consente, in una parola, a ogni Stato Membro di svolgere con piena legittimazione, credibilità e autorevolezza il proprio ruolo nella comunità internazionale. Ciò determina anche importanti ritorni di tipo politico, oltre che di carattere economico e tecnico.
  Da un punto di vista politico, l'azione a tutto campo dell'Italia presso le Nazioni Unite consente di incidere sui meccanismi decisionali dell'organizzazione e di indirizzarne l'azione con fondamentali ricadute per la sicurezza e il prestigio del nostro Paese. Si pensi all'obiettivo della stabilizzazione della Libia, realizzabile solo nella cornice onusiana, assicurando il pieno sostegno al rappresentante speciale del segretario generale Ghassan Salamé; o all'azione delle Nazioni Unite a favore del Sahel, ampiamente condivisa dall'Italia, come ribadito da ultimo in occasione della conferenza Italia Africa del 25 ottobre scorso. Il nostro Paese ha rafforzato la sua presenza nell'area attraverso l'apertura delle ambasciate a Njamey e Conakry (e a breve a Ouagadogou), partecipa alla missione Onu in Mali (Minusma), è
partner dell'Alliance Sahel, sostiene il G5 Sahel e la sua forza congiunta (FC-G5S), di cui abbiamo appoggiato la creazione durante il nostro mandato di membro non permanente del consiglio di sicurezza. O ancora si pensi al risultato ottenuto, ad esempio, grazie anche alla nostra azione negoziale, in materia di migrazioni: tale tema è stato portato al centro del dibattito dell'assemblea generale dell'Onu nel 2016 con l'adozione della dichiarazione di New York sui rifugiati e sui migranti, permettendo l'affermazione, per la prima volta a livello internazionale, della dimensione globale della sfida migratoria, nonché dei principi di responsabilità condivisa nella gestione dei fenomeni migratori e di partenariato tra Paesi di origine, transito e destinazione.
  Il recente mandato come membro non permanente del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nel 2017, e quello che si è appena avviato grazie all'avvenuta elezione dell'Italia al consiglio diritti umani dell'Onu per il triennio 2019-2021, costituiscono sia fora di azione che cassa di risonanza per il prestigio internazionale dell'Italia, peraltro anche in continuità con la presidenza del G7 che il nostro Paese ha esercitato nel 2017, e quella Osce nel 2018 e hanno consentito, e consentiranno, di promuovere in maniera più incisiva la visione e le priorità dell'Italia su questioni afferenti la sicurezza internazionale, la promozione e tutela dei diritti umani, e lo sviluppo sostenibile. L'Italia è stata eletta sette volte membro non permanente del consiglio di sicurezza. A titolo di esempio saliente, ancorché non esaustivo, si ricorda che la presenza all'interno del principale organo decisionale delle Nazioni Unite ha permesso al nostro Paese di portare nel 2017 (e nel 2018 grazie all'azione coordinata con gli altri Paesi membri del consiglio di sicurezza) all'attenzione del consiglio le aree geografiche nelle quali abbiamo maggiori interessi (Libia, Libano, Mediterraneo, Sahel, Corno d'Africa) e le principali tematiche trasversali con un impatto sulla sicurezza e prioritarie per l'Italia: le migrazioni di massa e il traffico di esseri umani, la lotta al terrorismo, la protezione dei civili da gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, la promozione del ruolo delle donne nei processi di pace, la tutela del patrimonio culturale in situazioni di crisi, il contrasto ai cambiamenti climatici. Si tratta di tematiche che continuiamo a promuovere, nei nostri contatti quotidiani con gli altri Stati membri delle Nazioni Unite e con i vertici dell'organizzazione e delle sue molteplici articolazioni, e nel corso delle riunioni dell'assemblea generale, del consiglio di sicurezza, dell'Ecosoc e delle loro commissioni o comitati. Mantenere una politica di alto profilo sui diritti umani garantisce un prestigio internazionale adeguato al peso dell'Italia nella comunità internazionale e consente di orientare il dibattito e i negoziati su tali temi assicurandone la coerenza con le nostre priorità nazionali.
  Nel corso del suo mandato triennale nel consiglio diritti umani dell'Onu, che è iniziato lo scorso 1o gennaio, l'Italia promuove un approccio rigoroso verso il rispetto dei diritti umani nel mondo. In particolare, rivolgerà la massima attenzione ad alcuni temi che reputa prioritari: la lotta contro ogni forma di discriminazione; i diritti delle donne e dei bambini; la moratoria universale della pena di morte; la libertà di religione o credo e la protezione delle minoranze religiose; la lotta contro la tratta di esseri umani; i diritti delle persone con disabilità; la protezione del patrimonio culturale e religioso; i difensori dei diritti umani.
  La rilevante presenza di funzionari italiani presso le Nazioni Unite contribuisce, altresì, a rafforzare l'autorevolezza del nostro Paese presso l'organizzazione e ad aumentare il peso politico dell'Italia. Sono circa un migliaio gli italiani che lavorano nel sistema Onu e tra di essi ve ne sono due che rivestono posizioni apicali: l'alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, e il generale di divisione Stefano Del Col,
Force Commander della missione Unifil in Libano.
  Occorre, infine, sottolineare come l'Italia svolga un ruolo di primo piano nelle operazioni di
peacekeeping delle Nazioni Unite non soltanto dal punto di vista dei contributi finanziari. Con circa 1.100 militari impiegati sul terreno, siamo infatti il primo contributore di «caschi blu» tra i Paesi occidentali. Tale partecipazione attiva permette al nostro Paese di essere riconosciuto come fornitore globale di sicurezza, rafforzandone il patrimonio di credibilità di fronte ai principali partner internazionali. La nostra presenza nelle missioni Onu genera altresì ritorni in termini di sicurezza nazionale. Si pensi, a titolo di esempio, al nostro principale contingente dislocato in Libano nell'ambito della missione Unifil, che contribuisce alla stabilizzazione di un'area per noi strategica.
  Da un punto di vista economico, per altro verso, l'articolata presenza di strutture onusiane su tutto il territorio nazionale costituisce un importante valore aggiunto
in primis per il prestigio legato al ruolo di Paese ospite e poi per l'indotto che essa genera nel nostro Paese, soprattutto in termini di occupazione e di commesse. Hanno, difatti, sede in Italia il «Polo agro-alimentare delle Nazioni Unite» (FAO, PAM e IFAD), le cui strategie hanno una rilevanza centrale nel favorire il percorso di sviluppo del continente africano; a Brindisi, la Base Logistica delle Nazioni Unite che – quale «Centro Globale di Servizi» – fornisce sostegno logistico a tutte le operazioni di pace dell'ONU, incluso nei settori dell'informatica e delle telecomunicazioni, e si sta profilando come struttura di eccellenza e di innovazione per la gestione dell'impatto ambientale delle operazioni Onu; sempre a Brindisi, la base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite, che è in grado di inviare aiuti di prima necessità in qualsiasi parte del mondo entro 24-48 ore; lo United nations system staff college di Torino e il Polo di ricerca scientifica delle Nazioni Unite che ha sede a Trieste. Infine, il sistema di gare per la fornitura di beni e servizi alle Nazioni Unite, il cosiddetto «procurement», genera opportunità per un valore superiore ai 17 miliardi di dollari annui, se alle gare bandite dalla United nations procurement division (UNPD) si uniscono quelle delle singole agenzie. Le aziende italiane si aggiudicano già circa il 2 per cento delle forniture (in particolare quelle per Wfp, Ifad e Unpd), pari a oltre 300 milioni di dollari l'anno (338 milioni di dollari nel 2016, 330 nel 2017), che pongono l'Italia tra i primi 15 Paesi al mondo per valore delle commesse acquisite. Le aziende italiane guardano inoltre con crescente interesse a queste opportunità.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

ONU

migrante