ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00961

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 40 del 07/08/2018
Firmatari
Primo firmatario: CUNIAL SARA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 07/08/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MANIERO ALVISE MOVIMENTO 5 STELLE 07/08/2018
BUSINAROLO FRANCESCA MOVIMENTO 5 STELLE 07/08/2018
SPESSOTTO ARIANNA MOVIMENTO 5 STELLE 07/08/2018


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 07/08/2018
Stato iter:
28/12/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/12/2018
COSTA SERGIO MINISTRO - (AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 28/12/2018

CONCLUSO IL 28/12/2018

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00961
presentato da
CUNIAL Sara
testo di
Martedì 7 agosto 2018, seduta n. 40

   CUNIAL, MANIERO, BUSINAROLO e SPESSOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i Pfas sono composti utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti e altro; come conseguenza dell'estensiva produzione e uso dei Pfas questi composti sono stati rilevati in concentrazioni significative nell'ambiente e negli organismi viventi;

   nel 2013 una ricerca sperimentale su potenziali inquinanti «emergenti» effettuata nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani dal Consiglio nazionale delle ricerche e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha segnalato la presenza anche in Italia di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili;

   l'analisi sul sistema degli scarichi fognari del territorio interessato ha messo in evidenza che le concentrazioni più alte provenivano dal depuratore di Trissino; tra le principali fonti da cui avevano origine le quantità di Pfas scaricate in fognatura vi era la Miteni s.p.a.;

   sul caso Miteni è stato depositato in procura a Vicenza un documento che riassume l'attività della commissione d'inchiesta del consiglio regionale. A consegnarlo al procuratore capo, Antonino Cappelleri, è stato il presidente della commissione, Manuel Brusco (M5S), insieme al presidente del consiglio, il vicentino Roberto Ciambetti;

   già nel 2006 l'Unione europea ha introdotto restrizioni per gli Stati membri all'uso del Pfos, una delle molecole più diffuse tra i Pfas;

   la Regione del Veneto ha recepito le indicazioni del Ministero della salute sui livelli di performance da raggiungere nelle aree interessate da inquinamento da composti fluorurati;

   per le acque potabili non sono ancora definiti e non esistono limiti di concentrazione nella normativa nazionale ed europea;

   il tema dei limiti normativi che non ci sono è fondamentale e sta condizionando anche il lavoro della procura; sebbene la competenza spetti allo Stato, nel tempo si è assistito ad un vero e proprio «rimpallo» di responsabilità fra Ministero e regione. La regione infatti ha chiesto al Governo di definire i tetti di concentrazione per i Pfas, ma la risposta dalla direzione generale del Ministero della salute, sotto il mandato del precedente Governo, ha sostenuto che era la regione stessa che doveva porre quei limiti, visto che il problema era solo locale. Questa risposta ha aperto a vari contenziosi;

   è stata rilevata la mancanza della presenza del codice del cosiddetto Gen-X nella dichiarazione della ditta Miteni allegata al modulo di notifica per la cosiddetta direttiva Seveso (maggio 2016). Essendo questa sostanza considerata pericolosa nel catalogo europeo dei rifiuti, il Cer, la stessa dovrebbe essere riportata nel documento sopra citato;

   in merito alla plasmaferesi, la procedura avviata dalla regione per «ripulire» il sangue in caso di altissime concentrazioni di Pfas, a gennaio l'allora Ministro, Beatrice Lorenzin, la bloccò promettendo indicazioni operative che in realtà non sono mai arrivate;

   l'esito del bio-monitoraggio degli esposti ai Pfas evidenzia come i residenti nei comuni dell'area rossa A presentino concentrazioni sieriche più elevate rispetto a quelli dell'area rossa B. Un riscontro che suggerisce – si legge nel report – che, a parità di contaminazione dell'acqua potabile sull'acquedotto, anche la contaminazione dell'ambiente, maggiore nell'area A rispetto alla B, abbia avuto un ruolo determinante;

   lo screening della regione ha coinvolto anche i 120 operatori e residenti in aziende agricole e zootecniche all'interno della zona rossa, per cui si legge che «le concentrazioni rilevate sono doppie rispetto ai valori degli esposti. In particolare, differenziando per aree si evidenziano differenze legate alle disomogeneità territoriale dell'esposizione. In particolare, si hanno le concentrazioni maggiori tra gli allevatori dell'ex Ulss 5 e le minori nella ex-Ulss 6»;

   i Pfas sono «interferenti endocrini» sostanze in grado di alterare l'equilibrio e la funzione degli ormoni interagendo o interferendo con la normale funzione ormonale e portando effetti negativi sulla salute. Il gruppo di ricerca dell'università di Padova, coordinato dal professor Carlo Foresta, professore di endocrinologia dell'università medesima e coordinatore della Rete endocrinologica veneta, ha recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Human Reproduction, i risultati di uno studio condotto su quasi mille ventenni del Veneto, dimostrando che l'ambiente sta influenzando in modo molto importante le caratteristiche antropometriche dell'uomo. Da questo studio si scopre una riduzione della produzione degli spermatozoi (-18 per cento rispetto ai giovani di 15 anni fa) e una variazione delle strutture corporee, che sono indice di un alterato equilibrio degli ormoni testicolari. Il 36 per cento dei giovani presenta, infatti, un'apertura delle braccia superiore alla media, che è indicativa di un'alterazione nelle proporzioni antropometriche, tipicamente associata al ruolo degli ormoni sessuali nello sviluppo del maschio. I risultati hanno evidenziato inoltre una riduzione delle dimensioni del pene (-0,9 centimetri rispetto ai giovani di 15 anni fa) e dei testicoli: il 23 per cento dei giovani analizzati mostra un volume testicolare inferiore ai 12 cc, considerato come valore soglia di normalità. Per la prima volta è stata misurata la distanza ano-genitale: si tratta di un indicatore clinico che è determinato dalla impregnazione androgenica nel maschio durante lo sviluppo fetale. Pertanto, una riduzione della produzione di ormoni testicolari dell'embrione comporta una riduzione della distanza ano-genitale riscontrata nei giovani analizzati, che si associa ad una riduzione del numero di spermatozoi e delle caratteristiche di mascolinizzazione come l'apertura delle braccia, il volume testicolare e le dimensioni del pene. «Tutti questi segni – ha spiegato il professor Foresta – depongono per una interferenza da parte dei composti chimici ambientali sulla attività degli ormoni testicolari nel maschio. Queste interferenze possono manifestarsi sia durante lo sviluppo della fase embrionale che durante la fase adolescenziale fino all'età adulta, portando quindi a possibili conseguenze negative sul potenziale di fertilità dei giovani uomini»;

   un recente studio delle tossicocinetica dei perfluoroalchilici nell'organismo umano attraverso il dosaggio dei Pfas (Pfoa-Pfas) nel plasma e in matrici non invasive – feci, urine, saliva – attraverso la somministrazione di colestiramina in gruppi di soggetti volontari verifica la possibilità di utilizzare la colestiramina come presidio non invasivo per la riduzione dei Pfas nell'organismo –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per approfondire attraverso studi epidemiologici la correlazione tra determinate tendenze nella diffusione di patologie e i territori coinvolti dal disastro;

   se il Ministro ritenga necessario assumere iniziative per approfondire i dati del bio-monitoraggio;

   quali iniziative intenda assumere in merito alle plasmaferesi e alla sperimentazione con colestiramina;

   se il Ministro intenda assumere iniziative per stabilire i limiti di concentrazione per un'adeguata normativa nazionale.
(4-00961)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 28 dicembre 2018
nell'allegato B della seduta n. 104
4-00961
presentata da
CUNIAL Sara

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  In via preliminare si rende noto che nel maggio 2017 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiesto ad Ispra di formulare proprie valutazioni e proposte, con il coinvolgimento dell'Snpa (N.d.r. Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente), per quanto riguarda il monitoraggio delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nei corpi idrici superficiali e sotterranei, così da permettere alle regioni la programmazione dello stesso nell'ambito delle attività dei Piani di gestione dei distretti idrografici.
  L'Ispra al fine di dare seguito a questa richiesta, unitamente all'Snpa, nel luglio 2017, ha costituito un tavolo tecnico formato da proprio personale e dai referenti nominati dai direttori delle Agenzie regionali e provinciali.
  Il tavolo tecnico è stato coordinato dal Centro nazionale per la rete nazionale dei laboratori di Ispra e da Arpav.
  Gli obiettivi affidati al Tavolo sono stati i seguenti:

   definire i metodi analitici da adottare nelle attività di monitoraggio ed i relativi Loq;

   identificare la rete dei laboratori nazionali interessati dalle attività analitiche;

   definire i criteri per il piano di monitoraggio dei composti Pfas, in particolare sulla base delle fonti di pressioni ritenute significative;

   avviare un monitoraggio sperimentale, con copertura nazionale, da concludersi entro settembre 2018.

  Preliminarmente all'avvio delle attività di monitoraggio da parte dell'Snpa, sono stati dunque elaborati i formati finalizzati a definire i metodi analitici, con i limiti di quantificazione raggiunti (Loq) e la strumentazione tecnica impiegata, e i criteri di individuazione delle stazioni di monitoraggio interessate da pressioni ritenute significative per i composti Pfas, sia per le acque superficiali interne che per le acque sotterranee.
  Il Sistema informativo nazionale per la tutela delle acque italiane (Sintai) ha inoltre provveduto ad attivare la sezione delle sostanze perfluoroalchiliche, così da consentire alle agenzie di caricare i dati prodotti nel corso del monitoraggio.
  La rete di monitoraggio, definita sulla base degli elementi raccolti, è composta da 277 stazioni, che coprono l'intero territorio nazionale, delle quali 87 per le acque sotterranee e 190 per le acque superficiali.
  Le attività di monitoraggio sono state condotte dall'Snpa nel mese di febbraio — marzo 2018. Sono attualmente in corso di elaborazione i risultati analitici e la redazione della relazione finale.
  Per quanto concerne la fissazione di limiti
«health based» validi su tutto il territorio nazionale e/o la revisione dei limiti di performance già individuati da Iss, si rappresenta che in data 26 giugno 2017 il Ministero della salute ha chiesto all'Istituto superiore sanità un aggiornamento sui limiti predetti. In particolare, è stato chiesto se:

   A. sulla base delle conoscenze acquisite dalla comunità scientifica in questi ultimi anni, nonché sulla base del lavoro svolto da Iss in collaborazione con la regione Veneto, sia oggi possibile definire dei limiti cosiddetti «health-based», da applicare evidentemente a tutto il territorio nazionale;

   B. sulla base dell'esperienza maturata in materia di impianti di trattamento delle acque destinate al consumo umano, si ritenga necessario rivalutare – al ribasso, evidentemente – i limiti di performance già indicati in precedenti pareri;

   C. si ritenga condivisibile la proposta, avanzata dalla regione Veneto, di estendere i limiti di performance di cui al punto B) a tutto il territorio nazionale, anche alla luce dei princìpi comunitari posti alla base dei Wsp (Water safety plan).

  Per quanto riguarda il punto A, l'Iss ha confermato che i valori di riferimento «health based» per i PFAS sono caratterizzati da un elevato livello di incertezza, come dimostrano le valutazioni di alcune agenzie internazionali, che hanno derivato valori diversi di Adi e Tdi; l'incertezza intrinseca inerente l'estrapolazione dei dati ottenuti è amplificata, nel caso in questione, dalle spiccate differenze di specie nel comportamento tossico-cinetico dei Pfas.
  Per quanto riguarda il punto B, sempre il Ministero della salute ha fatto presente di aver indicato i princìpi fondamentali concernenti la fissazione di valori per parametri aggiuntivi rispetto a quelli elencati nell'allegato I del decreto legislativo n. 31 del 2001: in sintesi, in ossequio al principio di massima precauzione e considerata l'origine antropica dei composti in argomento, è stato raccomandato di attuare azioni finalizzate alla «virtuale assenza» di Pfas nelle acque destinate al consumo umano, dove con «virtuale assenza» si è inteso riferirsi alla più bassa concentrazione ottenibile attraverso l'applicazione delle migliori tecnologie di trattamento disponibili. Nel gennaio 2014 l'Iss, sulla base delle conoscenze disponibili e tenuto anche conto dei livelli di contaminazione ambientale e della possibilità tecnica di applicare le migliori tecniche di trattamento, ha dunque quantificato i cosiddetti limiti di
performance per Pfos, Pfoa e «somma di altri Pfas», pari rispettivamente a 0,03, 0,5 e 0,5 μg/L. L'Istituto superiore di sanità, nella nota dell'11 settembre 2017, ha comunicato altresì che oggi «le prestazioni dei trattamenti raggiungono un'efficacia di abbattimento tale da ottenere nelle acque distribuite livelli di concentrazione di PFOA e PFOS di circa un ordine di grandezza inferiore rispetto ai valori massimi indicati da questo Istituto nel parere di gennaio 2014». Conseguentemente, veniva posta all'attenzione della regione del Veneto, l'assunzione di un valore «obiettivo di trattamento» di circa 10 volte inferiore rispetto ai valori raccomandati dalle istituzioni sanitarie centrali nel gennaio 2014, da associare a misure di gestione di non conformità ed azioni di rientro rigorosamente in linea con il processo in corso di sostanziale riduzione dell'esposizione a Pfas della popolazione interessata. Su tali basi la regione del Veneto (dgr n. 1590 del 30 ottobre 2017) ha definito azioni adeguate agli indirizzi da parte del Ministero della salute, sulla base delle valutazioni dell'Iss, riducendo a livello locale i valori obiettivo di trattamento – rispecchiando valori attualmente raggiungibili, o già raggiunti, con i trattamenti in essere.
  Lo stesso Iss, collaborando nell'ambito dello specifico gruppo tecnico avviato assieme al Ministero dell'ambiente e in sinergia con Cnr-Irsa e Ispra, ha contribuito alla definizione degli
standard di qualità ambientale per acque superficiali e sotterranee, per Pfoa e altri composti Pfas. È opportuno sottolineare che proprio grazie a tale attività, l'Italia è stato il primo Paese europeo a definire standard di qualità ambientale per PFAS, che costituiscono il presupposto tecnico-scientifico e normativo per acquisire informazioni relative sia a eventuali fonti di pericolo per l'ambiente di captazione idro-potabile, che per ottenere altri dati di monitoraggio ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006; la sorveglianza sui Pfas rispetto a valori soglia e standard di qualità ambientale potrà consentire, tra l'altro, la rivalutazione di una eventuale adozione di valori di parametro per Pfas nelle acque destinate al consumo umano, a livello nazionale.
  Inoltre, a fronte di specifiche richieste della regione Veneto per la fissazione di limiti per lo scarico industriale di acque reflue contenenti Pfas, l'Istituto ha raccomandato che, per quanto riguarda i composti Pfos e Pfoa, i limiti allo scarico coincidano con i limiti di
performance riguardanti le acque destinate al consumo umano e individuati con il parere del 2014 e anche per quanto riguarda i composti Pfba, Pfbs e «altri Pfas», sostanze autorizzate ai sensi del Reach, viene stabilito un valore limite dello stesso ordine di grandezza adottato per le acque potabili.
  L'Istituto ha evidenziato, comunque, che continuerà a mantenere elevata l'attenzione ad ogni eventuale aggiornamento delle conoscenze scientifiche e/o delle raccomandazioni emanate a livello internazionale che possa presiedere ad una ridefinizione delle misure di valutazione e gestione del rischio in relazione alla potenziale presenza di Pfas nelle matrici idriche e ambientali rilevanti per l'esposizione umana.
  Per quanto concerne la catena alimentare, che costituisce una via importante di esposizione umana, sempre secondo quanto riferito dall'Iss, i primi dati prodotti dal Dipartimento di sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria (2017) di valutazione della potenziale contaminazione della catena alimentare hanno evidenziato per gli alimenti di uso comune una situazione meno preoccupante rispetto a quanto si poteva paventare e una prima stima dell'esposizione alimentare è in corso di svolgimento. Una valutazione più accurata dell'esposizione alimentare in Veneto, in rapporto alla esposizione complessiva attraverso l'ambiente di vita e all'esposizione generale di
background, va approfondita concentrandosi sulle produzioni locali e utilizzando strumenti metodologici quali gli Studi di dieta totale, messi a punto in Italia dall'Iss.
  A tale proposito l'Iss ricorda che nel 2008 l'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha definito dei limiti tollerabili di assunzione giornaliera (
Tolerable daily intake) per Pfos e Pfoa: le Tdi sono state definite esaminando le evidenze di tossicità cronica, con particolare riguardo agli effetti endocrini, metabolici e riproduttivi, la capacità di persistenza e bioaccumulo e le numerose lacune conoscitive esistenti all'epoca della pubblicazione del parere. Pertanto le Tdi definite da Efsa vanno considerate come parametri di riferimento per valutare l'entità di eventuali rischi per la salute in seguito ad una esposizione alimentare. Efsa sta rivalutando le nuove evidenze scientifiche su Pfos e Pfoa nonché su altri Pfas. Il nuovo parere, quando disponibile, potrà permettere una ulteriore valutazione aggiornata.
  Con riferimento alla plasmaferesi, l'Iss ha evidenziato che si tratta di uno strumento non selettivo di rimozione dal plasma di diverse sostanze e che non si è allo stato in possesso di esaustivi dettagli scientifici relativi al progetto di plasmaferesi terapeutica adottato dai centri competenti. Lo stesso Istituto fa presente che le più recenti linee guida sull'impiego dell'aferesi terapeutica nella pratica clinica (Schwartz J. et al.
Guidelines on the Use of Therapeutic Apheresis in Clinical Practice-evidence-Based Approach from the Writing Committee of the American Society for Apheresis: The Seventh Special Issue. J. Clin Apher. 2016 Jun 31(3):149-62) non includono specificamente la rimozione dei suddetti contaminanti, o simili, tra le indicazioni basate su (consolidate) evidenze scientifiche. Le predette linee guida attribuiscono un livello debole di raccomandazione all'impiego della plasmaferesi terapeutica per il trattamento degli avvelenamenti o per la rimozione delle sostanze tossiche dal plasma. Il suddetto trattamento, data anche la rarità della tipologia di inquinamento ambientale in questione, appare pertanto riconducibile ad un percorso sperimentale che l'Iss reputa, ove non già attivato, di rilevante importanza, avendo a particolare riferimento la popolazione pediatrica; questo anche in considerazione del fatto che la plasmaferesi terapeutica è, comunque, una tecnica invasiva.
  Alla luce delle informazioni esposte, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avendo avuto peraltro notizia che, con delibera del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2018, è stato dichiarato lo stato di emergenza in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche della falda idrica nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova, rassicura che sta ponendo in essere le attività necessarie per la tutela delle matrici ambientali con il coinvolgimento di tutti i soggetti tecnici competenti e continuerà ad interloquire con gli enti locali e a svolgere la propria attività di monitoraggio circa la sussistenza di tutti i profili di danno ambientale e sull'efficacia delle operazioni di messa in sicurezza e bonifica in corso, senza ridurre in alcun modo il livello di attenzione sulla questione.
  

Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare: Sergio Costa.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

rifiuti

quota di produzione

acqua potabile