ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00824

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 34 del 30/07/2018
Firmatari
Primo firmatario: CATTOI VANESSA
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 27/07/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BINELLI DIEGO LEGA - SALVINI PREMIER 27/07/2018
SEGNANA STEFANIA LEGA - SALVINI PREMIER 27/07/2018
ZANOTELLI GIULIA LEGA - SALVINI PREMIER 27/07/2018


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 27/07/2018
Stato iter:
22/03/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 22/03/2019
GRILLO GIULIA MINISTRO - (SALUTE)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/03/2019

CONCLUSO IL 22/03/2019

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00824
presentato da
CATTOI Vanessa
testo di
Lunedì 30 luglio 2018, seduta n. 34

   VANESSA CATTOI, BINELLI, SEGNANA e ZANOTELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che la lista dei nati ad Arco, a dispetto delle disposizioni che hanno portato alla chiusura del punto nascite e che prevedono di trasferire tutte le nascite negli ospedali di Rovereto e Trento, si è decisamente allungata;

   uno degli ultimi casi, occorso nella prima metà del mese di luglio 2018, riguarda una bimba nata all'interno del pronto soccorso arcense dove la madre, ormai nell'ultima fase della gravidanza, si era recata più per scrupolo che per una vera emergenza. In breve tempo la situazione è cambiata e alla fine non c'è stato più tempo per un trasferimento in elicottero;

   non è il primo episodio da quando il punto nascite è stato chiuso. La donna è arrivata al pronto soccorso in fase non molto avanzata del parto, tanto che si è cercato di contattare, come da protocollo, l'elisoccorso per poter trasportare la partoriente in sicurezza all'ospedale di riferimento e completare il parto. L'elicottero è rimasto indisponibile per molto tempo tanto che la donna è entrata nella fase espletiva e non si è potuto far altro che procedere sul posto;

   la delicata fase del parto è stata quindi svolta dagli operatori del pronto soccorso arcense assieme all'ostetrica, portandola a termine senza complicazioni. A questo punto, vista la continua indisponibilità dell'elicottero e considerato il buon esito del parto, madre e neonata sono stati portati in autoambulanza all'ospedale di Trento per i dovuti controlli e accertamenti, dove si è appurato il buono stato di entrambe;

   ad Arco il punto nascite è stato chiuso a seguito dell'applicazione della normativa nazionale, con l'avallo della provincia, pur essendo la specificità del territorio assolutamente non compatibile con la normativa che limita i punti nascita;

   la valutazione della persistenza dei punti nascita dovrebbe essere effettuata considerando essenzialmente i criteri di disagio orografico e con l'obiettivo di un costante bilanciamento tra rischio legato alla distanza tra il comune di residenza della donna, il comune sede del punto nascita oggetto di valutazione e di quello alternativo e il rischio collegato alla ridotta capacità di affrontare condizioni complesse e situazioni di emergenza derivanti dai volumi di casistica molto bassi;

   il Comitato percorso nascita nazionale (CPNn) è stato costituito con decreto ministeriale 12 aprile 2011, come previsto dall'accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010, recante linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo. Il Comitato è stato rinnovato con decreto ministeriale 19 dicembre 2014 e successivamente integrato con decreto ministeriale l'11 novembre 2015;

   il CPNn supporta tutte le regioni e province autonome nell'attuare le migliori strategie di riorganizzazione dei punti nascita, verifica che esse siano coerenti con quanto definito nell'accordo ed assicura, nel contempo, un efficace coordinamento permanente tra le istituzioni centrali e periferiche in funzione della qualità e sicurezza del percorso nascita;

   la particolare attenzione verso la tematica del percorso nascita è attestata anche dall'inserimento nella verifica dei livelli essenziali di assistenza di uno specifico punto dedicato al percorso nascita, attraverso cui è possibile svolgere un'azione di monitoraggio sullo stato di attuazione delle 10 linee di azione sottoscritte da regioni e province autonome nell'accordo del 16 dicembre 2010 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno che il Comitato percorso nascite riveda i criteri che determinano la chiusura dei punti nascita, in considerazione del fatto che le norme in questione devono essere contestualizzate a seconda delle peculiarità orografiche territoriali specifiche di ogni regione.
(4-00824)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 22 marzo 2019
nell'allegato B della seduta n. 147
4-00824
presentata da
CATTOI Vanessa

  Risposta. — In merito all'oggetto dell'interrogazione, è opportuno premettere che l'accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010 («linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo»), reso cogente dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 («definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera»), delega al comitato percorso nascita nazionale le funzioni di verifica e monitoraggio dell'attuazione delle azioni previste dall'accordo medesimo.
  Inoltre, con il decreto ministeriale 11 novembre 2015 (articolo 1) è stato dato mandato al Comitato percorso nascita nazionale di esprimere al Ministero della salute un parere di natura consultiva circa la possibilità di mantenere in attività punti nascita (PN) con volumi di attività inferiori a 500 parti/anno, qualora siano accertati taluni elementi, il primo dei quali è la presenza di reale e acclarato disagio orografico del bacino di utenza del punto nascita, come definito dal Protocollo metodologico per la richiesta di deroga, nonché dal decreto ministeriale n. 70 del 2015; ciò, in funzione delle necessarie garanzie di sicurezza per le donne, i neonati e i professionisti e con l'obiettivo di un costante e virtuoso bilanciamento tra il rischio legato alla distanza tra comune di residenza della donna, comune sede del punto nascita oggetto di valutazione e punto nascita alternativo e il diverso, ma non meno importante, rischio collegato alla ridotta capacità di affrontare condizioni complesse e situazioni di emergenza derivanti dai volumi di casistica molto bassi.
  Il Comitato percorso nascita nazionale nella sua valutazione considera elemento irrinunciabile e prioritario la presenza di tutti gli
standard operativi, tecnologici e di sicurezza relativi al I livello di assistenza ostetrica e pediatrico/neonatologica definiti dall'accordo stesso, relativamente all'assistenza a gravidanza e parti in età gestazionale ≥ 34 settimane, alla presenza in guardia attiva h24 di anestesista, ostetrica, ginecologo, pediatra.
  A questi si aggiungono altri requisiti quali, in particolare, i tempi di attivazione di sala operatoria per parti con tc urgente, i tempi di risposta per esami di laboratorio urgenti, gli esami radiologici e la disponibilità di emoderivati.
  Infine, per la valutazione del potenziale del numero dei parti dei punti nascita
substandard di cui si richiede deroga alla chiusura, il Comitato percorso nascita nazionale, con atteggiamento proattivo, considera tassi di natalità superiori di circa un punto (8.5/9 nuovi nati/anno per mille abitanti) rispetto a quelli reali, sebbene non si prevedano significativi incrementi nel medio periodo.
  Nel merito del parere sfavorevole espresso per il mantenimento in attività del punto nascita di Arco, si rappresenta che i criteri decisionali adottati nell'espressione del parere tecnico hanno tenuto conto delle situazioni orografiche e della distanza media tra luogo del parto e comune di residenza della madre.
  Per la valutazione delle difficoltà legate alle condizioni climatiche sono state considerate le altezze medie sul livello del mare dei comuni del bacino del punto nascita.
  Sono state ovviamente considerate anche le variazioni delle distanze tra comuni di residenza e punti nascita alternativi, che nei casi in oggetto non mostrano variazioni di rilievo.
  Il Comitato percorso nascita nazionale, valutata la situazione relativa al punto nascita di Arco, non ha quindi ritenuto che vi fossero elementi tali da definire il bacino di utenza del punto nascita «orograficamente disagiato» e, soprattutto, non ha ritenuto fossero oggettivamente garantiti i requisiti di qualità e sicurezza per la madre ed il neonato, che rappresentano «
conditio sine qua non» per mantenere in attività un punto nascita con volumi substandard di attività.
  Inoltre, l'evidenza di un tasso di fidelizzazione del 64 per cento mostrava come solo poco più della metà delle donne del bacino di utenza sceglieva di partorire nel punto nascita di Arco, mentre una quota non trascurabile sceglieva punti nascita alternativi, anche più distanti.
  Infine, il punto nascita presso l'ospedale di Arco mostrava criticità organizzative, soprattutto per la carenza della guardia attiva «h24» di ginecologi, anestesisti e pediatri, che avrebbe richiesto un significativo incremento del numero di risorse umane.
  Sembra utile evidenziare, come riportato in letteratura scientifica, che vi è un rapporto direttamente proporzionale tra competenza dei professionisti e volume dei parti, elemento che ha ricadute immediate nella gestione soprattutto delle situazioni di emergenza del
peripartum.
  Come appare evidente da quanto sopra riportato, il parere del Comitato percorso nascita nazionale è stato espresso non solo in coerenza con il dispositivo dell'accordo del 16 dicembre 2010 ma, sopratutto, a garanzia della massima sicurezza delle donne e dei neonati, elemento fondante e prioritario nell'attività del comitato stesso a supporto della riorganizzazione della rete materno/neonatale prevista dal citato accordo e dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 che ad esso ha dato cogenza.
  Si sottolinea, inoltre, come chiaramente dichiarato nel parere del Comitato percorso nascita nazionale, che la chiusura del punto nascita
substandard si riferisce esclusivamente alla fase di espletamento del parto, mentre devono rimanere operativi tutti i servizi e le attività assistenziali rese alla popolazione, sia nella fase «pre partum», ai fini del controllo della gravidanza, che nella fase «post partum», ai fini dell'assistenza al puerperio e ai neonati.
  Infatti, la sospensione dell'attività di sala parto non implica la sospensione delle attività di controllo e
follow up per la gravidanza e il puerperio.
  La bassa densità della popolazione e la distanza dall'ospedale di Arco dei diversi centri abitati potrebbero rappresentare lo stimolo per implementare procedure organizzative che vedano una forte e decisa partecipazione delle strutture territoriali (consultori), prevedendo, laddove non ancora implementate, la presa in carico delle gravide e delle puerpere da parte delle ostetriche attraverso programmi di «
home visiting» per le donne sia in fase «pre» che «post partum».
  Si rammenta, comunque, che le regioni e le province autonome, nell'espressione della propria autonomia amministrativo/gestionale conferita a seguito delle modifiche al titolo V della Costituzione, possono optare anche per scelte programmatorie relative alla riorganizzazione dei punti nascita che non tengano conto di quanto dettato dall'accordo del 16 dicembre 2010 e del conseguente parere espresso dal Comitato percorso nascita nazionale.
  In tal caso, dovranno assumersi la responsabilità di garantire, presso punti nascita non in linea con quanto dettato dalle norme in vigore, non solo efficienza, efficacia ed economicità dell'assistenza, ma soprattutto qualità e sicurezza per la madre e il neonato.
  Ciò detto in relazione al caso specifico, menzionato nella premessa della presente interrogazione, desidero segnalare che sul tema dei punti nascita è in atto un'attenta riflessione sull'opportunità di operare una rimodulazione della rete dei punti nascita, che tenga conto, prima di ogni altro aspetto, della sicurezza delle donne e dei bambini, oltre che della qualità dell'intero percorso nascita.
  Non si può negare, infatti, che nei quasi dieci anni di vigenza del citato Accordo siano mutate alcune importanti circostanze obiettive.
  Innanzitutto, il
trend delle nascite, che si prevede stabile per i prossimi anni, è stato segnato da una significativa riduzione: dai circa 580.000 nati nel 2009 a circa 458.000 nel 2017, con un calo del 21 per cento.
  Questa forte denatalità, che investe tutto il Paese dal Nord al Sud, unitamente a una oggettiva carenza di professionisti di ambito materno/neonatale, sta cambiando in modo importante lo scenario del nostro territorio, obbligando a una riflessione su alcuni elementi caratterizzanti l'accordo del 2010, ferma restando la necessità di mantenere invariato il paradigma organizzativo finalizzato alla sicurezza ed alla qualità dell'offerta per la donna e per il neonato.
  Da altro punto di vista, sempre in questi stessi anni, è significativamente migliorata la capacità delle istituzioni (regioni e Ministero della salute) di raccogliere dati ed elementi di misura sui processi assistenziali e sui risultati clinici.
  La coincidenza di questi due elementi (denatalità e ampia disponibilità di dati epidemiologici) potrà, dunque, consentire al Ministero della salute, con l'ausilio del Comitato percorso nascita nazionale e in condivisione con le regioni, di ridisegnare l'architettura della rete dei punti di offerta, ospedalieri e territoriali, nell'ambito materno infantile.
  Partendo dai dati dei flussi correnti, mediante analisi statistico epidemiologiche, si potranno infatti definire, con accettabile predittività e precisione, gli elementi utili sia a individuare i principali aspetti strutturali e organizzativi dei punti nascita, che a identificare i livelli assistenziali necessari per disegnare una rete di offerta ottimale per l'assistenza alle donne e ai neonati proiettata alla qualità e alla sicurezza.
  Inoltre, tenendo conto che le fasi dei «
pre» e «post partum» sono momenti altrettanto delicati quanto la fase del parto, si procederà, a completamento della revisione dell'accordo, a definire gli elementi di supporto all'organizzazione della rete territoriale al fine di creare un forte collegamento circolare territorio/ospedale/territorio.
  In conclusione, dunque, si confida che questo cambiamento di prospettiva – che potrà essere condiviso con le regioni già in sede di rinnovo del patto per la salute — possa portare a soluzioni innovative, in grado di garantire un servizio di massima prossimità, pur in un regime di invariata attenzione alla sicurezza delle donne e del nascituro.

La Ministra della salute: Giulia Grillo.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

pronto soccorso